La USAID, Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale, è presente in Libano dal 1951, fin da dieci anni prima della sua stessa nascita quindi, attraverso lo stanziamento di fondi governativi al Paese mediorientale. Qual è stato, nel corso di settant’anni, l’aiuto dell’Agenzia alla popolazione libanese? Quali progetti sono stati portati avanti e in che modo hanno coinvolto la società civile? Approfondiremo la presenza dell’Agenzia in Libano in questo quarto articolo del progetto dedicato proprio alla USAID.
L’inizio dell’assistenza
Il governo degli Stati Uniti decise di iniziare a fornire assistenza allo sviluppo economico e infrastrutturale del Libano nel 1951, sotto la presidenza di Harry S. Truman. La situazione interna del Paese, sia politica, sia economica era molto differente rispetto a quella attuale: dopo l’indipendenza ottenuta dalla Francia nel 1943, il Libano visse, almeno fino al 1967, anno della guerra dei Sei giorni, un periodo di crescita e stabilità economica. La “Svizzera del Medio Oriente” era considerata, anche dagli Stati Uniti, un’ottima base di investimento, tra le migliori, allora, del Medio Oriente.
Negli anni Cinquanta, gli USA erano presenti in Libano attraverso il programma Point Four, con il quale intervennero nelle opere infrastrutturali del Paese: costruirono reti di canali di irrigazione lungo il fiume Litani nella valle della Bekaa e contribuirono alla costruzione della diga di Qaraoun nella stessa valle, che continua ancora oggi a fornire acqua per l’irrigazione. All’inizio degli anni Settanta, l’USAID, nata nel 1961, finanziò la creazione del Centro medico dell’Università americana di Beirut (AUB) e durante la guerra civile libanese (1975-1990), l’Agenzia statunitense rimase nel Paese, fornendo assistenza per i soccorsi, la ricostruzione delle infrastrutture e la sanità. Negli anni Novanta, l’USAID si concentrò invece, sull’offerta di opportunità economiche ai residenti delle aree rurali, sul sostegno alla democrazia e sul miglioramento dell’istruzione, secondo quelle che erano le direttive dell’allora amministrazione Clinton.
Missione in perenne e progressiva emergenza
Nei report e nelle informative che presentano e descrivono la missione USAID in Libano, questa è spesso descritta come “complessa”. Il Libano, riportano, è un Paese caratterizzato da «uno stato perenne di emergenza complessa, da crisi economiche e sociali profonde e irrisolte». Dalla fine del 2019 il Paese ha subito diversi shock socioeconomici di ampia portata dovuti a crisi sovrapposte, tra cui la perdurante instabilità politica, il forte deterioramento dell’economia e l’insorgere della pandemia nel 2020. L’iperinflazione (al 208% lo scorso marzo), il conseguente deprezzamento della lira libanese, la mancanza di opportunità di sostentamento, esacerbata anche dall’esplosione al porto di Beirut nell’agosto 2020 e l’aumento dei prezzi hanno ridotto il già precario potere d’acquisto di molte famiglie libanesi, aumentandone le vulnerabilità.
In questo contesto, l’Agenzia governativa statunitense ha proseguito il suo intervento nel Paese seguendo quelle che sono le direttrici delle macro aree dei progetti portati avanti: agricoltura e sicurezza alimentare; crescita economica e commercio; istruzione; ambiente e cambiamenti climatici; promozione pacifica delle transizioni politiche; approvvigionamento dell’acqua e igiene. Questi sono diffusi nel Paese a seconda del settore di intervento: le attività collegate all’accesso all’acqua ad esempio, si trovano soprattutto a sud, dove la rete idrica è vecchia e insufficiente al fabbisogno dei residenti.
I progetti di educazione, che comprendono il pagamento delle tasse scolastiche per i bambini e le bambine più vulnerabili, il finanziamento di borse di studio e la costruzione di edifici scolastici, sono diffusi in tutto il Paese.
Il settore di maggiore intervento dell’USAID in Libano è tuttavia, quello che mira alla crescita economica del Paese. Tre i progetti maggiori istituiti: il LICUD (Lebanon Industry Value Chain Project) che cerca di sviluppare una migliore stabilità economica dando opportunità di lavoro nelle aree rurali, attraverso il supporto alla coltivazione degli alimenti prioritari della catena alimentare del Libano. Anche il programma Farmer to Farmer è rivolto agli agricoltori, attraverso l’assistenza volontaria di agricoltori stranieri a quelli libanesi. Proprio il progetto più importante del settore economico però, il LED (Lebanon Enterprise Development) ha terminato la sua operatività lo scorso 14 luglio, dopo cinque anni di attività in cui ha fornito lavoro a 4033 libanesi, attraverso il sostegno di 766 imprese.
Il criterio di condizionalità
L’USAID è un’agenzia governativa, questo significa che è tenuta e seguire quelle che sono le direttive dell’amministrazione in carica, a seconda di quelli che sono i rapporti politici con i Paesi in cui essa opera. Riguardo al Libano, l’USAID ha sempre vincolato la collaborazione al criterio della “condizionalità”, proprio in riflesso ai rapporti politici tra il Paese mediorientale e gli USA. Se più latente in altri contesti, in Libano questo criterio si basa sulla motivazione che, secondo gli Stati Uniti, il Paese è governato, tra le altre, da una forza politica considerata dagli USA come organizzazione terroristica: Hezbollah.
Proprio per questo, la strategia per la cooperazione e lo sviluppo dell’USAID dedicata al Libano per il periodo 2021-2026 riporta: «L’impegno di USAID con il governo centrale continuerà probabilmente a essere limitato. La presenza di ministri e alti funzionari affiliati o nominati da Hezbollah in alcune entità governative complica alcuni impegni a livello nazionale. La Missione prevede di lavorare solo con gli enti governativi del settore dell’istruzione e delle risorse idriche, dove sono stati apportati miglioramenti significativi grazie agli investimenti a lungo termine di USAID.»
L’USAID è il maggiore donatore di assistenza umanitaria in Libano, da un punto di vista di investimenti economici realizzati nel Paese ed è attenta, in quest’ottica, anche alla competizione internazionale con altri attori governativi. Su questo, la strategia 2021-2026 avverte: «Con l’aggravarsi della crisi economica libanese, il governo potrebbe cercare di rafforzare le relazioni con la Repubblica Popolare Cinese come fonte di sostegno alternativa. La Cina è già il primo partner commerciale del Libano: i prodotti cinesi rappresentano il 40% delle importazioni libanesi, per un valore stimato di 2 miliardi di dollari all’anno. La Cina sta anche cercando di farsi strada in Libano attraverso programmi di scambio culturale ed educativo e donazioni per la salute e la difesa. La Missione [USAID] valuterà costantemente la situazione e, se necessario, svilupperà una programmazione che affronti in modo più diretto questi i problemi». Su questo sfondo, una possibilità di rafforzamento della presenza statunitense attraverso l’USAID, si è presentata in seguito agli effetti sul mercato mediorientale dell’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa e alla grave crisi economica in corso in Libano che hanno chiaramente esacerbato i bisogni umanitari in tutto il Paese. Per questo l’USAID ha annunciato quasi ulteriori 64 milioni di dollari in assistenza alimentare d’emergenza per il Libano lo scorso marzo. Circa 2,5 milioni di cittadini libanesi, immigrati e rifugiati palestinesi in Libano avevano bisogno di assistenza umanitaria ad aprile, con un aumento del 16% rispetto agli 1,9 milioni di persone identificate ad agosto 2021, secondo le Nazioni Unite. Per questo, il governo degli Stati Uniti ha annunciato più di 111 milioni di dollari in assistenza statale per 1,5 milioni di rifugiati siriani lo scorso 10 maggio.
Lo scorso anno, in una testimonianza davanti alla Sottocommissione Affari Esteri del Congresso su Medio Oriente, Nord Africa e Antiterrorismo globale, Mona Yacoubian, consulente senior del vicepresidente per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha sottolineato come gli Stati Uniti non possano permettersi di lasciare indietro il Libano, in un momento di crisi così acuta e stratificata, sia dal punto di vista politico, sia governativo.
L’eventuale collasso dello Stato libanese, avverte Yacoubian, porterebbe a un vuoto di sicurezza interna, pericolosa per gli Stati Uniti e per gli attori regionali, primo fra tutti Israele. Riguardo all’azione di USAID in Libano, è essenziale, dunque, secondo la consulente, che questa sia costante e abbia una copertura finanziaria più che stabile. Solo in questo modo, ci ricorda Mona Yacoubian, l’Agenzia potrà portare avanti il suo primo compito: tutelare gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti all’estero.
Fonti e approfondimenti
Kaouès, F., Les ONG au Liban : l’exemple de l’USAID, A contrario, vol. 2, n.18, 2012, pp. 125-141.
Redazione, La USAID clot son chapitre au Liban après cinq ans de services rendu, L’Orient – Le Jour, 16/07/2022.
USAID, Country Cooperation Development Strategy (CDCS) – Lebanon 2021-2026, 01/12/2021.
Yacoubian, M., Lebanon: Assessing Political Paralysis, Economic Crisis and Challenges for U.S. Policy, Congressional Testimony, United State Institute for Peace, 29/07/2021.
Editing a cura di Cecilia Coletti
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