Il significato della liberazione di Raqqa

Raqqa
@Mahmoud Bali (VOA) -- Public Domain

Meno di 48 ore fa le forze curde siriane dello YPG sono entrate a Raqqa, capitale dello Stato islamico, con il supporto di reparti delle forze speciali USA ponendo fine al dominio jihadista su questo territorio. In questo articolo cercheremo di definire gli ultimi eventi, le conseguenze all’interno del panorama della guerra in Siria e i possibili sviluppi dell’autoproclamato Stato Islamico

Le ultime ore di Raqqa

L’assedio alla città è iniziato circa 4 mesi fa quando le forze curde, grazie al supporto dell’aviazione americana, sono riuscite a rompere le linee difensive sul fiume Eufrate penetrando fino ai quartieri periferici. Raqqa fino a quel momento aveva difeso la propria posizione, trasformandosi anche in una città sotterranea grazie ai lunghi tunnel costruiti dai jihadisti per scappare ai bombardamenti.

La difesa aveva subito un forte indebolimento dopo la caduta di Aleppo nelle mani delle forze di Assad, le quali hanno potuto scatenare una forza maggiore sui fronti rimanenti. La pressione delle forze governative da Sud e da Est è aumentata gradualmente, costringendo le forze jihadiste a spostare uomini dai fronti del Nord. Questa scelta ha messo in crisi le linee di difesa settentrionali che sono state spazzate via dalle offensive curdo americane.

 

Per quattro mesi la città è stata assediata e tenuta in una sacca dai curdi e dalle forze governative siriane, le quali hanno deciso di isolarla dal resto dei territori controllati da ISIS ma non attaccarla direttamente, lasciando il compito alle forze YPG. Le posizioni sono rimaste bloccate per molto tempo con lunghi combattimenti casa per casa, fin quando le risorse all’interno della città sono venute a mancare.

Le forze dello YPG hanno allora proposto un accordo ai capi militari della città che prevedeva un lascia passare per tutti i civili e i cittadini non siriani. L’intento delle forze anti-ISIS era quello di spezzare la difesa, consci del fatto che vi erano state forti tensioni all’interno della città tra combattenti siriani e foreign fighters. L’accordo è stato accettato e moltissimi civili e foreign fighters, hanno abbandonato la città con dei pullman diretti a Deir Al Zour, ultima grande città in mano a ISIS.

Alla fine solo un gruppo poco numeroso di combattenti siriani, per la maggior parte originari di Raqqa, è rimasto in città e ha cercato di resistere ad un massiccio attacco, terrestre e aereo, curdo americano. Dopo poche ore la città ha capitolato, lasciando spazio alle sfilate delle forze curde in città.

Le conseguenze per la Siria

Molti analisti statunitensi hanno già descritto la caduta di Raqqa come la caduta di Berlino nella seconda guerra mondiale, trasformando la presa di una città in rovina in un eroico gesto delle forze occidentali. Tolta la retorica, la presa di Raqqa è solamente un piccolo successo in uno scenario militare complesso, che porterà grandi conseguenze in tutta la Siria.

Il primo risultato sarà quello di aprire ufficialmente la corsa a Deir Al-Zour. Tutti gli attori in gioco in questo momento vogliono potersi fregiare del titolo di “distruttore dello Stato Islamico” sperando in questo mondo di capitalizzare sul palcoscenico internazionale questo successo.

 

Assad e Putin da un parte vorrebbero poter consegnare Al Baghdadi alle forze internazionali e magari chiedere in cambio la possibilità di distruggere del tutto le forze ribelli. Mentre, dall’altra parte, i curdi vorrebbero rafforzare la propria richiesta di indipendenza sconfiggendo Lo Stato Islamico. Ognuno degli attori in gioco sta facendo questi ragionamenti immaginandosi con lo stivale sopra la bandiera nera della jihad, ma allo stesso tempo sono anche molto altre le complicazioni di questo sviluppo.

La prima conseguenza, che già dai prossimi giorni sarà possibile vedere, sarà un aumento di pressione del governo siriano sui ribelli e di conseguenza un’elevata conflittualità all’interno dei ribelli stessi. Questo è un trend che abbiamo imparato ad osservare durante tutta la guerra civile siriana, quando le forze occidentali hanno raggiunto grandi vittorie su ISIS, spostando il focus dei media, il regime aumenta la pressione sui gruppi ribelli cercando di eliminare o di far passare dalla propria parte, qualcuna delle milizie.

 

La seconda conseguenza si vedrà invece all’interno delle zone ribelli. Quando ISIS subisce una sconfitta abbiamo spesso visto che si aprono nuovi conflitti all’interno dei territori fuori dal controllo di Assad. Principalmente perché i jihadisti finanziano una parte delle milizie e, quando lo Stato Islamico viene allontanato, questi fondi sono più rari e meno sostanziosi, permettendo a gruppi ribelli minori, o foraggiati da Al Qaeda, di scatenare piccole vendette interne.

Il futuro dello Stato Islamico

Oltre alle possibili conseguenze interne, molti analisti si chiedono quali siano i prossimi passi dello Stato Islamico. Alcuni prevedono un lento morire del gruppo, mentre altri temono che lo sviluppo possa essere ben diverso.

ISIS ha perso la battaglia per la Siria e l‘Iraq, ma non ha ancora perso la propria forza attrattiva all’interno della galassia jihadista. In questo momento, nonostante le pochissime fonti che si hanno dai fronti siriani, si pensa che ISIS stia mutando la propria organizzazione. Fino alla caduta di Raqqa il gruppo andava ancora considerato come un ibrido: a metà tra un gruppo di guerriglieri, che hanno un proprio territorio e una propria capitale, e un gruppo terroristico. Dopo gli eventi delle scorse ore sembra che ISIS stia trasformandosi in un puro gruppo terroristico formato esclusivamente da cellule indipendenti e autonome.

Molti degli esperti di terrorismo si aspettano una recrudescenza degli attacchi terroristici in giro per il mondo, soprattutto in luoghi di forza dell’ISIS (come le Filippine). L’intento è quello di non farsi superare di nuovo dai vertici di Al Qaeda che, proprio dall’ 11 settembre 2017, hanno rincominciato a lanciare messaggi e organizzare attacchi in particolare in Africa (si veda l’attentato di Al Shaabab a Mogadiscio).

Non bisogna però escludere che questa nuova struttura in cellule possa anche essere utilizzata per il continuo della battaglia in Siria, come sostengono alcuni analisti militari americani. Si pensa infatti che i rimanenti jihadisti potrebbero abbandonare il combattimento diretto preferendo una guerriglia mirata alle forze siriane o curde, come quella condotta per anni dai gruppi jihadisti iracheni nei confronti dei soldati americani dopo l’invasione.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.bbc.com/news/world-middle-east-41620009

http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2017/10/raqqa-win-syria-us-deeper-into-conflict-ypg.html

http://www.aymennjawad.org/2017/10/katibat-ali-sultan-syrian-irgc-group

https://www.foreignaffairs.com/articles/middle-east/2017-09-25/how-isis-transforming?cid=int-fls&pgtype=hpg

Leave a comment

Your email address will not be published.


*


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: