Lo spazio della destra in Europa

@Pietro Naj-Oleari - Flickr - CC-BY-NC-ND

Si è tenuto ieri a Maastricht un dibattito con i principali rivali di tutto lo spettro politico in vista delle elezioni europee. Von der Leyen è stata ovviamente la principale osservata. La sua ricandidatura a presidente della Commissione ha infatti catturato l’attenzione internazionale. Dopo il voto sarà fondamentale vedere da chi riceverà sostegno per un nuovo mandato. Qui entra in gioco la destra e lo spazio che otterrà nel nuovo Parlamento.

Cosa è successo 

Von der Leyen, consapevole dello scenario, nel dibattito ha adottato la classica formula del gioco del bastone e della carota. Da un lato ha attaccato l’estrema destra euroscettica, dall’altro ha aperto al gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR).

La presidente ha preso di mira il gruppo Identità e Democrazia, che al suo interno riunisce il Rassemblement National di Marine Le Pen, l’Alternative für Deutschland (AfD), il Partito popolare danese e la Lega di Salvini. Rivolgendosi al rappresentante del Partito popolare danese Anders Vistisen, von der Leyen ha accusato i suoi alleati dell’AfD di essere sostenitori del presidente russo Vladimir Putin. Affermando che il loro programma elettorale ne riecheggia “le bugie e la propaganda”.

“È molto importante non farci distrarre dal vero problema. Questi sono i mandatari di Putin che cercano di distruggere dall’interno con la disinformazione e la polarizzazione. E ne vediamo un esempio stasera”, ha detto von der Leyen, indicando Vistisen.

Ben più cauta invece la presidente nel chiudere a una ipotetica alleanza con l’ECR. Questo gruppo unisce Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, i polacchi di Diritto e Giustizia e gli spagnoli di Vox. “Dipende molto da come è composto il Parlamento e da chi fa parte di quale gruppo“, ha detto von der Leyen. L’ECR non ha inviato nessuno al dibattito di Maastricht.

Difficili coesistenze: c’è spazio per un accordo?

Un legame tra l’ECR e il Partito popolare europeo potrebbe provocare un significativo spostamento a destra per il processo decisionale dell’UE. In particolare, su temi che vanno dalla legislazione sul clima (i membri del partito si sono espressi sul Green Deal dell’UE come “dogmatico, antieconomico e antisociale”) e l’immigrazione, passando per la difesa e i diritti civili. 

Un accordo di questo tipo potrebbe rompere la coalizione tra popolari e socialisti. Una scommessa indubbiamente ad alto rischio, che per l’ECR denoterebbe un significativo salto di qualità. Von der Leyen però necessiterebbe anche dell’appoggio dei socialisti per ottenere un secondo mandato, cosa non scontata con un possibile ingresso dell’ECR in campo. Anche perché, almeno secondo gli attuali sondaggi, il Partito socialista sarà ancora la seconda forza.

Nicolas Schmit, rappresentante socialista, ha ribadito al dibattito che “i valori e i diritti non possono essere divisi in base ad alcuni accordi politici”. “O si può trattare con l’estrema destra perché se ne ha bisogno, o si dice chiaramente che non c’è accordo possibile perché non rispettano i diritti fondamentali per i quali la nostra Commissione ha lottato”. Schmit alla stampa ha chiosato sul fatto che né lui né il suo gruppo saranno “in grado di votare per un programma che è stato negoziato con l’ECR”.

Secondo il sistema dell’Ue, la Commissione nominata dopo le elezioni avrà bisogno del sostegno della maggioranza dei 720 deputati eletti al Parlamento per entrare in carica. L’ultima volta, nel 2019, von der Leyen ha superato la soglia di sbarramento per soli nove voti.

ECR-Identità e Democrazia, quali differenze?

Dal punto di vista dei popolari, le differenze fra ECR e Identità e Democrazia possono rintracciarsi in particolare nella politica estera. Se nel primo caso c’è stato un allineamento sul conflitto russo-ucraino e su quello a Gaza, nel secondo si finisce quasi all’opposto o quanto meno con diverse sfumature dovute alle contingenze politiche. Fratelli d’Italia è il partito che più di tutti rappresenta questi meccanismi, incarnati nella figura di Giorgia Meloni e delle posizioni che in politica internazionale porta avanti.

Le differenze si appiattiscono sui temi identitari e socioculturali, con FdI che fa più fatica a trovarsi con gli altri gruppi della maggioranza europea. Dal processo di integrazione europea all’ambiente, passando alle posizioni sull’Ungheria e la Polonia degli ultimi anni, FdI abbraccia posizioni similari a quelle dei partiti di Identità e Democrazia. Vedremo in seguito alle elezioni cosa succederà e se dall’ECR ci saranno aperture. Certo è che il sogno di voler spezzare il duopolio popolari-socialisti non è mai stato nascosto.

Fonti e approfondimenti

Bressanelli, E., de Candia, M., “Il pendolo dei conservatori e riformisti europei”, Rivista Il Mulino, 15/12/2023

Liboreiro, J., “The politics of Ursula von der Leyen: Too right for the left and too left for the right?”, Euronews, 13/04/2024

Rankin, J., “Von der Leyen criticises European far right for being ‘Putin’s proxies’”, The Guardian, 29/04/2024

Wax, E., “Von der Leyen opens the door to Europe’s hard right”, Politico, 30/04/2024