La Turchia spaccata da Erdogan

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@Mikhail Palinchak - ://creativecommons.org/licenses/by/4.0/deed.en CC BY 4.0

La Turchia oggi ha votato per il Referendum Costituzionale, si è recato alle urne l’84% della popolazione che ha sancito una vittoria limitata del fronte del SI del Presidente Recep Tayyip Erdoğan. All’inizio con il 25% dei voti scrutinati sembrava si dovesse assistere ad una grande vittoria del Presidente dato che il conteggio dava all AKP, partito di governo, il 65% dei voti, ma andando avanti con lo scrutinio il conteggio ha portato ad un testa a testa, che alla fine si è definito in una risicata vittoria del SI.

L’evolversi del voto è arrivato a far pensare che il No avrebbe ripreso e superato il SI, anche perché verso le 19 l’agenzia di stampa statale Anadolu ha pubblicato dati gonfiati del voto, tanto che l’alta commissione elettorale turca ha dovuto rilasciare un comunicato rimodulando il voto. Le piazze nelle grandi città sono state presidiate dalla polizia, per evitare grandi proteste, mentre invece il popolo dell’AKP ha incominciato ad invadere le strade cantando il nome di Erdogan.

 

Il voto è stato caratterizzato da numerose irregolarità, la prima più importante è stata compiuta dall’alta Commissione elettorale turca che pochi minuti prima del voto ha affermato che sarebbero state contate anche le schede a cui mancava il timbro del ministero degli Interni, perché alcune località avevano ricevuto schede solamente non timbrate. Vi sono stati anche casi di brogli e sporadici casi di violenze, come gli spari in un seggio a Diarbakir, in cui vi sono state due grandi esplosioni negli ultimi giorni. 

Le opposizioni hanno imbracciato tutte le irregolarità del voto e il CHP, seguito dal HDP, ha denunciato queste procedure e hanno affermato che ricorreranno alla Corte per avere un ri-conteggio totale. Le opposizioni si sono unite e la popolazione delle grandi città iniziava a fare rumore sui balconi e per le strade per protestare contro il nuovo strapotere di Erdogan.

Il Presidente si è lanciato in un discorso di vittoria in cui ha definito il SI del referendum “un cambiamento storico della Turchia, ha sminuito  le critiche definendole stupidaggini e ha successivamente affermato che adesso lavorerà da subito per cambiare la Turchia. Il primo provvedimento sarà il nuovo inserimento della pena di morte, provvedimento fortemente voluto dal MHP, partito nazionalista senza cui non avrebbe potuto far passare la riforma.

La nuova opposizione al Sultano

Le conseguenze interne sono sicuramente le più decisive. L’intero sistema politico si dovrà ricostruire su due nuovi elementi che sono entrati nella politica turca.

Il primo elemento è la nuova riforma costituzionale che porterà il presidente ad essere un super presidente senza alcun contro potere. Questo grande potere però porterà ad un nuovo ragionamento nel sistema politico partitico turco. Se prima i partiti avevano nessun interessa ad allearsi per le presidenziali, né per le parlamentari, attualmente il sistema porta a creare grandi alleanze sopratutto per non permettere ai veri avversari di avere un potere illimitato per cinque anni.

Una prova di questa lettura potrebbe già iniziare sulla questione dei risultati. I due maggiori partiti di opposizione il CHP, i difensori del vecchio spirito kemalista e socialista, e l’HDP, che riunisce la sinistra radicale e i movimenti filo-curdi, hanno già affermato che chiederanno un ri-conteggio dei voti e nel caso in cui questa collaborazione andrà in porto, si potrebbe pensare a trovare un candidato unico per le eventuali presidenziali, se non in nome di un programma simile almeno in nome della lotta ad un eventuale super presidenza di Erdogan.

Una spaccatura geografica

Il secondo elemento è la spaccatura precisa del paese e il confine rappresentato proprio dal presidente Erdogan. Questo dato viene percepito anche dalla mappa elettorale in cui vediamo che il partito di governo, e quindi il SI, ha una forte concentrazione nel centro della penisola anatolica.

In questa parte di paese il presidente ha un grande appeal in quanto vi abitano le masse più rurali, che si sono molto arricchite durante la presidenza di Erdogan grazie anche all’esplosione delle Tigri dell’Anatolia, imprese medio piccole che hanno avuto un boom negli ultimi anni.

Le grandi città si sono divise quasi a metà nel sostegno al SI e al No. Dovremo aspettare i dati socio economici del voto per vedere se si è confermato il dato delle ultime elezioni, in cui le classi più umili, periferiche e religiose, avevano dato il proprio voto al presidente Erdogan, mentre le classi più alte e acculturare si erano divise tra HDP e CHP.

Le regioni che mantengono forte la propria opposizione sono chiaramente il Kurdistan turco, la costa e la parte europea della Turchia in cui i partiti storici si sono confermati con grande forza. Il CHP si è confermato ormai un partito a carattere regionale per la costa, con capitale Smirne, e per la parte europea della Turchia dove si mantiene la culturale europea, laica e kemalista che viene rappresentata dal vecchio partito social democratico

Il Kurdistan, dove attualmente vi è una situazione di guerra tra le forze di sicurezza e il PKK, invece rimane un territorio dove il presidente Erdogan non riesce ad attirare alcun tipo di seguito, anche se va ricordato come all’inizio della sua carriera il Presidente aveva raccolto grandi speranze curde data la sua iniziale apertura per una maggiore autonomia curda, poi soffocato dopo l’alleanza con l’ MHP. In questa regione il peso del HDP si è fatto sentire e la riforma è stata rifiutata in grande parte, come nella regione di Tunceli, dove è ancora forte la comunità armena.

La morte della Teşkilât-ı Esasîye Kanunu

Nel 1921 Mustafa Kemal aveva proposto la nuova riorganizzazione della Turchia, con la legge sulla ricostruzione del sistema, la Teşkilât-ı Esasîye KanunuIl referendum di ieri ha definitivamente ucciso questa idea kemalista di Turchia, in cui la penisola anatolica era da considerarsi più un protuberanza europea in Medio Oriente, che il contrario, oggi bisognerà riconsiderare questa posizione.

Questa nuova linea cambierà grandemente i rapporti esterni, la candidatura della Turchia per entrare in Europa potrebbe essere chiusa definitivamente, in particolare se verrà fatta passare la proposta di ri-inserimento della pena di morte. La nuova Turchia guarderà a nuovi centri di potere rispetto a quelli a cui ha sempre guardato storicamente, e che negli ultimi anni ha già fatto capire che tralascerà.

I rapporti con Russia e Stati Uniti saranno solo dettati dalle contingenze. Il presidente Erdogan con la sua nuova costituzione potrà proiettare la sua politica estera nel quadrante mediorientale. Bisognerà capire quanto le potenze straniere attrarranno le parti di paese che si sono opposte alla riforma. L’Europa e il mondo occidentale avranno grande potere di attrazione sulle coste e sulla zona europea della Turchia, mentre invece il Kurdistan sarà sempre più allettato dall’Iran e dall’asse della Resistenza. 

 

 

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