Dalla sentenza di condanna di Trump riguardo la rendicontazione e la falsificazione dei bilanci dei fondi della campagna elettorale, la domanda ricorrente è stata solo una: può ancora correre per la presidenza? L’ex presidente si trova ad affrontare altri tre procedimenti giudiziari: due federali e uno statale, in Georgia.
Quelli federali riguardano il tentativo di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020, culminato nell’attacco del 6 gennaio al Campidoglio da parte di una folla di suoi sostenitori. Anche per il caso della Georgia le accuse sono correlate ai tentativi di sovvertimento del risultato delle elezioni. L’ex presidente avrebbe fatto pressione sull’ex segretario dello Stato, Brad Raffensperger, nel trovare gli 11.780 voti utili per cambiare il risultato locale delle elezioni, ribaltando così il verdetto nazionale.
La recente condanna in tutti i 34 capi di accusa da parte di una giuria di Manhattan potrebbe anche prevedere la reclusione in carcere fino a quattro anni. La decisione sulla punizione è prevista per l’undici luglio.
Trump è eleggibile?
Arrivando al nocciolo della questione, Trump sarebbe in ogni caso eleggibile? La risposta è sì. Attualmente non deve nemmeno affrontare alcuna restrizione verso la campagna elettorale. Su altre questioni la Costituzione e la legge americana hanno risposte chiare solo per alcune delle domande che si sono poste e potrebbero ancora sorgere. I processi di Trump potrebbero portare il Paese in un territorio davvero inesplorato, con decisioni importanti affidate ai giudici federali.
La Costituzione stabilisce pochissimi requisiti di ammissibilità per i presidenti. Devono avere almeno 35 anni, essere cittadini “naturali” (nati sul suolo statunitense) e vivere negli Stati Uniti da almeno 14 anni. Non ci sono limitazioni basate su reati o precedenti penali. Sebbene alcuni Stati proibiscano alle persone condannate di candidarsi a cariche statali e locali, queste leggi non si applicano in ambito federale.
Teoricamente i singoli stati potrebbero cercare di tenere Trump fuori dal ballottaggio, approvando una legislazione che richiederebbe una fedina penale pulita. Ma ciò avverrebbe su un terreno giuridicamente instabile. Un esempio riguarda il tentativo di promulgazione di una legge in California che imponeva la dichiarazione dei redditi per comparire sulle schede, poi bloccata da un giudice federale affermando una probabile incostituzionalità. Il caso non è mai arrivato alla Corte Suprema.
Legiferare sulle elezioni non è quindi cosa semplice, in tutti casi. Il che lascia presupporre che anche su una possibilità di legiferazione statale un via libera non sia scontato.
La Corte Suprema potrebbe avere un ruolo?
Nei mesi scorsi le corti supreme di Maine e Colorado avevano escluso Trump dalle urne, ritenendolo non idoneo. Tuttavia a marzo la Corte Suprema ha stabilito all’unanimità che gli Stati non possono escludere Trump dalle loro votazioni ai sensi della sezione 3 del 14° emendamento, che esclude le persone che “si sono impegnate in insurrezioni o ribellioni” dopo aver prestato giuramento a sostegno della Costituzione.
La Corte Suprema, a maggioranza conservatrice – proprio grazie alle nomine fatte da Trump durante il suo mandato – ha concluso che solo il Congresso ha il potere di far rispettare la Sezione 3 contro i candidati a una carica federale. Ma è evidente che al Congresso questo passaggio non avverrà mai, visto il controllo repubblicano della Camera. E il 14° emendamento è separato dai casi penali, il che significa che nemmeno le condanne, come quella già inflittagli a Manhattan, squalificano Trump.
Dopo la condanna, il tycoon ha scritto sul social Truth che la Corte Suprema “DEVE” intervenire. Ma quale sarebbe la base giuridica per una decisione della Corte Suprema che annulli la condanna di Trump? Come regola generale, la corte più alta di ogni Stato ha l’ultima parola su questioni di diritto statale, e la Corte Suprema dovrebbe essere coinvolta in un caso solo se c’è qualche accusa che i tribunali di grado inferiore abbiano violato la Costituzione o una legge federale. Il caso in cui è stato condannato riguarda una legge dello Stato. Essendo quindi una questione di diritto statale, la questione dovrebbe essere risolta esclusivamente dai tribunali statali di New York.
Gli unici argomenti avanzati da Trump che potrebbero essere sollevati ai sensi della legge federale riguardano le accuse di parzialità mosse verso il giudice e il procuratore che lo hanno incriminato e condannato. Teoricamente è infatti possibile contestare una condanna sulla base del fatto che il giudice o il procuratore abbiano avuto pregiudizi incostituzionali, però nella pratica questo tipo di battaglia legale è praticamente impossibile da vincere.
Quindi è difficile immaginare una ragione legittima per cui la Corte Suprema potrebbe essere coinvolta nel caso Trump di New York. Non possiamo comunque escluderlo, visti i precedenti di Maine e Colorado. In ogni caso, se Trump venisse eletto con i procedimenti ancora in corso è quantomeno probabile che un Procuratore Generale da lui nominato ritirerebbe le cause, lasciando in piedi solo le questioni statali.
Un detenuto alla Casa Bianca
Cosa succederebbe se Trump venisse eletto durante un’ipotetica prigionia? Nessuno lo sa. Secondo la Costituzione, Trump rimarrebbe in ogni caso idoneo a diventare presidente. Certo che l’elezione di un candidato incarcerato creerebbe una crisi giuridica che quasi certamente dovrebbe essere risolta per vie legali.
In teoria, Trump potrebbe essere privato della sua autorità ai sensi del 25° emendamento, che prevede un processo per trasferire l’autorità al vicepresidente se il presidente è “incapace di adempiere ai poteri e ai doveri del suo ufficio”. Ma ciò richiederebbe che il vicepresidente e la maggioranza del suo gabinetto dichiarino Trump incapace di adempiere ai suoi doveri, una prospettiva remota dato che si tratterebbe di lealisti nominati dallo stesso Trump.
Più probabilmente, Trump potrebbe fare causa per essere rilasciato sulla base del fatto che la sua detenzione gli impedirebbe di adempiere ai suoi obblighi costituzionali come presidente. Un’altra via oscura da percorrere.
Altra questione poco chiara riguarderebbe il servizio di protezione da parte dei servizi segreti a cui Trump, in quanto ex presidente, è sottoposto. Questo perché i servizi segreti degli Stati Uniti sono tenuti per legge a proteggere gli ex presidenti 24 ore su 24, il che significa che i suoi agenti dovrebbero proteggere Trump all’interno di una prigione in caso di condanna.
Proteggere Trump in un ambiente carcerario significherebbe tenerlo separato dagli altri detenuti, oltre a controllare il suo cibo e altri oggetti personali. Se dovesse essere imprigionato, un gruppo di agenti lavorerebbe 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, entrando e uscendo dalla struttura. E anche se nelle carceri le armi da fuoco sono severamente vietate, gli agenti sarebbero comunque armati.
Direzione novembre
Dato il panorama intricato e le insicurezze per mancanza di precedenti, sarebbe comunque importante che questi casi venissero risolti prima delle elezioni: per isolarli da qualsiasi potenziale manomissione politica, creando così giurisprudenza.
Ma le istituzioni federali non sembrano in grado di poter raggiungere questo risultato. A prescindere da una condanna o meno. Un esempio, anche recente, lo ritroviamo nell’era Obama, quando il leader democratico rifiutò di indagare e perseguire i responsabili sulle torture e i metodi di interrogatorio approvati nell’ambito della guerra al terrorismo.
La spiegazione che Obama offrì riguardava il suo desiderio di “guardare avanti, non indietro”. Ma il passato inevitabilmente informa il futuro. E questo precedente lascia intendere che se si raggiunge un livello sufficientemente alto nel governo, si ottiene un certo grado di immunità anche in casi gravi.
C’è quindi una questione di volontà e in definitiva può essere ciò a cui potrebbe ridursi la situazione da qui a novembre. Il governo federale ha poco tempo ormai per ritenere Trump responsabile, oppure no, della sua condotta.
Fonti e approfondimenti
Astor, M., “Trump Has Been Convicted. Can He Still Run for President?”, The New York Times, 05/06/2024
Fayyad, A., “Trump’s New York conviction is not enough”, Vox, 04/06/2024
McKinley, J., Astor, M., “Trump Has Been Convicted. Here’s What Happens Next.”, The New York Times, 30/05/2024
Millhiser, I., “Trump wants the Supreme Court to toss out his conviction. Will they?”, Vox, 05/06/2024
Rashbaum, W., “If Trump’s Conviction Lands Him in Prison, the Secret Service Goes, Too”, The New York Times, 30/05/2024


