Il nord della Russia protesta contro le politiche di gestione dei rifiuti

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

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Lo scorso 7 aprile diverse migliaia di persone (alcune stime arrivano fino a 10.000) si sono radunate in una protesta non autorizzata nel centro di Arkhangel’sk, città del Circolo Polare Artico nel nord della Russia europea. Questa grande mobilitazione è stata l’apice di una serie di proteste che dallo scorso agosto vanno avanti nella zona, e ha portato all’arresto di almeno otto persone, fra organizzatori e partecipanti – oltre alle decine di persone già arrestate negli ultimi mesi. Cos’è successo?

Risorse insufficienti

Negli ultimi anni, le polemiche e i disagi relativi allo smaltimento dei rifiuti di Mosca si sono intensificate, fino a rendere evidente una vera e propria emergenza rifiuti: i vecchi stabilimenti dell’epoca sovietica non solo sono gravemente malmessi, ma non riescono nemmeno a contenere fisicamente l’enorme quantità di rifiuti indifferenziati prodotta ogni anno dagli abitanti della capitale e dell’area circostante (l’oblast’ di Mosca) – che ammonta a 1/5 dei rifiuti totali prodotti dai cittadini della Federazione Russa. Insomma: Mosca sta traboccando letteralmente di immondizia.

La situazione, ben nota da tempo ai moscoviti, si è fatta particolarmente tesa a marzo 2018, quando 60 bambini sono stati ricoverati in ospedale a causa di una presunta intossicazione da fumi tossici provenienti dalla discarica adiacente alla loro scuola. In seguito alle forti proteste dei residenti, le autorità moscovite hanno dovuto riconoscere il problema, e diverse discariche sono state chiuse a giugno 2018, in quanto dichiarate “un rischio per la salute di 17 milioni di persone”. Ciò ha naturalmente causato ulteriori problemi, poiché la capitale non dispone ancora di nuove strutture sufficienti a smaltire i suoi rifiuti: dove andranno a finire le tonnellate un tempo raccolte nelle vecchie discariche?

 

Gli ekotekhnopark: i rifiuti dal centro alla periferia

A ottobre 2018, le autorità di Mosca e Arkhangel’sk hanno annunciato la costruzione di un ekotekhnopark chiamato “Shies” al confine fra l’oblast’ di Arkhangel’sk e la repubblica di Komi, all’estremo nord della Russia europea. Si tratta di una struttura che andrà a contenere fino a 500 tonnellate di rifiuti provenienti dalla capitale, che lì potranno essere sotterrati e immagazzinati per un periodo di circa vent’anni – stando alle comunicazioni ufficiali. Tuttavia, le autorità non hanno fornito alcun tipo di informazione in merito al tipo di smaltimento che verrà effettuato in questi ekotekhnopark.

Dal progetto presentato al pubblico risulta chiaro che, nella struttura di Shies, i rifiuti non verranno differenziati, né tantomeno riciclati – e da questa assenza di informazioni è evidente che non vi sarà smaltimento alcuno. Parallelamente alla realizzazione  di Shies sono in corso i lavori per la costruzione di strutture dedicate alla compressione e all’imballaggio di rifiuti nell’oblast’ di Mosca.  I rifiuti non differenziati verranno compressi in grandi cubi e imballati in uno strato di polietilene: ciò consentirà un trasporto meno costoso e più efficiente, e l’imballaggio permetterà di “conservare” i rifiuti per molto tempo.

È dunque chiaro che la strategia di Mosca per far fronte all’emergenza sarà quella di spedire i rifiuti in regioni remote della Russia, senza che essi vengano smaltiti in modo sostenibile o riciclati in alcun modo.  Pertanto,  questi ekotekhnopark non sono da considerare altro che comuni discariche, in cui stoccare le tonnellate di rifiuti solidi urbani  di Mosca che contribuiranno a inquinare il territorio.

Per costruire Shies, è stato scelto proprio il territorio di Arkhangel’sk perché le tratte ferroviarie che lo collegano alla capitale sono generalmente poco trafficate. Da agosto 2018 in poi, i cittadini delle aree limitrofe al sito prescelto portano avanti manifestazioni e proteste – per la maggior parte non autorizzate (e dunque illegali, secondo la legge della Federazione Russa) – in risposta alle quali le autorità locali hanno promesso di “stanziare fondi per la riparazione e la costruzione di infrastrutture pubbliche nelle cittadine circostanti l’ekotekhnopark”.

Il governatore dell’oblast’ di Arkhangel’sk, Igor Orlov, si è spinto decisamente oltre e ha dichiarato queste proteste “insensate”, rimarcando la sua determinazione a “fare il possibile per aiutare la capitale” e definendo “canaglie” i partecipanti alle manifestazioni. Le autorità federali hanno  poi annunciato la realizzazione di altri ekotekhnopark in altrettante zone remote della Russia occidentale, a partire da un nuovo stabilimento già in costruzione nell’oblast’ di Kaluga, a sud-ovest di Mosca.

Tuttavia, tutto questo non basta ancora a far fronte all’emergenza rifiuti nella capitale. A fianco dell’impianto di Shies e dei tentativi di superare la resistenza degli abitanti, è stata anche avanzata la proposta di trasformare terreni coltivabili in aree industriali per il deposito dei rifiuti. Questa proposta non ha convinto i deputati dei governi regionali delle zone interessate (principalmente nel nord-ovest della Russia), che si sono più volte scontrati sul tema senza giungere a una posizione definitiva.

 

Gli interessi dietro alla strategia

La gestione dell’emergenza rifiuti della capitale ha chiaramente coinvolto molti interessi economici, spesso alla base delle decisioni prese. Le imprese che hanno gestito la costruzione dei nuovi impianti di compressione e imballaggio dei rifiuti nei dintorni di Mosca, per cominciare, sono le stesse che hanno gestito la costruzione di Shies e che stanno attualmente progettando il secondo park di Kaluga.

La testata online Meduza ha condotto un’inchiesta approfondita sulla questione, e non è riuscita a recuperare i contratti e i documenti ufficiali che regolano la costruzione di queste discariche. Allo stesso modo, gli organi della magistratura – nel corso di alcune indagini sulla regolarità del progetto – non sono riusciti a ottenere i documenti che attestano il permesso di costruzione delle strutture.

Nell’oblast’ di Kaluga, la polizia ha sanzionato la società di costruzioni Roud Grupp – che gestisce la costruzione del nuovo ekotekhnopark – per questa assenza di documentazione valida che attesti i permessi e la conformità alle norme edilizie e ambientali vigenti. Nonostante ciò, i lavori non sono stati interrotti. Inoltre, è stata accertata la corrispondenza dei vertici di Roud Grupp con i vertici delle imprese che dirigono la realizzazione dei centri di imballaggio nella periferia di Mosca.

Roud Grupp sembra essere il perno su cui convergono gli interessi economici di tutti i progetti legati alla gestione dei rifiuti. Fondata nel 2010, in meno di un anno questa società ha ottenuto un appalto di 522 milioni di rubli all’interno dell’enorme progetto di manutenzione della rete stradale della capitale voluto dal sindaco di Mosca, Sergey Sobyanin. Nel 2014, l’impresa si è vista rinnovare l’appalto e ha preso parte ad altri progetti finanziati dallo Stato per la ristrutturazione delle strade. Inoltre, il titolare di Roud Grupp è l’amministratore delegato dell’impresa Arktika Invest (una grande compagnia di investimenti del nord del Paese), mentre una grossa parte dei vertici di Roud Grupp occupa posizioni di rilievo nella pubblica amministrazione della capitale.

È evidente come la strategia di smaltimento dei rifiuti implementata dal governo federale e regionale russo per far fronte all’emergenza coinvolge interessi economici che lasciano in secondo piano l’urgenza di una reale soluzione al problema e l’impegno verso politiche sostenibili.

Il trasferimento di rifiuti solidi urbani in discariche hi-tech in zone remote costituisce un’ulteriore significativa minaccia per l’ambiente. Inoltre, la testata russa New Times ha paragonato questa strategia a una vera e propria “politica coloniale”: la Russia viene esplicitamente divisa in aree di “serie A”, che si liberano dei loro rifiuti, e aree di “serie B”, destinate a rimanere le discariche del cuore pulsante del Paese. La mobilitazione della popolazione di queste ultime aree è da considerarsi un segnale della sempre più malcelata insofferenza dei cittadini russi nei confronti di un governo che spesso favorisce interessi di parte.

 

 

Fonti e approfondimenti

Meduza.io, Москве надо избавиться от шести миллионов тонн мусора. В какие регионы его будут свозить и кто этим займется, 1/11/2018
https://meduza.io/feature/2018/11/01/moskve-nado-izbavitsya-ot-shesti-millionov-tonn-musora-v-kakie-regiony-ego-budut-svozit-i-kto-etim-zaymetsya

Meduza.io, В Архангельске на несанкционированном митинге против мусорного полигона потребовали отставки губернатора, 04/07/2019
https://meduza.io/news/2019/04/07/v-arhangelske-na-nesanktsionirovannom-mitinge-protiv-musornogo-poligona-potrebovali-otstavki-gubernatora

Meduza. io, В Архангельске задержаны организаторы акции протеста против московского мусора, 08/04/2019
https://meduza.io/news/2019/04/08/v-arhangelske-zaderzhany-organizatory-aktsii-protesta-protiv-moskovskogo-musora

The New Times, В АРХАНГЕЛЬСКЕ ЗАДЕРЖАЛИ СТОРОННИКОВ “БЕССРОЧНОГО ПРОТЕСТА”
https://newtimes.ru/news/detail/179230

The New Times, СЕВЕР ПРОТИВ КОЛОНИАЛЬНОЙ ПОЛИТИКИ МОСКВЫ, 08/04/2019
https://newtimes.ru/articles/detail/179224

MKRU, Официальные СМИ «не заметили» массовую акцию гражданского протеста в Архангельске, 09/04/2019
https://arh.mk.ru/social/2019/04/09/oficialnye-smi-ne-zametili-massovuyu-akciyu-grazhdanskogo-protesta-v-arkhangelske.html

The Moscow Times, How Russia’s Attempt to Solve its Trash Crisis is Backfiring, 12/12/2018
https://www.themoscowtimes.com/2018/12/12/how-russias-attempt-to-solve-its-trash-crisis-is-backfiring-a63795

The Moscow Times, Thousands Come Out in Protest Against Moscow’s Plan to Dump its Trash on Russian Regions, 3/02/2019
https://www.themoscowtimes.com/2019/02/03/thousands-come-out-in-protest-against-moscows-plan-to-dump-its-trash-on-russian-regions-a64376

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