Balcani in pillole: Slovenia

Dopo aver condiviso il destino dei popoli slavi-meridionali dalla nascita del Regno SHS alla dissoluzione della Federazione fondata da Tito, la Slovenia ha intrapreso un processo di democratizzazione e apertura che l’ha portata ad aderire all’Unione Europea nel 2004, conoscendo una fase di forte sviluppo economico e sociale.

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Popolazione: 1,972,126 abitanti
Superficie: 20,273 kmq
Densità di popolazione: 102.6 ab./km
Capitale: Lubiana
Forma di governo: Repubblica parlamentare
Gruppi nazionali: sloveni 83.1%; serbi 2%; croati 1.8%; bosgnacchi 1.1%; altri o non specificati 12%
Religioni diffuse: cattolici 57.8%; musulmani 2.4%; ortodossi 2.3%; altri cristiani 0.9%; non affiliati 3.5%; altri o non specificati 23%; nessuna 10.1%
Lingua ufficiale: sloveno  91.1%
Altre lingue: serbo-croato 4.5%; altro o non specificata 4.4%; italiano (ufficiale solo nelle municipalità dove risiedono comunità italiane); ungherese (ufficiale solo nelle municipalità dove risiedono comunità ungheresi)
Posizione rispetto all’UE: Paese membro dal 2004

Storia politica

In origine, gli sloveni erano un piccolo popolo slavo-meridionale composto prevalentemente da contadini, governati prima dai Franchi (IX secolo) e poi dagli Asburgo (dal 1335), e solo nel XIX secolo la propria élite dirigente conobbe una fase di formazione. L’unificazione nazionale degli sloveni avvenne soltanto nel 1918, con la costituzione del Regno dei serbi, croati e sloveni (o Regno SHS), a cui la classe dirigente slovena aveva dato un contributo significativo. Da allora la Slovenia fu parte integrante del progetto jugoslavo, fino a diventare una delle sei repubbliche della Federazione jugoslava fondata da Tito. Nonostante fu privata in un grande porto come Trieste e delle regioni slavofone collocate intorno a Klagenfurt, il Paese conobbe un rapido sviluppo economico-sociale e negli anni ’80 si fece strada il desiderio di indipendenza dalla Jugoslavia.

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Regno SHS (Fonte: Wikipedia Commons).

Quando nel 1987 il leader serbo Milošević ridusse l’autonomia nelle regioni della Vojvodina e del Kosovo, la Slovenia percepì questa restrizione come una minaccia e i comunisti sloveni cercarono di avviare una democrazia multipartitica. Nel 1989, essi riaffermarono la sovranità della Repubblica ed il suo diritto di secessione dalla Jugoslavia. Queste vicende portarono alla dissoluzione della Lega dei comunisti di Jugoslavia nel gennaio del 1990, quando la delegazione slovena abbandono il XV congresso, in quanto si opponeva alla proposta di ristrutturazione del partito e della federazione contrario ad una prospettiva di democratizzazione. In particolare, il leader sloveno Milan Kučan si era fatto promotore di una confederazione di Stati sovrani, un modello all’estremo opposto di quanto affermava Milošević, strenuo sostenitore dell’accentramento del potere.

In seguito alla rottura con la Lega dei comunisti, il partito sloveno cambiò nome in Partito del rinnovamento democratico e nel marzo del 1990 il parlamento sloveno rimosse il termine “socialista” dalla definizione della Repubblica. In aprile si svolsero le prime elezioni multipartitiche che videro affermarsi una coalizione di partiti democratici, chiamata Demos, e Kučan fu riconfermato Presidente della Repubblica. Nonostante l’apparente democratizzazione del Paese, si fecero strada sempre di più forme di nazionalismo, in particolare negli ambienti legati alle forze clericali e democristiane. La libertà di stampa, gli spazi di discussione pubblica, le informazioni dalle altre Repubbliche federali vennero ridotti e la popolazione fu assoggettata al controllo dei servizi segreti.

La strategia per il raggiungimento dell’indipendenza fu perseguita sia boicottando il governo federale, sia facendo leva sull’aggressività della politica serba, sia tentando un accordo con lo stesso Milošević. Il 25 giugno 1991, fu proclamata l’indipendenza, seguita da un breve conflitto con le forze federali, che la popolazione visse come “guerra di liberazione”. La guerra in Slovenia fu piuttosto contenuta, soprattutto rispetto a quello che stava per succedere in altre Repubbliche della Federazione, e fu funzionale a far tacere il dissenso interno e a orientare l’opinione pubblica internazionale a proprio favore.

Dopo la fine della guerra, il governo si rivelò instabile e solo alla metà degli anni ’90 la Slovenia ha guadagnato una stabilità politica tale da permetterle di avvicinarsi progressivamente alla sfera euro-atlantica. Con l’obiettivo di un ingresso a pieno titolo nell’Unione Europea, il Paese ha avviato le riforme politico-istituzionali necessarie ad ottenere lo status di paese candidato e rientrerà nel grande allargamento del 2004. Negli ultimi anni, la Slovenia ha assunto un ruolo di primo piano nel lancio del nuovo ciclo della strategia di Lisbona, di alcune riforme nel campo delle politiche climatiche ed energetiche e dell’estendersi della politica europea ai Balcani occidentali.

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Milan Kučan nel 2001 (Fonte: Wikipedia Commons).

Prospetto economico

La Slovenia, grazie a un eccellente sistema di infrastrutture, una forza lavoro altamente specializzata e una posizione strategica tra i Balcani e l’Europa occidentale, ha uno dei più alti PIL pro capite nell’Europa centrale, nonostante abbia anch’essa risentito della recessione innescata dalla crisi finanziaria del 2008. Tra i nuovi paesi membri del grande allargamento del 2004, la Slovenia è stata la prima ad adottare l’Euro (1 gennaio 2007) e ha conosciuto una transizione politica ed economica piuttosto stabile.

Nel corso degli ultimi anni, l’economia è stata trainata dalle esportazioni e da crescenti consumi, che hanno stimolato la domande e fatto crollare la disoccupazione sotto il 5.5%. Il continuo consolidamento fiscale, attraverso una riscossione delle imposte più efficace e maggiori contributi previdenziali, è probabile che risulterà in un pareggio del bilancio pubblico nel 2019.

Il governo del Primo Ministro Cerar si è insediato nel 2014, impegnandosi a privatizzare un gruppo selezionato di compagnie statali, a razionalizzare la spesa pubblica e a stabilizzare ulteriormente il settore bancario. Tuttavia, gli sforzi per privatizzare il settore bancario della Slovenia, in gran parte statale, sono al momento in stallo, tra varie preoccupazioni riguardanti la disputa in corso sui depositi in valuta straniera risalenti all’era della Jugoslavia.

Componente etnico-religiosa

Dal punto di vista etnico, la distribuzione è piuttosto omogenea. Infatti, circa i nove-decimi della popolazione sono etnicamente sloveni, discendenti dei colonizzatori che arrivarono nell’area nel VI secolo d.C. Gli storici concordano sul fatto che essi fossero di origine slava e che fossero migrati verso ovest dal Bassopiano Sarmatico. I principali gruppi nazionali di minoranza sono quello ungherese e quello italiano, nonostante siano notevolmente ridotti. Gli ungheresi vivono principalmente a nord-est della regione Prekmurje, mentre gli italiani a sud-ovest della Primorska. La popolazione rom vive invece nel nord-est della Slovenia o lungo il confine con la Croazia.

Durante il conflitto nei Balcani, la Slovenia ha accolto molti migranti dalle ex-repubbliche jugoslave (in particolare dal Kosovo e dalla Bosnia-Erzegovina). Nonostante la comunanza linguistica con gli altri paesi della regione balcanica, gli sloveni sono culturalmente più vicini agli italiani del nord, ai tedeschi del sud e agli svizzeri.

Dal punto di vista religioso, il Cristianesimo fu accettato dalle tribù slave nell’VIII secolo d.C. L’autorità della gerarchia della Chiesa Cattolica, un tempo molto potente, fu interrotta nel 1945, con la fuga di moltissimi esponenti del conservatorismo cattolico. Inoltre, la pratica religiosa fu ulteriormente viziata dal comunismo, dall’accelerazione dell’industrializzazione del Paese e dal consumismo. All’inizio del XXI secolo, circa tre-quinti della popolazione si dichiara cattolica, dopo i quattro-quinti degli anni ’90.

Bandiera

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Bandiera slovena

La bandiera slovena è costituita da tre bande orizzontali (bianca, blu e rossa), le quali derivano dallo stemma medievale del Ducato di Carniola, una regione storica collocata tra Friuli, Carinzia, Stiria, Croazia e Istria, che ha costituito il nucleo fondante dello Stato sloveno. Sul lato del pennone, sulle bande bianca e blu, appare il sigillo sloveno, ovvero uno scudo con l’immagine in bianco del Triglav, il picco più alto della Slovenia, posto al centro su sfondo blu. Al di sotto del Triglav, vi sono due linee blu ondulate, che rappresentano i mari e i fiumi, mentre al di sopra vi sono tre stelle a sei punte, disposte a triangolo invertito, per richiamare lo stemma dei Conti di Celje, l’illustre casa dinastica slovena tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.

Fonti e Approfondimenti

CIA Database

European Commission, “About member states: Slovenia“.

Privitera, Francesco (a cura di). Guida ai paesi dell’Europa centrale orientale e balcanica. Annuario politico-economico 2010. Bologna: Il Mulino (2011).

World Bank Database

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