Lava Jato: come funzionava il meccanismo?

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Dall’inizio dell’operazione di polizia denominata Lava Jato sono ormai passati sei anni. In questo lasso di tempo si è indagato su una rete di corruzione internazionale tra le più fitte ed estese della storia. I risultati a cui sono giunte la procura e la Polizia Federale brasiliana permettono di conoscere più approfonditamente la struttura del network, le modalità e gli strumenti attraverso cui è stato possibile mantenere in piedi il più grande meccanismo di corruzione e lavaggio di denaro della storia dell’America latina. Dopo aver conosciuto la storia giudiziaria seguita all’operazione Lava Jato e le successive implicazioni nella politica brasiliana e nell’intero continente, si è voluto, in questo articolo, analizzare nel dettaglio le pratiche attraverso cui il sistema si perpetuava. 

Il meccanismo

Come si è scritto, il caso Lava Jato ha fatto emergere un rapporto illegale tra imprese private e interessi nazionali. Il fine ultimo di questo rapporto era quello di riuscire a far confluire i finanziamenti statali nelle tasche delle imprese private. Per farlo si è creato un meccanismo capace di autoalimentarsi, attraverso tangenti mirate a politici e dirigenti pubblici. 

Le imprese private pagavano due tipi diversi di tangenti. Le prime erano dirette ai dirigenti delle imprese statali, come la Petrobras, la compagnia petrolifera statale brasiliana. Avevano come compito quello di gonfiare i finanziamenti necessari alla realizzazione di opere d’interesse strategico. Oltre ai dirigenti, a ricevere le mazzette erano anche numerosi politici che avevano il compito di mantenere i dirigenti corrotti a capo delle compagnie pubbliche, o di nominare quelli indicati dalle stesse compagnie che offrivano le tangenti.

Grazie a questi finanziamenti illeciti, l’apparato pubblico proponeva dei progetti alle imprese private a dei prezzi gonfiati, spesso tre o quattro volte tanto, a interesse degli stessi dirigenti che ne avrebbero ricevuto tra l’1 e il 3% in tangenti. 

Una volta aperti i bandi, a partecipare alle gare erano sempre le stesse compagnie, tutte brasiliane (in ottemperanza alla politica del Compre Nacional promossa dalla ex presidente Dilma Rousseff), le poche nel Paese ad aver gli strumenti necessari per poter compiere i progetti richiesti. Queste stesse compagnie, oltre a riuscire a gonfiare i pagamenti, avevano anche creato un cartello grazie al quale potersi accordare su quale prezzo proporre alla gara d’appalto. Così facendo ci guadagnavano tutti. Politici e dirigenti ricevevano le loro tangenti, mentre i privati realizzavano le opere utili alle aziende nazionali ricevendo più finanziamenti del necessario. Decidendo, per giunta, chi si presentasse e come alla gara d’appalto.

Il Tatu Tênis Clube

Le decisioni del cartello venivano prese durante delle riunioni segrete a cui partecipavano avvocati e dirigenti delle 13 più importanti compagnie brasiliane, riunite in un club chiamato Tatu Tênis Clube (TTC). Questo club funzionava secondo un regolamento ben preciso, rinvenuto dalla Polizia Federale nel 2016 durante la perquisizione nella casa dell’ex-presidente della Odebrecht Construtora S.A, Benedicto Júnior. Il documento rinvenuto risaliva al 2004 e fungeva da contratto del club. Ogni azienda, secondo quanto rivelato successivamente dai dirigenti inquisiti, aveva il nome di un tennista famoso, e ogni riferimento esplicito o compromettente a iniziative illegali era mascherato dalla metafora sportiva. 

La competizione, quindi, aveva il fine di creare un interesse congiunto, come si legge nel primo articolo del regolamento: «per preservare il tennis nazionale e trasformarlo nello sport nazionale migliore e più redditizio». Per raggiungere questo obiettivo, si legge nel documento, «i prossimi campionati, in ambito nazionale, statale e municipale, devono essere organizzati e diretti dal TTC e tutti i proventi dei giochi devono andare al TTC».

Ogni giocatore aveva la possibilità di scegliere a quale gioco partecipare, tenendo presente che le entrate sarebbero state divise in maniera proporzionale tra tutti i componenti del club.

Affinché ci fosse armonia all’interno del club tra i numerosi concorrenti, vi erano regole prestabilite per presentarsi alle varie gare d’appalto. Dopo il 2004, con l’ingresso di altri giocatori, il regolamento venne attualizzato e il Tatu Tênis Clube venne sostituito dal club Unidos Venceremos.

Le tangenti

Il nodo cruciale di questo meccanismo, quindi, era costituito dal riuscire a far pervenire le tangenti ai dirigenti corrotti. Per farlo, era necessario che le aziende private facessero girare i soldi nella maniera meno tracciabile possibile, affinché la polizia non potesse seguire il flusso di denaro. Questo passaggio veniva affidato a numerosi agenti, i doleiros, che potevano scegliere la modalità attraverso la quale spostare il denaro a seconda dell’occasione. 

Una di queste modalità comprendeva la semplice donazione di un bene fisico, come la Range Rover Evoque regalata dal trafficante Alberto Youssef all’ex dirigente del settore rifornimenti della Petrobras, Paulo Roberto Costa. Oppure, ancora più eclatante, la donazione rivolta all’ex presidente del Brasile, Lula, accusato e condannato (ma non in via definitiva) per aver ricevuto in regalo due ville finanziate dalla compagnia di costruzioni OAS e dalla Odebrecht.

Oltre alla semplice regalia, i flussi di tangenti erano soliti passare anche attraverso dei conti in banca la cui proprietà era spesso sconosciuta o secretata, trattandosi di conti aperti in Paesi dove la giurisdizione prevede la riservatezza delle informazioni relative ai conti bancari. Luoghi come la Svizzera, dove vennero trovati e sequestrati i conti bancari dello stesso Costa, o Paesi più piccoli e vicini al Brasile come Antigua e Barbuda, Panama o le Isole Vergini Britanniche. Per rendere la rintracciabilità ancora più problematica, alla fine del giro le tangenti difficilmente arrivavano nei conti diretti dei politici o dei dirigenti. Si preferiva, piuttosto, depositarle nei conti di familiari o amici, tanto che in molti casi intere famiglie sono state portate a processo per favoreggiamento o perché ritenute complici del reato.

A questi metodi, venivano spesso affiancate prove più rischiose ma anche più pittoresche, come quelle del trasporto fisico di denaro contante. Questo avveniva o attraverso il trasporto di valigie piene di contanti, oppure appiccicando con dello scotch le banconote al corpo dei “muli”, ovvero le persone incaricate di viaggiare per tutto il Brasile con milioni di reales attaccati al corpo. 

Per corrompere i politici, inoltre, si tendeva spesso a far confluire i soldi alle tesorerie dei partiti. La poca trasparenza nei finanziamenti delle campagne elettori permetteva una maggiore libertà di movimenti di capitali.

Il sistema Odebrecht

Tra le 13 compagnie del sopracitato Clube la più importante era la Odebrecht. Nata come impresa di costruzioni, ai tempi del caso Lava Jato la Odebrecht era diventata una tra le più importanti holding al mondo, con società di proprietà in vari settori strategici dell’economia come le costruzioni o l’energia. Grazie alle sue ramificazioni in tutto il continente (oltre che in Africa, negli Stati Uniti e in Portogallo), la Odebrecht aveva esportato il sistema del Clube in tutta l’America latina, e oltre. 

Per spostare il flusso di tangenti,  la Odebrecht progettò uno schema complesso di conti offshore aperti in vari Paesi, affinché si perdesse la traccia del proprio passaggio. Nel 2015, ovvero quando il caso era ancora circoscritto al Brasile, il Ministerio Público Federal brasiliano ricostruì lo schema del passaggio di soldi dalla Odebrecht ai dirigenti della Petrobras, individuando tre livelli di riciclaggio del denaro, così come rinominati da La Prensa.

Dalla struttura si evince che l’origine dei soldi, anche se non esplicato, è pubblica. Da lì i soldi passavano alla Petrobras grazie alle gare d’appalto truccate, per poi venire distribuiti ai beneficiari, in questo caso le varie ramificazioni della holding Odebrecht. Dai conti delle aziende partivano continuamente dei trasferimenti diretti ad altre aziende sorte in paradisi fiscali, come le Isole Vergini Britanniche, ma con un conto bancario aperto in Svizzera. 

Per poter rendere invisibile la propria presenza era necessario un secondo livello di lavaggio del denaro. Attraverso altri conti bancari intestati a società a loro volta in paradisi fiscali, come l’azienda “Constructora Internacional del Sur” di Panama, che in tutto il suo lungo periodo di attività non ha costruito nemmeno un palazzo.

Da queste compagnie offshore, le tangenti venivano trasferite a conti (sempre offshore) di cui erano beneficiari i dirigenti da corrompere della Petrobras. In questo modo, i creatori credevano di aver reso impossibile riuscire ad arrivare da un capo all’altro del flusso di denaro.

Lo schema del Pubblico Ministero venne successivamente utilizzato anche per ricercare i flussi di tangenti in altri Paesi in cui la Odebrecht e le altre aziende coinvolte avevano operato i loro traffici illeciti. Grazie a questo lavoro, le procure di vari Paesi dell’America Latina sono riuscite a scoprire quello che, fino a ora, si conosce del più grande scandalo di corruzione del continente, se non del mondo intero. 

Fonti e approfondimenti

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  1. L’Altra America: Panama | Lo Spiegone

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