La Thailandia piange il suo re: inizia un vuoto incolmabile?

Un monumento in ricordo di Bhumibol Adulyadej
@Per Meistrup - Wikimedia Commons - License CC-BY-SA-4.0

“Sua Maestà Re Bhumibol Adulyadej all’età di 88 anni è spirato all’ospedale Siriraj di Bangkok alle 3.52 del pomeriggio”, questo il solenne comunicato del Palazzo Reale di Bangkok il 13 ottobre 2016.

La Thailandia saluta il più grande dei suoi re, che l’ha governata per 70 anni e ha cambiato radicalmente la società del paese, il re che ha reso la Thailandia lo Stato leader della penisola indocinese. Bhumibol, il monarca più longevo del pianeta, è stato venerato come un semidio e per la maggior parte dei cittadini thailandesi è stato l’unico re che abbiano realmente conosciuto. Bhumibol rappresentava la stabilità in un paese la cui storia recente è stata caratterizzata da colpi di Stato e disordini politici. La sua figura incarnò quella del saggio, del protettore della nazione impegnato nella missione di migliorare la vita del suo popolo. Nonostante ciò, la figura del monarca rimane ambigua: Bhumibol ha avuto un comportamento ambivalente nei confronti delle dittature che hanno diretto il Paese per decenni. Anche il suo ruolo nel massacro dell’Università di Thammasat a Bangkok, il 6 ottobre 1976, rimane ambiguo. Quel giorno le forze dell’ordine repressero con violenza un movimento studentesco democratico, causando 46 morti e centinaia di feriti. In Thailandia ancora oggi non si può parlare dei fatti del ’76.

Il ruolo del Re ieri e oggi

La monarchia in Thailandia (conosciuta storicamente come Siam) risale al Diciottesimo secolo e fino alla rivoluzione del 1932 il potere del re era assoluto. Il ruolo centrale del re Bhumibol Adulyadej per lo sviluppo moderno della Thailandia tende a oscurare il fatto che, quando salì al trono nel 1946, la monarchia thailandese era molto debole e lo stesso giovane re era impreparato al compito che lo attendeva. La Thailandia fino al 1932 era stata governata da una monarchia assoluta, con il re che  esercitava  il potere giudiziario, la nomina di funzionari di governo e la politica dello Stato. L’idea della forte presenza regia in politica era stata sviluppata nel corso dei secoli dal concetto buddista di Dhammaraja, il  re giusto che agisce in conformità con le dieci virtù Dhamma come l’integrità e l’autocontrollo, e il concetto indù di un onnipotente dio-re. Nel 1932 un gruppo di soldati e intellettuali rovesciò la monarchia assoluta e impose una costituzione che limitò i poteri del re Prajadhipok, sul trono al momento. Incapace di accettare queste limitazioni, abdicò nel 1935 e visse il resto della sua vita in esilio. Il regno di Bhumibol Adulyadej – Rama IX – è il più lungo nella storia della Thailandia: il re è salito al trono nel 1946, quando aveva 19 anni, dopo che suo fratello Ananda fu assassinato (si è ufficialmente insiediato nel 1950). Negli anni della Guerra Fredda la monarchia è stata vista, sia dagli Stati Uniti, sia dall’esercito, come un simbolo nazionalista, capace di ridurre l’influenza dei vicini paesi con governi comunisti. Per questo il legame tra l’esercito e la monarchia è molto forte. Quando Bhumibol formalmente salì al trono , aveva vissuto la maggior parte della sua vita all’estero, in Svizzera, e la monarchia sembrava un istituto potenzialmente vulnerabile. Quando la monarchia assoluta è stata rovesciata, gli ufficiali militari e alcuni democratici più progressisti  dibatterono sulla reale utilità della monarchia thailandese. In effetti, le monarchie di tutto il mondo stavano scomparendo, e molti politici e ufficiali militari hanno visto Bhumibol  come un uomo con scarse attitudini politiche e come una possibile figura da manipolare. Le élites monarchiche della Thailandia erano in ritirata , almeno nel periodo subito dopo la seconda guerra mondiale, e tutta l’Asia stava cambiando rapidamente, con il collasso dei domini coloniali e la nascita di nuovi stati indipendenti.

La monarchia moderna della Thailandia è stata costruita quasi interamente intorno a un uomo. Un uomo che ha rappresentato per lungo tempo lo Stato thailandese in modo assai ambiguo, fluttuando tra scelte economiche ragionate a repressioni sul diritto di stampa e opinione. Attento ai meno abbienti, preoccupandosi dei bisognosi quasi fosse una sorta di Papa indocinese ma allo stesso tempo accumulando un patrimonio di oltre 30 miliardi di dollari. Come si può evincere dal grafico sotto, l’apparente stabilità che il monarca ha conferito dal 1950 è stata costantemente in dubbio dalle crisi di regime. Infatti si sono verificati ben 7 colpi di Stato (contrassegnati con la lettera C nel grafico) dal 1946 al 2014. L’andamento del diagramma è stato stravolto dai colpi di stato che hanno fatto crollare la democraticità del Paese. D’altra parte la mano del re si è fatta sentire notevolmente riportando il trend verso l’agognata positività. In questo senso basti pensare ai fatti del 1992, quando indisse elezioni democratiche in Thailandia, destituendo il governo militare. In alcuni casi, fu proprio Bhumibol ad appoggiare alcuni cambi di regime che portarono la dittatura militare nel Paese. Un esempio fu il golpe del 1977, sostenuto da Bhumibol, dopo il massacro dell’Università Thammasat del 1976.

Nonostante ciò, durante il regno di Bhumibol Adulyadej, la Thailandia è diventato uno dei paesi più ricchi del sud est asiatico, sia per la crescita industriale che per quella del turismo. Nella complessa situazione politica del Paese, quello del re è stato un ruolo di fondamentale importanza negli ultimi decenni. Il più grande successo di Bhumibol probabilmente è stato quello di collocare la monarchia ancora una volta al centro della politica e della cultura thailandese, così da rendersi un importante mediatore delle controversie politiche. Il re è considerato molto legato alla giunta militare, e contando che molte persone vorrebbero sostanzialmente più democrazia e che le risorse del Paese fossero divise più equamente, la sua morte potrebbe diminuire la popolarità della giunta. La Thailandia ha la legislazione più restrittiva del mondo per quanto riguarda la protezione della reputazione del re da reati simili alla diffamazione. Al momento sono più di 50 le persone che si trovano in carcere per reati di lesa maestà. Allo stesso tempo, la monarchia ha mantenuto una vasta rete di investimenti nel settore immobiliare (le aziende blue chip) e in altre attività. Le aziende hanno dato al palazzo un peso enorme in politica e le imprese hanno cementato alleanze pro-monarchiche tra la giunta militare la burocrazia e la business community. Queste relazioni hanno lavorato con la monarchia per promuovere i propri obiettivi ed esercitare un’enorme influenza sulla società thailandese. Oggi, la Corona Property Bureau, una holding monarchica, si stima che controlli alcuni dei più preziosi beni immobili nel regno, rendendo il  re uno degli uomini più ricchi del mondo ( si ritiene che la CPB rappresenti il 7% del PIL del Paese).

Tuttavia, a volte, come nel 1992, ha anche invocato la fine dei violenti scontri tra manifestanti e militari, al fine di consentire la formazione di un di governo civile. Quell’anno, dopo  che le proteste di Bangkok hanno attirato moltissimi manifestanti e l’esercito ha sparato proiettili veri tra la folla, il re chiamò i leader della protesta e il capo della giunta al suo palazzo Bangkok. In diretta nazionale, Bhumibol lì rimproverò duramente mentre si prostrarono davanti a lui. Con i successivi golpe militari (2006 e 2014), la figura del re venne criticata per il suo sostegno ai militari, soprattutto verso l’attuale giunta di Prayuth Chan-Ocha, salito al potere  proprio nel 2014. I sospetti che il palazzo abbia preso posizione contro il Primo Ministro eletto democraticamente, hanno cominciato a erodere il culto monarchico, e thailandesi che non avrebbero mai osato criticare il re nel suo periodo di massimo splendore, hanno cominciato a chiedersi se il potere della monarchia avesse impedito la marcia della Thailandia verso una  democrazia a tutti gli effetti.

Possiamo concludere quindi che Bhumibol fu un monarca con ampi poteri che non ebbe mai paura di usare e che la sua versione di stabilità non era necessariamente coerente con la democrazia.

 

La Successione

Il successore designato, il principe ereditario Maha Vajiralongkorn, è molto impopolare in Thailandia, in particolar modo tra i filomonarchici. Il Primo Ministro e capo della giunta militare Prayuth Chan-Ocha, che ha guidato lo scorso Colpo di Stato del Paese nel 2014 per deporre il governo democraticamente eletto di Yingluck Shinawatra, ha fortemente suggerito che il principe ereditario dovrebbe succedere al padre, in linea con i desideri del re Bhumibol, che aveva scelto Vajiralongkorn come suo erede nel 1972.

Il principe ereditario Maha Vajiralongkorn.

Tuttavia, una sessione straordinaria dell’Assemblea Nazionale, svoltasi dopo la notizia della morte di Bhumibol, si è conclusa senza invitare formalmente il principe ereditario ad accingersi al trono immediatamente. Le tempistiche per la successione rimangono ancora incerte: il principe vorrebbe prendere tempo per non destabilizzare troppo una popolazione che sta ancora piangendo l’amato re. L’ingresso immediato del principe ereditario impopolare potrebbe portare a fratture sociali e ad una reazione rabbiosa da parte dei monarchici, che avrebbero preferito vedere la principessa Maha Chakri Sirindhorn salire al trono. D’altra parte, il vuoto temporaneo potrebbe anche fornire un’occasione per l’opposizione  di spodestare il governo militare.

La Thailandia in questo momento è davanti a un bivio storico. Il vuoto lasciato dal re potrebbe aprire una crisi di regime senza precedenti e portare a uno scontro frontale tra i filomonarchici e l’attuale governo. 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.systemicpeace.org/polity/keynew.htm

http://www.cfr.org/thailand/mixed-legacy-king-bhumibol-adulyadej/p38398

https://apnews.com/4a263ab3f70143eea1ef5416892053e8

After Thai King Bhumibol’s Death, Succession May Be Delayed

Thailand Mourns King Bhumibol Adulyadej

http://www.systemicpeace.org/polity/polity4x.htm

 

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