Europa27: Benelux

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Di Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo si sente spesso parlare come di un blocco unico sulla scena europea, il Benelux. Si tratta di tre Paesi fondatori dell’Unione europea che accettarono subito nel 1951 di firmare il Trattato di Parigi con Francia, Italia e Germania Occidentale. Si tratta di un legame consolidato nel tempo, che preesiste anche la creazione stessa del processo comunitario. Già da prima, infatti, esisteva un’unione doganale tra i tre Paesi che i rispettivi governi in esilio iniziarono a creare nel 1944 a Londra, ma che entrò in vigore solo quattro anni dopo. Tale unione segnò un esempio importante per il futuro sviluppo della Comunità economica europea.

Dopo aver analizzato la situazione politica di altri Stati membri dell’Unione verso le elezioni europee di maggio, andiamo ora a descrivere il clima politico e le previsioni per questi tre Paesi.

Belgio

Il Belgio rappresenta un Paese interessante da osservare sulla scena europea in quanto territorio che ospita la capitale simbolica dell’Unione europea, il cuore dell’Europa, ovvero Bruxelles: sede della maggior parte delle istituzioni europee, ma anche di numerose lobby che lì hanno trovato la propria sede.

I seggi attribuiti al Belgio nel Parlamento europeo sono 21 e non hanno subito modifiche a seguito delle nuove regole votate lo scorso anno dal Consiglio europeo in vista dell’uscita del Regno Unito dall’Unione.

Otto milioni di persone saranno chiamate al voto in un Paese caratterizzato dalla particolarità dell’esistenza del voto obbligatorio. La Costituzione belga prevede, infatti, tale regola all’art. 62 che recita che «le vote est obligatoire et secret», vale a dire che il voto è obbligatorio e segreto. Si tratta, tuttavia, di un obbligo di voto esistente dal 1893. Il mancato esercizio del voto comporta il pagamento di una somma, qualora la giustificazione portata non sia dichiarata valida. Ciò spiega l’alta affluenza alle elezioni da parte della popolazione belga, la quale per le elezioni del Parlamento Europeo nel 2014 era stata dell’89,64%, a fronte di una media europea del 42,61%. Il territorio del Belgio è diviso in tre circoscrizioni che corrispondono alle tre comunità linguistiche presenti nel Paese (francofona, fiamminga e germanofona) con l’indicazione di una soglia di sbarramento al 5% a livello circoscrizionale.

Quora

La campagna elettorale in Belgio si sta incentrando su tre principali tematiche: terrorismo, ambiente e migrazioni, questioni che hanno riguardato e riguardano il Belgio molto da vicino. Le discussioni sono, quindi, molto legate alla politica nazionale, da un lato per la natura federale del Belgio e, quindi, per la sua frammentazione interna, dall’altro perché le elezioni per il rinnovo dei membri del Parlamento europeo coincidono con quelle dei sei parlamenti nazionali, ovvero quello federale, della Regione di Bruxelles, delle Fiandre, della Vallonia, e delle comunità francofona e germanofona. 

L’esistenza di diverse comunità rende molto frammentata la scena politica del Belgio, e molti partiti si fanno espressione proprio delle realtà locali piuttosto che dell’intera scena nazionale. La divisione del Paese è anche sostenuta dai dati economici che, sebbene indichino la disoccupazione al 5,9 % e la crescita al 1,4%, tuttavia sottolineano una divisione tra un Nord molto ricco, motore dell’intero Paese, e un Sud francofono più povero. 

Il partito favorito è l’N-Va, Nuova alleanza fiamminga, indipendentista di destra e con posizioni anti-migranti e che proprio su questo tema aveva fatto cadere il governo guidato da Charles Michel lo scorso dicembre. Nei sondaggi viene dato al 17,55% su base nazionale e, assieme al 6,02% di Vlaams Belang – partito fiammingo di estrema destra -,  dimostra la tendenza politica presente attualmente nelle Fiandre. 

I Verdi vengono dati al 7,52% per quanto riguarda la corrente francofona, mentre al 9,27% quella fiamminga. I cristiano-democratici fiamminghi di Cd&V potrebbero avere il 9,33%, mentre i francofoni il 3,47%. I liberali fiamminghi (Vld) potrebbero arrivare all’8,76% e i Socialisti francofoni (Ps) all’8,99%.

Paesi Bassi 

I Paesi Bassi daranno il via alle elezioni europee andando al voto giovedì 23 maggio. La popolazione olandese sarà chiamata a esprimersi per eleggere 26 nuovi membri del Parlamento europeo, come nel 2014, e non 29 come deciso nell’ipotesi di uscita del Regno Unito dall’Unione. Il Paese non è diviso in circoscrizioni, ma la legge elettorale prevede un collegio unico nazionale senza alcuna soglia di sbarramento. 

Per quanto riguarda le tematiche al centro del dibattito politico, anche nei Paesi Bassi trovano uno spazio centrale la lotta al cambiamento climatico, l’immigrazione e l’integrazione. La città di Utrecht è stata colpita da un attentato lo scorso 18 marzo, costato la vita a quattro persone. Si tratta di un episodio che ha evidentemente condizionato anche le elezioni provinciali svoltesi qualche giorno dopo. 

In quell’occasione il partito Fvd, Forum per la democrazia, guidato da Thierry Baudet, formazione di estrema destra è, infatti, riuscito a entrare in Senato come secondo partito, ottenendo ben 10 seggi, solo due in meno rispetto al Vvd, Partito popolare per la libertà e la democrazia del primo ministro Mark Rutte, minando la maggioranza sulla quale poggiava la coalizione di governo a guida Rutte.

Per le elezioni europee, in testa ai sondaggi si trova il partito Fvd che viene dato all’16,99% seguito dal partito di centrodestra Vvd, dato al 16,3%, e dai Verdi Gl al 11,3%. Il partito di destra Pvv, Partito per la libertà, di Geert Wilders si aggira intorno al 7,13%. I cristiano-democratici del Cda sono dati al 9,25%.

I Paesi Bassi sono anche il Paese di Frans Timmermans, alla guida del partito di sinistra PvdA, Partito del lavoro, dato al 7,73%, indicato nella scorsa Commissione Juncker come commissario per la qualità della legislazione, relazioni interistituzionali, Stato di diritto e Carta dei diritti fondamentali, nonché primo vicepresidente. Si tratta dello stesso Timmermans ora indicato come Spitzenkandidat dei socialisti europei.

Lussemburgo

Con poco meno di 600.000 abitanti il Granducato di Lussemburgo rappresenta uno dei Paesi più piccoli dell’Unione e, pertanto, a esso sono riservati solamente 6 seggi, il minimo indicato dalle regole della composizione del Parlamento europeo. Come nel caso del Belgio, anche nel Lussemburgo il voto è obbligatorio e nel caso specifico delle elezioni europee la legge elettorale permette di indicare fino a sei preferenze.

Il PIL pro capite del Lussemburgo è il più alto del mondo e pertanto si distanzia di molto anche dal resto dei Paesi dell’Ue. Il settore finanziario e assicurativo contribuisce per il 27,2% all’economia del piccolo Stato e questo rende il Lussemburgo un centro importante, ma anche discusso, nel panorama economico dell’Unione.

La scorsa legislatura ha visto proprio un lussemburghese a guida della Commissione europea. Jean-Claude Juncker era stato indicato, infatti, come Spitzenkandidat dai Democratici cristiani e si era riuscito ad affermare sul suo avversario tedesco Martin Schulz, al quale aveva lasciato il ruolo di presidente del Parlamento europeo. Questa figura di spicco ha dato modo ad altri leader europei di criticare, attraverso attacchi alla la sua figura, la stessa politica del Lussemburgo e la sua nomea di “paradiso fiscale”.

Tra i partiti politici che concorrono per le elezioni ci sono il Partito popolare cristiano sociale (Csv) dato al 28,31% -da cui proviene lo stesso Juncker -, il Partito democratico dell’attuale primo ministro Xavier Bettel (16,91%) il Partito operatio socialista lussemburghese (Lsap) al 17,6%  e i Verdi al 15,12%. Anche l’Adr (Alternative Democratic Reform Party) dovrebbe, a detta dei sondaggi, ottenere un seggio con l’8,28%. Il risultato delle prossime elezioni potrebbe avvicinarsi alla distribuzione dei seggi avvenuta con le elezioni del 2014, in cui – con l’eccezione del partito Csv che aveva conquistato 3 seggi e potrebbe ora arrivare solamente a due – gli altri quattro partiti dovrebbero ottenere un solo seggio.

Conclusioni

Sebbene non si tratti di Paesi molto grandi sulla scena europea, i tre del Benelux occupano una posizione centrale nella vita politica dell’Unione in generale e meritano una particolare attenzione in vista delle prossime elezioni europee. Tutti e tre hanno, infatti, da sempre partecipato attivamente al processo di integrazione europeo, mettendo spesso a disposizione delle istituzioni europee figure di rilievo che ne hanno guidato l’azione. Eppure, stando ai sondaggi, anche nei tre Paesi fondatori dell’Unione si registra una tendenza politica che favorisce i partiti di centro-destra e di estrema destra, sottolineando anche le difficoltà dei governi nazionali, di cui essi non sono espressione, nell’affrontare le sfide che l’Unione si trova davanti in questa fase politica.

Fonti e Approfondimenti

Giovanni Maria del Re, “Verso il voto per il Parlamento, un Belgio più europeista che mai”,  Avvenire (4 maggio 2019);

Marco Giannatiempo, Alessio Vernetti, “Elezioni europee 2019: tutti i sistemi elettorali nella UE“, YouTrend (26 aprile 2019);

Jean-Benoit Pilet, “Choosing compulsory voting in Belgium: strategy and ideas combined“, Université Libre de Bruxelles;

Affari italiani:

Gabriele Penna, “Europee/Belgio, il cuore del continente in una perenne crisi di identità“(19 aprile 2019);

Gabriele Penna, “Europee/Olanda con il doppio sovranismo. Migranti-conti: tensioni con l’Italia” (6 aprile 2019);

Victor Luca Venturelli, “Elezioni europee/Lussembrugo verso il voto, le prospettive del post Juncker “(16 marzo 2019);

Politico.eu

Belgium in the EU election,  (08 maggio 2019), https://www.politico.eu/2019-european-elections/belgium/;

Netherlands in the EU election, (06 maggio 2019), https://www.politico.eu/2019-european-elections/netherlands/;

Luxembourg in the EU election, (06 maggio 2019), https://www.politico.eu/2019-european-elections/luxembourg/.

 

 

 

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