Nel precedente articolo dedicato alle scuole della giurisprudenza islamica (madhhab/madhahib), abbiamo affrontato le particolarità e la storia del hanafismo e del hanbalismo. Oggi, invece, ci concentreremo sulle restanti due scuole (intese come principali) di pensiero: il malakismo e lo shiafeismo.
Malik ibn Anas e la sua madhhab: la nascita del malikismo
Considerata il secondo madhhab sia per estensione (intesa come comunità di fedeli), sia per fondazione, la cosiddetta “scuola di Medina” affonda le sue radici a metà ‘700. L’ideatore dei precetti che caratterizzano il madhhab, Maliki ibn Anas (715 d.C. – 769 d.C.), è considerato da storici e teologi una delle figure più influenti nella storia dell’Islam. Proveniente dalla tribù yemenita di al-Asbahi ma nato e vissuto a Medina, Maliki segue di poco la morte del Profeta Maometto.
Alla base del malakismo vi è il “Kitab al-Muwatta” (“Libro della strada spianata”), raccolta di hadith – aneddoti sulla vita del Profeta – considerati autentici in quanto approvati all’unanimità dalla comunità di Medina. L’opera, scritta da al-Malik nell’arco di quarant’anni, raccoglie non solo hadith, ma anche rituali, costumi e tradizioni della comunità medinese, considerata la più vicina a Maometto. Infatti, secondo al-Malik, la terza fonte della giurisprudenza islamica, dopo Corano e Sunna, è la ijma, ovvero il consenso dei dotti (gli ulama). La particolarità della scuola malikita è quella di porre particolare enfasi sul consenso e sulle pratiche della comunità medinese dal momento che il Profeta visse e morì a Medina. A legittimare l’ijma come terza fonte della Shari’a, dice al-Malik, è lo stesso Profeta, che in un hadith afferma: «La mia Comunità non si troverà mai d’accordo su un errore».
Infine, va menzionata l’opposizione dell’imam Malik al bid’a, ovvero qualsiasi tipo di innovazione in materia. Secondo l’imam, infatti, tentare di apportare modifiche e interpretazioni a quanto detto da Maometto significherebbe dubitare della parola del Profeta. Al-Malik sottolinea che la frase del Corano per cui Maometto ha “[…] perfezionato la Religione per i musulmani […]” prescrive un’interpretazione letterale delle parole del Profeta. Tuttavia, nonostante l’insistenza sulla preminenza di quanto scritto negli hadith rispetto al ragionamento – che in teoria collocherebbe al-Malik nel filone dei tradizionalisti (ahl al-Hadith) – in pratica questi non mancò di fare ampio ricorso all’opinione (ray) e al qiyas (analogia).
Il madhhab Sciafeista tra Malikismo e la leggenda di Idris al-Shafi’i
Malikismo e Sciafismo nel mondo moderno
Fonti e approfondimenti:
Fierro, Maribel. “Book Review: Original Islam. Malik and the madhhab of Madina by Yasin Dutton“, Islamic Law and Society, 16, no. 2 (2009): 231-33
Makdisi, George. “The Juridical Theology of Shâfi’î: Origins and Significance of Uṣûl Al-Fiqh.” Studia Islamica, no. 59 (1984): 5-47
Musa, Aisha Y. “Al-Shāfi’ī, the Ḥadīth, and the Concept of the Duality of Revelation.” Islamic Studies 46, no. 2 (2007): 163-97
Hefner, Robert W. Shari’a politics. Islamic law and society in modern world, Indiana University Press, 2011
Hallaq, Wael B. An introduction to Islamic law, Cambridge University Press, 2009