Il 23 settembre i cittadini della Nuova Zelanda sono stati chiamati a votare i loro nuovi rappresentanti in Parlamento. Tra gli eletti, a seguito di accordi per la formazione di coalizioni, è uscito il nome di Jacinda Ardern, leader del Labour Party, che è stata nominata Primo Ministro il 26 ottobre. Nelle righe che seguono spiegheremo come funziona il sistema politico neozelandese, quali sono le regole che trasformano il voto popolare in rappresentanza parlamentare e chi è Jacinda Ardern, descrivendo il suo percorso verso la carica di Primo Ministro e i suoi primi giorni al potere.
La forma di stato
La Nuova Zelanda è uno degli stati del Commonwealth e, per questo, il Capo di Stato è la regina di Inghilterra, Elisabetta II. Il suo rappresentante in loco è la Dama Paste Reddy, che riveste il ruolo di Governatore Generale.
Il Governatore Generale ha diverse mansioni, come sciogliere il Parlamento prima delle elezioni, nominare il Primo Ministro e firmare le leggi. In più, rappresenta la regina e la nazione in tutte le cerimonie pubbliche importanti e tiene annualmente il cosiddetto Speech from the Throne, una volta l’anno, all’apertura dei lavori parlamentari.
La Nuova Zelanda segue la tradizione del sistema anglosassone, conosciuto come modello Westminster, basato su un forte parlamentarismo, che pur lascia ampi poteri all’esecutivo, su un sistema elettorale maggioritario, da cui però la Nuova Zelanda si è allontanata nel 1996 quando ha adottato il Mixed Member Proportional, e sul bipartitismo.
L’isola del Pacifico non ha una costituzione scritta e basa il suo ordinamento sugli Act of Parliament, in particolare il Legislative Act del 1908, il New Zealand Bill of Rights del 1990 e l’Electoral Act del 1993. L’obiettivo di questi atti è limitare e vincolare le azioni del sovrano, lasciando ampio spazio ai rappresentanti del popolo.
Il Parlamento del Paese è monocamerale, prende il nome di House of Representatives ed è formato da 120 deputati. I compiti che spettano all’organo legislativo riguardano l’approvazione delle leggi e delle richieste di fondi pubblici per finanziare le attività governative e controllare le attività dell’esecutivo.
Il Governo si forma sulla base della maggioranza parlamentare (se qualche partito o coalizione riesce ad ottenerla) o degli accordi tra gruppi politici che vengono fatti dopo la pubblicizzazione dei risultati elettorali. Ciò significa che il Primo Ministro è scelto tra i Members of Parliament e nominato dalla regina o da chi la rappresenta; spetterà poi al neoeletto capo del Governo scegliere i Ministers of the Crown.
Tra la House of Representatives e il Governo esiste un rapporto di fiducia: il Parlamento può in ogni momento sfiduciare il Governo sia con un’apposita votazione, sia con la non accettazione di una “confidence issue” (che si ha quando si pone la fiducia sull’approvazione di un provvedimento). Solitamente lo si fa con decisioni di natura economica, che riguardano la concessione di fondi pubblici per le attività governative.
Il sistema elettorale
Come anticipato, il 23 settembre il popolo neozelandese è stato chiamato a scegliere i suoi nuovi rappresentati, come avviene ogni 3 anni. Il sistema utilizzato viene chiamato Mixed Member Proportional. Ogni elettore al momento del voto si trova davanti una scheda in cui deve esprimere due preferenze: nella prima sceglie il partito che vuole sostenere esprimendo quello che viene chiamato party vote; nella seconda sostiene uno dei candidati del suo electorate (una delle 70 circoscrizioni elettorali in cui è diviso il Paese) in lista per diventare Members of Parliament. Questo viene chiamato, appunto, electorate vote e il sistema utilizzato per designare i vincitori è il first past the post.
Un partito entra alla House of Representatives solo se ottiene il 5% dei voti sulla base del voto per partiti o se riesce a far eleggere almeno un rappresentante grazie all’elettorate vote. Il calcolo dei Members of Parliament viene fatto rispettando fedelmente il concetto di proporzionalità: se un partito ottiene l’X% dei voti, agli eletti con l’electorate vote verranno sommati deputati fino ad assegnare al gruppo l’X% dei posti alla House of Representatives. Con questo sistema la probabilità che un partito ottenga la maggioranza dei seggi in Parlamento è estremamente bassa, mentre alta è la frequenza con cui si ricorre a coalizioni ed accordi.
Come nel sistema tedesco, può succedere che un partito ottenga più electorate seats di quelli che gli spettano secondo la percentuale che ha raggiunto con i voti di partito. In una situazione simile, avvenuta per la prima volta nel 2005, si provvede aumentando il numero di Members of Parliament; questo porta ad una lieve sovra-rappresentazione del partito in questione sugli altri (un meccanismo di aggiustamento della proporzionalità è stato inserito nel sistema tedesco per ovviare a tale difetto). In ogni caso in Nuova Zelanda è un evento raro, avvenuto per la prima volta nel 2005, quando uno dei partiti maori aveva sorpassato la percentuale a lui spettante, e ancora nel 2014, quando United Future ottenne il 121esimo posto in Parlamento.
Di rilevante importanza sono stati gli effetti che il sistema MMP ha portato a seguito della sua introduzione avvenuta nel 1996: i gruppi “deboli”, come le donne e i Maori, hanno visto aumentare in modo evidente la loro rappresentazione ed è stata praticamente eliminata la possibilità di dominio del sistema politico da parte di un unico partito.
Le elezioni di settembre
I risultati delle elezioni tenutesi il 23 settembre non sembravano confortanti per il partito laburista, che non riusciva ad imporre un proprio Primo Ministro ormai dal 2005, quando Helen Clark era stata riconfermata per il suo terzo mandato. Dalle elezioni successive, tenutesi nel 2008, il National Party non aveva mai lasciato il Governo, rischiando di ottenere la maggioranza assoluta nel 2014, quando riuscì a fare eleggere 60 deputati.
Anche questa volta i voti ottenuti dal National Party (56), così come i seggi ad esso spettanti, hanno superato quelli dei laburisti (46). Ma Jacinda Ardern, neoeletta segretaria del partito dopo le dimissioni di Andrew Little a causa della sua discesa vertiginosa nei sondaggi, è riuscita con la sua dialettica ad attrarre anche il partito ideologicamente a lei più lontano e a mettere insieme due gruppi politici che nutrono reciproco odio. Oltre questo, la Arden aveva già portato a termine l’impresa, che sembrava impossibile, di far riguadagnare ai laburisti 20 punti percentuali in sette settimane.
La coalizione che si è formata vede come protagonisti, oltre al partito laburista, New Zealand First e il Green Party. Le trattative non sono state facili, dopo gli incontri tra la Ardern e Winston Peters, il leader di NZF, sono passati giorni prima che lui annunciasse di aver accettato l’accordo. Secondo le parole di Peter, la collaborazione sarà possibile sulla base del condiviso interesse per le classi meno abbienti e della volontà di ridare un volto umano al capitalismo che si è rivelato, per molti, un nemico. Probabilmente, anche i quattro ministeri promessi dalla Ardern al gruppo di Peters hanno fatto gola al piccolo partito di destra. Lo stesso Peters è stato nominato ministro degli affari esteri, uno dei suoi colleghi di partito, Ron Mark è ora ministro della difesa.
Per attrarre il Green Party, il Primo Ministro ha deciso di affidare a questo la guida di tre ministeri, tra cui quello del cambiamento climatico e quello delle donne. La Arden ha offerto una grande occasione al Green Party, che per la prima volta nella sua storia è entrato a fare parte della quadra di Governo.
I progetti della Ardern, da lei annunciati prima in campagna elettorale e poi nelle sue apparizioni pubbliche a seguito della sua nomina, riguardano, come già accennato, la volontà di abbassare il livello di povertà del Paese, occupandosi in particolare di quella infantile (un terzo dei bambini in Nuova Zelanda vivono sotto la soglia di povertà). Il primo passo verso la riuscita del progetto è stata la decisione del Primo Ministro di prendere lei stessa il posto di Ministro per la riduzione della povertà infantile, creato ad hoc. Il cambiamento climatico è un altro tema che le sta molto a cuore e prevede che la Nuova Zelanda possa portare a zero l’emissione di gas serra entro il 2050. In più, nell’agenda dei laburisti ci sono obiettivi come rendere gratuita l’istruzione universitaria, decriminalizzare l’aborto, migliorare le condizioni dei corsi d’acqua e ridurre l’immigrazione annua portandola da 50 000 unità 30 000.
Fonti e Approfondimenti:
https://www.parliament.nz/en/visit-and-learn/how-parliament-works/our-system-of-government/
http://thecommonwealth.org/our-member-countries/new-zealand/constitution-politics
https://www.govt.nz/organisations/governor-general/
http://www.elections.org.nz/voting-system/mmp-voting-system
https://www.parliament.nz/en/visit-and-learn/how-parliament-works/fact-sheets/pbrief7/