La carica di vicepresidente negli USA e la sua rilevanza politica

In questi giorni gli Stati Uniti stano affrontando una profonda crisi sociale, economica e sanitaria. In tutto il Paese continuano le proteste per l’uccisione di George Floyd, la pandemia di Covid-19 non si arresta e l’economia risente pesantemente degli effetti del lockdown internazionale. Nel frattempo, continua però la corsa per le elezioni politiche del prossimo novembre in cui si affronteranno Donald Trump, presidente uscente, e Joe Biden, candidato per il Partito Democratico.

Le previsioni dei sondaggi danno Biden in netto vantaggio su Trump ma, come ha dimostrato la corsa del 2016, la partita potrebbe essere più aperta di quanto dicano le rilevazioni. Tra le scelte che potrebbero influire sulle sue possibilità di vittoria gli analisti indicano quella del vicepresidente come particolarmente importante. Il fatto però che si dia tale rilevanza a questa scelta è una novità per la politica statunitense, in quanto, storicamente, quella del vicepresidente è una carica che non ha un ruolo di grande rilievo. Vediamo allora che cosa è cambiato.

Un ruolo meramente simbolico 

Riportata sui quotidiani degli Stati Uniti c’è una vecchia battuta che dice: “Una donna aveva due figli. Uno è andato per mare, laltro è diventato vicepresidente degli Stati Uniti. Nessuno ha più avuto loro notizie.” Difatti, quello del vicepresidente non è un mandato che nel passato ha avuto un particolare peso istituzionale o politico. La Costituzione degli Stati Uniti offre a questa figura un ruolo piuttosto limitato: dovrebbe presiedere il Senato, ma può esprimere un voto solo in caso di parità.

Di fatto, il compito principale del vicepresidente è quello di prendere le redini del potere esecutivo ad interim in caso di necessità, qualora il presidente fosse impossibilitato a esercitare la propria carica. Questo potrebbe succedere a causa della sua morte, delle sue dimissioni o se il vicepresidente e la maggioranza di Gabinetto giudichino che non sia più in grado di assolvere ai doveri della presidenza. Nell’intera storia degli Stati Uniti, in cui si sono succeduti 45 presidenti, il vicepresidente ha dovuto farsi carico di questa responsabilità solo nove volte. Esempi celebri sono quelli dei due Johnson, entrambi succeduti a presidenti assassinati: Andrew Johnson, che succedette ad Abraham Lincoln, e Lyndon B. Johnson, succeduto a J.F. Kennedy.

Nel corso del tempo, la vicepresidenza è stata considerata come una sorta di ruolo simbolico, di garanzia istituzionale. Il fatto che il vice di una carica importante quanto quella del presidente degli Stati Uniti fosse dotato di poteri così limitati è stato fonte di ilarità per un paio di secoli. La carica di vice è stata presa così tanto in giro, letteralmente, che il sito ufficiale del Senato degli Stati Uniti recita: “Tenendo l’ufficio costituzionale meno compreso, più ridicolizzato e più spesso ignorato del governo federale, i vicepresidenti americani hanno incluso alcuni individui straordinari”.

La graduale estensione dei poteri  del vicepresidente

Questa concezione è però decisamente cambiata nel tempo, e gli analisti hanno cominciato a sostenere che la selezione del vicepresidente possa davvero giocare un ruolo importante nel rafforzare (o indebolire) una candidatura presidenziale. Per esempio, quella di Sarah Palin fu una scelta sbagliata per il candidato Repubblicano John McCain, che sfidò Barak Obama nel 2008. Palin, governatrice dell’Alaska sostanzialmente sconosciuta e con poca esperienza, fece affondare la candidatura di McCain, già in netto svantaggio rispetto a Obama. Parallelamente, Joe Biden fu invece un candidato vicepresidente di importanza strategica per Obama, che riuscì a “rassicurare” l’elettorato più di centro a fronte di un candidato percepito come fortemente progressista.

La trasformazione del ruolo del vicepresidente è cominciata negli anni ’70, in particolare con Walter F. Mondale. Mondale, che ha servito come vicepresidente dal 1977 al 1981, ha profondamente influenzato questo ruolo, aprendo la strada a vicepresidenti piuttosto “potenti.” Fortemente impegnato in politica interna ed estera, Mondale è stato il primo vicepresidente ad avere un ufficio alla Casa Bianca e ha avuto un accesso senza precedenti al lavoro del presidente. I vicepresidenti sono diventati più visibili e hanno decisamente aumentato l’estensione dei loro poteri. Ora, sono membri integranti dell’amministrazione, direttamente coinvolti nella politica interna e all’estero, trasformandosi di fatto in super-consiglieri del presidente. Tra le figure di spicco degli ultimi anni ricordiamo Al Gore, vicepresidente con Bill Clinton, e Dick Cheney, éminence grise dell’amministrazione di George W. Bush.

La scelta del vicepresidente

La maggior parte dei candidati alla vicepresidenza ha servito al Congresso; alcuni sono stati alti ufficiali militari o governatori statali. In teoria, i candidati alla vicepresidenza vengono selezionati dal partito una volta annunciato il candidato presidenziale. In realtà, è prassi che i candidati alla presidenza scelgano i propri vice. Questa tradizione è stata inaugurata nel 1940 con la scelta di Franklin Roosevelt di nominare direttamente il suo vice. I vicepresidenti vengono quindi presentati insieme ai candidati alla presidenza in un’elezione come “compagni di corsa”. Ciò significa che, una volta confermato dal partito il candidato alla vicepresidenza, gli elettori stanno selezionando il presidente e il vicepresidente come un unico ticket.

Per promuovere l’unità di partito, vengono quasi sempre tenuti in considerazione i “secondi classificati” alle primarie per la candidatura presidenziale. Certo, questo processo di selezione può aumentare le possibilità di successo del duo presidente-vicepresidente alle elezioni, ma potrebbe anche essere un’arma a doppio taglio. Considerato che nel sistema bipartitico degli Stati Uniti i candidati alle primarie di uno stesso partito possono essere piuttosto lontani da un punto di vista politico (basti pensare a Bernie Sanders e Joe Biden) il candidato alla vicepresidenza potrebbe rappresentare ideologie, programmi politici o circoscrizioni in contrasto con quelle del candidato presidenziale. Perciò, spesso succede che il presidente scelga qualcuno, all’interno del partito, che sia più vicino alla sua “corrente”.

In generale, oltre alla vicinanza ideologica, il candidato alla vicepresidenza potrebbe essere scelto sulla base di tratti personali o aree di competenza che il candidato presidenziale non possiede. Per esempio, la scelta di candidare Michael Pence come vicepresidente potrebbe aver favorito Donald Trump, dato che Pence è stato per lungo tempo membro di rilievo del Congresso. La scelta di un politico esperto, esponente di lunga data del Partito Repubblicano, potrebbe aver “legittimato” l’elezione di Trump, un neofita della politica poco legato agli ambienti tradizionali del GOP.

Joe Biden, da vice di Obama a candidato presidente

Biden è in politica dagli anni ‘70, ma i cittadini degli Stati Uniti ora lo conoscono principalmente come il vicepresidente. Come ricordato prima, egli si è unito a Obama nell’estate del 2008 ed è stato suo vice per entrambi i mandati presidenziali. Ha ricoperto il ruolo di super consigliere, in particolare in materia di politica estera, di cui è un esperto. Il presidente lo ha incaricato di gestire in tempi di crisi i rapporti degli Stati Uniti con diversi Paesi strategicamente importanti, in particolare l’Iraq durante il suo primo mandato e l’Ucraina durante il secondo.

Riflettendo sul ruolo del vicepresidente degli Stati Uniti, lo stesso Biden ha dichiarato che il lavoro del presidente è così complesso che c’è davvero bisogno di qualcuno di cui fidarsi e che quella persona dovrebbe avere profonda conoscenza della politica ed esperienza, oltre a essere in grado di assumersi grosse responsabilità. Questo ci dà un senso di quanto profondamente il ruolo sia cambiato nel tempo e del fatto che Biden dovrà scegliere un potenziale collaboratore con molta attenzione.

Verso una vicepresidenza femminile

Il candidato democratico ha dichiarato che vorrebbe proporre una donna per questo ruolo. Questa scelta, fortemente simbolica, deriva chiaramente dalla voglia di cambiamento che gli elettori Dem hanno espresso negli ultimi anni e che hanno portato i democratici su posizioni più di sinistra. Infatti, benché Biden abbia vinto le primarie con un certo margine su Bernie Sanders e abbia ricevuto l’appoggio degli altri candidati e di Obama, si teme che la sua età, la sua personalità e le sue idee politiche abbiano poco appeal tra le generazioni più giovani, e in generale tra gli elettori più a sinistra. La scelta di una donna come sua “numero due” e super consigliera vuole quindi compensare questi aspetti e rendere la sua candidatura più solida.

La scelta di chi candidare si preannuncia comunque piuttosto complessa, anche a causa dell’attuale situazione negli Stati Uniti. In una pubblicazione del Washington Post dello scorso mese diverse voci del movimento Black Lives Matter hanno esortato Biden a scegliere una donna di colore come compagna di corsa e lo hanno avvertito che la scelta, per esempio, di Amy Klobuchar, potrebbe finire per alienargli l’elettorato afroamericano. Infatti, da ex-procuratore generale, Klobuchar non è riuscita a perseguire controversi omicidi della polizia ed è responsabile dell’arresto di Myon Burrell, un giovane afroamericano che molti attivisti #BLM ritengono essere ingiustamente incarcerato. Inizialmente tra le favorite per questa carica, si è dovuta ritirare dalla corsa.

Sembra quindi che per Biden questa scelta sia fondamentale. La figura del vicepresidente infatti è ormai importante sia in chiave elettorale, per rafforzare il candidato presidenziale sui temi su cui è più debole e negli swing states, sia in chiave politica. Se Biden dovesse vincere a novembre, sarà importante avere a fianco a sé una figura di cui fidarsi e con cui costruire le basi per un’amministrazione solida.

Fonti e approfondimenti

Nytimes.com. 2020. Biden’s Vice-Presidential Search: Who’S On The List And Where It Stands. https://www.nytimes.com/2020/06/13/us/politics/joe-biden-vice-president.html

OPRYSKO, C., KORECKI, N. and CAPUTO, M., 2020. As Protests Rage, More Democrats Want Biden To Pick Woman Of Color As VP. POLITICO. https://www.politico.com/news/2020/06/10/democrats-biden-woman-vice-president-309630

Senate.gov. 2020. U.S. Senate: Vice President Of The United States (President Of The Senate). https://www.senate.gov/artandhistory/history/common/briefing/Vice_President.htm

The Washington Post. Joe Biden’s Vice Presidential Picks, Ranked.
https://www.washingtonpost.com/politics/2020/06/05/11-logical-picks-joe-bidens-vice-president-ranked/

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