Siamo ormai arrivati alle midterm elections, uno degli appuntamenti chiave della politica a stelle e strisce. Il voto cade in un momento molto importante per gli Stati Uniti. Mentre i cittadini guardano con preoccupazione allo stato dell’economia e in particolare dell’inflazione, lo sguardo della classe politica negli ultimi mesi si è dovuto volgere anche alle evoluzioni in politica estera, dalla guerra in Ucraina alle mosse della Repubblica popolare cinese, in cui la leadership di Xi Jinping è stata riaffermata con l’ultimo Congresso.
In questo scenario, candidati democratici e repubblicani si sono sfidati da una competizione all’altra del Paese, con campagne locali che si sono intrecciate a questioni di interesse nazionale e viceversa. In ogni caso, la scadenza elettorale ha acquisito un valore forse ancora più elevato del solito: per entrambi i partiti, infatti, le midterm rappresentano un punto di svolta fondamentale per il futuro.
Perchè il voto è importante per i democratici
Per i democratici questo voto diventa fondamentale per riuscire a mantenere il controllo del Congresso. In caso di sconfitta infatti, il già complicato percorso legislativo sarebbe ulteriormente reso monco dall’ostruzionismo repubblicano, cui la Casa Bianca a guida Biden dovrebbe far fronte. Allo stato attuale, i democratici esprimono una maggioranza abbastanza solida alla Camera, mentre al Senato, a rompere l’impasse dei 50 voti per parte, c’è la vicepresidente Kamala Harris, chiamata a esprimersi quando necessario.
In questi quasi due anni di presidenza infatti, Joe Biden si è trovato in molte situazioni difficoltose, lottando anche con membri del suo stesso partito per far passare i provvedimenti della sua agenda. Una sconfitta renderebbe quindi ulteriormente complicato per la Casa Bianca affrontare a suo modo le molteplici questioni che si trovano sul tavolo. In ogni caso i sondaggi non sorridono ai democratici, i quali, secondo il modello di previsione di FiveThirtyEight, sono in questo momento sfavoriti in entrambi i rami del Congresso.
Mobilitare il proprio elettorato diventa quindi fondamentale, in un contesto politico non favorevole e dove il partito di governo è storicamente sfavorito. Considerando la Camera molto complicata, tutti gli occhi sono posati su alcune corse in bilico al Senato, come Pennsylvania, Nevada, Georgia, Arizona. Per i repubblicani le cose sembrano quindi essersi messe meglio rispetto a qualche settimana fa.
La disillusione nei confronti dell’operato dell’amministrazione ha il suo peso ed è data dallo scarto tra promesse, aspettative e ciò che effettivamente si è realizzato. Nelle condizioni congressuali attuali, ciò che ha fatto Biden è in ogni caso già molto, come nel caso dell’Inflation Reduction Act e i provvedimenti di ripresa post-Covid.
Per i democratici quindi, questo voto assume non solo i tipici tratti caratteristici delle midterm, viste come un referendum sull’operato dell’amministrazione, ma anche quello di un vero e proprio scontro che avrà forti ripercussioni in ottica 2024. Lo spauracchio, inoltre, è dovuto all’esperienza dell’assalto al campidoglio e alle mai sopite recrudescenze trumpiane che segnalano un forte pericolo agli occhi dei democratici. Su temi come il controllo delle armi, la protezione del diritto all’aborto, l’ambiente e la giustizia sociale, in caso di sconfitta le mani dell’amministrazione risulterebbero essere sempre più legate e questo rende fondamentale questo voto.
Perchè il voto è importante per i repubblicani
Il voto è altrettanto importante per il Partito repubblicano, che negli ultimi anni ha visto una crescente radicalizzazione dei propri membri. La trasformazione del partito non è iniziata con la nomina e poi l’elezione di Trump alla Casa Bianca, ma la sua scalata al vertice e la sua affermazione elettorale ha certamente contribuito ad aumentare la polarizzazione, fino a minare la fiducia nelle istituzioni statunitensi e legittimare la violenza politica.
Uno degli elementi che bene mette in mostra la presa di Trump sul GOP è rilevato da un’indagine del New York Times, secondo cui più di 370 candidati hanno messo in discussione e, a volte, negato apertamente i risultati delle presidenziali del 2020. La contestazione della vittoria democratica unisce la stragrande maggioranza dei repubblicani che competono alle elezioni e testimonia il processo di allontanamento, se non di abbandono, dal confronto democratico.
In questo momento, secondo un sondaggio di ABC/Ipsos, il 64% degli elettori repubblicani afferma che Trump dovrebbe avere un’influenza sulla direzione futura del partito. Nonostante non sia direttamente in gioco per questa tornata, l’ex presidente è in piena campagna elettorale: negli ultimi giorni i suoi sforzi si sono concentrati negli Stati più in bilico, tra cui Florida, Iowa, Ohio e Pennsylvania.
Se i candidati di Trump dovessero prevalere, questo porterebbe con ogni probabilità a un’ulteriore spinta verso la radicalizzazione. Un’indicazione in questo senso arriva dai temi su cui i candidati conservatori hanno deciso di investire nei giorni decisivi per orientare gli elettori, dalle questioni educative ai flussi migratori, che sono stati al centro dell’azione politica repubblicana degli ultimi anni.
Viceversa, se il GOP dovesse deludere le aspettative, in particolare alla Camera dove i sondaggi indicano come più probabile una prossima maggioranza repubblicana, uno dei principali imputati sarebbe senza dubbio Trump, con i principali competitor come il governatore della Florida, Ron DeSantis, che potrebbero farsi avanti in maniera più decisa per la futura leadership del partito.
Cosa aspettarsi in caso di vittoria democratica
Nei mesi estivi sembrava che i democratici potessero spezzare la ruota che relega il partito di governo alla sconfitta alle midterm. Candidati estremi e spesso poco presentabili, legati a Trump, alle primarie repubblicane, in un momento di grande attenzione verso la Commissione d’inchiesta sui fatti dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, sembravano favorire i democratici. E soprattutto la decisione in Dobbs V Jackson della Corte Suprema di eliminare la protezione federale al diritto all’aborto è sembrata offrire un tema elettorale molto importante su cui spingere le campagne elettorali.
Tuttavia questa tendenza è andata progressivamente invertendosi nelle ultime settimane, con i repubblicani che hanno guadagnato sempre più terreno attaccando sui temi dell’economia, della criminalità e dell’immigrazione. La bassa popolarità del presidente Biden non aiuta, dando un altro indicatore negativo.
Nei suoi primi due anni da presidente, Biden ha approvato nuove leggi sui cambiamenti climatici, sul controllo delle armi, promosso investimenti nelle infrastrutture e contro la povertà infantile, nonostante la sua ristretta maggioranza al Congresso. In caso di vittoria ci si aspetterebbe da parte del Partito democratico di continuare su questa strada.
Cosa aspettarsi in caso di vittoria repubblicana
Secondo le ultime previsioni disponibili, le midterm elections potrebbero concretamente segnare un trionfo del Partito repubblicano in entrambi i rami del Congresso. Tale esito elettorale avrebbe un impatto molto significativo sul futuro degli Stati Uniti. Mantenendo l’attuale ostilità nei confronti dell’agenda democratica, i candidati del GOP finirebbero per affossare le proposte più progressiste, in molti casi già riviste al ribasso a causa della debole coesione interna del Partito democratico.
Sul fronte interno, tra i primi teatri di scontro in cui si potrebbe avere una forte spaccatura tra amministrazione e Congresso, vi sarà senza dubbio la politica fiscale. Kevin McCarthy, il leader della minoranza repubblicana alla Camera dei rappresentanti, ha sostenuto pochi giorni fa che se le Camere dovessero approvare un aumento del debito federale entro l’anno – i candidati usciti vincenti dal voto entreranno in carica solamente a gennaio – la contropartita potrebbe essere un cospicuo taglio della spesa pubblica. Come sottolineato da alcuni osservatori, questo si inserirebbe all’interno di un piano più complessivo per diminuire l’azione del governo federale, specie per quanto riguarda le politiche sociali.
Per quanto riguarda la politica estera, invece, potrebbero esserci alcuni sviluppi sull’intervento degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina. Secondo un sondaggio condotto da The Hill, una parte crescente dei sostenitori repubblicani ritiene che gli Stati Uniti stiano “facendo troppo” per aiutare l’Ucraina, una percentuale decisamente più alta rispetto al 6% registrato nei primi giorni dell’invasione russa. Al Senato, il consenso attorno al massiccio piano di finanziamenti dedicato al Paese europeo ha iniziato a scendere, un trend che potrebbe continuare di pari passo con l’escalation del conflitto.
Infine, uno dei pochi punti su cui si potrebbe al contrario rafforzare il dialogo tra repubblicani e democratici potrebbe essere la competizione con la Repubblica popolare cinese. Del resto, è stata una coalizione bipartisan ad approvare il CHIPS and Science Act ad agosto, volto a rivitalizzare l’industria dei semiconduttori statunitense, attirare investimenti negli Stati Uniti, e mantenere il vantaggio rispetto alle tecnologie emergenti. Si tratta forse della issue su cui, a partire dalla nuova fase dell’impegno nel teatro asiatico voluta dall’amministrazione Obama, si sono segnalate più linee di convergenza tra i partiti, i cui vertici sono egualmente preoccupati dalla continua ascesa del Paese e del suo leader, Xi Jinping.
Fonti e approfondimenti
Bennett, Bryan, “‘Everything’s at Stake’: How the Midterms Will Shape Biden’s 2024 Plans and his Legacy”, Time, 26/10/2022.
Cohen, Rachel, “How education culture wars have shaped the midterms”,Vox, 04/11/2022.
Flegenheimer, Matt, “Is Ron DeSantis the Future of the Republican Party?”, New York Times, 13/09/2022.
Hutzler, Alexandra, “How Donald Trump is shaping the midterms for Republicans”, ABC news, 03/11/2022.
Jihan, Abdalla, “Republicans bank on tough immigration line as US midterms near”, Al Jazeera, 14/10/2022.
Zurcher, Anthony, “US midterm elections: Why are they so important?”, BBC, 01/11/2022.
Editing a cura di Cecilia Coletti