Budget 2019: Italia e Francia rimandate

Dicembre è sempre un mese caldo per la legge di bilancio in Italia e in Europa, ma quello appena trascorso lo è stato in modo particolare. La controversia sul bilancio italiano, che ha visto scontrarsi il governo Lega-M5S e la Commissione Europea, ha tenuto banco da ottobre, quando la Commissione aveva inviato una lettera domandando chiarimenti sulla “deviazione significativa da taglio del deficit strutturale”. Ma l’Italia non è stata l’unica ad attirare l’attenzione della Commissione: anche la Francia desta non poche preoccupazioni.

La Commissione aveva criticato il deficit eccessivo, previsto al 2,4%, e le stime di crescita “irrealistiche” e non validate da un organismo indipendente. Aveva fatto seguito, pochi giorni dopo, la bocciatura del Documento di Programmazione italiano, un evento senza precedenti. Da lì, la controversia è andata avanti per settimane, tra tentativi di mediazione e dichiarazioni dure sia da parte di Bruxelles sia dei ministri italiani.

A dicembre, l’apertura della procedura d’infrazione sembrava ormai una certezza. La Commissione può avvalersi di questo strumento nei confronti dei Paesi che non rispettano le regole del Patto di Stabilità e Crescita. Lo Stato membro sarebbe costretto ad adottare una manovra correttiva e a rispettare tutte le disposizioni in tema di bilancio, incluse quelle sospese per la “flessibilità” (come il taglio del debito del 5% l’anno). Qualora ciò non accadesse, sono previste sanzioni dallo 0,2 allo 0,5% del PIL e provvedimenti più estremi come il blocco dei fondi strutturali.

Alla fine, complice anche l’intervento del primo ministro Conte, l’Italia ha raggiunto un accordo con Bruxelles. Il governo si è impegnato a ridurre il deficit dal 2,4 al 2,04%; in cambio, la Commissione ha rinunciato ad avviare la procedura d’infrazione, anche se il nostro Paese rimarrà sorvegliato speciale nei mesi a venire.

La Francia e il costo dei gilet jaunes

Anche se l’Italia ha conquistato le prime pagine, il caso della Francia è un altro grattacapo per Bruxelles. Già a ottobre, la Commissione Europea aveva espresso preoccupazione per il deficit francese, che secondo le previsioni sarebbe salito dal 2,7 al 2,8%, pericolosamente vicino al limite del 3%.

A complicare la situazione sono arrivate le proteste dei gilets jaunes, che da più di due mesi infiammano la Francia e ne hanno messo a dura prova la stabilità politica. Dopo aver inizialmente rifiutato di scendere a compromessi, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato alcune misure straordinarie per placare i manifestanti, come l’aumento del salario minimo di 100 euro mensili.

Il pacchetto di disposizioni, incorporato con un emendamento alla legge di bilancio, prevede spese aggiuntive per 10 miliardi di euro. Questo porterebbe il deficit al 3,2 o addirittura al 3,4%, secondo alcune stime. Il ministro dell’economia ha dichiarato che, pur tenendo in conto le regole dell’UE, la priorità del governo in questo momento è garantire la stabilità interna. Una posizione su cui la Commissione concorda, pur puntualizzando che si tratta di un “caso eccezionale”.

Anche la Francia, comunque, resta sotto osservazione. Nei prossimi mesi, la Commissione terrà d’occhio gli effetti economici della manovra e delle misure straordinarie ed esprimerà un parere a maggio, quando dovrà valutare i programmi di stabilità e convergenza e i piani nazionali di riforma degli Stati membri.

Perché il caso dell’Italia è più grave?

Nel caso dell’Italia, la Commissione si è dimostrata più intransigente. Non si tratta di antipatie personali e politiche, come i toni di fuoco tra Commissione e governo gialloverde sembrano suggerire.

Uno dei punti centrali è il cosiddetto “sforzo strutturale”, che include una serie d’impegni a tenere i conti in ordine: controllare il deficit e il saldo strutturale, ridurre il debito pubblico di un ventesimo ogni anno, fino a raggiungere un rapporto debito/PIL del 60%. In parole povere, si tratta di mantenere i conti in ordine. Nella pratica, il vincolo non è così stringente, perché gli Stati membri possono avvalersi di clausole di flessibilità; devono comunque impegnarsi concretamente per raggiungere l’obiettivo.

A ottobre, la Commissione aveva ritenuto lo sforzo della Francia insufficiente. Tuttavia, nel complesso, la manovra contribuiva a ridurre il debito. Se si esclude una misura una tantum (la cancellazione di un credito d’imposta, pari allo 0,9% del PIL), il deficit per il 2019 era stimato all’1,9% e dovrebbe scendere all’1,4% nel 2020. Ora, ovviamente, le stime dovranno essere riviste alla luce delle misure straordinarie.

Il caso dell’Italia è diverso e più preoccupante. La Commissione ha contestato sia le stime economiche del governo italiano sia la direzione della manovra. Per quanto riguarda le prime, Bruxelles aveva calcolato un deficit del 2,9% e rivisto le stime di crescita al ribasso. Alla luce di questi dati, la manovra italiana avrebbe aumentato un debito pubblico di dimensioni già allarmanti.

La posizione del governo italiano, soprattutto nelle prime settimane di trattative, è stata intransigente. L’obiettivo era economico – approvare una manovra espansiva – ma anche politico: difendere i propri interessi con “l’Europa” e rispettare gli impegni del contratto di governo.

Il risultato è un compromesso che entrambe le parti possono presentare come una vittoria. L’esecutivo gialloverde ha ottenuto un aumento del deficit che consentirà di finanziare, almeno in parte, misure come la flat tax e il reddito di cittadinanza (che dovrebbe partire ad aprile 2019). Il risultato dovrebbe prestare sostegno alla “linea dura” con Bruxelles: l’idea che far parte dell’Unione non significa accettare passivamente tutti i suoi ordini. È la stessa linea adottata sulla questione immigrazione, con il rifiuto di far attraccare le navi delle ONG e le pressioni affinché gli altri Stati membri facciano la loro parte.

La strategia può pagare in termini di comunicazione politica e di consenso interno, mentre i risultati pratici possono variare. Per quanto riguarda il bilancio, non sarebbe stato possibile raggiungere l’accordo se entrambe le parti non avessero accettato di scendere a compromessi.

 

Non solo numeri: la Commissione tra stabilità e flessibilità

L’Italia ha dovuto ridimensionare il reddito di cittadinanza e avviare dismissioni del patrimonio pubblico per tagliare la spesa. La Commissione, dal canto suo, ha interpretato in modo più flessibile il suo compito di “guardiano dei trattati”, rinunciando per il momento ad avviare la procedura d’infrazione. È una decisione strategica, come emerge dalle parole del commissario per gli affari economici Pierre Moscovici, che si è detto soddisfatto dell’accordo raggiunto con l’Italia. Le elezioni europee si avvicinano e avviare una controversia con uno Stato membro non è la mossa ideale in periodo pre-elettorale.

La Commissione Juncker sta per concludere il proprio mandato e probabilmente non ha nessuna intenzione di lasciare un’eredità politica così controversa. La procedura d’infrazione è lunga e complessa e minerebbe seriamente la legittimità della Commissione entrante, a prescindere dal colore politico. Di fatto, questa si troverebbe costretta a seguire una linea politica senza avere la possibilità di emendarla o ridiscuterla.

Una procedura d’infrazione avrebbe acuito le divisioni in seno all’Unione e avrebbe rafforzato i partiti e movimenti euroscettici, che si stanno preparando alle elezioni europee di giugno prossimo. La Commissione, insomma, ha rispettato le regole, ma ha fatto una “scelta strategica”: dimostrare che l’UE non è una burocrazia senza volto, ma è disposta ad ascoltare ed è vicina ai cittadini.

Lo stesso discorso vale, a maggior ragione, per la Francia. Iniziata come una protesta isolata, si è trasformata in una rivolta contro Macron, il personaggio che più tra tutti si è fatto campione della rinascita dell’Unione Europea. Bloccare la manovra francese indebolirebbe il presidente in Europa e in patria, trasformando la Commissione nel “cattivo” della situazione. Peraltro, le mosse di Macron per le europee sono ancora avvolte nel mistero: si aggregherà a uno dei partiti esistenti o supporterà un nuovo movimento?

In modi diversi, la Francia e l’Italia potrebbero influenzare in modo decisivo gli equilibri del futuro Parlamento europeo. In una fase politica così delicata, il conflitto è l’ultima cosa di cui l’Unione Europea ha bisogno.

 

Fonti e approfondimenti:

Come funziona il semestre europeo?

Adnkronos, “Di Maio: ‘Ue fa terrorismo sui mercati’”, 01/10/2018

Adnkronos, “Manovra, cosa ci chiede l’Ue”, 14/12/2018

Corriere della Sera, “Conte: Juncker è di parola. Invitai i vice a uno stile più concreto”, 02/01/2019

Corriere della Sera, “Salvini: ‘Ci vogliono in ginocchio per soffiarci le aziende’. E attacca ancora Juncker”, 03/10/2018

Financial Times, “French budget position not like Italy’s, Brussels says”, 12/12/2018

Financial Times, “Italy’s Di Maio says France risks Brussels budget sanctions”, 11/12/2018

Il Fatto Quotidiano, “Gilet gialli, Macron: ‘Rabbia anche colpa mia. Salario minimo aumenta di 100 euro Straordinari detassati da gennaio 2019’”, 10/12/2018

Il Fatto Quotidiano, “Francia, Ue: ‘Parere sulla legge di bilancio già pubblicato. L’impatto delle nuove misure sarà valutato in primavera’”, 11/12/2018

Il Sole 24 Ore, “Lettera Ue all’Italia: nella manovra deviazioni senza precedenti”, 18/10/2018

Il Sole 24 Ore, “Manovra in deficit, perché la Francia può ‘sforare’ e l’Italia no”, 12/12/2018

Le Monde, “L’Italie maintient son budget, mais elle promet à l’Union européenne de contenir la dette”, 22/10/2018

Le Monde, “La dette de la France devrait frôler les 100 % du PIB en 2019”, 18/12/2018

Le Point, “Budget 2019 : la France pas tout à fait dans les clous européens”, 12/10/2018

Lettera della Commissione all’Italia sul Documento Programmatico di Bilancio, DPB), 18/10/2018

Politico, “Commission may act on Italian budget earlier than expected”, 27/11/2018

Politico, “How Macron gave Italian populists a boost”, 11/12/2018

Politico, “Juncker: Italy budget deviation from EU rules unacceptable”, 16/10/2018

Repubblica, “L’Italia verso la procedura d’infrazione: ecco le tappe del braccio di ferro con la Ue”, 20/11/2018

Reuters, “French budget deficit seen at 3.4 percent of GDP next year”, 16/12/2018

The Economist, “Emmanuel Macron offers protesters benefits worth €10bn”, 13/12/2018

The Guardian, “Italy cuts deficit target for 2019 to 2.04% to avoid EU sanctions”, 13/12/2018

The Telegraph, “Macron’s credibility shattered as France joins Italy in budget disgrace“, 11/12/2018

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