Bernie Sanders: ecco da dove devono ripartire i Democratici

Dal New York Times (11.11.2016)

Di Bernie Sanders 
Traduzione di Serena Montagnani

Milioni di americani, martedì, hanno espresso un voto di protesta, manifestando, in tal modo, un profondo dissenso nei confronti di un sistema politico ed economico che pone al primo posto gli interessi delle grandi aziende e dei più abbienti. Per quanto mi riguarda, ho fortemente supportato Hillary Clinton, portando avanti un’intensa campagna in suo nome, e sostenendola come la figura più adatta per risiedere all’interno dello studio ovale. Tuttavia, Trump si è aggiudicato la Casa Bianca poiché la retorica della sua campagna elettorale ha saputo cavalcare con successo l’onda di un sentimento di rabbia reale e giustificato, una rabbia covata anche da coloro che tradizionalmente avrebbero votato per il candidato democratico.

Il risultato di queste elezioni mi rattrista, certo, ma non ne sono affatto sorpreso. Non mi sconvolge il fatto che molti di coloro che hanno votato per Trump lo abbiano fatto perché sono stanchi dell’attuale situazione economica, politica e mediatica.

Le famiglie dei lavoratori osservano attoniti i politici ottenere finanziamenti per le campagne elettorali da miliardari e in base agli interessi delle grandi industrie, per poi ignorare i bisogni della gente comune. Negli ultimi trent’anni troppi impiegati americani sono stati traditi dai vertici delle aziende: lavorano molte più ore ricevendo una paga più bassa; e, allo stesso tempo, hanno dovuto assistere inermi alla dislocazione di posti di lavoro in Cina, Messico e altre nazioni in cui il costo della manodopera è nettamente inferiore. Sono stanchi di avere Presidenti che guadagnano 300 volte più di quanto loro riescono a portare a casa a fine mese, mentre il 52% delle nuove entrate finisce nelle mani di quell’1 % di popolazione che risiede ai vertici. Molte di quelle che una volta erano le belle città rurali adesso sono pressoché deserte, le serrande dei negozi sono abbassate, e i figli se ne vanno da casa perché non c’è lavoro. Tutto ciò, mentre le società per azioni risucchiano la ricchezza della collettività, per poi stiparla in conti bancari offshore.

La classe operaia non può permettersi un’assistenza all’infanzia adeguata e di qualità. Molte famiglie non possono mandare i propri figli al college, e non hanno alcun risparmio in banca per far fronte alla pensione. In numerose zone degli Stati Uniti non si trovano alloggi dal prezzo accessibile e il costo dell’assicurazione sanitaria è più che elevato. Troppe famiglie vivono nella disperazione, e altrettante hanno dovuto affrontare una perdita precoce causata da droga, alcol o un suicidio.

Il Presidente-eletto ha ragione: gli americani vogliono un cambiamento radicale. Ma che tipo di cambiamento Trump offrirà loro? Avrà il coraggio di prendere posizione contro i potenti del Paese, responsabili della sofferenza economica che affligge così tante famiglie di lavoratori, oppure indirizzerà la rabbia della maggior parte del popolo americano contro le minoranze, gli immigrati, i poveri e gli indifesi?

Avrà il coraggio di opporsi a Wall Street, di smantellare le istituzioni finanziarie, tanto grandi quanto fallimentari, avrà il coraggio di chiedere alle grandi banche di investire nelle piccole imprese e di creare posti di lavoro nelle zone rurali e nei quartieri più poveri? Oppure nominerà a capo del Dipartimento del Tesoro l’ennesimo banchiere di Wall Street e continuerà ad occuparsi di affari come al solito? Affronterà realmente, come promesso in campagna elettorale, l’industria farmaceutica per abbassare il prezzo dei medicinali?

Mi angoscia sentire i racconti di persone intimorite e tormentate in seguito alla vittoria di Trump e ho visto le lacrime delle famiglie che hanno paura di essere schiacciate. Il nostro Paese ha fatto veramente molta strada nella lotta alla discriminazione; non faremo marcia indietro. Potete star certi che non si scenderà a compromessi con il razzismo, il fanatismo, la xenofobia e il sessismo. Lo combatteremo in ogni sua forma, ogniqualvolta e dovunque dovesse riemergere.

Manterrò una mentalità aperta per cercare di capire quali idee Trump avrà da proporre, e quando e come sarà possibile lavorare insieme. Tuttavia, avendo perso sul fronte del voto popolare, dovrebbe tener conto del punto di vista dei progressisti. Se il Presidente-eletto intenderà seriamente adottare politiche atte a migliorare la vita delle famiglie dei lavoratori, allora sarò pronto a offrire la mia collaborazione.

È indispensabile ricostruire le nostre infrastrutture fatiscenti e creare nuovi posti di lavoro. Dobbiamo far sì che il salario minimo diventi una paga adeguata, dobbiamo fornire agli studenti un aiuto valido per permettere loro di andare al college, offriamo alle famiglie i permessi retribuiti e i congedi per malattia, ed ampliamo il sistema previdenziale pubblico. È necessario riformare questo sistema economico che, al momento, permette a miliardari come Trump di non pagare un centesimo di tasse. Infine, è fondamentale impedire ai facoltosi contribuenti delle campagne elettorali di comprare le elezioni.

Nei prossimi giorni, presenterò, inoltre, una serie di riforme per rinforzare il Partito Democratico. Credo fermamente che il partito debba liberarsi dalla cinghia del proprio establishment e tornare nuovamente ad essere un punto di riferimento per i lavoratori, gli anziani e i meno abbienti. Dobbiamo aprire le porte del nostro partito per accogliere l’idealismo e le idee dei giovani e di tutti gli americani che lottano per la giustizia economica, sociale, ambientale e contro i pregiudizi razziali. Dobbiamo avere il coraggio di sfidare l’avidità e il potere di Wall Street, delle case farmaceutiche, delle compagnie assicurative e delle industrie petrolifere.

Quando giunsi al termine della mia campagna per le presidenziali, promisi ai miei sostenitori che la rivoluzione politica non si sarebbe arrestata; e adesso, più che mai, è necessario che prenda piede. Siamo la più ricca nazione del mondo, e se restiamo uniti e non lasciamo che la demagogia ci divida secondo la razza, il genere e la provenienza, non vi è niente che non possiamo realizzare.

Dobbiamo guardare avanti, non fare marcia indietro.

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