Il dragone cinese e i Balcani: la Serbia

Serbia
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Le relazioni storiche tra la Repubblica Popolare Cinese e i Paesi balcanici hanno origine con la costituzione della Jugoslavia di Tito e dell’Albania dell’ex Primo ministro Enver Hoxha.
Sebbene la dissoluzione della Jugoslavia abbia ridefinito i rapporti tra la Cina e i singoli Paesi dei Balcani occidentali, la Serbia è diventata il punto di riferimento (e di investimento) principale della Repubblica Popolare nella regione.

Se da un lato, i due Paesi sono politicamente vicini per il non-riconoscimento di Kosovo e Tibet, dall’altro, gli investimenti cinesi in Serbia sono aumentati considerevolmente negli ultimi anni, in particolare nel settore energetico, delle infrastrutture e in risposta al COVID-19. Tuttavia, tale disponibilità di risorse e fondi da parte del dragone cinese ha un impatto negativo sull’ecosistema della regione e sul processo di integrazione della Serbia nell’Unione europea. Infatti, come ha affermato Strahinja Subotić, ricercatore presso il Centro per le politiche europee di Belgrado: “la Serbia è l’unico Paese [dei Balcani occidentali] a non aver appoggiato le risoluzioni dell’UE fortemente critiche nei confronti della Cina, sia che si tratti di violazioni dei diritti umani, questioni geopolitiche o interessi cinesi a Hong Kong e in Tibet”.

Le nuove industrie sino-serbe

Sotto il governo prima (2014-2017) e la presidenza poi (in carica dal 2017) di Aleksandar Vučić, Belgrado ha fortemente promosso i legami con Pechino, collaborando su infrastrutture, turismo e tecnologia e dichiarando come alcuni progetti infrastrutturali cinesi fossero fondamentali per l’interesse nazionale. Questa cooperazione tra i due Paesi ha fatto in modo che le leggi a difesa dell’ambiente e dei diritti civili venissero messe in disparte a favore delle nuove industrie manifatturiere. Nel contempo, tali finanziamenti diretti esteri consolidavano la popolarità di Vučić tra gli elettori. Le motivazioni della propaganda filo-governativa a favore degli investimenti cinesi e in contrasto con le richieste dell’Unione europea in materia di riforme sono riassumibili nella frase di Stefan Vladisavljev, analista del think tank Belgrado Fund for Political Excellence, che ha affermato come “Non si può fare una foto davanti alle riforme giudiziarie [richieste dall’UE], ma si può fare una foto davanti a una nuova autostrada, una nuova ferrovia, una nuova fabbrica”.  

Al riguardo, Valerie Hopkins sul Financial Times ha analizzato le conseguenze sociali e ambientali della cosiddetta “amicizia dell’acciaio” tra Serbia e Cina. Hopkins ha sottolineato come sebbene tra il 2005 e il 2019 la Cina abbia investito 10,3 miliardi di dollari in Serbia, ovvero il 20% del totale degli investimenti diretti esteri di tutti Balcani occidentali, è il 2016 l’anno di svolta per Belgrado. In quest’anno infatti, il colosso cinese Hebei Iron & Steel Group ha acquistato l’acciaieria di Smederevo per 46 milioni di euro. Questo finanziamento è uno dei maggiori investimenti cinesi in Serbia in termini assoluti.

Nonostante gli introiti derivati dalla produzione dell’acciaio, i cittadini di Smederevo hanno dovuto fare i conti con un aumento esponenziale del tasso di inquinamento atmosferico e dei casi di malattie respiratorie. Le testimonianze sono state raccolte e confermate dai dati dell’Agenzia serba per la protezione dell’ambiente e da report indipendenti, dove si evince come i tassi di inquinamento dell’aria delle cittadine della Serbia centrale superino per 120 giorni all’anno i limiti posti dall’Unione europea.

Sinopharm e Soft power

Per quanto riguarda la narrazione mediatica della risposta al COVID-19 da parte rispettivamente di Unione europea e Cina, la ricerca del Centre for Contemporary Politics ha mostrato come i media serbi abbiano adottato una retorica filo-cinese e anti-europea.

Da una parte, la fonte principale di questa narrazione sull’ “amicizia d’acciaio” è stata proprio Aleksandar Vučić. Il presidente ha ripetutamente sottolineato che la Serbia è “infinitamente grata per tutto” al dragone cinese, mentre “la solidarietà europea è una favola”. Il report mostra come i media filogovernativi abbiano rafforzato i molteplici legami tra Belgrado e Pechino.

Dall’altra parte, gli aiuti economici e sanitari che arrivavano dall’Unione europea venivano considerati negativamente dai media nazionali, che descrivevano Bruxelles come lontana e disinteressata al futuro dei cittadini serbi. Tale propaganda ha fatto sì che il 69,4% dei cittadini serbi intervistati dai ricercatori del Centre for Contemporary Politics ritenga che la Cina abbia fornito alla Serbia la maggiore assistenza finanziaria e umanitaria nella lotta contro la pandemia da COVID-19, mentre il 9,6% dei cittadini intervistati ritiene che sia l’Unione europea.

Tale percezione, tuttavia, è lontana dalla realtà dei fatti. Infatti, l’European Policy Centre ha calcolato che l’UE ha donato 7,5 milioni di euro alla Serbia nel primo periodo di emergenza, e successivamente ha autorizzato la Serbia a utilizzare circa 94 milioni di euro di fondi dello Strumento di assistenza preadesione (IPA) per prevenire e combattere gli effetti del COVID-19. Al momento le autorità serbe non hanno reso noto l’ammontare complessivo dell’assistenza sanitaria offerta dalla Repubblica Popolare Cinese. 

Il sodalizio mediatico tra Belgrado e Pechino si è ulteriormente consolidato nell’aprile 2020, quando il presidente cinese Xi Jinping ha accettato l’invito del presidente Vučić a visitare la Serbia in futuro. L’ultima visita ufficiale di Xi Jinping in Serbia risale al 2016, su invito dell’allora presidente Tomislav Nikolic. L’immagine trasmessa dai media serbi e cinesi che descrivevano la Cina non solo come un ottimo partner commerciale, ma anche come un Paese profondamente interessato al benessere dei cittadini serbi, al contrario di Russia e Unione europea, ha fatto sì che a gennaio 2021 la Serbia ricevesse oltre un milione di dosi di vaccino Sinopharm. Questo vaccino prodotto in Cina non è stato ancora approvato dall’EMA (Agenzia Europea del Farmaco). 

Il soft power del dragone cinese tuttavia non si è limitato all’invio di dosi di vaccino, rendendo la Serbia il principale hub vaccinale dei Balcani occidentali, bensì ha oltremodo approfondito il legame tra i due Paesi dal punto di vista sanitario ed economico: nel luglio 2021, si è raggiunto un accordo per produrre il vaccino Sinopharm direttamente in Serbia. 

Il prezzo della “fratellanza serbo-cinese”

I legami tra Cina e Serbia hanno spinto nel settembre 2020 il Center for Strategic and International Studies a considerare la Serbia come uno “Stato cliente” cinese. In particolare, gli esperti temono che la Serbia possa diventare un modello per gli investimenti cinesi nei Paesi europei più poveri e indebitati, dove i beni statali vengono venduti a basso costo per gli investitori esteri ma a caro prezzo per i cittadini e le associazioni locali a tutela dell’ambiente.

Se da una parte la Serbia necessita di investimenti esteri, dall’altra le politiche a difesa dell’ambiente e dei cittadini sono state più volte disattese, come nella recente vendita del lungomare di Belgrado a una società degli Emirati Arabi Uniti.

Proteste antigovernative e ambientaliste da parte dei cittadini si sono moltiplicate negli ultimi anni, culminando il 10 aprile 2021 in una manifestazione pubblica sul degrado ambientale che ha coinvolto migliaia di persone nelle strade di Belgrado. Pochi giorni dopo la protesta, il governo di Belgrado ha ordinato alla miniera di rame cinese Zijin nella città meridionale di Bor di fermare i lavori per non aver rispettato gli standard ambientali. Ha anche ordinato a un impianto di riciclaggio di proprietà cinese vicino a Zrenjanin di fermare la produzione a causa dei danni ambientali. Questa è la prima volta che il governo di Vučić fa un passo indietro sulle politiche di investimento cinese in Serbia.

Nel contempo, la cooperazione commerciale tra i due Paesi è andata di pari passo con la cooperazione militare e di sicurezza. Fino a quando non è stato accantonato a causa di forti critiche avanzate dagli Stati Uniti, la Serbia era prossima all’acquisto del sistema missilistico cinese FK-3, diventando il primo Paese al di fuori della Cina a utilizzare tale sistema difensivo. A marzo 2021, invece, una risoluzione del Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per “la mancanza di trasparenza e di valutazione dell’impatto ambientale e sociale degli investimenti e dei prestiti cinesi” in Serbia.

Tale legame tra Serbia e Cina preoccupa l’UE anche dal punto di vista del processo di integrazione europea, dal momento che l’influenza della Repubblica Popolare Cinese sembra abbia favorito la diffusione di pratiche illegali e in contrasto con i principi della rule of law dell’UE. In particolare, è stato rilevato l’uso di un sistema di sorveglianza di massa nella città di Belgrado, la raccolta di dati personali senza adeguate garanzie, e l’insufficiente trasparenza negli appalti pubblici del settore della sicurezza. D’altro canto, nonostante il 95% della popolazione serba consideri la Russia come un partner necessario, è stata attribuita una percentuale simile (91%) anche alla Cina. Se fino a pochi anni fa la politica internazionale della Serbia si sviluppava su due fronti (Unione europea e Russia), oggi la relazione diventa tripartita, con una Cina inserita in molteplici settori strategici e diplomatici.

 

 

Fonti e approfondimenti

Conley, Heather, Hillman, Jonathan, McCalpin, Maesea, Ruy, Donatienne, Becoming a Chinese Client State: The Case of Serbia, Centre for Strategic & International Studies, 24/09/2020.

European Western Balkans, Serbian media coverage of the EU in 2020: Love from China and slaps from Brussels, Belgrado, 06/04/2021.

Global Times, Serbia to become first country in Europe to produce China-developed COVID-19 vaccine, 13/07/2021.

Hopkins, Valerie, Serbs fret over environmental costs of Chinese investment, Financial Times, Smederevo (Serbia), 27/04/2021.

Hosa, Joanna, Tcherneva, Vessela, Pandemic trends: Serbia looks east, Ukraine looks west, European Council on Foreign Relations, 5/08/2021. 

Muminović, Emina, Serbian media on the assistance in the pandemic: China the savior, EU left Serbia stranded, European Western Balkans, 08/04/2021.

Obradović, Vukašin, La Serbia tra Cina ed Europa, Osservatorio Balcani Caucaso e Transeuropa, Belgrado, 26/02/2021.

Pantovic, Milivoje, Serbia has rolled out the red carpet to China – but at what cost?, Euronews, 08/10/2021. 

Parlamento europeo, European Parliament resolution of 25 March 2021 on the 2019-2020 Commission reports on Serbia, Bruxelles, 25/03/2021.

 

 

Editing a cura di Francesco Bertoldi

1 Comment on "Il dragone cinese e i Balcani: la Serbia"

  1. Molto interessante ed esposto chiaramente

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