L’11 marzo 1985 è ricordato come il giorno in cui Mikhail Gorbačëv apparve sulla scena internazionale come «l’uomo nuovo» sovietico, ma solo nel 1988 lanciò le sue riforme. Incarnava negli occhi degli spettatori, sovietici e non, l’uomo del cambiamento atteso sin dalla morte di Stalin. Il segretario del Pcus e ultimo presidente dell’Urss è passato alla storia per la fine della Guerra Fredda e la liquidazione dell’impero comunista, ma cerchiamo di inquadrare il personaggio e di analizzare la sua importanza storica.
Gorbačëv divenne segretario generale del PCUS, dopo la morte dei suoi predecessori (Leonid Brezhnev, Yuri Andropov e Konstantin Chernenkov), acquisendo l’effettivo controllo dell’Unione Sovietica e anche dei Paesi nell’orbita socialista. Durante i sei anni in cui rimase al potere, egli introdusse cambiamenti epocali, che rivoluzionarono la geografia politica del mondo, favorendo l’indirizzamento della Russia dell’Europa orientale verso la liberazione dai regimi comunisti e la liquidazione della guerra fredda. Consapevole dell’impossibilità di coinvolgere la società civile in una rinascita economica senza un clima realmente libero che rendesse credibile il progetto riformista, egli ha sempre posto come condizione necessaria per il rinnovamento la liberalizzazione politica.
Politica estera
Sono passati trent’anni da quando, nel 1988, avvenne il quarto incontro tra il presidente degli Stati Uniti Reagan e il Segretario Generale del PCUS, Gorbačëv. La serie degli incontri era stata avviata negli anni Ottanta, quando l’Unione Sovietica era in una fase di transizione e di riabilitazione nei rapporti internazionali. Gorbačëv stupì il mondo e il suo stesso Paese, quando il 15 gennaio 1986 lanciò la proposta di un programma concreto per l’abolizione delle armi nucleari entro il 2000, articolato in tre fasi:
- USA e URSS avrebbero dimezzato il numero delle armi nucleari in grado di raggiungere il territorio dell’altro Paese e adottato un accordo per liberare l’Europa dai missili a medio raggio dove la Francia e la Gran Bretagna si sarebbero impegnati a non accrescere i loro arsenali;
- Le altre Potenze nucleari si sarebbero dovute unire al processo e, dopo l’eliminazione degli apparecchi nucleari a medio raggio delle super potenze, si sarebbe passato alla proibizione dei i test nucleari;
- entro la fine del 1999, si sarebbe raggiunta l’eliminazione di tutte le armi nucleari con un accordo universale per il bando definitivo.
La proposta venne accolta entusiasticamente da Ronald Reagan e dal Segretario di Stato George Shultz, che avevano partecipato all’incontro storico a Reykjavik nel 1986, dove Reagan e Gorbachev concordarono che “una guerra nucleare non poteva essere vinta e pertanto non doveva mai essere combattuta”.
Reykjavik ruppe lo stallo del confronto nucleare fra USA e URSS nella Guerra Fredda e aprì la via a una serie di accordi senza precedenti, che realizzarono in parte il primo degli obiettivi proposti da Gorbačëv. Furono conclusi il trattato INF dell’8 dicembre 1987 per la distruzione dei missili balistici e cruise con base a terra e con raggio d’azione fra 500 e 5500 km; il trattato CFE del 19 novembre 1990 per la riduzione delle forze armate convenzionali in Europa; e, soprattutto, il trattato START I del 31 luglio 1991, per riduzioni significative delle armi nucleari strategiche americane e russe, con sistemi rigorosi di verifica della distruzione dei vettori e delle testate. Gorbačëv, inoltre, si impegnò per il raggiungimento del disarmo dalle armi chimiche (Convenzione di Parigi del 1993) e per il bando dei test nucleari e convinse la Corea del Nord ad aderire al Trattato di non proliferazione nucleare del 1985. Per la politica interna perestroika e glasnost divennero termini chiave all’interno della politica di Gorbacev, cerchiamo di capire cosa vogliono dire.
La perestrojka
Il termine in russo significa “ricostruzione”, o “ristrutturazione”. E’ stato usato da Gorbacev nel 1985 per indicare il suo programma di rinnovamento dell’economia e dell’organizzazione dello stato. I 4 punti cardinali erano: la privatizzazione di molti settori economici statali; la libertà di informazione; la riduzione del controllo militare e politico sui Paesi dell’Est (fine dell’invasione dell’Afghanistan); i trattati con gli Usa per il disarmo dei missili. Queste iniziative, però, provocarono forti tensioni economiche e politiche nella società sovietica e conflitti tra repubbliche e tra etnie, che costrinsero Gorbaciov a dimettersi nel 1991 e portarono allo scioglimento del Partito comunista e al dissolvimento dell’Unione sovietica.
Le riforme programmate dovevano seguire l’accelerazione (“uskorenie”) dello sviluppo economico, tramite cui si puntava a risolvere questioni sociali come le condizioni abitative e le necessità alimentari dei cittadini. Il nuovo leader avviò immediatamente un ricambio di dirigenti e funzionari su larga scala, che portò all’ingresso nel Politburo di quattro nuovi membri e alla nomina di tre nuovi Segretari del Comitato Centrale portatori di tendenze radicali e conservatici nell’ambito della dirigenza riformista.
Per favorire l'”accelerazione” dello sviluppo socio-economico, il plenum del 1985 aveva fissato gli obiettivi di un più efficiente utilizzo delle conquiste della scienza e della tecnica, della decentralizzazione della gestione dell’economia, dell’ampliamento dei diritti delle imprese. Priorità venne data all’industria meccanica, risollevando la quale si contava di favorire la ristrutturazione dell’intero complesso produttivo. Le prime iniziative promosse nel 1985-1986, furono la riorganizzazione di alcuni ministeri e massicce campagne contro la corruzione e contro l’alcolismo. Nonostante i maggiori sforzi, i piani produttivi non raggiunsero i risultati previsti, mentre il deficit aumentava, anche a causa di una riduzione nell’esportazione del petrolio, scarseggiavano generi alimentari e beni di consumo.
Glasnost
Glasnost è un termine russo traducibile come “pubblicità” nel senso di “dominio pubblico“; tradotta più spesso con “trasparenza”. Venne per la prima volta adoperata nel 1986 da Gorbačëv per invitare i ranghi politici a non celare le difficoltà e a discutere liberamente “in modo trasparente” e criticamente gli avvenimenti. Fa parte dell’insieme delle riforme promosse assieme alla perestrojka, con l’intenzione di combattere la corruzione e i privilegi dell’apparato politico. L’introduzione della trasparenza nel dibattito politico e nella società civile in URSS aveva il fine ultimo di mettere in difficoltà i conservatori del Pcus contrari alle riforme.
In senso più ampio, glasnost’ è stata poi utilizzata anche per indicare tutte quelle politiche volte ad attuare una più estesa circolazione dell’informazione nell’Unione Sovietica. Questo fu il primo passo per l’affievolimento della censura, concessioni di una graduale libertà di stampa e una progressiva liberazione dei dissidenti. La politica di glasnost’ subì quasi subito una battuta d’arresto quando, nell’aprile del 1986, si verificò una gravissima catastrofe nucleare a Černobyl’, e la notizia venne tenuta nascosta per diversi giorni.
Si trattava inoltre di combattere un male culturale storico sovietico: l’abitudine a sostituire al dibattito e alla discussione la propaganda e la retorica. Mikhail Gorbačëv sperava inoltre che attraverso una maggiore apertura, dibattiti e partecipazioni, il popolo sovietico avrebbe sostenuto la sua perestrojka, prendendovi parte direttamente. L’attenzione dell’opinione pubblica cominciò così a focalizzarsi sulla povertà degli alloggi, sulle carenze di cibo, sull’alcolismo, sul diffuso inquinamento, sul rialzo degli indici di mortalità e sul ruolo subordinato delle donne. Inoltre, grazie alla glasnost’, si acquisì una maggiore consapevolezza degli orrori commessi dal partito comunista e dal regime sotto la guida di Stalin.
L’apertura politica, peraltro, continuò a produrre conseguenze come il sopravvento dei nazionalisti alle elezioni per le assemblee regionali delle repubbliche costituenti. Così, tanto più Gorbačëv indeboliva i mezzi di repressione politica, tanto più è stata indebolita la capacità di Mosca di imporre il proprio volere sulle repubbliche sovietiche, finendo nell’implosione e dissolvimento dell’Unione Sovietica.
Fonti e approfondimenti
https://ria.ru/spravka/20100702/251528110.html
http://www.storia.rai.it/articoli/reagan-gorbaciov-inizia-il-disgelo/11281/default.aspx