La controversa economia della Corea del Nord

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Al centro delle cronache internazionali per i ripetuti test missilistici, con a capo il dittatore più odiato dell’intero pianeta, la Repubblica Popolare Democratica di Corea fa parlare di sé anche in ambito economico, registrando un’inaspettata crescita nonostante l’inasprimento delle sanzioni economiche internazionali. Analizziamo le peculiarità e l’andamento dell’economia nord coreana.

Il 15 agosto del 1945, il giorno della resa giapponese, la Corea del Nord  divenne a tutti gli effetti un Paese indipendente. Kim-II Sung si impose come leader della giovanissima Repubblica Popolare ed instaurò, come noto, un’organizzazione statale di stampo socialista. Tale impostazione ha caratterizzato, e caratterizza tutt’ora, l’economia dello Stato. Come da tradizione nelle esperienze socialiste, la Corea del Nord si basa su un’economia pianificata. Ciò significa che lo Stato, unico proprietario delle industrie e delle risorse economiche, predispone un piano in cui colloca i fattori della produzione – lavoro e capitale – nei diversi settori economici per raggiungere gli obiettivi da esso voluti.

Dunque il Governo di Pyongyang regola e gestisce, almeno teoricamente, ogni attività economica. Esempio significativo è il mercato del lavoro, altamente regolato e controllato dal Governo, che ne determina anche i salari. In particolare, è il Comitato di Pianificazione Statale del Governo l’ente designato a determinare il numero di posti lavorativi in ogni settore economico. E’ poi lo stesso Governo a decidere il collocamento dei cittadini per un determinato lavoro. L’articolo 5 della Legge sul Lavoro nord-coreana garantisce ad ogni cittadino un posto di lavoro. Allo stesso modo, lo Stato garantisce l’istruzione gratuita per tutti (obbligatoria fino alla fine della scuola secondaria) e il sistema sanitario nazionale, gratuito anch’esso. Nonostante le carenze strutturali di quest’ultimo, che ne limitano l’efficacia, è la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità a sostenere come dal 2010 siano stati fatti grandi passi avanti nel miglioramento del servizio.

 

Composizione e andamento economico

La chiusura pressapoco totale del Paese verso osservatori esterni non permette alle organizzazioni internazionali di accedere direttamente ai dati raccolti dal Paese. Nell’analisi che segue, vengono pertanto riportate le misurazioni eseguite dalla Banca della Corea del Sud nel suo report annuale. I dati riportati  sono indicizzati al livello dei prezzi sudcoreani.

Parlando in termini di PIL reale, nel 2016 la Corea del Nord ha fatto registrare un tasso di crescita pari al 3,9% rispetto all’anno precedente, il più alto dal 1999.

A guidare la crescita dell’anno scorso sono il settore primario e secondario. Per quanto riguarda il primo, trainato in particolare dalla produzione agricola e ittica, il tasso di crescita rispetto all’anno precedente ha registrato un +2,6%, mentre nel nel 2015 il tasso si attestava ad un -0,8%. Il settore secondario è stato invece trainato dall’industria mineraria, manifatturiera e da quella energetica. L’industria mineraria ha registrato un tasso di crescita ad un notevole +8,4% (-2.6% nel 2015).

Meno vistosa la crescita della manifattura (+4,8%), ma comunque in notevole aumento rispetto al 2015 (-3,4%), grazie soprattutto all’incremento della produzione nell’industria chimica pesante. Questa, infatti, è cresciuta ad un tasso del 6,7% rispetto al 2015, percentuale decisamente superiore rispetto a quella dell’industria c.d. leggera (si pensi a quella tessile e di abbigliamento), la quale ha registrato un +1,1%. In più, il settore che registra il più alto tasso di crescita è quello energetico: la produzione di gas, elettricità e acqua è aumentata del 22,3% rispetto al -12,7% del 2015. Nel dettaglio, l’aumento nella produzione di elettricità è dovuto principalmente ad un balzo nella creazione di energia idroelettrica e termica.

Non sembra dunque così casuale il collegamento tra il record di crescita del 2016, trainato dall’industria pesante ed energetica, e i numerosi test missilistici che Pyongyang sta effettuando.

 

Rapporto con l’estero

Sul fronte estero, nonostante gli Stati occidentali (inclusi Giappone e Corea del Sud) abbiano spinto in ambito ONU per delle aspre sanzioni nei confronti della Corea del Nord, al fine di isolarla del tutto, nel 2016 si è registrato un aumento sia delle esportazioni che delle importazioni. Secondo il report della Banca di Corea, la bilancia commerciale nordcoreana (somma dei beni esportati ed importati) nel 2016 ammontava a 6.55 miliardi di dollari, registrando un aumento del 4,7% rispetto ai 6.25 miliardi del 2015. Specificatamente, le esportazioni sono aumentate del 4,6% rispetto al 2015, grazie ai prodotti di origine animale (che rappresentano il 74% di questa crescita) e l’esportazione di prodotti di origine mineraria. Allo stesso modo, anche le importazioni sono aumentate raggiungendo un valore monetario di 3.73 miliardi di dollari, con un tasso di crescita pari al 4,8% sul 2015. La Cina rappresenta il maggior interlocutore commerciale della Corea del Nord.

Nei dati appena descritti non vengono conteggiati gli scambi avvenuti tra le due Coree. Questo perché gli scambi bilaterali tra i due Stati si sono ridotti del 87,7% rispetto al 2015, raggiungendo i minimi storici: 330 milioni di dollari. La drastica riduzione degli scambi deriva dalla decisione della Corea del Sud di sospendere le attività nel complesso industriale di Kaesong. Il complesso industriale di Kaesong (KIC) si trova all’interno della Corea del Nord, proprio di fronte alla zona demilitarizzata dalla Corea del Sud. Il progetto è stato lanciato nel 2004, finanziato in gran parte dalla seconda presidenza progressista della Corea del Sud per aumentare la cooperazione.

Oltre all’obiettivo di aprire un dialogo politico inter-coreano, le aziende sudcoreane (chaebol) videro un grande vantaggio economico da poter sfruttare. Infatti, sfruttando il basso costo del lavoro nord coreano molte aziende del Sud potevano competere, così, con la Cina. Più di centoventi aziende, guidate principalmente dal gruppo Hyundai, operavano nel complesso industriale che comprende il settore delle tecnologie informatiche, quello dell’abbigliamento e tessile, e infine quello relativo a componenti automobilistiche e dei semiconduttori. Le imprese sudcoreane pagavano circa 100 milioni di dollari ($ 69 milioni) all’anno di salari ai lavoratori nordcoreani della KIC. Il progetto nel suo complesso ha contribuito quasi per 2 miliardi di dollari in scambi per la Corea del Nord, secondo l’agenzia di stampa Reuters.

Come anticipato, l’ONU e il blocco occidentale sta inasprendo le sanzioni economiche verso il Paese, in seguito alle dimostrazioni di forza del Presidente Kim. Tuttavia, l’economia nordcoreana potrebbe essere in grado di resistere ad una maggiore pressione. Anche se ancora ufficialmente illegale, l’impresa privata è cresciuta da quando le riforme incoraggiate dal Presidente hanno permesso ai singoli di generare profitti. Oltre a ciò che devono produrre per lo Stato, gli agricoltori e le fabbriche ora hanno la libertà di trovare clienti propri.

Le immagini satellitari mostrano i mercati in crescita sia in termini di dimensioni che di numero in città. Le piccole e medie imprese stanno proliferando, ad esempio, sei società di taxi ora operano a Pyongyang. Miniso, un negozio di articoli per la casa, è diventato la prima catena estera aperta in Corea del Nord, nel mese di aprile. Le riforme attuate hanno anche permesso al regime di ridurre il suo debito in dollari. Infatti, la donju, la nuova classe di commercianti e uomini d’affari della Corea del Nord, acquista protezione dal governo in cambio di ingenti donazioni in dollari.

 

Conclusioni

Sebbene la tensione internazionale stia crescendo radicalmente a causa delle dimostrazioni di forza del Presidente Kim Jong-Un, il Paese sta registrando una congiuntura economica positiva grazie alle riforme avviate e all’incremento della produzione industriale. La stessa classe media sembra avere avviato un percorso di crescita stabile e prolifico. Restano tuttavia molto forti le problematiche relative alle condizioni sociali delle classi meno agiate, ancorate ad una condizione di povertà economica che rende difficile immaginare un cambiamento sostanziale nel medio periodo. Staremo a vedere come lo Stato più controverso del momento riuscirà a proseguire nel proprio processo di sviluppo economico.

 

 

Fonti e Approfondimenti

http://www.bok.or.kr/contents/total/eng/boardNewRptList.action?menuNaviId=1929

https://www.economist.com/blogs/economist-explains/2017/06/economist-explains-21

http://www.bbc.com/news/business-22011178

https://www.theguardian.com/commentisfree/2017/apr/13/stop-calling-north-korea-crazy-understand-motives

Leave a comment

Your email address will not be published.


*