Amministrative: un voto senza schemi

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

di Emanuele Bobbio e Fabio Angiolillo

Ieri in Italia si è svolto il turno delle elezioni amministrative nelle città italiane, tra le altre hanno votato Roma, Milano, Bologna, Torino, Napoli. Il paese è arrivato al voto con grande tensioni, molte aspettative e grande incertezza. Tutto questo è stato confermato dal voto che ci ha lasciato un paese senza schemi interpretativi.

Queste elezioni comunali possono sicuramente definire una situazione nuova rispetto alle precedenti. Se nel 2013 si creò una frattura profondissima nel Movimento 5 stelle tra le percentuali nazionali, dove riuscì a raggiungere il 25%, e le varie percentuali su tutto il territorio italiano, che videro una forbice tra il 5% e il 18%. Oggi i dati nazionali e quelli comunali sembrano essere sempre più legati, forti e correlati. Ci troviamo davanti a una situazione nuova per il panorama italiano repubblicano. La discesa sempre più veloce e evidente delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra sta lasciando sempre più spazio all’ascesa, soprattutto nei territori, di una nuova forza politica.

Non è più possibile catalogare il Movimento 5 stelle come un mero movimento ma, così come tutte le forze politiche, nel momento in cui la presenza all’interno delle liste elettorali si fa sempre più forte, qualsiasi gruppo politico deve essere catalogato come vero e proprio partito. Partendo da questi presupposti è fondamentale evidenziare come il sistema politico italiano stia andando sempre di più verso un abbandono del bipolarismo, nel binomio centrodestra-centrosinistra, per volgere verso un tripolarismo o, meglio, un bipolarismo alternato.

Nella definizione del bipolarismo alternato, che sembra essere la più calzante definizione di questo sistema, c’è un’alternanza di due forze politiche all’interno delle posizioni dei decision-makers all’interno dei diversi livelli di potere. I dati comunali sembrano avvalorare questa definizione visto che la contrapposizione delle tre forze politiche non ha un evidente concorrenza contemporanea all’interno dei vari scenari che si sono presentati. Laddove il M5S ha prevalso una delle altre due forze politiche è stata penalizzata in maniera definitiva e irrecuperabile. Nel caso inverso, invece, dove il centrodestra e il centrosinistra continuano ad avere il predominio all’interno delle preferenze elettorali il M5S non ha registrato una percentuale soddisfacente, anzi.

Di seguito troverete le percentuali dei cinque capoluoghi più importanti che sono stati chiamati alle elezioni. L’analisi più approfondita è rimandata fino alla definizione dei dati in maniera certa da parte del Viminale.

ROMA

A Roma il Movimento 5 Stelle ha raccolto un grandissimo exploit. La candidata Virginia Raggi è arrivata, con dati parziali, al 35,5%. La giovane candidata romana ha presto festeggiato la vittoria e si è detta pronta a governare. La gara serrata si è svolta dietro alla giovane avvocatessa, infatti si sono scontrati duramente Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Roberto Giachetti, il candidato del Partito Democratico. I due candidati si sono superati e recuperati per tutta la serata, per poi arrivare più o meno a due dati stabili. Il candidato del Partito Democratico ha raggiunto il 24,7% mentre la Meloni si è fermata al 20,7%.

La sfida al ballottaggio sarà, quindi, tra Raggi e Giachetti. Il grande deluso è sicuramente Marchini, che si è fermato al 10,6%, alla vigilia poteva essere uno dei favoriti e adesso dovrà rivalutare anche l’alleanza con Berlusconi. Inevitabilmente si aprirà una faida all’interno del centrodestra che, correndo diviso, ha consegnato il ballottaggio al Partito Democratico.

MILANO

A Milano il Movimento 5 stelle non ha raccolto invece lo stesso successo, lasciando l’intero scenario alle altre due forze. I due principali sfidanti sono due esponenti del centrosinistra e del centrodestra. Il primo Giuseppe Sala, membro del Partito Democratico e amministratore delegato di EXPO2015, partiva favorito contro Stefano Parisi, industriale e importante esponente della telefonia italiana. Qui i due protagonisti si sono fermati su un punteggio di totale parità, all 41,1%. Il Movimento 5 Stelle si è fermato con Gianluca Corrado al 10%. Diventeranno fondamentali i voti del Movimento per decidere il futuro sindaco di Milano.

TORINO

La grande delusione del Partito Democratico e, in generale di tutto il centrosinistra, passa da Torino. Qui Piero Fassino era dato quasi per certo come sindaco eletto al primo turno. Il Movimento 5 Stelle invece ha sorpreso tutti con una candidata anomala, Chiara Appendino. La giovane politica già consigliera comunale dell’opposizione nella precedente amministrazione, con un coraggioso 31%, è riuscita a portare Fassino, fermatosi al 41%, al ballottaggio. Questo è un dato storico per il Movimento 5 Stelle che solitamente non è mai andato forte al Nord, in città che non presentano un elevato livello di disagio e problematiche. Come detto sopra, in uno scenario del genere il centrodestra non ha minimamente influito sulla reale sfida per la carica di sindaco.

NAPOLI

Nella città partenopea si è avverato quello che era previsto, Luigi De Magistris non ha vinto al primo turno, come alcuni potevano pensare, ma ha distrutto il centrosinistra. Il sindaco uscente ha raggiunto il 41% e il suo inseguitore più vicino è Gianni Lettieri con il 24%, esponente del centrodestra. Valeria Valente, candidata del PD, non è arrivata al ballottaggio fermandosi solo al 21,5%. Questo è uno dei colpi più duri per il premier Matteo Renzi, che molto si era impegnato a Napoli per cercare di buttare giù il sindaco uscente, questo porterà inevitabilmente un cambiamento anche delle politiche su Napoli.

BOLOGNA

La capitale di provincia dell’Emilia Romagna, è stata una sfida sottovalutata dal Partito Democratico, forse troppo sicuro di avere la vittoria in tasca. Virginio Merola, sindaco uscente, era dato come sicuramente rieletto al primo turno, in realtà, si è fermato al 39%. La seconda arrivata è Lucia Borgonzoni, appartenente al centrodestra, che andrà al ballottaggio in una città che è da sempre una roccaforte rossa. Il Movimento 5 stelle invece qui ha portato un colpo profondo al Partito Democratico, perché ha costruito un importante 16,8%. Pochi giorni fa Merola aveva dichiarato che avrebbe fatto fare al Movimento 5 Stelle il peggior risultato italiano, riuscendo invece solo a scaldare ulteriormente quella parte di elettorato non pienamente soddisfatto dell’operato, oramai decennale, del centrosinistra.

Il dato pentastellato in Emilia Romagna però non dovrebbe stupire molto poiché è necessario ricordare come proprio il radicamento territoriale del Movimento 5 stelle iniziò proprio qui, nel 2012, con l’elezioni di Pizzarotti a Parma che, nonostante le frizioni all’interno dei rapporti di forza tra il sindaco di Parma e il direttorio del partito, continua a lavorare.

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