Renew Europe, con i suoi 93 deputati, è il terzo gruppo del Parlamento europeo in ordine di grandezza dopo le elezioni del maggio 2019. Nonostante i liberali europei oggi svolgano un ruolo decisivo all’interno dell’Assemblea di Strasburgo, la loro storia politica è stata molto più travagliata rispetto agli altri gruppi storici. Alla base del successo delle ultime elezioni sta il sodalizio politico nato tra le forze liberali tradizionali e il partito del presidente francese Emmanuel Macron.
La storia dei liberali nel Parlamento europeo
Il gruppo dei liberali europei si formò all’interno del’Assemblea comune della CECA nel 1953. A differenza degli altri due gruppi storici del PE, popolari e socialdemocratici, i liberali riscontrarono molte difficoltà nel trovare principi e ideali comuni da cui far maturare una coesione politica efficace.
Questa difficoltà è rintracciabile anche nel continuo cambio di nome del gruppo nel corso degli anni: dal 1979 al 1985 fu Gruppo Liberale e Democratico, nel 1985 prese il nome di Gruppo Liberale, Democratico e Riformatore, successivamente modificato in Gruppo del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori. Nel 2014 diventò Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE) ma anche quest’ultimo è stato modificato nel luglio del 2019, dando vita a Renew Europe.
Tutti i cambi di denominazione sono stati fortemente influenzati dall’entrata nel gruppo di partiti che rientravano nella categoria di “liberali” in maniera molto diversa. Il concetto di “liberale”, infatti, in politica ha storicamente e geograficamente assunto significati molto diversi, passando dall’idea di un liberalismo progressista di sinistra a quella di un liberalismo conservatore di destra.
Proprio per questo motivo il gruppo non è mai risultato molto coeso e spesso i partiti che ne hanno fatto parte interpretavano il loro essere “liberali” in maniera molto diversa. Sono esempio di questo fenomeno i partiti italiani che nel corso degli anni hanno aderito al gruppo: Partito Repubblicano Italiano (moderato), Partito Liberale Italiano (conservatore), La Margherita (centro) e i Radicali Italiani. Nonostante questa caratteristica eterogeneità, il gruppo dei liberali ha sempre ricoperto un ruolo molto importante all’interno del PE, rappresentando una valida alternativa alle forze socialiste e popolari.
L’andamento elettorale
Alle urne l’andamento dei liberali è stato sempre molto altalenante. A tornate negative sono seguite altre molto positive. Sono esempio di questo comportamento elettorale i risultati ottenuti alle elezioni del 2014 e del 2019. Se, infatti, nel 2014 l’ALDE aveva ottenuto l’8,9% (uno dei risultati più deludenti dall’istituzione del voto diretto) alle ultime elezioni europee ha invece ottenuto il 14,4% (risultato migliore in assoluto).

Andamento elettorale liberali 1979-2019 (grafico: Lo Spiegone, dati: Parlamento europeo)
Mentre la sconfitta del 2014 era dovuta ai risultati deludenti raggiunti da alcuni partiti come l’FDP tedesco e il Partito Liberale di Nick Clegg nel Regno Unito, il risultato sorprendente raggiunto alle elezioni dello scorso maggio è dovuto soprattutto all’entrata nella famiglia liberale dei rappresentanti eletti nelle fila de La République En Marche, partito del presidente francese Emmanuel Macron.
I risultati registrati in Francia nelle elezioni del 2019 sono indicativi di questa tendenza. Pur essendo arrivato secondo a livello nazionale dietro al Front National di Marine Le Pen, il partito di Macron ha registrato il 22,4%, portando quindi all’interno del gruppo liberale ben 21 deputati (14 in più rispetto ai deputati liberali eletti in Francia nel 2014).
Il buon risultato ottenuto dai liberali nel 2019 in termini di seggi è stato ridimensionato a inizio del 2020 a causa dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. La seconda delegazione in termini di grandezza all’interno del gruppo era proprio quella dei liberali britannici, che occupavano 16 seggi. Dal primo febbraio 2020 il numero dei seggi riservati al nuovo gruppo liberale, Renew Europe, è passato quindi da 109 a 93.
La nascita di Renew Europe
La scelta di cambiare il nome all’ALDE è strettamente legata all’entrata nel gruppo degli eurodeputati di La République En Marche. Già da prima delle elezioni del maggio 2019 era stato avviato un dialogo tra Macron e l’ALDE, in quanto il presidente francese vedeva nei liberali la famiglia europea che meglio rispecchiava i suoi ideali. Nonostante questo, l’idea iniziale di Macron era quella di formare un proprio gruppo politico con cui poi creare un’alleanza con l’ALDE dentro l’Assemblea. Ma creare un gruppo all’interno del PE, con minimo 25 deputati provenienti da almeno sette Stati membri, si è rivelato un compito arduo anche per il presidente francese. Già subito dopo il voto di maggio, quindi, Macron ha deciso di iniziare la trattativa per entrare a far parte della famiglia dei liberali.
La discussione si è conclusa nel luglio 2019, in tempo per la seduta inaugurale del PE, quando Guy Verhofstadt – leader dell’ALDE – ha annunciato il nuovo nome del gruppo. La scelta di cambiare il nome sembrerebbe essere stata una condizione posta da Macron in sede di trattative. Secondo i vertici di La République En Marche era fondamentale eliminare la dicitura “liberale” dal nome del gruppo, perché il concetto politico di “liberalismo” nella tradizione politica francese assume l’accezione più conservatrice del termine.
L’abolizione del termine “liberale” dal nome potrebbe inaspettatamente aprire altre porte al nuovo gruppo Renew Europe. Alcuni partiti nazionali potrebbero decidere di abbandonare il proprio gruppo per aderire alla neo famiglia liberale: è quello che è già successo a Nicola Danti, unico eurodeputato passato a Italia Viva dopo la scissione dal Partito Democratico. Con questa decisione il nuovo partito guidato da Matteo Renzi ha quindi deciso di sganciarsi dalla famiglia dei socialdemocratici per unirsi ai liberali.
Sebbene il nuovo nome possa rafforzare il gruppo sotto il punto di vista del numero dei seggi, questo cambio di rotta potrebbe creare delle nette divisioni al suo interno. Alcuni dei partiti nazionali che storicamente appartengono alla famiglia liberale in Europa hanno dimostrato scetticismo nei confronti di queste ultime novità, affermando che la modifica del nome non minerà i principi liberali su cui il gruppo si basa da più di settant’anni.
Fonti e approfondimenti
Marino B., “Il gruppo dell’ALDE: un inevitabile ridimensionamento?”, in De Sio L., Emanuele V., Maggini N. (a cura di), Le elezioni europee 2014, Roma, Centro Italiano Studi Elettorali, 2014.
De La Baume M., “Macron-Liberal alliance to be named Renew Europe“, POLITICO, 12/06/2019.
De La Baume M., “Meet the liberals, starring Emmanuel Macron“, POLITICO, 14/10/2019.
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