Nel contesto dei diritti umani, i bambini e gli adolescenti sono spesso una categoria particolarmente vulnerabile per ragioni socio-economiche, culturali o familiari. Per questo motivo, sono state stipulate diverse convenzioni a livello internazionale per creare un sistema di protezione più efficace e specifico.
Il primo trattato focalizzato esclusivamente sui diritti del bambino è la Convenzione sui diritti dell’infante (CRC), adottata nel 1989 dall’Assemblea generale ONU, che ha segnato un importante passo nella protezione e nel riconoscimento dei diritti dei minori, prima completamente ignorati dal diritto internazionale.
Con lo stesso intento, un anno dopo l’Unione africana adottò la Carta africana sui diritti e sul benessere del minore. In quanto trattato regionale, essa si applica solo agli Stati parte dell’Unione africana e presenta alcune differenze e similitudini con la CRC.
Chi rientra nella definizione “bambino”?
Innanzitutto, come la CRC, la Carta africana parte dalla definizione di bambino. A livello internazionale, non esiste un accordo comune su quale sia l’età che segna il passaggio da infante ad adulto. Gli Stati spesso hanno la possibilità di stabilire autonomamente chi rientri nella definizione di bambino, ma sia la CRC che la Carta africana chiariscono che sia minore chiunque sia sotto i 18 anni di età.
Struttura
La Convenzione africana è composta da due parti: la prima focalizzata sui diritti e il benessere del bambino, la seconda sull’istituzione di un Comitato di esperti per la tutela e protezione dei minori. In modo analogo alla CRC, la Convenzione africana stabilisce dei principi fondamentali alla base dei diritti, quali il principio di non discriminazione (articolo 3) e il miglior interesse del bambino (articolo 4).
Quest’ultimo principio è particolarmente importante nel contesto dei diritti dei minori. Gli Stati, quando dovranno prendere delle decisioni concernenti i bambini, avranno l’obbligo di tenere in considerazione e dare priorità all’interesse del minore rispetto ad altri interessi potenzialmente confliggenti. Corollario di questo principio è il diritto del minore a essere ascoltato e a esprimersi in merito a qualsiasi attività che lo riguardi.
Il diritto a essere ascoltato e a esprimere la propria opinione deve essere effettivo anche in tutti i procedimenti giudiziari e amministrativi che riguardano il minore. Quest’ultimo, infatti, avrà diritto a esprimere la propria opinione direttamente o attraverso un rappresentante imparziale e gli Stati avranno altresì l’obbligo di tenere in considerazione tale opinione, secondo le norme applicabili.
La convenzione elenca poi diversi diritti civili, politici, economici, sociali e culturali del minore, come ad esempio la libertà d’espressione (articolo 7), la libertà di pensiero, coscienza e religione (articolo 9) e il diritto all’educazione (articolo 10), seguendo le orme della CRC.
La Carta africana viene spesso considerata da alcuni studiosi come una tra le convenzioni più articolate sui minori, dal momento che prevede protezioni specificamente rivolte a bambini oggetto di discriminazioni multiple (bambini con disabilità, bambini rifugiati e sfollati, figli di detenute). Per esempio, l’articolo 11, par. 3 stabilisce la necessità degli Stati di intraprendere delle misure speciali per rispettare bambine svantaggiate o con disabilità, dimostrando particolare attenzione all’uguaglianza non solo formale, ma anche sostanziale.
Comitato sui diritti e il benessere del minore
Come anticipato, la Carta africana stabilisce anche la creazione di un comitato volto a promuovere e proteggere i diritti elencati nella convenzione, con l’obiettivo di vigilare l’operato degli Stati circa la tutela e la protezione dei minori. Il Comitato è composto da 11 esperti scelti per l’alto profilo morale, l’imparzialità e la competenza in materia.
Il Comitato riceve report da parte degli Stati sulla situazione dei diritti dei bambini, adottando osservazioni conclusive e raccomandazioni per il Paese in questione. Può inoltre ricevere segnalazioni individuali sulla violazione dei diritti e nello stesso tempo può iniziare di sua spontanea iniziativa una missione d’inchiesta nei Paesi considerati meritevoli di attenzione. Nei suoi compiti rientra anche quello di fornire pareri inerenti ai diritti dei minori tramite commenti generali, risoluzioni o dichiarazioni.
Problematiche: i doveri dei bambini
Nonostante la Carta africana sia considerata strumento fondamentale per la tutela dei diritti dei bambini, la Convenzione non è stata esente da critiche. Infatti, una delle più grandi differenze tra la Carta e la CRC è che la Convenzione regionale, oltre ai diritti, prevede che i minori abbiano anche dei doveri.
L’articolo 31 stabilisce che ogni bambino, in base all’età e alle capacità e salve le limitazioni che vi sono contenute, ha delle responsabilità nei confronti della famiglia, dello Stato e della comunità, più in generale.
Il bambino ha l’obbligo, inter alia, di operare per la coesione della propria famiglia, per rispettare i genitori e gli anziani in tutti i momenti e assisterli nel bisogno. Il minore deve altresì “preservare e rafforzare i valori culturali africani nei rapporti con gli altri membri della società, in spirito di tolleranza, dialogo e consiglio, e contribuire al benessere morale della società”.
La previsione di obblighi per i minori ha suscitato diversi dubbi. Ci si è chiesti quale sia lo scopo dell’inserimento dell’obbligo di accudire un genitore o un membro della propria famiglia, dal momento che in alcune circostanze ciò potrebbe essere contrario alla volontà del minore. Per esempio, nel caso di genitori violenti tale imposizione sarebbe contraria al miglior interesse del bambino, perché perpetuerebbe dinamiche logoranti e ingiuste nei suoi confronti.
Alcuni studiosi hanno risposto a questa criticità affermando che, oltre a stabilire gli obblighi dei minori, la Carta africana stabilisce altresì dei criteri secondo i quali questi doveri non devono eccedere e prevaricare i diritti del bambino, affermando quindi un bilanciamento intrinseco tra interessi.
Inoltre, non bisogna dimenticare l’importanza del concetto di dovere nel contesto africano, come sostenuto nel Commento Generale sull’articolo 31 del 2017. Secondo il Comitato, la comunità è un’unità sociale in cui gli individui dovrebbero coesistere in armonia e comprensione reciproca. Secondo questa interpretazione, doveri sono quindi elementi che rafforzano il godimento dei diritti e sono quindi da considerare come complementari e non in opposizione alle libertà dei bambini.
Cosa resta da fare?
Come si è visto, la Carta africana è uno strumento estremamente importante per la tutela dei diritti umani dei minori e risulta particolarmente dettagliata e ben ancorata alla realtà del continente africano.
Nonostante le criticità, il vantaggio della Carta africana risiede nella sua natura di trattato regionale, che rende la convenzione più accessibile e meno distante rispetto alla CRC, riuscendo così a interpretare i diritti dei minori in una maniera più concreta e precisa nel contesto di riferimento.
Fonti e approfondimenti
B. Thompson, “Africa’s Charter on Children’s Rights: A Normative Break with Cultural Traditionalism“, The International and Comparative Law Quarterly, 1992.
J. L. Sloth-Nielsen, “A Dutiful Child: The Implications of Article 31 of the African Children’s Charter”, The Journal of African Law, 2008.
African Committee of Experts on the Rights and Welfare of the Child (ACERWC), “General Comment on Article 31 of the African Charter on the Rights and Welfare of the Child on The Responsibilities of the Child”, 2017.
Grafica: Marta Bellavia – Instagram: illustrazioninutili_
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