La società civile egiziana e la repressione del regime

Egitto
@Ahmed Abballaa - wikimedia commons - CC BY 4.0

Per società civile s’intende quell’insieme di organizzazioni culturali, sociali ed economiche costituenti il cosiddetto terzo settore. Questi enti operano a contatto con diverse realtà sociali offrendo servizi alternativi a quelli statali, in contrasto a problematiche sociali quali ad esempio povertà, clandestinità e disoccupazione. Il carattere pro-social, spesso anche globale, e no-profit di queste associazioni garantisce loro un determinato peso politico che a volte le contrappone allo stato. La contrapposizione stato-società civile è particolarmente evidente in contesti in cui lo stato assume un carattere spiccatamente autoritario.

Tra i Paesi in cui gli attori della società civile – diffusamente intesi come ONG o sindacati – soffrono una violenta repressione, vi è l’Egitto di Sisi. Dal 2013, inizio del Governo del Generale Sisi, il Paese nordafricano ha visto un aumento delle limitazioni alle libertà di enti considerati avversi allo stato. Iniziata con lo scopo di danneggiare le associazioni legate ai “Fratelli Musulmani”, la repressione di Sisi  è stata indirizzata contro diverse organizzazioni anche internazionali.

Negli ultimi anni, decine di attivisti politici, sindacalisti e volontari delle ONG sono stati perseguiti come criminali e nemici dello Stato. Nonostante le proteste della comunità internazionale, nel 2017 il Parlamento egiziano ha approvato il nuovo pacchetto legislativo riguardante la società civile, che era stato proposto da Sisi nel 2016.

The Law on Associations and Other Foundations Working in the Field of Civil Work” e la Guerra alle ONG

Negli ultimi anni, gli attori della società civile si sono trovati ad affrontare l’atteggiamento draconiano di Sisi, culminato con la modifica della legislazione in materia. La cosiddetta “Law 70”, pilastro della “riforma”, va a modificare i rapporti tra stato e società civile, limitando le libertà di quest’ultima. Per entrare nel dettaglio, la legge prevede l’introduzione di un nuovo ente ministeriale responsabile del controllo delle attività delle associazioni civili sul suolo egiziano. Qualunque tipo di organizzazione a scopo sociale deve registrarsi presso il nuovo ente, che è autorizzato ad analizzare il dossier dell’associazione in questione per valutarne l’idoneità. L’idoneità viene rilasciata o negata in base al campo in cui l’organizzazione si propone di operare: molte delle aree più delicate della società egiziana (come quelle riguardanti ad esempio immigrazione, sostegno alle vittime di abusi o di tortura, ecc.) sono state etichettate come “priorità dello Stato” o come “questione morale”, e quindi escluse dal raggio d’azione delle ONG.

Col nuovo corpus legislativo, inoltre, gli enti di controllo statali hanno pieno accesso ai conti bancari delle ONG, e si riservano il diritto di congelare i fondi qualora le associazioni escano dai loro presunti ambiti di competenza. Un altro limite, poi, riguarda la possibilità di svolgere ricerche che possano danneggiare lo Stato o la morale del Paese. Di conseguenza, gran parte delle proposte di indagine o sondaggio vengono bocciate con il pretesto che possano costituire un pericolo per l’integrità della nazione.

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Inoltre, con l’entrata in vigore della nuova legge, le ONG si vedono negata la possibilità di ottenere fondi internazionali o di collaborare con organizzazioni straniere. I trasgressori, in caso di colpevolezza, rischiano una pena che va dai due ai tre anni di reclusione, e/o una multa che va dai 2.500 ai 55.000 euro.  A causa della legge-strumento usata da al-Sisi nella guerra alle ONG, gli attori sociali vittime del nuovo regime non sono pochi.

A inizio novembre 2017, in seguito all’ennesima ondata di arresti nei confronti di vari attivisti, Amnesty International ha denunciato il trattamento riservato alle ONG. Il primo novembre, diciannove volontari di diverse associazioni sono stati arrestati e mai rilasciati – in alcuni casi se ne sono perse le tracce anche nelle carceri. Tra le persone fermate, vi è anche Hoda Abdelmoniem, celebre avvocata per i diritti umani. Il triste avvenimento, l’ultimo di una lunga serie di persecuzioni ai danni di centinaia di attivisti, ha sancito la “sconfitta” di diverse organizzazioni. Di fatto, sono molte le ONG che a fronte della repressione del governo hanno deciso di chiudere i propri uffici in Egitto. Tra queste ve ne sono di celebri come Human Rights Watch, The International Crisis Group, The Carter Center e The Republican International Institute.

Le limitazioni imposte a sindacati e manifestazioni

Nonostante le conquiste ottenute durante la Primavera Araba, anche i sindacati hanno iniziato a subire la repressione del regime di Sisi. Dal 2013 ad oggi centinai di membri dei maggiori sindacati indipendenti sono stati arrestati dalla polizia. L’obiettivo di Sisi è quello di rendere illegali tutti i sindacati indipendenti, cioè intesi come non allineati al Ministero del Lavoro. A colpire l’attività dei sindacati è stata la cosiddetta “Legge anti-manifestazione” del 2013, poi confermata dalla Suprema Corte Costituzionale nel 2016. Nel testo legiferato si nota l’obbligo di sindacati e associazioni di richiedere il permesso per qualsiasi tipo di riunione o manifestazione con dieci o più partecipanti. Nel caso in cui l’obbligo venisse trasgredito, le forze di sicurezza sono autorizzare ad usare ogni strumento al fine di bloccare la manifestazione o riunione.

Le pene per i trasgressori arrivano fino a cinque anni di reclusione, al divieto di abbandonare il paese e di partecipare ad attività pubbliche a sfondo politico. Tra le motivazioni di facciata usate dal governo per giustificare la promulgazione di tale legge risulta anche la lotta al terrorismo. Un’accusa, quella di favorire i fondamentalisti, che viene spesso usata come strumento politico per colpire gli oppositori del regime. Esattamente come i predecessori Mubarak e Morsi,  Sisi utilizza qualsiasi strumento in suo possesso per perseguitare e contrastare qualsiasi attore del terzo settore non allineato alle politiche del regime.

Fonti e approfondimenti:

https://www.cospe.org/news/egitto-disegno-di-legge-per-devastare-la-societa-civile-per-le-prossime-generazioni/

Focus paese: Egitto

https://www.agensir.it/quotidiano/2018/11/2/egitto-amnesty-agghiacciante-ondata-di-arresti-di-attivisti-almeno-19-persone/

http://www.icnl.org/research/monitor/egypt.html

https://pomed.org/fact-sheet-egypts-campaign-against-civil-society/

https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/civil-society-on-trial-in-egypt-revisiting-the-ngo-workers-case

https://www.fidh.org/en/issues/human-rights-defenders/egypt-elimination-of-civil-society-signed-into-law-by-president-sisi

https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2018/11/egypt-sisi-ngo-law-amendments-civil-society.html

https://www.hrw.org/news/2017/06/02/egypt-new-law-will-crush-civil-society

http://www.amnesty.it/egitto-ondata-arresti-difensori-dei-diritti-umani/&strip=0&vwsrc=0

https://www.agcnews.eu/egitto-confermata-la-legge-anti-manifestazioni/

https://carnegieendowment.org/sada/64634

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