L’influenza di Erdogan in Europa

Erdogan
@ G20 Argentina - wikimedia commons - Licenza: Attribution 2.0 International (CC BY 2.0)

È dai tempi dell’Impero Ottomano che la Turchia ha interesse per l’Europa Balcanica e Centrale. I suoi interessi nell’area sono strategici, economici e culturali, nonché legati a doppio filo con i rapporti nei confronti dell’Unione Europea.

L’idea di nazionalismo turco

Non è un mistero che la Turchia abbia notevoli interessi nei Balcani e nell’Europa centrale. Questi legami risalgono ai tempi dell’Impero Ottomano, che all’apice della sua potenza controllava l’intera zona dei Balcani occidentali e orientali e minacciava di irrompere nella scena politica europea mettendo sotto assedio Vienna, vista come il baluardo orientale del mondo cristiano contro la potenza musulmana di Solimano. Oggi, la situazione è molto diversa, ma la Turchia ha mantenuto un vivace interesse nei confronti dell’area, a livello tanto politico quanto strategico e culturale.

Concetto chiave per capire le intenzioni di Ankara è quello del cosiddetto neo-ottomanesimo. Questo si basa su una costante ammirazione verso i tempi di massima estensione dell’Impero, unito ad alcuni elementi più moderni, come il nazionalismo turco di stampo kemalista. I due elementi si fondono, sotto Turgot Özal prima e Recep Tayyip Erdoğan ora, in un concetto di nazionalismo turco più ampio di quello originale e laico di Atatürk, e in più basato sull’appartenenza religiosa. Dunque, qualunque musulmano potrebbe essere considerato turco, secondo la visione dello stato di Erdoğan. È da sottolineare come la visione del presidente turco sia cambiata nel tempo. Inizialmente egli auspicava di portare la Turchia così strutturata verso una seria integrazione con l’Occidente e a un eventuale ingresso nell’Unione Europea, modernizzando il paese secondo un modello democratico in linea con gli standard occidentali. L’inversione di tendenza degli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti, e vede un indebolimento generale dello stato di diritto, a favore dei poteri del Presidente stesso, accompagnato da una visione strategica volta al contesto mediorientale e alla Russia, piuttosto che all’Europa.

La posizione turca nei Balcani

È chiaro che questa visione inclusiva di nazionalismo in parte giustifica l’atteggiamento di Ankara nei confronti dei suoi antichi possedimenti nei Balcani. La volontà di riottenere il controllo della zona esiste da anni: alcuni parlavano di un tentativo di esportare una “versione gentile dell’Impero Ottomano” ben prima della svolta che ha reso Erdoğan un antagonista agli occhi degli osservatori occidentali. L’avanguardia turca nella zona è sempre stata la Bosnia Erzegovina: composta per un terzo dai cosiddetti Bosgnacchi, o Bosniaci musulmani, risulta essere un partner naturale grazie agli evidenti legami culturali e religiosi. Questo avvicinamento è stato possibile solo a partire dal crollo della Jugoslavia, dato che in precedenza i rapporti si erano come congelati; ma allo scoppio della guerra la Turchia è stata in prima linea nel fornire aiuti e supporto alla popolazione musulmana. I fondi turchi sono stati anche indirizzati alla ricostruzione di diversi monumenti di epoca ottomana, distrutti per ragioni etniche e culturali. Un’ulteriore prova del tentativo di Ankara di consolidare la sua presenza anche culturale nell’area.

Nel resto dei Balcani, però, il rapporto della popolazione con la Turchia non è, di base, così costruttivo, specialmente quando viene a mancare la comunanza religiosa. La maggior parte dell’area è di radici cristiane, e non ricorda con particolare nostalgia i tempi in cui la Sublime Porta estendeva su di essa il suo potere. Nonostante ciò, i rapporti non possono neanche essere considerati tesi, grazie ad alcuni punti di contatto in politica estera e di un costante tentativo, da parte della Turchia, di rafforzare i reciproci legami economici. Senza contare che la Turchia ha fatto molto per riportare in sicurezza la zona dopo le guerre degli anni 90, sia pure per i propri interessi strategici: ha contribuito a diversi progetti di integrazione regionale come l’ex Patto di Stabilità per il Sud Est Europa o l’iniziativa NATO per il Sud Est Europa. Questo ha portato a un generale apprezzamento nei confronti della Turchia che, sebbene non supportato dalla coesione culturale che caratterizza la Bosnia, può comunque essere considerato un buon elemento di soft power.

L’esempio più lampante di questa situazione è quello della Serbia: nazione ortodossa e principale attore regionale nei Balcani Occidentali, non ha alcun interesse a vedere il potere di Ankara aumentare. Allo stesso tempo, i due paesi condividono una vicinanza strategica – nel caso di Belgrado anche culturale – con la Russia di Putin, e rappresentano un interessante partner commerciale. L’ultimo passo di una cooperazione che è andata crescendo negli ultimi anni risale al 10 ottobre scorso, quando Erdoğan e il Presidente serbo Aleksandar Vučić hanno firmato una dichiarazione congiunta, contenente l’obbiettivo ultimo di creare un consiglio bilaterale di cooperazione economica. Allo stesso tempo, Ankara sta cercando di stringere i legami con gli altri paesi nella zona: risale ad esempio a inizio gennaio una conferenza in cui Erdoğan ha auspicato un rafforzamento della cooperazione nell’arena internazionale con la Croazia, in presenza del Presidente Kolinda Grabar-Kiratovic.

La profondità strategica e l’Unione Europea

L’attore che non può essere ignorato in questo contesto è l’Unione Europea. È evidente come né gli stati balcanici né la Turchia possano permettersi di non considerare Bruxelles nel definire le proprie strategie future. Malgrado tutte le tensioni e le tentazioni regionali che vedono coinvolta anche la Russia, tutti gli stati dei Balcani occidentali guardano all’accesso nell’Unione Europea come al principale obbiettivo di politica estera, considerati gli enormi vantaggi economici che la partecipazione al mercato unico comporterebbero. Dall’altro lato, l’obiettivo a lungo termine di Ankara è, da cinquant’anni, legato all’integrazione europea. L’accordo di associazione con la allora Comunità Economica Europea risale al 1963, ed è legato a doppio filo con il processo di riforma economica e politica a cui la società e le istituzioni turche si sono sottoposte.

È indubbio come le priorità strategiche turche si siano modificate: ora vi è un interesse più spiccato nel rendere la Turchia un importante attore regionale, sintetizzato nel concetto di Stretejik Derinlik, Profondità Strategica. Quest’idea, teorizzata dall’ex Ministro degli Esteri di Erdoğan, Ahmet Davutoğlu, è applicabile ad ogni contesto geopolitico in cui la Turchia si trova; nel caso dei Balcani, implica una maggiore proattività nel condurre la politica estera. Le varie iniziative in Serbia, Croazia e Bosnia sono un esempio di tale strategia.

Ma c’è anche chi sostiene che questo sforzo costruttivo nei confronti dei paesi balcanici abbia, come scopo ultimo o incidentale, quello di un generale rappacificamento con l’Unione Europea. Dopo tutti i contrasti degli ultimi anni – particolarmente duri quelli con Paesi Bassi e Germania – Erdoğan sembra avere accolto positivamente le parole incoraggianti del Ministro degli Esteri tedesco Sigmund Gabriel e ha avuto un importante incontro con il Presidente francese Macron il 5 gennaio. Quest’ultimo ha sottolineato come, in questo momento, le possibilità che la Turchia possa entrare nell’Unione siano nulle: un’affermazione che, per quanto constatazione di un dato di fatto, potrebbe avere ripercussioni negative sui Balcani. Alcuni sostengono infatti che questo secco rifiuto possa suggerire ai candidati all’accesso un generale atteggiamento di chiusura e un’ulteriore prova della mancanza di volontà a Bruxelles di portare a termine l’allargamento, prospettiva che molti vedono come sempre più lontana. La Bulgaria, che ha appena ottenuto la presidenza del Consiglio dell’Unione, sembra voler porre grande attenzione su questa problematica. Resta da vedere se la posizione della Turchia porterà a conseguenze impreviste.

Fonti e approfondimenti:

https://www.theguardian.com/world/2013/apr/02/bosnia-turkey-ottoman-influence-balkans-sarajevo

https://www.voanews.com/a/turkey-seeks-reset-with-european-union/4194382.html

http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/erdogan-balkans-neo-ottoman-quest-171011094904064.html

http://www.arabnews.com/node/1227936

Leave a comment

Your email address will not be published.


*