Ricorda 1992: Gli L.A. Riots

Riccardo Barelli - Remix Lo Spiegone - Mick Taylor - wikimedia commons - CC BY 2.0

Trent’anni fa Los Angeles fu attraversata da uno degli episodi più significativi della storia della città: i Los Angeles Riots. Gli scontri tra la popolazione afroamericana e latina del centro californiano da un lato e la polizia dall’altro, scoppiati in seguito all’ennesimo caso di brutalità poliziesca negli Stati Uniti, si risolsero solo dopo sei giorni e con l’intervento in massa delle forze di polizia federali, che spedirono più di 5.000 unità a Los Angeles.

L’arresto di Rodney King

La scintilla che accese la miccia è riconducibile all’anno precedente. Il 3 marzo del 1991 infatti, Rodney King – ventisettenne losangelino e afroamericano – venne fermato dalla polizia californiana (in particolare dal California Highway Patrol, CHP, che si occupa di pattugliare le strade dello Stato).

King venne fermato dopo un breve inseguimento, rifiutandosi di accostare perché stava guidando sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. In quel momento, King era in libertà vigilata per una precedente condanna per rapina e un’accusa di guida in stato di alterazione avrebbe significato per lui una violazione delle condizioni della sua libertà sulla parola. Assieme a lui sulla macchina vi erano altri due passeggeri, gli amici Bryant Allen e Freddie Helms. Ciononostante, dopo pochi chilometri King fu raggiunto da cinque membri del dipartimento di polizia di Los Angeles (LAPD): Stacey Koon, Laurence Powell, Timothy Wind, Theodore Briseno e Rolando Solano.

I momenti successivi seguirono lo schema di molti altri episodi di brutalità poliziesca: King e i due amici vennero arrestati, ma solo dopo aver ricevuto diversi colpi da parte dei poliziotti. In particolare, King fu quello che ne uscì peggio, avendo ricevuto un colpo di taser, diverse manganellate e calci alla schiena, tanto da dover essere successivamente ricoverato in ospedale per diverse fratture facciali, una caviglia rotta e diverse lacerazioni.

Il video dell’arresto e il processo

Il fattore che contraddistinse il caso King da tutti gli altri episodi di brutalità poliziesca fu che i fatti furono, all’insaputa degli agenti del LAPD, ripresi da un cittadino e videoamatore, George Holliday, la cui abitazione si trovava di fronte all’area dove King fu fermato, percosso e arrestato.

Lungo circa dodici minuti, il video di Holliday fu consegnato a un’emittente televisiva di Los Angeles, KTLA. La pubblicazione del video fu un fenomeno che oggi definiremmo virale, seppur avvenuto prima della diffusione di massa dell’internet: fu ripreso da diversi canali e mostrato in diversi segmenti televisivi, con ripercussioni importanti sull’opinione pubblica. Divenne evidente, infatti, che i poliziotti avevano utilizzato forza eccessiva durante l’arresto, contro una persona che non aveva in alcun modo istigato o attaccato gli agenti stessi.

Il video di Holliday trasformò quindi lo scenario in maniera radicale, fornendo una prova inconfutabile della violenza utilizzata dagli agenti. Quattro dei poliziotti presenti all’arresto furono accusati dall’ufficio del procuratore distrettuale di Los Angeles di uso eccessivo di forza e il processo che ne seguì ebbe grande rilevanza mediatica.

Nonostante il video, però, i quattro imputati furono assolti da tutte le accuse: alla fine del processo infatti, dopo sette giorni di deliberazioni, la giuria decise per un’assoluzione piena.

La reazione e i riots

La reazione dell’opinione pubblica, in particolare delle componenti afroamericana e latina, fu di incredulità e rabbia. La sentenza arrivò in un contesto dove le relazioni tra polizia e minoranze, in particolare neri e latinos, erano estremamente tese. I due decenni precedenti, con l’esplosione della War on Drugs, dell’incarcerazione di massa, del potere e della militarizzazione della polizia, avevano portato a un forte aumento degli episodi di brutalità poliziesca a danno delle comunità nere e ispaniche, a Los Angeles e in tutti gli Stati Uniti. L’assoluzione degli agenti, nonostante un video avesse catturato le azioni violente della polizia, fece esplodere le tensioni e i risentimenti che erano cresciuti dagli anni Settanta.

Il 29 aprile 1992, lo stesso giorno della sentenza, iniziarono i riots che sarebbero continuati nella città californiana per sei giorni. Le proteste iniziarono davanti al tribunale subito dopo l’emissione del verdetto, mentre diversi focolai esplosero nelle ore seguenti nel centro cittadino, soprattutto nell’area South Central di Los Angeles a maggioranza nera.

I riots del 1992 sono rimasti nella storia soprattutto per la grande violenza che la popolazione, infuriata per il verdetto, esercitò nei giorni seguenti, appiccando incendi, saccheggiando supermercati e confrontandosi violentemente con le forze dell’ordine, radunate in massa a Los Angeles in quei giorni. Queste giornate furono dense di eventi, microcosmi nella cornice più ampia della sollevazione di massa. Tra questi, in particolare gli scontri tra neri e latinos da un lato e la comunità coreana dall’altro, sintomo delle storiche tensioni tra questi gruppi nella città inasprite dopo il recente omicidio di una ragazza nera da parte di un commerciante coreano, e la scelta della polizia di rinunciare all’intervento massiccio nel centro cittadino, ritirandosi invece a proteggere i quartieri più ricchi di Los Angeles.

Allo spegnersi delle proteste, il conto fu di 64 vittime – di queste, 10 uccise dalla polizia o dalla Guardia nazionale – 2383 feriti e danni agli immobili stimati tra gli 800 milioni e 1 miliardo. Poco però cambiò a Los Angeles o negli Stati Uniti riguardo la brutalità poliziesca, che continua ancora oggi a essere un problema enorme negli USA soprattutto per le minoranze afroamericana e latina.

 

Fonti e approfondimenti

Lindsay D. e Martin T. J.,”LA 92”, National Geographic Documentary Film, 2017.

Krbechek A. S. e Bates K. G., “When LA Erupted In Anger: A Look Back At The Rodney King Riots”, NPR, 26/04/2017.

Mock B., “What Was Lost in the Fires of the L.A. Riots”, Bloomberg CityLab, 25/04/2017.

 

Editing a cura di Matilde Mosca

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