La Cina mostra i muscoli nello stretto di Taiwan

PLA army
@Chairman of the Joint Chiefs of Staff- Wikimedia commons - Creative Commons Attribution 2.0 Generic

La Cina mostra i muscoli nello Stretto di Taiwan. Mercoledì 15 aprile, la Repubblica Popolare Cinese ha condotto una serie di esercitazioni militari nelle acque circostanti l’isola di Formosa, con il chiaro intento di inviare una messaggio di forza al governo di Taipei.

La Cina, sin dalla vittoria delle forze maoiste nel 1949, considera Taiwan come una provincia ribelle, il cui unico destino è quello di ricongiungersi un giorno con l’entroterra. Tale posizione di Pechino si riassume nella così detta One China Policy, la quale si declina nel dogma dell’impossibilità per il governo di Taipaei di proclamare la propria indipendenza dall’entroterra.

Il principio dell’Unica Cina è anche accettato dagli Stati Uniti, che nel 1971, sotto la Presidenza Nixon, sospesero le proprie relazioni diplomatiche con Taiwan, aprendo invece a Pechino. Il 25 ottobre di quello stesso anno, la Repubblica Popolare prese  il posto di Taipei come membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU. Ropporti diplomatici formali vennero invece instaurati tra Washington e Pechino solo nel 79, con la Presidenza di Jimmy Carter.

Le esercitazioni, come riportato dalle fonti ufficiali cinesi, sono state le prime ad essere attuate nello Stretto di Formosa dal 2016. Le operazioni hanno preso luogo in un’area abbastanza limitata, 2 miglia quadrate; una superficie che include anche due isole a largo della città di Quanzhou nella provincia di Fujian.

Si tratta di un episodio che va a riconnettersi, in un’ottica generale, ai precedenti wargames tenutisi nel corso della prima metà di aprile nel Mar Cinese Meridionale; un altro punto di contrasto tra Cina ed altre potnze regionali, a cui si affiancano gli Stati Uniti.

Le esercitazioni in questo caso hanno visto l’impiego di 48 navi, tra cui la Liaoning, l’unica portaerei operativa di Pechino, 76 tra elicotteri, Jet da caccia, bombardieri e più di 10.000 militari. Lo stesso Xi Jinping, Presidente del partito Comunista Cinese, ha presenziato alle operazioni, sottolinenando in un discorso la necessità per la Cina di costituire una forza marina imponente ed efficace.

Questa dimostrazione di forza, prende luogo proprio quando l’amministrazione Trump sembra ormai intenzionata più che mai a varcare le linee rosse tracciate dalla Cina su alcune questioni.

Di fatto, in seguito alle elezioni, ma prima del suo insediamento alla Casa Bianca, Trump ha accettato una chiamata di congratulazioni da parte della Presidente della Repubblica di Taiwan, Tsai Ing-wen. Tale azione costituisce una brusca rottura con quanto fatto dalle precedenti amministrazioni, le quali hanno sempre e solo intrattenuto rapporti informali con Taipei.

Come se non bastasse, Washington ha concesso l’autorizzazione a produttori interni di vendere a Taipei la tecnologia necessaria per sviluppare e ampliare la propria flotta di sottomarini. La notizia è stata confermata qualche settimana fa dal Ministero della Difesa di Taiwan.

Tali sviluppi, hanno alterato di molto gli equilibri dello Stretto, portando la Repubblica Popolare a dover rispondere alla nuova sfida creata da questa più stretta partnership tra Washington e Taipei.

Tuttavia, le azioni navali intraprese dalla Cina come manifestazione di forza non finiscono qui. Esercitazioni sono state messe in atto anche nell’entroterra. Nella Cina Occidentale, le truppe della PLA (People’s Liberation Army) si stanno addestrando in ambienti che per le loro caratteristiche assomigliano di molto al territorio  di Taiwan. Questi wargames includono azioni aeree e bombardamenti simulati ad alta quota. Di fatto, le catene montuose all’interno dell’isola di Formosa e il monte Yushan, con un’altezza di quasi 4.000 metri, costituiscono una barriera naturale per le forze aeree cinesi. Queste esercitazioni hanno l’obiettivo di preparare il personale militare di Pechino ad un’eventuale guerra e a creare una forza più versatile e adattabile al territorio.

In risposta, anche Taipei ha effettuato delle proprie esercitazioni militari simulando un attacco nemico sulle proprie spiagge e la riparazione d’emergenza di aeroporti militari e altre strutture strategiche. Le autorità di Taipei hanno tuttavia dichiarato che esercitazioni più massicce si terranno tra il 4 e l’8 giugno, prevedendo anche la simulazione di bombardamenti.

La Presidente Tsai Ing-wen ha precisato che tali operazioni non costituiscono una contromisura o un escalation in risposta a quanto fatto da Pechino, ma che i wargames sono semplicemente parte di esercitazioni periodiche. Tuttavia, ciò che caratterizza  queste ultime edizioni rispetto agli anni passati è l’inclusione di personale civile. Droni privati e aziende edilizie sono state mobilitate per effettuare, rispettivamente, operazioni di ricognizione e riparazione.

Come vanno interpretate quindi queste esercitazioni sullo Stretto di Formosa? Siamo forse vicini ad una resa dei conti tra Pechino e Taipei? La narrativa ufficiale della Repubblica Popolare Cinese è che Xi Jinping sta oramai perdendo la pazienza, e che un attacco potrebbe essere ordinato per il 2020. Ma la realtà dei fatti è ben diversa. La Cina, sebbene dotata di un esercito formidabile, non accetterebbe mai di imbarcarsi in una sanguinosa guerra in cui numerosi effetivi andrebbero perduti. La strategia più conveniente per Pechino è quella di aspettare, continuando a condurre una guerra di disinformazione e tensione, volta a far desistere gli Stati Uniti dal supportare Taipei e a provocare un collasso politico interno del governo. Pazienza e pressione potrebbero essere le armi vincenti che porteranno  Pechino a trionfare nel lungo periodo.

 

Fonti e Approfondimenti:

http://nationalinterest.org/blog/the-buzz/how-taiwan-planning-stop-invasion-by-china-25594

http://nationalinterest.org/blog/the-buzz/how-china-would-invade-conquer-taiwan-heres-how-stop-it-24977

http://nationalinterest.org/blog/the-buzz/china-training-invade-taiwan-25296

https://www.reuters.com/article/us-taiwan-usa-submarines/china-demands-halt-of-u-s-arms-sales-to-taiwan-idUSKBN1HG1QJ

https://www.reuters.com/article/us-taiwan-defence/taiwan-to-build-eight-submarines-under-indigenous-shipbuilding-project-idUSKBN1770CE

 

 

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