Unidos Podemos?

La scissione di Podemos
@AhoraMadrid - Flickr.com (CC BY-SA 2.0)

Il partito populista di sinistra Podemos sta vivendo in queste ore una vera e propria scissione per mano di due dei suoi esponenti principali, il fondatore e numero due del partito, Íñigo Errejón e il sindaco di Madrid Manuela Carmena, che hanno deciso di correre alle imminenti elezioni locali con un nuovo simbolo. Il movimento, che sta attraversando una fase di profondo rinnovamento, dovrà dimostrare di saper reagire.

Cos’è Podemos?

Podemos nasce nel gennaio del 2014 con il manifesto “Mover ficha, convertir la indignación en cambio político”, redatto da intellettuali che auspicavano la creazione di un soggetto politico di sinistra che potesse contenere le istanze del movimento degli IndignadosTale gruppo aveva per anni occupato le piazze spagnole in protesta contro la corruzione diffusa, le misure di austerità seguite alla crisi, la finanza mondiale e il bipolarismo tra socialisti e popolari che aveva caratterizzato la politica del Paese sin dal ritorno alla democrazia nel 1977.

Tale richiesta venne presto esaudita e un nuovo movimento, chiamato Podemos, venne fondato da alcuni giovani intellettuali, Pablo IglesiasÍñigo Errejón, che ne divennero presto i leader. Il primo era un 35enne professore di scienze politiche dell’Università Computense di Madrid, mentre il secondo era un giovane e brillante studente di dottorato della stessa materia. Entrambi condividevano posizioni di sinistra anticapitalista, antiglobalista e un passato in gruppi comunisti.

Podemos venne organizzato molto rapidamente e si presentò alle elezioni europee di quattro mesi dopo (maggio 2014), dove ottenne l’ottimo risultato dell’8%. Vennero dunque eletti 5 eurodeputati, tra cui lo stesso Iglesias i quali, all’Europarlamento,  si unirono al gruppo di sinistra radicale.

Il movimento catalizzò presto l’attenzione del dibattito politico spagnolo, anche per via dello stile comunicativo dei suoi membri, innovativo e definibile come populista, caratterizzato da violente critiche rivolte principalmente al Partito Popolare (centrodestra, al governo in Spagna nella persona di Mariano Rajoy dal 2011 a giugno 2018) ma anche all’opposizione socialista, accusata di essere una falsa sinistra per l’accettazione dell’austerità imposta dall’Europa da parte del precedente governo di José Luis Rodríguez Zapatero.

Iglesias proponeva invece un programma decisamente egualitario, con forti tasse sui patrimoni, l’aumento del salario minimo, nuovi fondi per un programma di accoglienza degli immigrati, un impegno per l’uguaglianza di genere, l’uscita della Spagna dalla NATO e un forte euroscetticismo.

Nella tornata di elezioni municipali del 2015 Podemos strinse alleanze con liste locali che portarono alle elezioni di Manuela Carmena e Ada Colau alla carica di sindaco rispettivamente di Madrid e di Barcellona. Nel dicembre dello stesso anno si votò per le elezioni nazionali, dove Podemos raccolse un consenso del 12%. L’impossibilità di trovare una maggioranza portò alla convocazione di nuove elezioni per il giugno dell’anno successivo. Per l’occasione Podemos, su impulso principalmente di Iglesias, si fuse con il partito di sinistra radicale Izquierda Unida, dando vita a Unidos Podemos, che tuttavia non andò oltre il 13.5%. Rajoy venne riconfermato al governo grazie alla decisiva astensione dei socialisti.

Durante questo ultimo periodo di governo di centrodestra le posizioni dei socialisti e di Unidos Podemos si avvicinarono sempre di più e i toni di Iglesias si fecero via via meno aspri verso il PSOE. I due partiti decisero dunque di far cadere il governo e, grazie all’istituto della sfiducia costruttiva in vigore in Spagna, entrò immediatamente in carica un nuovo esecutivo a guida Sánchez. Il nuovo governo è di minoranza ed è monocolore socialista, ma Podemos e i partiti nazionalisti locali gli garantiscono il decisivo appoggio esterno.  Al momento, il governo pare in crisi per il protrarsi delle trattative per l’approvazione della manovra economica, unanimemente considerata come profondamente influenzata dalle posizioni di Podemos. La scadenza naturale della legislatura è primavera del 2020, ma non si esclude un ritorno al voto già nei prossimi mesi.

Gli avvenimenti degli ultimi giorni

Podemos vive da mesi un forte dibattito interno, dato il nuovo carattere del movimento che è oggi di fatto forza di governo. In particolare, Errejón ha da sempre criticato la scelta di fondersi con Izquierda Unida, sostenendo che ciò avrebbe definitivamente fatto tramontare la trasversalità di consensi di cui inizialmente godeva Podemos in quanto movimento populista, chiudendosi alla rappresentanza del solo elettorato più di sinistra.

La posizione di Errejón è sempre stata minoritaria all’interno del congresso del suo movimento, ma i recenti deludenti risultati elettorali in Andalusia sembrano dargli ragione. A Siviglia infatti si è instaurato per la prima volta dalla fine del Franchismo un governo guidato dal Partito Popolare, ma col decisivo appoggio di Vox, formazione sovranista di destra che sta acquisendo molti consensi in tutto il Paese.

Lo strappo è avvenuto il 17 gennaio, quando Errejón ha annunciato insieme al sindaco di Madrid Carmena che si candideranno rispettivamente alla carica di Presidente della Comunità Autonoma e a quella di sindaco di Madrid non più sotto le insegne di Podemos, ma con una nuova piattaforma, chiamata “Más Madrid”. L’ormai ex numero 2 del movimento ha dichiarato che spera che Podemos converga sulle loro candidature, per evitare nuovi “casi Andalusia”.

Iglesias, uscendo da un silenzio che durava da settimane per via di un congedo di paternità, si è detto rattristato e ha augurato buona fortuna al vecchio compagno “per il suo nuovo soggetto politico”, sottintendendo dunque che fosse ormai fuori da Podemos. Irene Montero, portavoce del movimento al centro di una polemica interna perché ritenuta eccessivamente influente (in quanto compagna di Iglesias), ha rincarato la dose dicendo che non c’è nulla di cui discutere con Errejón e che Podemos correrà contro di lui e Carmena alle consultazioni nella Capitale.

Le sfide future

La frattura accorsa sembra ormai insanabile e dunque è possibile dire che Podemos abbia subito la sua prima scissione. La caratura dei personaggi che l’hanno attuata mette più di una preoccupazione a Iglesias, alle prese con la maggiore difficoltà di gestire una compagine ormai di governo e con le polemiche legate al ruolo della Montero.

La sua scelta di usufruire del congedo di paternità certamente non ha contribuito a dare chiarezza e leadership in un momento in cui sarebbero invece fondamentali, come è stato immediatamente evidenziato dalle opposizioni. La scelta di Iglesias è però anche dettata dalla volontà di “dare il buon esempio”, dopo che una norma del governo Sánchez ha equiparato la durata dei congedi dei genitori.

Sarà interessante vedere che posizione prenderanno altri importanti esponenti del movimento, quali Ada Colau (anche lei alle prese con le elezioni per la riconferma a sindaco di Barcellona), la cofondatrice Carolina Bescansa e l’ex leader di Izquierda Unida Alberto Garzón. La situazione è ancora tutta in divenire: certamente Podemos dovrà confrontarsi con la realtà del mondo politico e dimostrare di aver superato la fase di movimento popolare, agendo come un partito a tutti gli effetti.

Fonti e approfondimenti

Íñigo Errejón e Chantal Mouffe, “Podemos, in the Name of the People”, Lawrence and Wishart, 2016

Marcos, “Podemos Founders go their separate way ahead of Madrid elections”, El País, 18 gennaio 2019

Aitor Riveiro, “Iglesias situa a Errejón fuera del partido y anuncia que Podemos e Izquierda Unida se presentarán contra él en las autonómicas”, El Diario, 17 gennaio 2019

“Montero acusa a Errejón de enganar a Podemos y romper todos los puentes”, El Confidencial, 18 gennaio 2019

Ballesteros, “Iglesias deja el Congreso para disfrutar de su permiso de paternidad”, El Periódico, 20 dicembre 2018

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