Elezioni in Nepal: la svolta democratica e la morsa indo-cinese

Nepal
Erdemuygar - wikimedia commons - CC BY-SA 3.0

Il 26 Novembre ed il 7 Dicembre scorso, 15.4 milioni di cittadini del Nepal sono stati chiamati a esprimere il proprio voto per le elezioni nazionali. Secondo la nuova Costituzione del Paese adottata nel 2015, con cui una faticosa transizione democratica si sta completando, sono 275 i seggi della Camera bassa da assegnare e 59 nella Camera alta.

Le elezioni si tengono in due fasi distinte e con due differenti sistemi elettorali. In particolare, nella Camera dei rappresentanti, più della metà, e dunque 165 seggi sono assegnati con un sistema maggioritario all’inglese, il first-past-the-post, mentre 110 sono assegnati secondo un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 3%. Dei 59 membri della Camera alta, 56 sono eletti nei collegi e 3 dal Presidente.

In questa  prima elezione parlamentare dal 1999, agli aventi diritto, nell’ottica di un decentramento da Kathmandu, è stato richiesto di esprimere un voto anche per la scelta dei rappresentanti delle 7 assemblee provinciali, per un totale di 550 membri. Un momento storico senza precedenti se si considera che tale elezione è la prima a seguito della nascita della Repubblica federale e dell’abolizione della monarchia nel 2008.
Pur muovendosi con ritardo sulla strada della democrazia, è piuttosto interessante notare come un terzo dei seggi sia stato destinato alle donne, sui tre livelli di governo.

A contendersi la spartizione dei seggi a tutti i livelli sono otto partiti, ma solo 4 sono quelli che con ogni probabilità determineranno la composizione del nuovo governo.

  • Il primo è il Partito del Congresso del Nepal. Nato nel 1955 come espressione della socialdemocrazia, dati i grandi cambiamenti sul piano interno ed internazionale, il partito si è maggiormente soffermato sulle scelte che garantissero maggiore presenza sulla scena politica, anziché sull’impianto ideologico e dottrinario. Ciò ha anche significato un profondo cambiamento nelle strutture del partito, che di recente si è fortemente orientato verso una politica meno personalistica e più condivisa sul territorio. Tale slittamento si è  reso necessario a seguito delle sostanziali richieste autonomiste dei vertici locali di partito, il cui atteggiamento ha seriamente rischiato di mettere in discussione la sua stabilità generale.
    Con un consistente peso elettorale nel 2013 all’Assemblea costituente, il Partito del Congresso del Nepal è diretto da Sher Bahadur Deuba, eletto con una schiacciante maggioranza appena prima dell’Assemblea e recentemente riconfermato alla guida. 
  • Il secondo rilevante partito è quello comunista del Nepal. Con un’ideologia marcatamente di sinistra, è il secondo partito più grande del Paese. Nonostante le accuse di revisionismo ai danni dei leader di spicco, è salito agli onori delle cronache per aver mostrato un atteggiamento di compromissione con la monarchia, non ostacolandone completamente la rimozione in sede di Assemblea costituente. Fortemente legato al Partito comunista cinese, è guidato da Khadga Prasad Oli, eletto leader a partire dal 2014 e con un considerevole seguito a livello locale e nazionale. 
  • Segue il Partito Maoista, il cui leader, Pushpa Kamal Dehal è il più longevo nella politica dalla fine della guerra civile. A capo del partito sin dal 1999, si è riproposto quale candidato premier nelle attuali elezioni. Di recente vicino alle posizioni del Partito del Congresso esso ha una radice rivoluzionaria internazionalista, ma non ha vantato importanti piazzamenti negli ultimi appuntamenti elettorali, dimezzando nel 2013 il suo peso. Ciononostante, al suo leader è stato affidato l’incarico di primo ministro dal 2008 al 2009 e nuovamente dal 2016 al 2017. Tra le ragioni della sua prima caduta, una certa ostilità con i vertici delle forze militari.

 

  • Infine, il Parito nazionaldemocratico Rastriya Prajatantra. Fondato nel 1990 è attualmente guidato da Kamal Thapa, consacrato leader meno di un anno fa. Fortemente legato alle prerogative reali della corona, è più volte accusato di ostacolare l’abbandono della monarchia. Per tal ragione, il peso politico in Assemblea costituente è stato sostanzialmente esiguo. Da sempre sostenitore di una monarchia costituzionale e fautore di una istanza democratica, a seguito della caduta della monarchia ha modificato il suo statuto, inserendo, tra gli obiettivi, la creazione di uno stato Hindu, con una ampia libertà di espressione religiosa.

Il rilievo internazionale dell’appuntamento elettorale non è passato inosservato da più parti. Innanzitutto, in preparazione della seconda fase elettorale, il 5 dicembre, si è segnalata la chiusura dei confini con l’India, a seguito di ripetute esplosioni nei luoghi della campagna elettorali. Il Presidente del partito del Congresso del Nepal è rimasto ferito in un incidente che ha riguardato la sua vettura e ulteriori undici persone, tra cui l’ex ministro alla salute, sono stati feriti a Kathmandu, nel corso di comizi elettorali.
Nonostante la presenza indiana in Nepal sia sempre stata sostanziale, oggi più che mai la Cina sembra interessata a stabilire legami di soft power con il Paese, sovvenzionandone lo sviluppo infrastrutturale ed, in particolare, aiutando il Paese a migliorare l’impiego delle strutture idroelettriche. Da esse non solo deriverebbe un generale miglioramento delle condizioni di vita in Nepal, ma anche un allontanamento dall’influenza indiana. Appare così contestualizzato il contributo cinese non solo alla costruzione di strade e college, ma anche alla realizzazione del primo aeroporto internazionale della capitale. A suggellare tale rapporto, gli incontri più frequenti negli ultimi due anni tra gli alti vertici. Il Nepal, fortemente alla ricerca di maggiore autonomia dall’India per mostrare al mondo la propria sovranità, guarda con crescente interesse gli investimenti cinesi e ne assicura una crescita commerciale nella speranza di futuri vantaggi.

In particolare, la tensione tra India e Nepal ha raggiunto il suo culmine probabilmente nel 2015 quando un devastante terremoto ha colpito il Paese, il quale ha preferito bloccare l’accesso ai soccorsi forniti dall’India. Sembra tuttavia ancora troppo presto per abbandonare l’antico alleato, fautore della tanto agognata coalizione di sinistra in Nepal, che ha garantito al Paese una minima solidità politica. Del resto, la maggior parte del commercio del Nepal è ancora legato all’India e, semmai, al momento, l’unica strada percorribile è nel trovare un bilanciamento tra i ruoli della Cina e dell’India.
Con tali premesse a livello locale ed internazionale, non vi è alcun dubbio che le elezioni del Nepal siano un interessante momento di svolta per il ruolo che il Paese intenderà giocare almeno nel prossimo quinquennio.

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.aljazeera.com/indepth/interactive/2017/11/nepal-elections-2017-explained-171126103009857.html

http://www.election.gov.np/election/enhttps://www.washingtonpost.com/world/asia_pacific/nepal-votes-thursday-will-china-or-india-come-out-the-winner/2017/12/05/41473934-d550-11e7-9ad9-ca0619edfa05_story.htmlutm_term=.7b624da74453

http://www.nepaldemocracy.org/institutions/major_parties.htm

 

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