L’Australia e il QUAD: Canberra tra due fuochi

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Nell’ottobre del 2020 si sono riuniti a Tokyo i ministri degli Esteri di Australia, Stati Uniti, Giappone e India. I quattro Paesi fanno parte di un forum strategico, il QUAD (accordo quadrilaterale di sicurezza), nato nel 2007 a seguito di un dialogo tra gli ex Primi ministri di Australia, Giappone e India e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti. Si è trattato di un momento simbolico perché è stata la prima volta, in 13 anni dalla sua fondazione, che tutti e quattro i suoi membri si sono ritrovati allo stesso tavolo.

Il rapporto tra Australia e Cina

La prima versione del QUAD ebbe vita breve. A seguito della sua elezione come Primo ministro australiano nel febbraio 2008, Kevin Rudd dichiarò la ritirata del Paese dal forum. Questa decisione fu influenzata dalle pressioni del governo cinese che, fin dal primo incontro dell’accordo quadrilaterale, espresse la sua contrarietà. Il forum nacque a seguito dell’incremento delle strategie espansionistiche della Cina nell’area del Pacifico e delle preoccupazioni espresse in merito dai suoi partecipanti. La reazione negativa di Pechino fu tale da causare il ritiro quasi immediato di Canberra.

Il ruolo dell’Australia nei rapporti di forza nel Pacifico, nello specifico con la Cina, è stato ambiguo negli ultimi anni. Per definire la politica del Primo ministro australiano all’epoca della fondazione del QUAD, gli analisti cinesi hanno parlato di “dottrina Howard”, riferendosi a un approccio neo-intervenzionista che si avvicinava maggiormente agli Stati Uniti. Nel dicembre 2007, a John Howard successe Rudd e con lui i rapporti diplomatici con Pechino si distesero.

La Cina rimane infatti il primo partner commerciale di Canberra, con scambi bilaterali da 109 miliardi di euro annui; proprio in virtù di questo ruolo, le pressioni esercitate affinché l’Australia abbandonasse il forum quadrilaterale ebbero effetto. Dopo Rudd si sono susseguiti Primi ministri che hanno deciso di mantenere una linea più morbida per evitare ripercussioni sul piano economico. Fino a Scott Morrison, in carica dal 2018, autore di un cambiamento di rotta causato da una crescente ostilità tra Australia e Cina.

L’astio tra i due Paesi è stato esacerbato dopo che, all’inizio del 2020, Canberra ha formalmente richiesto un’indagine internazionale sulle origini del Covid-19 e sulle sue modalità di diffusione. Morrison ha dichiarato che le uniche ragioni dietro questa accusa erano legate al contenimento del virus, ma Pechino ha letto questo comportamento come un tentativo di assecondare gli Stati Uniti. Le relazioni tra i due Paesi si stavano già deteriorando in precedenza, a causa dell’interessamento della Cina negli affari interni australiani e per via della sua crescente influenza nell’area del Pacifico, ma da gennaio 2020 questa dinamica ha subito una forte accelerazione.

I sospetti avanzati da Canberra hanno dato il via a un’escalation che ha portato Pechino ad accusare l’Australia circa la condotta dei suoi militari in Afghanistan, a seguito di un’indagine durata cinque anni. Nel rapporto di 465 pagine venivano descritti gli atroci crimini di guerra compiuti dai soldati australiani tra il 2005 e il 2016. Da quel momento la battaglia è proseguita a colpi di veti e embarghi. A inizio 2020 la Cina ha imposto un blocco a carne, vino, latticini e ad altri prodotti provenienti dall’Australia, mentre i dazi doganali sull’orzo hanno subito un aumento dell’80%. Considerando che le esportazioni verso la Cina coprono il 40% di quelle totali, il danno economico è stato importante per l’Australia.

 

Il rapporto tra Australia e Stati Uniti

L’Australia è fortemente coinvolta anche con Washington: mentre con Pechino i rapporti sono soprattutto economico-commerciali, le relazioni con gli Stati Uniti hanno in più una forte componente politica. Nel 2018 i due Paesi hanno festeggiato un secolo di amicizia, iniziata in occasione della battaglia di Hamel il 4 luglio 1918, segnata da somiglianze culturali e robusti accordi bilaterali. Al di là della politica, gli USA rivestono un ruolo fondamentale come partner economico, con uno stock di investimenti in Australia pari a 660,2 miliardi di dollari nel 2018.

L’attenzione di Washington nei confronti del continente asiatico, sia dal punto di vista economico che militare, si è accentuata durante la presidenza Obama, tramite la dottrina chiamata “Pivot to Asia”. L’ex presidente ha concentrato notevoli risorse nell’area del Pacifico, tentando di costruire punti di appoggio e relazioni strategiche con Paesi come l’India e il Giappone per rafforzare il contenimento cinese nell’area.

La strategia Indo-Pacifica è stata un punto importante anche della politica dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha tentato di accelerare la realizzazione di una comunità di interessi che collegasse gli USA con l’Asia Orientale, di modo da poter tenere sotto controllo la Cina in un contesto che ricorda quello della Guerra Fredda. Secondo molti analisti, infatti, sarebbe stata proprio l’ascesa della Cina a portare a rafforzare le alleanze nell’area Indo-Pacifica, come parte di una strategia volta a contenere le politiche estere e di sicurezza dello Stato guidato da Xi Jinping.

Dopo l’incontro tra i ministri dei Paesi del QUAD a Tokyo, tenutosi nel 2020, l’Australia ha compiuto un’azione simbolica partecipando all’esercitazione navale a Malabar. Nata nel 1992 su iniziativa di Stati Uniti e India, che ne sono i primi membri permanenti, dal 2002 si svolge ogni anno. L’Australia ha partecipato per la prima volta nel 2007 insieme al Giappone, quando l’esercitazione si è svolta nel Golfo del Bengala, zona strategica alla quale la Cina cerca di accedere da anni, coltivando un rapporto di cooperazione navale con il Bangladesh e il Myanmar. Anche in questo caso, l’opposizione cinese si è rivelata significativa, dal momento che l’Australia non vi ha più preso parte fino al novembre del 2020.

 

Quale futuro per il QUAD?

Il comunicato rilasciato dal ministero della Difesa indiano chiarisce che gli sforzi del QUAD perseguono l’obiettivo di “un Indo-Pacifico libero, aperto e inclusivo”, nel quale il settore marittimo e la sicurezza possano migliorare. Gli stessi ministeri degli Esteri e della Difesa australiani hanno sottolineato come la rinnovata partecipazione fosse “un’opportunità fondamentale per le forze di Difesa dell’Australia”. Anche se nessuno dei Paesi interessati nomina la Cina apertamente, non è un caso che il QUAD e Malabar abbiano rivisto l’adesione di Canberra dopo 13 anni. La riunione dei quattro membri coincide con tensioni sempre maggiori tra ognuno di questi e Pechino. In particolare, l’India ha visto l’inasprimento della disputa di confine per la frontiera dell’Himalaya, contesa con la Cina negli ultimi anni del 2020. Inoltre, gli sforzi diplomatici di Pechino con Myanmar e Bangladesh non sono passati inosservati ai membri del QUAD.

Gli Stati Uniti sono i principali promotori dell’esistenza del QUAD. Tramite l’alleanza strategica con i Paesi dell’area Indo-Pacifica, Washington vuole perseguire interessi vitali nella regione e continuare a contrastare una Cina sempre più assertiva. Nel gennaio 2021 è stato pubblicato dal’uscente amministrazione trumpiana un quadro strategico per l’area Indo-Pacifica che riguarda le principali sfide per la sicurezza nazionale, come mantenere il primato nell’area e impedire lo sviluppo di nuove sfere di influenza da parte della Cina. Lo stesso documento evidenzia i principali interessi di Washington in quella zona, come la difesa dei cittadini statunitensi tramite l’inibizione della diffusione di armi nucleari in altri Paesi, l’aumento della credibilità ed efficacia dei propri alleati e la preservazione degli accessi economici, diplomatici e militari alla regione.

Inoltre, l’amministrazione Biden ha indicato che intende continuare a esercitare pressioni su Pechino per le proteste di Hong Kong e a sostenere l’accusa mossa da Trump di genocidio degli Uiguri nella regione di Xinjiang. L’investimento statunitense nel QUAD continuerà a esistere nell’immediato futuro e si cercherà di rinforzare il rapporto con i Paesi oltreoceano, tra cui l’Australia.

Il ritorno di Canberra nelle dinamiche relative al QUAD e alle esercitazioni di Malabar rientra quindi in una delicata dinamica di rapporti tra le potenze che, al di là di diatribe commerciali, non è mai diventata fino a oggi troppo esplicita. Alla richiesta di Mike Pompeo – segretario di Stato sotto l’amministrazione Trump – di creare una nuova alleanza tra democrazie, l’Australia ha ribadito che prenderà le proprie decisioni basandosi sui suoi interessi. Questi interessi, in uno scenario di equilibri in movimento, potrebbero cambiare.

 

 

Fonti e approfondimenti

Dobson J., “What’s the point of the Quad?”, The Sunday Guardian Live, 10/10/2020.

FinancialLounge, “All’Australia il conto più salato nella guerra commerciale tra USA e Cina”, 13/4/2018.

Hurst D., “Australian military to continue patrolling South China Sea as China warns Taiwan independence ‘means war’”, The Guardian, 29/1/2021.

Minyue, H. (2005). “The Howard doctrine; an irritant to China”. The Journal of East Asian Affairs.

Panda A., “Australia returns to the Malabar exercise”, The Diplomat, 19/10/2020.

 

Editing a cura di Emanuele Monterotti

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