Europa27: le elezioni generali in Spagna

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Un governo di centrosinistra caduto, un sistema bipolare andato in frantumi, crescenti frizioni centro-periferia e una destra estremista che aumenta i consensi; tutto all’alba del rinnovo della totalità delle istituzioni politiche spagnole e del voto europeo.

Con la terza tornata elettorale dal 2015, sembra che la crisi politica europea non abbia risparmiato neanche la Spagna, ma a ben vedere le cause di instabilità sono anche e soprattutto autoctone. La spinta secessionista della Catalogna e la vittoria dei nazionalisti, per di più nel cuore elettorale socialista dell’Andalusia, mettono in discussione l’identità politica spagnola nata dalla costituzione del 1978.

La crisi politica spagnola, un problema a livello europeo

Le elezioni generali del prossimo 28 aprile rinnoveranno i 350 deputati e 208 di 266 senatori. Saranno poi seguite dalle elezioni europee, regionali e municipali del 26  maggio, che nell’ottica della difficile formazione del governo, rappresenteranno un “secondo turno” fondamentale per definire rapporti di forza tra i partiti politici spagnoli.

Due elementi fondamentali permeano la campagna elettorale: la questione catalana e quella ideologica, a discapito di un dibattito sull’economia che meriterebbe di essere intrapreso e di un ragionamento sul ruolo che il Paese deve assumere in uno scenario europeo e mondiale in transizione. Il rischio, a livello europeo, è quello di non avere un governo operativo che rappresenti uno dei Paesi mediterranei decisivi nel gestire dossier importanti.

Tutte le strade portano alla Catalogna

In questo quadro politico tutte le strade portano alla Catalogna. La caduta del Governo Sanchez, il successo di Vox e le difficoltà del Partido Popular hanno molto a che fare con la crisi catalana. Le prossime elezioni vengono, infatti, proclamate dal Governo due giorni dopo la sconfitta sulla legge di bilancio,  causata dal mancato appoggio dei Catalani che erano stati decisivi nella formazione dell’esecutivo socialista.

L’alleanza tra le due forze politiche si rompe nel momento in cui i primi comprendono l’impossibilità di strappare concessioni sull’indipendenza: l’inizio del processo ai leader catalani esattamente un giorno prima del voto sul bilancio è simbolico e rappresenta uno dei tasselli della crisi politica che da ottobre permea la politica spagnola. La Costituzione, redatta tre anni dopo la morte di Franco, garantisce già ampia autonomia alla Catalogna, ma non abbastanza nell’ottica degli indipendentisti, che hanno proposto ai catalani di esprimersi sulla secessione senza tenere in considerazione il resto del Paese, fortemente contrario.

Secondo il politologo Oriol Bartomeus, l’accordo costituzionale sullo status della Catalogna vive una stagione in cui da un lato c’è un tentativo di revisione da sinistra, che genera dall’altro una reazione da destra. La stessa reazione dura di Rajoy, con la sospensione del Parlamento regionale e il tentativo di imporre (ex art. 155 Cost.) il governo diretto di Madrid, ha rafforzato la posizione degli indipendentisti, ma ha anche riacceso la miccia del nazionalismo spagnolo; l’effetto immediato è stata la caduta di Rajoy e la perdita di voti dei popolari a favore di Vox.

L’altro grande effetto della reazione alla questione catalana è la polarizzazione del dibattito politico, dinamica che sta permeando il quadro politico spagnolo. Le elezioni regionali di dicembre hanno dato luogo a un aumento dei consensi in favore di Vox, per di più nel bastione socialista dell’Andalusia. Il consenso della formazione di destra non si spiega solo in reazione all’immigrazione, ma anche quale risposta della Spagna più povera alle velleità indipendentiste di quella più ricca. Secondo il politologo Jose Ignacio Torreblanca, non è solo il tema dell’immigrazione a portare voti a Vox a discapito del PP, ma soprattutto la percezione che i popolari non siano stati in grado di risolvere risolutamente la crisi catalana.

Il rischio a livello europeo di una Spagna senza governo

Sanchez punta molto sulle politiche messe in campo dal suo governo nonostante i pochi mesi a disposizione. Tuttavia, l’aumento del salario minimo e delle pensioni, e una rinnovata attenzione verso le politiche sociali, potrebbero non bastare a convincere buona parte dell’elettorato, tanto da fornirgli una maggioranza per governare. Stando ai sondaggi, il PSOE sarebbe sì il primo partito, ma non potrebbe governare da solo e sarebbe ribaltato da un’ipotetica alleanza PP-Vox-Ciudadanos. Quest’ultima ipotesi comporterebbe la mancanza di una controparte socialista nei Paesi mediterranei del Consiglio Europeo, ma non automaticamente di un alleato dei populisti italiani. Infatti, tanto Ciudadanos quanto i popolari sarebbero alternative europeiste, rispettivamente liberali e conservatrici.

L’altra, più importante, problematica è rappresentata dall’ipotesi di una mancanza di governo, almeno durante il periodo estivo. I dossier all’attenzione degli esecutivi europei, dalla Brexit alla formazione della nuova Commissione Europea, sono troppo importanti per essere negoziati senza la Spagna. Nonostante le performance economiche positive, le possibilità di rivelarsi un attore chiave nello scenario europeo rischiano di bloccarsi drammaticamente. Questo, in ultima analisi, è l’effetto della crisi politica iniziata con la questione catalana e poi allargatasi all’intero quadro politico.

Fonti e approfondimenti

Foreign Affairs, Is Far-Right Populism Gaining Ground in Spain?: https://www.foreignaffairs.com/articles/spain/2019-02-11/far-right-populism-gaining-ground-spain

NYT, Yet Another Election for Spain Reveals Deeper Strains: https://www.nytimes.com/2019/02/15/world/europe/spain-snap-election.html?action=click&module=RelatedCoverage&pgtype=Article&region=Footer

NYT,Spain’s Far-Right Vox Party Sees Breakout Moment in New Election: https://www.nytimes.com/2019/02/16/world/europe/spain-elections-vox-far-right.html

El Pais, Los partidos rehúyen el debate económico pese a la amenaza de ralentización: https://elpais.com/politica/2019/03/17/actualidad/1552837950_989908.html

El Pais, Bloques y bloqueos: https://elpais.com/elpais/2019/03/18/opinion/1552920312_080554.html

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