Che cos’è la Sanità Planetaria? Il cambiamento climatico e la salute umana nel Sudest asiatico

Sanità planetaria
@Gerd Altmann - Pixabay - CC0

Grazie ai progressi dello scorso secolo, oggi viviamo meglio e più a lungo. La popolazione mondiale si sta espandendo grazie a un miglioramento dei sistemi sanitari e a una più equa distribuzione nell’accesso ad adeguate cure mediche. Tuttavia, il progresso socioeconomico consumeristico, che permette alla popolazione umana di vivere vite più sane e benestanti, è insostenibile per il nostro pianeta. Il cambiamento climatico è ormai la più grande minaccia alla salute umana. È qui che il concetto di Sanità Planetaria entra in gioco, riaffermando l’indissolubile connessione tra la salute umana e quella del pianeta.

Le popolazioni del Sudest asiatico sono tra quelle che soffrono di più gli effetti dei cambiamenti climatici e ambientali causati dall’azione umana. Queste realtà ambientali ed eventi climatici estremi hanno conseguenze disastrose sulla salute delle comunità locali, che fanno spesso affidamento a sistemi sanitari già poco sviluppati.

Un approccio “planetario” alla sanità

Un ambiente sano è necessario per la sopravvivenza e prosperità della civiltà umana. Tuttavia, l’uso irresponsabile di risorse e la produzione sregolata di emissioni inquinanti stanno mettendo in serio pericolo il benessere del nostro pianeta. Il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta causando una serie di fenomeni ambientali e climatici che hanno enormi risvolti negativi per la salute della popolazione mondiale.

Nell’ultimo decennio in particolare, la connessione tra salute ambientale, animale e umana è diventata sempre più evidente. Il deterioramento ambientale, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e la perdita della biodiversità influenzano negativamente la nostra salute. Il concetto di Sanità Planetaria nasce proprio dalla consapevolezza di vivere nell’era dell’Antropocene, in cui le attività umane danneggiano l’ecosistema e mettono a rischio il benessere della popolazione mondiale. La salute umana quindi deve essere sostenuta da progressi scientifici e tecnologici nell’ambito medico, ma anche e soprattutto da politiche ambientali.

Questo approccio rappresenta la più recente evoluzione concettuale nel rapporto tra istituzioni e sistemi sanitari da un lato, e salute umana dall’altra. Nel tempo, infatti, sono stati formulati vari approcci alla sanità, diversi per raggio d’azione, interdisciplinarità e implicazioni geopolitiche a questi connessi. La Sanità Pubblica affronta problematiche sanitarie su base nazionale o subnazionale, basandosi su scienze mediche e scienze sociali. La Sanità Globale, un approccio emerso nel nuovo millennio, si concentra su problemi sanitari transnazionali e globali, e sulle politiche a questi connesse. Strettamente collegate alle relazioni internazionali sono la diplomazia e la sicurezza internazionale. La Sanità Planetaria mantiene lo scopo geografico della Sanità Globale, ampliando però il focus ai problemi climatici e ambientali come determinanti fondamentali di quelli sanitari. Questa visione della sanità in cui salute umana e cambiamento climatico sono connessi richiede uno stretto scambio di conoscenze tra professionisti sanitari, ambientali ed esperti di politiche internazionali.

I determinanti ambientali della salute umana

L’insorgere di patologie collegate al deterioramento ambientale e al cambiamento climatico è sempre più comune. In particolare, sempre più persone si ammalano nelle zone del mondo in cui gli effetti negativi delle azioni umane sul pianeta sono più evidenti. Una di queste zone è proprio il Sudest asiatico, dove inondazioni, periodi di siccità, uragani e altre calamità naturali sono sempre più frequenti. Elevati tassi di inquinamento idrico, atmosferico e del suolo derivanti da deforestazione ed emissioni inquinanti colpiscono le nazioni in questa area del mondo. L’inquinamento atmosferico e le alluvioni in particolare sono due fenomeni sempre più evidenti e frequenti nella regione che hanno ripercussioni negative sulla salute umana.

Le sostanze inquinanti prodotte da emissioni e da incendi boschivi hanno ripercussioni importanti sul cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo. I danni causati dall’inquinamento superano i confini nazionali. Da un punto di vista sanitario, l’esposizione a sostanze inquinanti aumenta l’incidenza delle malattie cardiovascolari e respiratorie, e la mortalità a queste associata.

Le inondazioni causate da piogge abbondanti e uragani sono rischiose per la salute umana, e non solo per i morti e feriti causati dall’evento climatico in sé. Quando un’inondazione colpisce un centro abitato, spesso le infrastrutture sanitarie vengono distrutte e i servizi igienico-sanitari, come la gestione dei rifiuti e il sistema fognario, vacillano. L’accesso a cure mediche, cibo e acqua potabile sicura diventa spesso un problema per la popolazione locale. La contaminazione di cibo e acqua aumenta l’incidenza di patologie gastrointestinali e l’esposizione a malattie infettive. Le alluvioni hanno effetti negativi anche sulla salute mentale delle popolazioni colpite: la calamità in sé e lo stato di emergenza e precarietà che la segue spesso causano traumi e suicidi tra le vittime.

Un focus regionale: gli impatti sanitari della “Southeast Asian Haze”

La “Southeast Asian Haze è un valido esempio di come l’inquinamento dell’aria sia un fenomeno transnazionale con importanti effetti negativi sulla salute umana. Osservata per la prima volta nel 1972, è una spessa foschia causata dai fumi derivanti da vasti incendi boschivi. Questa densa nebbia ha ciclicamente coperto i cieli della regione, raggiungendo livelli critici nel 1997, 2006, 2013, 2015, 2016 e più recentemente nel 2019.

Questa foschia è principalmente il risultato di pratiche di disboscamento illegali condotte soprattutto nelle isole indonesiane di Borneo e Sumatra. Per decenni ormai, le foreste di queste isole sono state bruciate per fare posto a terreni agricoli. I venti monsonici regionali hanno trasportato questa foschia dall’Indonesia a Brunei, Filippine, Singapore, Malesia, Vietnam, Cambogia e Thailandia. Qui, le particelle inquinanti hanno aggravato problemi di inquinamento già esistenti nelle grandi città e zone industriali della regione.

La Southeast Asian Haze ha causato importanti effetti nocivi sulla salute della popolazione nella regione, sia nel medio che nel lungo termine. Uno studio ha mostrato come l’esposizione a particelle inquinanti nell’aria collegati alla Southeast Asian haze abbia aumentato la mortalità per arresto cardiaco nella popolazione over 65 della città-stato di Singapore tra 2010 e 2015. Un altro studio ha provato che, a seguito della crisi del 2015, la mortalità prematura per patologie causate dall’inquinamento atmosferico è quasi triplicata in Indonesia, Malesia e Singapore.

Studi sull’impatto della crisi più recente nel 2019 non sono ancora stati condotti, ma le conseguenze sanitarie sono state evidenti. Mentre la nebbia avvolgeva la regione, in Indonesia è stata necessaria l’apertura di cliniche temporanee e “case dell’ossigeno” per curare pazienti con gravi malattie respiratorie. In Malesia, il governo ha distribuito gratuitamente maschere del tipo N95, create per proteggere chi le indossa dalle particelle inquinanti presenti nell’aria.

Un focus nazionale: gli effetti sanitari delle alluvioni nelle Filippine

Le Filippine, una Nazione-arcipelago composta da più di 7000 isole, sono particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico e agli eventi climatici estremi a questo associati. Secondo l’Indice Globale di Rischio Climatico del 2019, le Filippine sono il quinto Paese più colpito da calamità naturali causate dal cambiamento climatico tra il 1998 e il 2017. L’innalzamento delle temperature e del livello degli oceani indotti dall’uomo rendono uragani e piogge torrenziali, che colpiscono il Paese,  sempre più forti e frequenti. Inoltre, il progressivo disboscamento dell’isola ha danneggiato l’ecosistema delle mangrovie, fondamentali nel mitigare gli impatti degli uragani.

Il sistema sanitario delle Filippine è caratterizzato da forti inuguaglianze tra città, aree rurali e costiere. Le infrastrutture sanitarie all’avanguardia si concentrano nelle grandi aree urbane, mentre lo sviluppo sanitario nel resto del Paese è piuttosto carente. Ma sono proprio le popolazioni nelle zone costiere che risentono di più delle conseguenze di uragani, tempeste e inondazioni.

Nel 2013, le Filippine vennero colpite da Haiyan, l’uragano più forte mai registrato. Questa calamità naturale uccise quasi 8000 persone e causò danni sanitari immediati e a lungo termine nel Paese. L’uragano danneggiò 42 ospedali, 95 centri sanitari comunitari e 427 centri sanitari a livello di villaggio. Nei mesi successivi all’uragano, il sistema sanitario del Paese si riprendeva a fatica. Le poche strutture sanitarie rimaste in piedi, nel frattempo, continuavano a ricevere numerosi pazienti colpiti da malattie infettive, in particolare infezioni respiratorie e dissenteria.

Conclusioni

Guardando al Sudest asiatico, è evidente come un approccio planetario alla salute umana e la sanità sia necessario. La connessione tra un ambiente sano e una popolazione sana non è esclusiva di questa zona del mondo o delle altre zone tropicali; al contrario, unisce l’intera popolazione globale. È perciò indispensabile che politiche nazionali e internazionali considerino il cambiamento climatico come un determinante della salute umana. Consultazioni tra politici, professionisti sanitari e ambientali devono diventare parte integrante della governance globale.

Nel Sudest asiatico, istituzioni regionali e nazionali hanno provato a reagire al cambiamento climatico, ma hanno ignorato le conseguenze di questo sulla salute umana. Nel 2002, l’Associazione delle Nazioni del Sud Est Asiatico (ASEAN) ha concluso un accordo sull’inquinamento transnazionale. Questo riconosce l’importanza della cooperazione regionale e internazionale nel mitigare gli effetti dei fumi inquinanti derivanti da disboscamento illegale. Tuttavia, l’accordo è tutt’altro che risolutivo, poiché manca di chiari meccanismi di esecuzione per avere tangibili effetti positivi sul fenomeno. L’Indonesia è stato inoltre l’ultimo Paese a firmarlo, nel 2014.  In aggiunta, gli aspetti sanitari collegati a questa problematica non vengono affrontati nell’accordo.

Per quanto riguarda le Filippine, il governo ha adottato nel 2018 il Programma Strategico per la resilienza al cambiamento climatico. Questo progetto si concentra sul fornire alle popolazioni costiere, rurali e periurbane strumenti per resistere meglio al cambiamento climatico. Tuttavia, il Programma attribuisce alla resilienza del Sistema sanitario nazionale importanza – e fondi – limitati.

La salute umana e la cooperazione sanitaria devono diventare aspetti centrali nel dibattito e nelle politiche su cambiamento climatico e degrado ambientale. Azioni nazionali, regionali e internazionali fondate su un approccio planetario alla sanità sono fondamentali per stimolare questo sviluppo. È indispensabile che meccanismi di risposta alle emergenze climatiche si concentrino sugli effetti sulla salute umana, nell’immediato, ma soprattutto a lungo termine. Un aspetto forse più importante è quello della prevenzione di cambiamento climatico, deterioramento ambientale e le patologie a questi connesse. Per garantire al pianeta e alla popolazione un’esistenza sana, è essenziale invertire la rotta attuale e attuare strategie efficaci per preservare pattern climatici ed ecosistemi.

Fonti e approfondimenti

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In copertina https://pixabay.com/fr/illustrations/globe-terre-fr%C3%A9quence-cardiaque-762008/

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