Nell’ultimo anno la Turchia ha affrontato grandi cambiamenti con la riforma costituzionale e il tentato colpo di Stato, con la successiva repressione, questo ha portato a un deterioramento delle tradizionali linee di alleanza con l’Occidente. Questa situazione ha costretto il presidente Erdogan a guardare in nuove direzioni, spostando il proprio focus di attenzione verso est. Cina, Russia e Iran sono i tre nuovi partner con cui la Turchia vorrebbe costruire nuovi rapporti.
Per più di cinquant’anni Ankara ha sempre guardato più a ovest che a est, cercando di staccarsi da quel mondo nord-orientale che i turchi definiscono barbaro. Adesso Erdogan non può più fare affidamento sulla scettica Europa, che non vuole più dialogare con Ankara, dopo le ripetute violazioni dei diritti umani in Turchia e la vicinanza eccessiva allo Stato Islamico. Neanche il volubile presidente Trump è un partner sicuro per due motivi: il supporto ai Curdi e la mancata consegna di Fetullah Gulen.
Il nuovo presidente, che presto avrà nelle sue mani tutti i poteri, sa che la Turchia da sola è isolata e in pericolo. Erdogan ha deciso di puntare su nuove rotte per arrivare a nuovi mercati, nuove istituzioni finanziarie e nuovi fornitori militari. La domanda che bisogna tenere in mente è: arriveranno dei risultati o legherà il futuro della Turchia ai tre nuovi partner, con il rischio di ritrovarsi in trappola?
Proprio la situazione instabile della Turchia ha costretto il sultano ad accettare Il motto “No saints to save” per condurre le trattative diplomatiche con i nuovi partner. Questo vuol dire che la Turchia ha accettato qualsiasi posizione per arrivare a condizioni favorevoli dal punto di vista economico e diplomatico. Questa linea diplomatica molto arrendevole è figlia del fatto che tutti e tre i Paesi che sono nel mirino della diplomazia turca sono sempre stati storicamente avversari, o comunque ostili, ad Ankara e adesso sono vitali per il futuro sviluppo del paese.
L’Iran
Teheran non ha mai visto di buon occhio lo sviluppo di una Turchia stabile, fin dai tempi dello scontro tra imperi Persiano e Ottomano. Per molto tempo questa concorrenza è rimasta, anche nell’immaginario popolare, specialmente dopo la rivoluzione del 1979, che ha visto la Turchia laica contrapporsi alla Repubblica Islamica. La tensione negli ultimi anni si è alzata notevolmente. Bisogna ricordare che solo un anno fa vi erano stati degli scontri nel nord dell’Iraq tra forze di sicurezza turche e milizie iraniane, mentre ambedue sul campo affrontavano lo Stato Islamico. Ancora, quando tre anni fa l’Iran schierò le proprie truppe paramilitari in Siria, furono proprio i servizi turchi a denunciare l’ingerenza di Teheran.
Erdogan dopo la crisi del Qatar ha perso la fiducia e la stima delle monarchie del Golfo dopo che la Turchia si è direttamente esposta in difesa del piccolo emirato isolato. Teheran non ha potuto non apprezzare questo allontanamento e ha immediatamente riaperto i canali diplomatici con la Ankara. Zarif, ministro degli esteri iraniano, ha appoggiato la richiesta di Ankara di una verifica delle condizione saudite sul Qatar in sede di Nazioni Unite. In giugno si è poi recato in visita da Erdogan. Quest’ultimo ha qui dimostrato la sua necessità di trovare partner accettando di ricevere un ministro degli esteri nonostante la differenza con il suo ruolo da presidente. I due hanno portato a termine una bozza di accordo sui comportamenti da tenere per la crisi del Golfo.
Erdogan per garantirsi un supporto iraniano non ha posto condizioni, non si è fatta menzione delle forze Curde supportate da Teheran in Siria, ma si è sicuramente parlato della proposta di referendum per la secessione del Kurdistan iracheno dall’Iraq. Ambedue le potenze temono questa proposta, data l’eventualità che anche il Kurdistan turco e quello iraniano chiedano la secessione, e si sono trovate perfettamente d’accordo sull’opposizione a questa situazione.
I due paesi sembrano aver trovato un’unione di intenti ma non un coordinamento sul campo. Nonostante ciò, i due presidenti Rouhani ed Erdogan si sentono spesso, portando avanti delle politiche parallele che corrono nella stessa direzione. Proprio di pochi giorni fa è l’annuncio che il presidente turco sarà in visita a Teheran nei prossimi mesi.
La Cina
La Cina ha sempre mantenuto un occhio di riguardo verso la Turchia vedendola come un punto centrale nella geopolitica mondiale, ma i rapporti tra i due attori sono sempre rimasti un po’ freddi per la questione dello Xinjiang. Erdogan negli ultimi anni aveva spesso lanciato messaggi alla comunità islamica nella riottosa provincia occidentale cinese, diventando anche una spina nel fianco di Pechino. Era arrivato anche a recarsi a Urumqi nello Xinjiang per incontrare le minoranze islamiche, scatenando la reazione del governo cinese.
Dall’inizio della campagna per referendum costituzionale però il rapporto con la potenza orientale è grandemente cambiato. Erdogan ha infatti lanciato un grande piano di infrastrutture, estremamente costose, per rilanciare l’economia del paese. Nei palazzi del potere turchi però è chiaro che il governo non ha neanche lontanamente le cifre che sono necessarie, soprattutto con la svalutazione della lira turca che sta facendo impennare il debito e che sta creando grandi difficoltà a livello popolare. Il presidente è sicuro che la Cina dopo gli ultimi incontri finanzierà tutti i progetti trasformandoli in realtà.
Erdogan è così certo dei soldi cinesi perché ha totalmente accolto le condizioni dure che Pechino ha imposto per coprire il rischio economico dovuto all’instabilità della Turchia. La Cina dunque avrà la gestione delle infrastrutture, e le costruirà con le proprie imprese, e inoltre vedrà aprirsi del tutto il mercato turco, che negli ultimi anni aveva visto solo parzialmente data la politica governativa di proteggere le piccole imprese anatoliche, le tigri dell’Anatolia. Le industrie cinesi hanno già cominciato a fare shopping nel panorama economico turco, per esempio la Commercial Bank of China ha acquistato la Turkish Tekstilbank, con tutti i suoi investimenti, mettendo un’ipoteca sulla redditizia industria tessile del Nord della Turchia.
Il Sultano ha fatto i suoi calcoli su queste previsioni, ma potrebbe aver sbagliato qualche ragionamento. Erdogan è totalmente certo che le piccole industrie turche, che bisogna ammettere hanno mostrato grande solidarietà, riusciranno a reggere la competizione con quelle cinesi. Il presidente nutre la convinzione che si avrà un effetto positivo sui prezzi garantendo alle fasce più povere le merci importate dalla Cina.
Il leader dell’AKP è riuscito a strappare la promessa ai cinesi di un futuro massiccio acquisto da parte della Banca Centrale Cinese di una grande quantità di lira turca per cercare di rivalutare la moneta. Erdogan inoltre vorrebbe che l’OBOR, il progetto One Belt One Road, trovasse uno snodo centrale in Turchia.
La condizione che i cinesi hanno posto come assoluta priorità è però legata alle minoranze turche nello Xinjiang: Pechino non accetterà alcune intrusione nella questione da parte del presidente. Erdogan infatti pochi mesi fa ha decretato una stretta alla tradizionale immigrazione dalla regione ad Ankara, via Singapore. Ha inoltre tolto ogni riferimento agli Uiguri dai propri discorsi, preferendo riferirsi ai Rohynga, più che alla scomoda minoranza cinese, quando deve fregiarsi del titolo di difensore dell’Islam e dell’etnia turca.
La Russia
Vladimir Putin è sicuramente il partner che più ha voluto per vedere una riapertura del dialogo. La prima mossa richiesta è stata quella delle scuse ufficiali per l’abbattimento dell’apparecchio russo abbattuto sulla Siria, ma la Russia ha voluto anche umiliare pubblicamente la Turchia, soprattutto dopo il caso dell’ambasciatore ucciso ad Ankara.
Nel mese di agosto infatti 3 militari turchi sono morti in un “incidente” con un aereo russo che per sbaglio avrebbe sganciato armamenti in territorio controllato dalle forze armate turche. La Russia ha obbligato la Turchia a riconoscere l’incidente. Un gesto di poco peso reale ma dal punto di vista diplomatico Putin ha voluto mostrare che la Russia è superiore alla Turchia.
I rapporti sono ritornati a buoni livelli anche perché la Turchia ha annunciato il 15 settembre di aver portato a termine l’acquisto di missili di ultima generazione dalla Russia per $2,5 miliardi. Questo è il costo dell’amicizia con Mosca che è così riuscita a rompere il fronte della NATO. Infatti, dopo l’annuncio il Segretario di Stato americano Tillerson ha affermato che Erdogan sta violando una misura dell’Alleanza che vieta i rapporti con i settori militari russi. Ankara non ha solo dovuto seguire queste linee guida ma ha anche dovuto allentare le pressione sull’Armenia e accettare di sedersi al tavolo per parlare di contratti energetici con la Russia, che vorrebbe almeno provare a portare Ankara tra i propri clienti.

Fonte: Kremlin.ru
La Russia dal suo punto di vista non vedeva l’ora di questo riavvicinamento turco per i motivi sopra citati e per poter godere di un appoggio in Siria. La Turchia ha invece in questo modo riportato una grande potenza dalla propria parte contro i Curdi, che infatti hanno iniziato ad avere problemi con le forze governative siriane, guidate dai russi. Inoltre Erdogan è riuscito a guadagnarsi una buona reputazione presso il Cremlino che, insieme all’amicizia cinese, potrebbe farlo ammettere nelle riunioni dei BRICS, limitando l’isolamento turco anche nelle grandi conferenze, come il G20, dove Ankara sembra essere esclusa da ogni accordo.
Erdogan ha portato la Turchia lungo queste tre nuove direttrici di alleanze, convinto che la Turchia ci guadagnerà. Ankara sembrerebbe aver trovato l’alleanza con due super-potenze, una più sulla sicurezza e una più sulle proposte economiche, e con un importante partner regionale. Il tempo soltanto ci dirà se veramente il paese guadagnerà, o ci guadagnerà solamente lui. Per adesso l’unico dato certo è che il nuovo sultano si è inchinato davanti a nuovi padroni trasformandosi in un semplice vassallo.
Fonti e Approfondimenti:
http://thediplomat.com/2017/01/in-turkey-us-loss-is-chinas-gain/
https://www.mei.edu/content/article/china-turkey-relations-grow-despite-differences-over-uighurs
http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2017/09/turkey-iran-rapprochement-170907101356869.html
https://www.voanews.com/a/russia-turkey-putin-erdogan-moscow-meeting/3760028.html
http://theconversation.com/why-russia-turkey-and-iran-are-natural-allies-70819
http://www.businessinsider.com/turkeys-purchase-of-russian-missiles-ratchet-tensions-up-2017-9?IR=T