Il rallentamento della crescita indiana: preludio di una crisi?

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Le previsioni della Banca Mondiale sull’andamento della crescita indiana nel prossimo futuro e i più recenti dati ufficiali pubblicati dal governo non sembrano lasciare molto spazio all’ottimismo che per anni ha caratterizzato lo sviluppo economico del Paese.

A partire dagli anni Novanta, infatti, il PIL è aumentato costantemente, passando da 270 miliardi di dollari nel 1991 a 2.264 miliardi nel 2017. In questo modo, l’India è diventata la sesta economia mondiale.

Negli ultimi quindici anni il tasso di crescita si è aggirato tra il 7 e l’8% annuo (tralasciando il brusco ma temporaneo calo dovuto alla crisi finanziaria del 2008), scendendo al massimo al 6% per brevi periodi. I dati più aggiornati mostrano invece un lento ma costante declino nell’ultimo periodo, che ha quasi dimezzato il tasso di crescita da luglio 2018 a luglio 2019 portandolo a 4,5%. La Banca Mondiale prevede che questo andamento proseguirà nel corso del 2020, con una crescita che non supererà il 5%.

In molti hanno accusato il Primo Ministro Narendra Modi, per non aver ancora attuato le riforme necessarie a rilanciare la competitività dell’economia indiana a livello internazionale. Con il governo di Modi, infatti, l’India sembra essersi ripiegata sempre più verso l’interno, senza però risolvere alcuni dei problemi economici più urgenti – come la crisi agraria.

Questo soprattutto perché Modi ha preferito affidare tale compito a esponenti del suo partito, piuttosto che a un gruppo di esperti in materia, anteponendo in tutti questi anni di governo l’affinità ideologica alle competenze tecniche.

Ma l’economia indiana sta davvero affrontando un declino significativo destinato a peggiorare nel tempo, o si tratta di un rallentamento passeggero?

Innanzitutto, i dati relativi al PIL non tengono in considerazione diversi fattori sulle effettive condizioni di vita della popolazione e gli effetti della crescita, nonché della sua distribuzione. Prima fra tutte, la questione spinosa delle disuguaglianze. Dagli anni Novanta a oggi il divario tra ricchi e poveri si è accresciuto costantemente, sia nei periodi di crescita che di declino del PIL. Se però finora tali disparità non hanno inficiato sulla crescita del Paese, in un momento di debolezza come quello attuale potrebbero costituire un ostacolo. Il divario creatosi tra la fascia più alta della popolazione e quella più bassa non è stato colmato da una classe media solida, normalmente motore principale dell’espansione di una economia.

Settori e motivazioni del declino

I settori più colpiti da questo rallentamento della crescita sono quello manifatturiero (il cui tasso di crescita scenderà secondo le previsioni dal 6.9% del 2019 al 2% nel corso del prossimo anno) e quello delle costruzioni (dall’8.7% al 3.2%). Gli investimenti sono diminuiti del 10% nell’ultimo anno e le previsioni sui consumi interni indicano una diminuzione dal 10% al 5% per il 2020.

Al di là dei fattori più recenti che possono avere influito negativamente, quali sono le cause profonde che hanno portato alla situazione attuale?

Il percorso di sviluppo indiano è stato piuttosto atipico, non avendo seguito il classico passaggio da un’economia prevalentemente agricola a una incentrata sull’industria. L’india ha infatti saltato questo passaggio, sviluppando presto il settore dei servizi – normalmente l’ultimo a svilupparsi, e che invece costituisce qui quasi il 50% del PIL. Il settore agricolo invece, pur contribuendo in misura sempre minore al PIL (attualmente per il 17%), continua a impiegare più della metà della forza lavoro indiana. Industria e servizi non sono infatti riusciti ad assorbire i lavoratori agricoli in eccesso.

Questo sovraffollamento nell’agricoltura, accompagnato dalla forte crescita demografica che caratterizza il Paese da diversi anni ha determinato un aumento del tasso di disoccupazione, ossia un milione di nuovi disoccupati al mese. Secondo il Forum Economico Mondiale, l’India continuerà a essere una nazione piuttosto giovane per il prossimo decennio, con un’età media di 31 anni. A causa della rapida crescita demografica, diventerà il Paese con la maggiore disponibilità di potenziale forza lavoro al mondo.

Questo andamento sta creando e continuerà a creare sfide sempre più serie al governo, che non riesce a rispondere alla crescente domanda di nuovi posti di lavoro. Poiché si tratta di una domanda di lavoro prevalentemente poco qualificata, il governo dovrebbe puntare a rafforzare i settori industriali che necessitano di tale tipologia di lavoratori; manifatturiero ed edilizio in primis, che come si è visto sono invece i settori maggiormente in crisi.

Allo stesso tempo è necessario risolvere il problema dell’istruzione superiore, spesso scadente e quindi causa di emigrazione per molti studenti. Inoltre, stabilizzandosi quasi sempre all’estero dopo la laurea, essi contribuiscono a far aumentare sempre più la percentuale di lavoratori non qualificati in India rispetto a quelli qualificati. Anche questo dunque, sul lungo periodo, può rappresentare un serio ostacolo alla competitività del Paese e contribuire a rallentarne la crescita economica.

Un ulteriore punto critico riguarda infine il settore delle infrastrutture. Nonostante siano stati fatti notevoli progressi negli ultimi anni, dall’estensione della linea metropolitana di grandi città come Delhi e Mumbai alla creazione di nuovi aeroporti e il potenziamento delle linee ferroviarie, considerata la vastità del territorio indiano nel complesso la qualità delle infrastrutture resta insoddisfacente.

Questo va a influire negativamente sulla produttività industriale, insieme ad altri fattori che ne ostacolano la competitività a livello internazionale. Tra questi, per esempio, l’approvvigionamento di energia elettrica necessaria per il funzionamento delle industrie, che al contrario di quella destinata all’agricoltura non viene fornita dallo Stato a prezzi agevolati. Considerando che in India i costi di questa fonte di energia sono nettamente superiori a quelli dei principali Paesi in competizione, a causa dell’utilizzo di sistemi obsoleti che consumano una quantità di gran lunga superiore, il mancato investimento da parte dello Stato in sistemi più innovativi limita dunque ulteriormente lo sviluppo del potenziale industriale indiano.

Visioni contrastanti

A fianco dei più pessimisti vi sono però altri economisti che negano l’esistenza di una vera e propria crisi. L’India continua infatti a trovarsi tra le dieci economie più forti a livello mondiale, e la sua crescita economica ha già affrontato in passato dei brevi momenti di recessione dai quali si è ripresa rapidamente.

Inoltre, qualora la crescita dovesse assestarsi intorno al 5% anziché proseguire ulteriormente nel declino, non si tratterebbe di un dato negativo. Considerato che dagli anni Novanta a oggi le condizioni di vita della parte più povera della popolazione sono peggiorate costantemente, una crescita più moderata riuscirebbe forse a essere più equa e gestibile. Il punto è che il governo potrebbe non essere in grado di gestire al meglio questo rallentamento, attuando in un clima di tensione riforme superficiali che peggiorino la situazione.

I pareri sulla questione sono dunque contrastanti, tra chi prevede l’inizio di una crisi e chi insiste sul consolidamento ormai raggiunto dalla crescita indiana e sostiene che, anche in questo caso il Paese, con le dovute riforme, sarà in grado di superare questo temporaneo rallentamento.

In ogni caso, il fatto che la crescita sia rallentata non priva il Paese del ruolo economico determinante che ha attualmente nella regione. È però altresì vero che il governo indiano necessita di adottare le riforme fondamentali per rilanciare la competitività del Paese a livello internazionale, pena la progressiva perdita di influenza e rilievo rispetto alle altre potenze regionali.

 

Fonti e approfondimenti

The Diplomat, How the Modi administration is hamstringing the Indian economy, 10/01/2020

The Economist, Narendra Modi is damaging India’s economy as well as its democracy, 24/10/2019

The Economic Times, First advance estimates pegs GDP growth at 5 per cent for FY2020, 08/01/2020

 

Be the first to comment on "Il rallentamento della crescita indiana: preludio di una crisi?"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*