Il Pentagono come simbolo del potere militare negli USA
Il “Pentagono” – così soprannominato per la forma geometrica della sua pianta – è il quartier generale del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, tra le più grandi istituzioni governative del Paese. Il suo status istituzionale deriva dal ruolo di sede delle forze armate del Paese, inclusi esercito, marina e aeronautica. Nei decenni, questo enorme complesso ha assunto una connotazione fortemente simbolica, data la sua importanza strategica e le sue dimensioni. Il Pentagono è infatti anche tra gli edifici governativi più grandi al mondo, con un’area di 14 ettari e uno staff di più di 20.000 dipendenti militari e civili e altri 3.000 membri del personale.
Il Pentagono ha mantenuto nel tempo il suo status di centro nevralgico dell’intelligence e della difesa degli Stati Uniti, ma il settore potrebbe subire in futuro profonde trasformazioni, di cui parleremo nei prossimi articoli.
La militarizzazione del Paese a cavallo fra le due guerre
Nell’estate del 1941, la forza lavoro del Dipartimento della guerra nell’area di Washington DC contava più di 24.000 civili e militari ospitati in 17 edifici e si prevedeva che avrebbero raggiunto i 30.000 entro l’inizio del 1942. La creazione di nuovi spazi dedicati al coordinamento di queste forze armate e civili era necessaria per far fronte alla vasta mobilitazione in corso prima che gli Stati Uniti entrassero nella Seconda guerra mondiale.
La costruzione di un imponente edificio come quello del Pentagono ha simboleggiato l’enorme crescita e l’influenza dell’establishment militare, in un Paese che fino a quel momento aveva adottato una dottrina fortemente isolazionista. L’entrata degli USA nella Prima guerra mondiale aveva significato ingenti costi, e anche alla vigilia della Seconda, il presidente Franklin D. Roosevelt e la maggior parte del governo e del pubblico credevano che l’edificio fosse una risposta a circostanze temporanee.
A partire dalla Seconda guerra mondiale l’importanza delle forze armate negli Stati Uniti crebbe però esponenzialmente. Ciò richiese la creazione di un sistema istituzionalizzato e di nuove infrastrutture, come una struttura militare a Washington, e il Pentagono divenne il fulcro di questa nuova “militarizzazione”, che è diventata preponderante nel Paese.
Dal 1942 al 1947 l’edificio ospitò il Dipartimento della guerra e divenne sede del nuovo National Military Establishment, ribattezzato Dipartimento della difesa, nel 1949. In quegli anni, il presidente e il Segretario alla difesa esercitavano dal Pentagono il comando e il controllo delle forze armate del Paese a livello mondiale.
La corsa agli armamenti
Dopo la Seconda guerra mondiale fu chiaro che la militarizzazione del Paese fosse un fenomeno non reversibile. Nei decenni successivi il Pentagono divenne il centro nevralgico dell’intelligence e delle operazioni militari degli Stati Uniti, che nel pieno della Guerra fredda con l’Unione Sovietica influenzarono e presero parte in differenti aree di crisi. Il Pentagono mise in moto un intero sistema di ricerca e sviluppo dedicato alla competizione con il blocco sovietico in campo militare e tecnologico, che incluse quello nucleare, quello spaziale e persino quello sportivo.
Il Pentagono consolidò quindi il suo potere simbolico, di pari passo con l’enorme crescita del potere bellico statunitense. Rappresentò in quegli anni il fulcro decisionale delle strategie e dell’avanzamento del Paese, impegnato dal 1947 in poi nella strategia del contenimento voluta dall’allora presidente, Harry Truman, e in una lotta al Comunismo (una caccia alle streghe) anche a livello domestico, di cui il più grande esponente fu il senatore Mccarthy.
Proprio a livello domestico, i suoi vertici divennero progressivamente oggetto di critiche e opposizione con l’evolversi della Guerra fredda. Mentre all’estero il Pentagono venne associato all’immagine della crescente potenza militare degli USA, caposaldo del blocco occidentale, a livello domestico divenne simbolo delle lotte antimilitariste degli anni Sessanta e Settanta.
La guerra in Vietnam e i Pentagon Papers
Il Pentagono divenne così un punto focale per le proteste contro la guerra del Vietnam, il più celebre tra i conflitti svoltisi durante la Guerra fredda. Una delle più celebri avvenne nel 1967, anno in cui vi furono numerose manifestazioni, in particolare rivolte contro l’allora Segretario alla difesa, Robert S. McNamara. In una delle proteste più note di quel periodo, il 21 ottobre 1967, circa 100.000 manifestanti si riunirono per una manifestazione contro la guerra. Di questi, la metà arrivò a marciare fino al Dipartimento della difesa. La “Marcia sul Pentagono”, a cui parteciparono anche diverse celebrità, venne violentemente respinta da circa 2.500 soldati armati.
Proprio quell’anno McNamara commissionò poi un’indagine sullo svolgimento della guerra in Vietnam, documenti che contenevano una storia del ruolo degli Stati Uniti nella “seconda guerra d’Indocina”, dalla Seconda guerra mondiale fino al maggio del 1968. Il rapporto, di 47 volumi, circa 3.000 pagine di narrativa e 4.000 pagine di documenti allegati, è ricordato come “Pentagon Papers”.
Nel giugno 1971, il Washington Post e il New York Times iniziarono a pubblicare una serie di articoli basati sullo studio, classificato come “top secret” dal governo federale. Il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti ottenne dal tribunale distrettuale un’ordinanza restrittiva temporanea contro l’ulteriore pubblicazione del materiale classificato, sostenendo che una diffusione pubblica del materiale avrebbe causato “un danno immediato e irreparabile” agli Stati Uniti. Di fatto però la pubblicazione di quei fascicoli continuò ed ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica statunitense.
Il rapporto affermava che il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto durasse da molto più tempo di quanto dichiarato. Questa fu un’importantissima rivelazione, perché il pubblico statunitense perse molta fiducia nelle istituzioni dopo aver scoperto che l’incidente nel Golfo del Tonchino era stato magistralmente orchestrato perché fungesse da casus belli. C’erano anche altre importanti rivelazioni, come il fatto che gli Stati Uniti avessero intenzionalmente ampliato la portata della guerra in Laos e Cambogia. Le vera ragione dietro la guerra in Vietnam era perciò quella di contenere la Cina, e non quella di liberare il Vietnam del Sud come sostenuto dall’amministrazione Johnson (e ribadito dall’amministrazione Nixon).
Attacco ai simboli dell’America
Nonostante il duro colpo d’immagine, nei decenni successivi, anche dopo la fine della Guerra fredda, il Pentagono è rimasto un simbolo del potere militare degli Stati Uniti. Negli anni Novanta, anni in cui si cominciava ad affermare la teoria della “fine della storia”, sono però emerse nuove critiche rivolte all’istituzione del Pentagono e all’effettiva necessità per un Paese come gli USA di un così impressionante (e dispendioso) settore della difesa.
Di fatto, però, il Pentagono è rimasto un simbolo della potenza degli Stati Uniti, che in quei decenni, dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica, avevano il predominio dell’industria bellica, della tecnologia e dell’economia mondiale. Come tale, il Pentagono è stato il bersaglio designato di uno degli eventi più drammatici della storia del Paese.
L’edificio è stato preso di mira dagli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, esattamente sessant’anni dopo la sua cerimonia di inaugurazione. Il volo 77 dell’American Airlines si è schiantato contro il lato ovest del Pentagono dopo essere stato dirottato, uccidendo tutti i passeggeri e oltre un centinaio di persone all’interno dell’edificio. In contemporanea, venne colpito il World Trade Centre di New York, centro simbolo del commercio mondiale, con gli Stati Uniti come cardine. Dopo questi eventi, il settore della difesa degli Stati Uniti è stato rimesso in moto febbrilmente, dato che il Paese si è trovato impegnato nei conflitti in Iraq e in Afghanistan.
Attualmente, sembra che l’importanza e l’influenza del Pentagono stiano subendo nuovamente una trasformazione. Già durante le campagne presidenziali i candidati democratici hanno messo in discussione la necessità di sostenere con così tante risorse il settore della difesa. Inoltre, la stessa istituzione sta subendo rapidi cambiamenti: recentemente, il Pentagono è stato al centro della difficile transizione di poteri dal presidente Trump a Joe Biden, che ha visto ritardi, mancate consegne, dimissioni, nuove cariche dell’ultimo momento e ostruzionismo contro la nuova amministrazione.
Fonti e approfondimenti
Ault A., Why Is the Pentagon a Pentagon?, Smithsonian Magazine, 10/04/2017.
Fallows J., The Tragedy of the American Military, The Atlantic, gennaio/febbraio 2015.
Pentagon Papers, The New York Times.
Seligman L. & Bender B., ‘Really quite shocking’: Inside the ugly transition at the Pentagon, Politico, 20/01/2021.
Stout D., In Washington, an Attack on a Symbol of American Power, The New York Times, 11/09/2001.
Editing a cura di Cecilia Coletti