Il Sogno Iniquo: la concentrazione della ricchezza

Nel dibattito politico e sociale contemporaneo, il discorso sulla concentrazione della ricchezza è un punto imprescindibile da cui partire se si vuole fare un’analisi dettagliata dell’attuale quadro socio-economico.

Negli Stati Uniti, terra del tanto citato “sogno americano” – concetto per il quale, attraverso il lavoro e la determinazione, sia possibile raggiungere una certa prosperità economica e un buon tenore di vita -, facendo un’analisi precisa, si è in grado di rendere chiara l’attuale situazione di incompiutezza di tale concetto.

Tuttavia, tale incompiutezza non riguarda la totalità della popolazione. Al contrario, questo discorso non sembra riguardare una piccola percentuale di persone.

Le disuguaglianze

Secondo l’economista e professore della New York University Edward N. Wolff, l’1% delle famiglie americane più ricche detiene il 40% della ricchezza del Paese, dato rilevato da una ricerca della Federal Reserve.

È interessante notare che dal 2013 ad oggi la quota di ricchezza posseduta da questa minuscola percentuale, rilevata dal 10% più ricco, è aumentata annualmente di 3 punti percentuali rispetto al restante 90% della popolazione, che al suo contrario nello stesso lasso di tempo ha visto diminuire il proprio tasso di benessere. Il vuoto tra i super-ricchi e tutto il resto della popolazione in questi ultimi anni non ha, quindi, fatto altro che crescere.

Facendo un esempio pratico, se gli Stati Uniti fossero un Paese di sole 100 persone, e la ricchezza fosse rappresentata da una grande torta perfettamente divisibile per tutti, l’equità sarebbe rappresentata da una fetta di torta per ognuno.

Tuttavia, la realtà è ben altra. Applicando questa stessa metafora si deduce che allo stato attuale delle cose il 20% delle famiglie più ricche possiede ben 90 fette di questa ipotetica torta (valore medio di 3 milioni di dollari di patrimonio), con il successivo 20% che detiene così 8 fette (valore medio: 273.600 dollari), mentre il 20% medio deve dividersi due misere fette (valore medio: 81.700 dollari). Se il valore di questo medio quintile sembra quindi basso rispetto agli altri sopracitati, quello dei due quintili inferiori lascia ancora più stupiti.

Il penultimo 20% della popolazione non possiede praticamente nulla, mentre l’ultimo quintile si trova addirittura in situazione di debito di Stato. Ciò significa che un 20% della popolazione deve più di quanto ha. Sommando questi ultimi due dati si ricava che il 40% delle famiglie americane possiede un patrimonio netto di soli 8.900 dollari.

Se si pensa che il patrimonio netto è dato dalla quantità di cose che effettivamente un individuo possiede, cioè il valore delle attività meno il valore dei debiti, guardando i numeri si nota tranquillamente che negli Stati Uniti la distribuzione della ricchezza è eccessivamente distorta verso l’alto rispetto alla distribuzione del reddito.

Disparità razziale

Fra le varie teorie e rilevanze possibili grazie alle statistiche già citate, un discorso a parte lo merita il tema della disparità razziale.

Nonostante i grandi passi avanti fatti dallo scorso secolo ad oggi, la disparità economica e sociale fra i vari gruppi etnici presenti nella società americana è ancora molto ampia. Gli indicatori economici mostrano che per ogni 100 dollari di ricchezza familiare bianca, le famiglie nere possiedono solo 5,04 dollari e una famiglia su quattro di esse ha un patrimonio netto pari a zero o negativo rispetto al meno di uno su dieci nelle famiglie di bianchi.

Il divario razziale sta inoltre scavalcando la classe media americana: tra il 1983 e il 2013 la ricchezza di una famiglia nera media è diminuito del 75% e quello di una famiglia media latina del 50%.

Nello stesso lasso di tempo il valore medio della ricchezza di una famiglia di bianchi è aumentato invece del 14%. Si prevede inoltre che entro il 2020 le famiglie nere e latine perderanno ancora più ricchezza: il 18% per le prime, il 12% per le seconde.

Dopo questi cali, la famiglia bianca mediana avrà una ricchezza 86 volte superiore alla sua controparte nera e una ricchezza 68 volte superiore a quella latina. Se questa tendenza continua, la ricchezza mediana delle famiglie nere raggiungerà lo zero entro il 2053.

Da non sottovalutare è poi il fatto che le famiglie appartenenti alle cosiddette minoranze crescono e cresceranno fino a poter diventare la maggioranza della popolazione. La loro incapacità di spendere a causa della mancanza di ricchezza e della riduzione del debito rallenterà la crescita economica, visto che circa il 70% della crescita economica degli Stati Uniti dipende dalla spesa dei consumatori.

Gli effetti

A partire dalla fine degli anni ’90, la questione della concentrazione della ricchezza in poche mani ha suscitato numerosi dibattiti e forti proteste (un esempio è il “Movimento No-Global” e il celebre slogan “We are the 99%”). Tuttavia la situazione rimane la stessa.

Nell’attualità politica inoltre alcune misure adottate (o che vorrebbero essere adottate) da Donald Trump gravano ulteriormente sulla questione.

Secondo Philip Alston, relatore speciale delle Nazioni Unite che analizza i tassi di povertà di tutto il mondo, Trump sta guidando il Paese verso un “cambiamento radicale di direzione” che premia i ricchi e punisce i poveri bloccando l’accesso anche alle più magre necessità.

Se si dovesse cancellare l’accesso a ogni cura medica di base (come era nelle intenzioni dell’amministrazione) e le sovvenzioni agli alloggi venissero tolte, molte persone che si trovano ai margini subirebbero degli effetti drastici. Anche il provvedimento sui tagli fiscali di imposte alle aziende è stato per certi versi discutibile.

Citando l’economista Premio Nobel Joseph Stigliz “riesci a credere in un Paese in cui l’aspettativa di vita è già in declino, in particolare tra coloro il cui reddito è limitato, che dà sgravi fiscali a miliardari e società lasciando milioni di americani senza assicurazione sanitaria?“.

I sintomi di una disuguaglianza così evidente includono, sempre secondo il rapporto di Alston, che gli americani ora vivono vite più brevi rispetto ai cittadini di altre democrazie ricche, che le malattie tropicali che prosperano in condizioni di povertà sono in aumento e che il tasso di incarcerazione negli Stati Uniti rimane il più alto al mondo.

Oltre alle agevolazioni fiscali, ci sono nuovi requisiti di lavoro per i beneficiari, tagli fino a un terzo nel programma di buoni alimentari, una proposta dell’anno scorso del Segretario della Casa e dello Sviluppo Urbano Ben Carson per triplicare l’affitto di base per l’edilizia sovvenzionata a livello federale e la messa al bando di una serie di regolamenti governativi che offrivano protezioni alle famiglie delle classi meno abbienti. L’economia statunitense sta quindi offrendo standard migliori solo per pochi, lasciando dietro di sé la grande maggioranza dei cittadini.

Fonti e approfondimenti:

Wealth inequality in America, https://www.youtube.com/watch?v=QPKKQnijnsM

The Washington Post, The Richest 1 Percent Now Owns More of the Country’s Wealth than at any Time in the Past 50 Years, 6 Dicembre 2017, https://www.washingtonpost.com/news/wonk/wp/2017/12/06/the-richest-1-percent-now-owns-more-of-the-countrys-wealth-than-at-any-time-in-the-past-50-years/?noredirect=on&utm_term=.a2d0f0ba760a

CNBC, US income inequality continues to grow, 19 Luglio 2018, https://www.cnbc.com/2018/07/19/income-inequality-continues-to-grow-in-the-united-states.html

Forbes, The Racial Wealth Gap: Addressing America’s Most Pressing Epidemic, 18 Febbraio 2018, https://www.forbes.com/sites/brianthompson1/2018/02/18/the-racial-wealth-gap-addressing-americas-most-pressing-epidemic/#4462e18d7a48

The Guardian, Trump’s ‘cruel’ measures pushing US inequality to dangerous level, UN warns, 1 Giugno 2018, https://www.theguardian.com/us-news/2018/jun/01/us-inequality-donald-trump-cruel-measures-un

 

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