La Germania (ancora) divisa

Germania
Arno Mikkor - Flickr - CC BY 2.0

La Germania si è spaccata, ancora. Sono passati più di due decenni da quando la Germania dell’Est e quella dell’Ovest si sono riunite eppure qualcosa è rimasto irrisolto.

La divisone trasversale

Il declino della CDU/CSU con la sua candidata Angela Merkel è uno dei fattori che sono stati messi in risalto. Nonostante sia una flessione naturale per un partito che regna all’interno della politica dello Stato leader dell’Unione Europea questo fattore è sicuramente importante. Non esiste una maggioranza assoluta e la Große Koalition sembra essere una certezza di un passato remoto. “Bisogna ripartire dall’opposizione per riguadagnare terreno” è stato detto dalla Willy Brandt House, sede centrale del Partito Socialdemocratico (SPD) dopo una delle sue peggiori sconfitte. La carta Martin Schulz, l’europeista anti-Merkel, è stata fallimentare, controproducente, sbagliata.

La campagna elettorale del centrosinistra è stata pensata su un modello che sembra non essere più quello esatto per pungere l’avversario e vincere. Schulz ha attaccato la Merkel, ha attaccato la AfD, si è inimicato la Linke e i Günen. E’ rimasto solo. Così come sono rimasti soli 9.500.000 tedeschi che hanno continuato a credere a un partito che la storia della riunificazione tedesca l’ha scritta, anche se a tratti.

Più di cinque milioni di votanti in tutta la Germania hanno voltato le spalle a Schulz (nel 2013 11.250.000 votarono SPD). Solo sei milioni votanti SPD votarono centrosinistra anche nel 2013. Dove sono andati? La risposta immediata sarebbe “hanno votato l’AfD” e alcuni certamente hanno votato l’estrema destra, ma l’analisi però è più complicata di così:

  • Circa il 20% ha preferito l’astensione, il silenzio rumoroso.
  • Altri hanno preferito votare chi ha guidato il governo durante la Große Koalition, e quindi direttamente la Merkel. La logica ha prevalso su questi votanti, facendogli affermare che fare la stampella di un ennesimo governo Merkel era non producente e quindi consolidare la CDU/CSU era una scelta migliore che sostenere un governo di coalizione. Questi votanti sono rimasti delusi perché la Merkel ha perso la forza dirompente del passato.
  • Poi abbiamo votanti ex SPD che hanno preferito votare i naturali alleati SPD, ovvero Link e Günen, per spingere verso una alleanza rosso-rosso-verde. Anche loro sono rimasti delusi perché la mancata alleanza elettorale tra i tre partiti negli ultimi mesi in alcuni Länder tedeschi ha di fatto provocato una frattura a livello nazionale.

La Merkel e l’SPD si sono divisi. La spaccatura è evidente quando si nota che in caso di un’altra Große Koalition, questa avrebbe una maggioranza risicata e quindi porterebbe a una governabilità rischiosa. Cosa che la Germania non può permettersi a nessun tipo di livello, né economico, né sociale, né politico. Ecco quindi la prima divisione, che chiameremo trasversale, tra i partiti più grandi che hanno guidato il Paese dal 1945 a oggi.

La divisone verticale

C’è poi un’altra divisone che conosciamo molto meglio di quella precedente e che ha però destato molta più paura perché pensavamo fosse superata, estinta. Questa divisione la chiameremo verticale. Verticale nel senso geografico del termine. Da nord a sud la divisione tra “partiti del sistema” e “partiti anti-sistema” hanno ri-diviso la Germania sulle stesse linee con cui venne divisa nel 1945, quando la parte ovest era gestita da USA-Francia-Gran Bretagna e la parte est dall’URSS.

L’AfD è salita nel Bundestag, questo lo sapevamo ancora prima che succedesse. Chi ha seguito gli eventi di PEGIDA, dell’ascesa dell’AfD dalla sua fondazione in poi, chi ha conoscenza di come l’NDP ha tenuto testa alle leggi tedesche finché ha potuto, non dovrebbe essere sorpreso di questo risultato. L’AfD è un partito che va guardato per quello che è, sia ideologicamente che a livello di analisi e strategia elettorale. Il supporto di alcuni grafici può esserci d’aiuto per comprendere meglio come abbia fatto l’AfD a diventare il terzo partito tedesco, subito dopo CDU/CSU e SPD (con un gap da quest’ultimo del 7%).

Il 12,6% del voto popolare è stato il risultato della campagna dell’AfD. Il primo dato da sottolineare è che questo voto non è stato raggiunto solo attraverso gli ultimi cinque mesi di campagna elettorale. La base dell’Alternativa per la Germania (AfD) si sta ampliando dal 2014 ogni giorno, ogni mese perché il partito ha lavorato in maniera precisa con i dati, oltre che attraverso il reale razzismo ideologico. Le fasce che l’AfD ha individuato come fondamentali per la sua ascesa sono stati i disoccupati, coloro che hanno un reddito fino a circa €20.000 annui e le aree della Germania che hanno un tasso percentuale di immigrazione rispetto alla popolazione tra 0% e 10%.

Perché proprio queste fasce e quali implicazioni hanno avuto sugli altri strati sociali?

  • La disoccupazione è sicuramente un tema che è sempre stato utilizzato dai partiti anti-sistema per carpire voti dai consumatori insoddisfatti nei confronti dello Stato. Nonostante il surplus e il benessere che la Germania ha sperimentato sotto i quindici anni di governo Merkel, una porzione importante di elettori non si è sentita rappresentata dalle politiche economiche e sociali tedesche. Riguardo questo dato è importante però sottolineare come nel giugno 2005 il tasso di disoccupazione era dell’11,5% mentre nel giugno 2017 era del 3,8%. La fascia dei disoccupati quindi va necessariamente accoppiata con un altro dato, ovvero la fascia di popolazione con il reddito annuo fino a €20.000
  • L’AfD ha lavorato in maniera consistente sulle fasce di reddito più basse. I dati infatti suggeriscono che se la fascia di riferimento della CDU/CSU è quella compresa tra i €20.000 e i €25.000, quella della AfD è quella tra i €15.000 e i €20.000. Questo ha portato la fascia disoccupata, ovvero quella che più probabilmente ricadrà all’interno di questi numeri di reddito, a non sentirsi minimamente preso in considerazione dal governo. La scelta di questi cittadini quindi è stata tra il vecchio e consolidato partito della sinistra radicale, la Linke, e il nuovo partito anti-sistema che propone proprio un'”Alternativa”. E questa alternativa ha una base fondamentale nel suo programma di intenti, ovvero il terzo punto.
  • L’immigrazione. I dati ci suggeriscono che i Länder tedeschi che hanno un tasso di immigrazione più basso sono anche quelli che hanno votato in maniera più forte l’estrema destra dell’AfD. La motivazione sembra essere duplice, da una parte queste aree sono anche quelle maggiormente colpite dalla disoccupazione, dall’altra i Länder che per lungo tempo sono state sotto il governo sovietico della DDR hanno necessità di sentirsi tedeschi per trovare una propria identità.http---com.ft.imagepublish.prod.s3.amazonaws.com-37102fc6-a2d7-11e7-9e4f-7f5e6a7c98a2

In questo contesto quindi è possibile vedere in maniera forte come il tema del reddito, della disoccupazione e dell’immigrazione siano coerentemente stati sfruttati da un partito. Coerentemente significa che questi tre temi sono generalmente utilizzati dai partiti anti-sistema per raggiungere vittorie elettorali, ma nel caso dell’AfD  sono stati legati l’uno con l’altro. Questo ha permesso l’annullamento delle tematiche a compartimenti stagni, portando anche alcuni moderati a votare per loro. Infatti, complessivamente 1.550.000 ex votanti Große Koalition (1.040.000 della CDU/CSU e 500.000 dell’SPD) hanno votato per l’Alternativa.

Conclusione

La riconferma della Merkel era aspettata da tutti e nonostante tutto le previsioni non sono state disattese. Il nuovo governo, che in questo momento non è ancora chiaro chi vedrà implicato (nonostante sembri sicura l’alleanza con l’FDP e i Grünen, formando così la così detta alleanza jamaicana, dal colore dei tre partiti), è chiamato a risolvere molte questioni importanti. La politica estera terrà implicata la Cancelliera sul fronte dell’Asia con la Corea del Nord e la costruzione dell’OBOR con la Cina, sul fronte russo la questione dell’Ucraina e dell’energia è sempre sul tavolo, la Turchia è una sfida che deve essere vinta dalla Merkel per poter avere ancora credibilità a livello internazionale. Queste sono solo alcune delle sfide internazionali.

Ma dovrà fare i conti anche con la politica interna, un tessuto che per tutti questi anni non è mai stato così frammentato e ha sempre visto due partiti al governo, mai tre. La Cancelliera, all’età di 63 anni e dopo 12 anni di governo ininterrotto, ha l’obbligo di portare il suo Paese fuori dallo scenario della frammentazione e delle spinte centrifughe dei partiti anti-sistema verso l’estremismo.

La lezione più grande che l’elettorato tedesco ha dato a tutta l’Unione Europea è che il bilancio non è l’unica voce di uno Stato e che anche la legittimità politica può essere messa a dura prova se non si ha cura di tutte le fasce sociali. La punizione che la Germania ha dato alla sua Cancelliera è giusta, on è troppo morbida ma neanche troppo dura, in modo tale da dare una nuova possibilità alla Merkel per fare l’ultimo passo, prima di ritirarsi dalla politica, nella direzione giusta.

 

Fonti e Approfondimenti

https://www.ft.com/content/4eb3aff0-a29a-11e7-b797-b61809486fe2

https://www.ft.com/content/e7c7d918-a17e-11e7-b797-b61809486fe2

http://www.spiegel.de/politik/deutschland/bundestagswahl-2017-kaum-auslaender-in-afd-hochburgen-a-1169727.html

http://www.spiegel.de/politik/deutschland/wahlergebnisse-volksparteien-laufen-waehler-weg-afd-und-fdp-profitieren-a-1169611.html

https://www.google.it/publicdata/explore?ds=z8o7pt6rd5uqa6_&met_y=unemployment_rate&idim=country:de:uk&hl=it&dl=it#!ctype=l&strail=false&bcs=d&nselm=h&met_y=unemployment_rate&fdim_y=seasonality:sa&scale_y=lin&ind_y=false&rdim=country_group&idim=country:de&ifdim=country_group&hl=it&dl=it&ind=false

http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Unemployment_statistics_at_regional_level

“The livin’ is easy”, The Economist printed edition, September 9th-15th, pp 17-19

“Agenda 2021”, The Economist printed edition, September 9th-15th, pp. 20-22

“Foreign Policy and the Next German Government Strengths, Weaknesses, Opportunities, and Threats”, DGAPkompakt, n.7 Summer 2017

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