Euramérica: la sinistra in crisi (non solo in Europa)

@LoSpiegone

L’ultima tornata elettorale nel Regno Unito, con la vittoria dei conservatori e la disfatta dei laburisti, va a certificare un dato chiaro oramai da decenni: la crisi dei partiti di sinistra. Le sconfitte cumulate negli ultimi round elettorali in Europa non sono sufficienti per tracciare un quadro globale, ma due elementi sono necessari al fine di allargare la prospettiva della crisi a sinistra.

Uno sguardo più ampio sulla crisi

In primo luogo, un allargamento cronologico ci fa valutare la portata di tale crisi, iniziata molto tempo fa. Infatti, analizzando l’andamento dei partiti inseriti nello spettro che va dal centro sinistra alla sinistra più radicale si può constatare il graduale assottigliamento dei consensi verso partiti riformisti e progressisti. Se la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio hanno rappresentato l’apice del consenso, nel periodo successivo si è rilevato un lento e costante declino. A cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, i governi di sinistra, o con partecipazione di partiti di sinistra, nell’Unione europea ammontavano a dodici su quindici Paesi membri; nel 2006 il numero si era già ridotto a quattro, mantenendosi oggi intorno ai sei governi con partecipazione diretta di partiti di sinistra su 28 Paesi membri.

In secondo luogo, un allargamento geografico dimostra che anche l’America latina ha vissuto negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento delle forze politiche di sinistra, che fino a qualche tempo fa godevano di consensi stabili e di posizioni di governo. Rispetto agli anni della Marea Rosa e dei principali Paesi con una guida di sinistra, oggi una situazione completamente diversa si prospetta davanti a chi osserva il continente, con uno spostamento a destra nella maggior parte delle cancellerie, e una tragica e auto-imposta agonia nei Paesi in cui la sinistra aveva sempre governato, poiché al di fuori di un quadro democratico.

Dunque, questo allargamento della prospettiva in senso geografico ci mostra come anche fuori dall’Europa la sinistra sia in crisi a causa di problematiche diverse e specifiche, ma sicuramente riassumibili in diversi elementi chiave. Tra questi, le risposte alla crisi economica e all’andamento incerto dell’economia globale, l’approccio verso le trasformazioni in atto nella società e nel mondo del lavoro, il posizionamento nei confronti dell’economia di mercato, del sistema politico ed economico internazionale e, infine, gli storici (e mai risolti) nodi dei diritti civili e sociali, della trasparenza e fiducia verso la politica e della partecipazione elettorale.

Oggi Euramérica prende in considerazione un elemento centrale, tra questi, per comprendere le dinamiche della sinistra europea e confrontarle con quelle in atto dall’altra parte dell’Atlantico: l’evoluzione delle politiche sociali e dei sistemi di welfare.

L’esperienza europea

Considerata la patria dei sistemi di welfare, tanto da essere caratterizzata dalla coesistenza di più sistemi (in generale universalistici e residuali), l’Europa gode di politiche sociali maturate ed evolute in un arco di tempo che va dalla fine del XIX secolo ad oggi. Queste hanno attraversato sin dalla nascita fasi emergenti (fine Ottocento), di consolidamento (tra anni Venti e Quaranta), di espansione (tra anni Cinquanta e Settanta) e vivono oggi una fase delicata di ridimensionamento.

Concentrandoci sull’ultima di queste, possiamo affermare che intorno agli anni Novanta il deterioramento della finanza statale e una conseguente logica di contenimento della spesa pubblica, uniti a una crescente pressione internazionale e sovranazionale, hanno orientato le scelte delle classi dirigenti nel campo delle politiche sociali. Ovviamente, tale esito – a differenza delle fasi di espansione nel dopoguerra – è stato il frutto di vincoli istituzionali e sovranazionali più che di programmi politici.

Venendo al ruolo giocato dai partiti di sinistra, possiamo notare come l’adesione di questi ultimi al liberalismo e la fine di politiche macroeconomiche keynesiane hanno caratterizzato la partecipazione dei partiti di sinistra ai processi di trasformazione del welfare negli anni Novanta, entro parametri che andavano dalla ricalibrazione all’assottigliamento delle politiche sociali. Le tre decadi successive hanno sostanzialmente modificato l’architettura del welfare in Europa, il che ha comportato una stretta correlazione tra andamento dell’economia e welfare. Se l’espansione economica pre-crisi aveva rappresentato una felice alleanza tra Stato e mercato, l’arrivo della grande recessione ha lasciato scoperte le ferite generate dal ridimensionamento delle politiche di welfare.

L’esperienza dell’America latina

Ben diversa è la storia del welfare nel continente latino-americano, il quale ha seguito una traiettoria avviata con una fase emergente (anni Venti e Quaranta) e proseguita con un consolidamento tra anni Cinquanta e Settanta, un ridimensionamento forte tra anni Ottanta e Novanta e una fase di espansione tra anni Novanta e nuovo millennio.

Partendo dagli anni Ottanta, nonostante la terza ondata di democratizzazione avesse coinvolto molti Paesi latinoamericani, il settore delle politiche sociali non visse un’espansione parallela a quella democratico-istituzionale; anzi, il già poco strutturato welfare venne sottoposto a ridimensionamenti ulteriori. Frequenti crisi economiche e finanziarie, apertura dei mercati e montanti pressioni internazionali hanno caratterizzato questo momento di vita dei sistemi di welfare latino-americani.

I processi di ristrutturazione dell’economia, etichettati come Washington Consensus, tra gli anni Ottanta e la fine del millennio comportarono privatizzazioni e tagli alla spesa pubblica. Solo dal 2000 in poi, una fase di consistente espansione del welfare ha caratterizzato l’esperienza di buona parte del continente latino-americano. Si avviò un cambiamento verso politiche sociali più inclusive, con un coinvolgimento di larghissime parti di popolazione precedentemente escluse e con la nascita di importanti schemi contributivi e non contributivi in settori quali pensioni, sanità e famiglia, affiancati da trasferimenti condizionali volti a coinvolgere fette di popolazione storicamente emarginate dall’azione dei governi.

Tra i risultati maggiormente in vista la Bolsa Familia e gli strumenti di politica rurale messi in atto in Brasile da Ignacio Lula hanno contribuito a strappare dalla soglia di povertà circa 40 milioni di persone. L’attenzione verso i cosiddetti outsiders è stata particolarmente fruttuosa, in termini elettorali, per i governi di sinistra in America latina, data la larga fetta di popolazione che questi rappresentavano (e rappresentano) e la tradizionale disattenzione delle élite politiche precedenti verso le loro necessità. A differenza del contesto europeo, in America latina le ultime riforme dei sistemi di welfare sono state caratterizzate in primo luogo da una fase espansiva (e non restrittiva) e in secondo luogo sono state guidate nella loro articolazione da fattori di natura principalmente politica (e non da vincoli istituzionali o sovranazionali).

Conclusione

L’esperienza della Marea Rosa in America latina, nonostante i risultati notevoli in termini di estensione di diritti sociali, si è bruscamente scontrata contro due elementi: la fragilità dei sistemi economici sui quali si era potuto costruire un modello espansivo di welfare – venuta alla luce al primo rallentamento dell’economia mondiale – e la corruzione endemica che legava tali dinamiche di sviluppo economico alle fortune dei partiti al governo.

Parallelamente a ciò,  la crisi economica e finanziaria abbattutasi in Europa ha messo alla luce le incongruenze dei modelli di welfare generati a cavallo tra anni Novanta e nuovo millennio: un sistema di welfare dipendente dall’andamento dell’economia mal si concilia con un mercato del lavoro instabile e in una fase recessiva dell’economia.

Le soluzioni ipotizzabili – dati i vincoli finanziari presenti in Europa – rimangono quelle di ricalibrare i sistemi di welfare spostando risorse da politiche tradizionali a nuovi investimenti sociali in grado di attivare più soggetti possibili e di incidere su situazioni nuove di emarginazione sociale. Al netto delle molte ombre sull’operato dei governi di sinistra in America latina, l’inclusività è stata alla base del successo delle riforme del welfare. Forse è proprio da quest’ottica inclusiva che la sinistra europea potrebbe muovere il primo passo per tentare di uscire dalla sua crisi.

 

Fonti e approfondimenti

M. Blasberg, J. Glüsing. Democracy’s Crisis of Faith Reaches South America. Spiegel Online, 19 novembre 2019

J. Downes, E. Chan. Explaining the electoral debacle of social democratic parties in Europe. EUROPP – European Politics and Policy. London School of Economics. 21 giugno 2018

C. Katsioulis. The downfall of left-wing heroes. IPS Journal. International Politics and Society. 12 agosto 2019

J. Henley. 2017 and the curious demise of Europe’s centre-left. The Guardian. 29 dicembre 2017

Graziano, P., & Jessoula, M. (2018).Explaining Welfare State Developments: Towards a Comparative Research Agenda. Sciences Po LIEPP Working Paper, 76, 1-25.

 

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