Elezioni Generali India: Narendra Modi

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il profilo del candidato

Gli anni della formazione

Narendra Modi nasce nel 1950 a Gujarat da una famiglia appartenente a uno dei gruppi  più umili  e poveri del sistema castale  indiano. Suo padre era un venditore di tè e lui stesso gestirà un chiosco di tè con i suoi fratelli prima di entrare nel movimento religioso nazionalista paramilitare di estrema destra RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh, Organizzazione Volontaria Nazionale). Modi non ha mai rinnegato RSS e non ha mai nascosto la sua affiliazione a questo movimento, per quanto questo sia un movimento estremista, più volte messo al bando dai governi del Congresso per aver assunto posizioni violente negli scontri tra comunità. Prima che Modi ebbe raggiunto la maggiore età, la sua famiglia organizzò un matrimonio ma, appena conclusi gli studi, Modi estraniò la moglie e iniziò un periodo di viaggi spirituali nell’India del nord. Tornato a Gujarat, dopo due anni di pellegrinaggi, riprese i contatti con il gruppo RSS diventando un attivista a tempo pieno, anche quando il movimento venne messo al bando durante il periodo dell’Emergenza.

 

L’impegno politico con il BJP

La militanza nell’ RSS durò fino al 1985 quando tutti i maggiori attivisti di questo movimento furono trasferiti nelle schiere del BJP. Modi si fece velocemente strada all’interno del nuovo partito e nel 1990 fu prima nominato membro del Comitato elettorale nazionale del BJP e poi si occupò della strategia elettorale che fece trionfare il BJP alle elezioni statali del 1995 e del 1998 nel Gujarat. Grazie a questo successo, nel 1998 Modi venne eletto segretario generale del BJP. Nel 2001 un tremendo terremoto colpì lo stato del Gujarat e il Premier BJP in carica fu accusato di cattiva gestione della situazione di emergenza dopo l’evento sismico venendo, inoltre, accusato di abuso di potere e di corruzione dal momento che nella ricostruzione favorì una serie di imprenditori a discapito di altri. Considerati tutti questi scandali, il partito decise di sostituirlo e  Modi venne scelto dai vertici BJP come successore e designato nuovo premier per lo stato del Gujarat.

 

Le accuse internazionali

Da neo Premier del Gujarat indisse elezioni anticipate a causa delle rivolte anti-musulmane scoppiate nel 2002 a seguito   dell’attentato ferroviario nel quale morirono circa 60 induisti. Le rivolte anti-mussulmane furono in realtà provocate dalle sue stesse dichiarazioni che indicavano nei musulmani locali i mandanti della strage del treno. Secondo molti esperti e studiosi, le violenze settarie che scaturirono dall’attentato si trasformarono in una pulizia etnica permessa e supportata da Modi e dal governo del Gujarat. Modi riuscì però a sfruttare la situazione a suo vantaggio, cavalcando l’onda del sentimento nazionalista e puntando sulla retorica dell’odio verso i musulmani. Così facendo, riuscì a trasformare le accuse di violazione dei diritti umani, mosse a suo carico dalla comunità internazionale, in un affronto all’orgoglio del popolo del Gujarat e riuscì a farsi eleggere nuovamente Primo Ministro dello Stato. Modi riuscì a trionfare anche alle successive elezioni statali nel 2007 e nel 2012, ma stavolta le sue campagne elettorali si incentrarono sullo sviluppo economico dello Stato e sulla identificazione del Gujarat nella sua persona, autoincoronandosi come promotore e difensore di questo Stato.

 

Il mandato da Primo Ministro

Nel 2013 Narendra Modi diventa il candidato premier del BJP a livello nazionale e nel 2014 stravince le elezione generali diventando il quattordicesimo Primo Ministro dell’India. La sua campagna elettorale ebbe un successo incredibile e l’alleanza di governo ottenne 336 seggi, formando la più larga maggioranza dal 1984. La vittoriosa campagna elettorale di Modi si focalizzò sul denunciare gli scandali e la corruzione all’interno del partito del Congresso e puntò sui risultati ottenuti dal suo governo in Gujarat, che venne presentato come il modello vincente da seguire per lo sviluppo dell’intero Paese. Inoltre Modi fu in grado di vincere perché riuscì a minimizzare le accuse sugli abusi nei riguardi delle minoranze religiose durante le rivolte del 2002.

 

L’ideologia politica

Essendo cresciuto nelle fila del RSS la sua ideologia politica rimane molto legata al forte nazionalismo  induista. Da quando Modi è al governo, l’idea di Hindutva, ovvero l’idea di un’India per gli induisti, viene ciclicamente rilanciata in maniera più o meno esplicita attraverso programmi governativi e scolastici. Al contrario del movimento RSS, però, Modi ha puntato molto sul populismo e sul culto della sua persona come “self made man”. Inoltre, la politica di Modi si è fortemente incentrata su riforme liberali, sullo sviluppo economico dell’India e sulla liberalizzazione di investimenti di Paesi esteri in India, affiancati da una forte centralizzazione del potere.

Tralasciando la sua ideologia politica, è innegabile il fatto che il PIL sia cresciuto molto in questi cinque anni di governo e che una serie di riforme stanno effettivamente migliorando la condizione economica della classe media.  Allo stesso modo Modi ha disatteso molte delle sue promesse soprattutto tra le classi più povere; alcune manovre attuate non hanno avuto i risultati auspicati, come la demonetizzazione   e il taglio agli sprechi nella salute pubblica.

 

La campagna elettorale per le prossime elezioni generali

Le campagne elettorali indiane, come tutte le elezioni, sono caratterizzate da qualsiasi tipo di promessa, dall’uso massiccio di pubblicità e da ingenti finanziamenti privati ai partiti. La differenza è che in India i numeri sono elevatissimi. Basta considerare che solo lo stato dell’Uttar Pradesh conta lo stesso numero di votanti degli Stati Uniti e che tutti gli aventi diritto al voto ricoprono la popolazione dei votanti di Europa e Africa messe insieme. Detto ciò, la campagna elettorale si combatte su qualsiasi fronte, dalla strumentalizzazione di Bollywood, alle accuse personali e private, fino all’affiliazione di nomignoli.

Modi ha incentrato la sua campagna elettorale sulla figura di politico serio e integerrimo che si oppone agli scandali (anche se lui stesso è stato al centro delle polemiche legate alle rivolte del 2002 nel Gujarat). Riportando alla luce la corruzione e tutti gli scandali che da sempre colpiscono il Congresso e i suoi membri, ha cercato di accentuare l’avversione degli indiani per questo partito e per “la dinastia Nehru-Gandhi”. Alla corruzione del Congresso ha poi  contrapposto la propria figura di politico pio e uomo umile. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che Modi nella campagna elettorale del 2014 ha utilizzato il nomignolo di chaiwala (venditore di tè) per sottolineare le sue origini umili e l’appartenenza a una casta molto bassa. Similmente, in queste elezioni il nomignolo utilizzato è quello di chowkidar (guardiano, portinaio).

Modi sta inoltre puntando sulla denigrazione di Rahul Gandhi, suo avversario politico. Attraverso l’attribuzione del nomignolo pappu, che significa persona buona ma allo stesso tempo sciocca e stupida, ha incentivato la percezione che Rahul Gandhi non sia altro che un bambinetto sciocco nelle mani della madre Sonia e in quelle del Congresso.

Come nel 2014 anche in questa campagna elettorale il BJP e Modi hanno fatto un uso cospicuo della tecnologia e, grazie all’intenso uso di Twitter e di Facebook, il Primo Ministro ha acquisito sempre più consensi tra i giovani.

Da sempre uno dei cavalli di battaglia di Modi è la retorica del nazionalismo: in questo senso le tensioni in Kashmir hanno dato un forte impulso alla campagna elettorale di Modi. La palese manifestazione del pericolo pakistano in Kashmir ha dato a Modi la possibilità di puntare nuovamente sulla retorica dell’odio verso i pakistani e sul sentimento anti-musulmani del suo elettorato. Modi è riuscito a trarre un enorme vantaggio da questa situazione di conflitto, tanto che qualcuno ha addirittura ipotizzato la veridicità delle sue accuse.

L’ultimo livello della campagna elettorale indiana si combatte sul fronte Bollywood. Grazie ad enormi finanziamenti privati, il 5 aprile, a sei giorni dall’apertura delle urne, sarebbe dovuto uscire un film inspirato alla vita di Modi. Il film-biografia, però, è stato messo sotto accusa dalle opposizioni perché la sua uscita influenzerà senza dubbio almeno una parte dell’elettorato ancora indeciso. Le critiche mosse hanno richiamato l’attenzione dell’ECI (Election Commission of India) che ha deciso di intervenire rimandando l’uscita del film a data da definirsi.

In chiusura, esaminando la situazione politica e i risultati della campagna elettorale, sembra ormai certa una nuova elezione di Modi. Il Primo Ministro uscente è riuscito a riprendersi dopo i disastrosi risultati delle elezioni statali dello scorso novembre e ormai tutto fa presupporre a un nuovo mandato.

 

 

Fonti e approfondimenti

Phadnis, Aditi, Business Standard Political Profiles of Cabals and Kings, Business Standard Books, 2009, pp. 116–21 https://books.google.it/books?id=qT7QvviGoJsC&pg=PA116&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false (pag 116)

The Economist, The struggle for India’s soul, Delhi https://www.economist.com/the-world-in/2018/12/30/the-struggle-for-indias-soul

The Hindu,Release of Modi biopic put off indefinitely, 04 aprile 2019, Nuova Delhi https://www.thehindu.com/elections/lok-sabha-2019/release-of-modi-biopic-put-off-indefinitely/article26738046.ece# 

Hassan Minhaj, episodio dalla serie Patriotta indesiderato, February 10 febbraio 2019 https://www.youtube.com/watch?v=qqZ_SH9N3Xo

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