Le elezioni in Libano hanno rispettato molti dei pronostici e delle aspettative delle settimane precedenti. Hezbollah, il vero vincitore della tornata elettorale, passa da 8 a 15 deputati, e allo stesso tempo l’alleanza di cui è guida guadagna 67 deputati su 120 in parlamento. Il vero sconfitto delle elezioni è sicuramente il Primo Ministro Hariri che ha perso un terzo dei suoi deputati, ma resta comunque il principale candidato per il ruolo di Primo Ministro. Dopo 9 anni di elezioni rimandate il paese, che non ha risposto allo stimolo che si sperava, sembra aver perso l’abitudine al voto e infatti l’affluenza alle urne è stata soltanto del 46%.
La forza di Hezbollah e il significato del voto
Il Partito di Dio guidato da Nashrallah ha dimostrato in queste elezioni tutta la sua forza. Molti osservatori avevano sottolineato che la formazione avrebbe potuto soffrire a causa del suo grande impegno nel conflitto siriano, per il quale ha stanziato circa 10 000 uomini, dato che il trend generale della campagna elettorale sembrava essere il “Il Libano ai Libanesi”. In realtà il sistema di cooptazione e social welfare del Partito ha retto perfettamente. Gli oppositori del gruppo avevano sostenuto che se fossero riusciti a strappare anche un solo seggio sciita ad Hezbollah, sarebbe stata la debacle del gruppo. Questo non è avvenuto, Saad Hariri si è vantato per aver conquistato due seggi cristiani nel distretto di Baalbek, roccaforte di Hezbollah, ma questa più che una sconfitta per Nasrallah sembra una sconfitta di Aoun, cosa che poi vedremo.
Il leader del Partito di Dio il giorno dopo le elezioni ha rilasciato un comunicato annunciando che tutto quello per cui il gruppo ha lavorato è stato raggiunto. L’elemento cruciale da notare nel voto a Hezbollah è la sua natura. Nella tornata precedente Hezbollah aveva in qualche modo cercato di nascondere la sua forza militare, dipingendosi come un gruppo politico libanese. Questa volta ciò non poteva succedere, essendo troppo coinvolto nel conflitto siriano, di conseguenza i Libanesi sono andati a votare in massa per una milizia, legittimandone l’operato. La resistenza islamica ha vinto, legittimandosi in una tornata elettorale.
Hezbollah ha già governato per due anni, fornendo un appoggio esterno al primo ministro Hariri e avendo due ministri nel governo. Adesso, nonostante Hariri probabilmente resterà primo ministro, spetterà a Hezbollah prendere le decisioni maggiori. Questo terrorizza gli stati Stati Uniti e soprattutto Israele che, nella figura del ministro dell’istruzione Naftali Bennett, ha affermato che il Libano ormai è sinonimo di Hezbollah. Una frase che sembra preparare la possibilità di un’invasione.
Hariri, la conta interna e i suoi alleati/nemici esterni
Il vero sconfitto senza appello è sicuramente il Primo Ministro Saad Hariri. Lo storico leader dei sunniti libanesi e figlio di Rafik Hariri ha perso 1/3 dei suoi parlamentari con il suo Future Movement. Resta comunque il principale candidato per la carica di primo ministro, che per gli accordi settari spetta ad un sunnita, ma questa sembra quasi una condanna più che una vittoria. Lo scenario che si prospetta vede lui come Primo Ministro di un esecutivo a maggioranza sciita e in maggior parte scelto da Hezbollah. Probabilmente la scelta migliore sarebbe quella di rifiutare il posto, lasciandoci un fantoccio suo alleato, ma è presumibilmente USA e Arabia Saudita vorrano che lui rimanga.
Proprio le due potenze straniere sembrano essere state i suoi principali avversari: la vicenda delle dimissioni date a Ryahd, confermate a Parigi e poi ritirate a Beirut sembra abbia distrutto la creidibilità del Primo Ministro. Senza aggiungere il fatto che due anni prima per mantenere il potere aveva dovuto far entrare Hezbollah nel governo. Il dato di fatto è che i sunniti libanesi sono altamente divisi. I più istruiti ormai guardando ai partiti indipendenti laici o non votano, schifati dalla corruzione e dal clinetelismo della famiglia Hariri. I meno istruiti e più disagiati che non fanno parte delle cerchie dei soliti potentati sono invece attratti dagli alleati sunniti di Hezbollah che offre servizi, sanità e prospettive; solo quelli che vivono nei quartieri storici e che lavorano nelle cerchie di Hariri ormai votano per il Primo Ministro.
Gli sconfitti e i vincitori tra i Cristiani
Il panorama dei Cristiani è uno dei più complicati, tantissimi piccoli partiti territoriali, a volte cittadini e addirittura municipali. Due sono i trend che però vanno necessariamente studiati in queste elezioni: quello del Presidente Aoun e quello delle Forze Libanesi, partito di destra cristiano, che sono intimamente connessi
Il primo ha sicuramente subito una sconfitta, ha perso anche lui circa un terzo dei seggi in Parlamento. Il motivo principale è la sua alleanza con Hezbollah, con la Siria e con tutto il mondo che li collega. Alcuni sostengono che sia una perdita naturale di voti in quanto i cristiani maroniti del Nord sono totalmente insofferenti verso la Siria, dopo lo scoppio guerra civile, e che in parte questa perdita verrà compensata dal voto dei cristiani del Sud. Per adesso questo spostamento non è avvenuto ma potrebbe succedere nelle prossime tornate elettorali, è un processo che necessita tempo.
Il secondo trend che va osservato è quello di Samir Geagea, leader delle Lebanese Forcese, come abbiamo detto, partito di destra cristiano. Il capo della formazione è stato imprigionato a lungo a Beirut in quanto inviso ai Siriani e poi liberato quando nel 2005 Damasco ha ritirato le sue truppe dal paese dei cedri. La campagna di questo gruppo è stata marcatamente anti Hezbollah, con frasi molto dure e con la velata minaccia che anche loro possono trovare delle armi e aprire delle ostilità contro il gruppo sciita. Una possibilità molto remota e comunque svantaggiosa per il gruppo, però la campagna elettorale ha prodotto frutti guadagnando ben 15 parlamentari. Questo vincere alzando la tensione potrebbe essere pericoloso, perchè potrebbe voler dire che imbracciare le armi sia l’opzione migliore per il gruppo. Molti però dubitano che la maggioranza dei cristiani libanesi sia pronti a far riscoppiare una guerra civile.
La parziale sconfitta o parziale vittoria degli indipendenti
Gli Indipendenti hanno sicuramente raggiunto un buon risultato. Hanno fornito in tutti i distretti delle alternative provenienti dalla società civile ai candidati del mondo settario, inoltre alcuni sono riusciti ad entrare come Paula Yacoubian, giornalista che è riuscita a vincere un seggio nel distretto cristiano di Beirut.
Dall’altra parte, molti dei candidati indipendenti hanno denunciato frodi e episodi di “money election”, il pagamento in contanti fuori dai seggi degli elettori. Questa pratica è una costante delle elezioni in Libano, ma potremmo dire in Medio Oriente. Il caso eclatante sembra quello della candidata Joumana Haddad della lista Kollouna Watani, che la sera del sabato sera era riuscita a vincere, ma con un riconteggio di lunedì è rimasta esclusa a favore di candidati del Primo Ministro Hariri risultati in precedenza largamente minoritari.
Fonti e Approfondimenti:
(Foto Aziz Taher)
http://www.middleeasteye.net/news/five-takeaways-lebanon-elections-2106684902
http://www.atimes.com/article/hezbollah-in-shock-election-win-gets-control-of-lebanese-parliament
https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2018/05/lebanon-elections-parliament-five-trends.html
https://www.thenational.ae/world/lebanese-elections-2018-live-updates-1.727554