I Madhahib della giurisprudenza islamica: le scuole di Hanafi e di Hanbali

Giurisprudenza islamica
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Negli articoli del progetto “Islam insight”, si è parlato di Shari’a e delle fonti del fiqh, la giurisprudenza islamica. In particolare, abbiamo visto come nasce il corpus legislativo che va a costituire la cosiddetta legge islamica, in vigore in molti Paesi musulmani, come si suddivide la classe religiosa degli ulema e le varie funzioni che questi ricoprono nel processo di creazione delle leggi. Il processo di formazione delle scuole giuridiche – un aspetto su cui gli storici mantengono opinioni diverse – va dalla morte del Profeta al X-XII secolo, quando sono state istituzionalizzate. In passato, ognuno dei quattro madhahib veniva identificato con luoghi ben precisi e legati all’eponimo delle diverse scuole; nella fattispecie, questi erano: Medina e Mecca, in Arabia Saudita, Bassora e Kufa in Iraq.

 

Il Hanafismo tra Medio Oriente e Asia centrale

Con 472 milioni di fedeli e un’estensione che va dall’Egitto all’Asia centrale, l’Hanafismo è storicamente riconosciuto come il più antico dei madhahib sunniti. Secondo storici e giuristi dell’Islam, la nascita della scuola hanafita va collocata tra il 699 e il 767 D.C, quindi poco dopo la morte di Maometto, per mano di  Abū Ḥanīfa al-Nuʿmān b. Thābit. Il teologo arabo, appartenente alla scuola di Kufa, è stato affiancato dai discepoli Abu Yusuf e Muhammad al-Shaybani.  La scuola di Hanifa fa ricorso al qiyas, il ragionamento analogico, e all’istihsan, l’opinione del giudice nel determinare la soluzione migliore a un problema religioso che non può essere risolto tramite la citazione delle sacre scritture. Quest’ultimo è stato spesso utilizzato dai moderni movimenti liberali dell’Islam nel tentativo di riformare la legge islamica, favorendo, in alcuni casi, anche interpretazioni femministe del Corano. La giurisprudenza hanafita si caratterizza, infatti, per essere più liberale rispetto alle altre scuole, è dotata di un alto grado di elasticità e adattabilità alle varie situazioni e uno scarso utilizzo di pene corporali.

Di fondamentale importanza, inoltre, sono le opere note come Kitāb al-siyar al-kabīr” eKitāb al-siyar al-saghīr”, basilari nella costruzione del pensiero hanafita e per secoli utilizzate come norma per le relazioni con il Dar al-harb, termine con cui ci si riferisce ai non musulmani e alle terre da loro abitate. Di fatto, queste opere sono state per secoli alla base di realtà territoriali multi-religiose e multi-culturali come l’Impero Ottomano. Proprio all’interno dei confini di quest’ultimo l’hanafismo ha raggiunto la sua massima espansione, al punto che, nel 1869, i princìpi hanafiti vennero anche inseriti nella Majalla, il codice civile ottomano in vigore fino al 1926.

Il Hanbalismo come rifiuto del ragionamento umano

Decisamente meno esteso, ma altrettanto importante è il Hanbalismo, corrente di pensiero nata da Ahmad ibn Hanbal, teologo di Baghdad fortemente legato alla città sacra di Mecca. Nonostante possa vantare solo 79 milioni di fedeli, il Hanbalismo rimane il madhhab più importante della penisola arabica, essendo stato adottato da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

A differenza degli altri tre madhahib, il Hanbalismo limita l’utilizzo del qiyas a casi di estrema necessità, in quanto, secondo il fondatore della scuola, il ragionamento umano è solo una forma di intromissione nell’opera divina. Ahmad ibn Hanbal sosteneva infatti un’interpretazione letterale della Shari’a e, quindi, un codice basato esclusivamente sulle due fonti primarie dell’Islam: la Sunna e il Corano. Le idee di Hanbal, divenute madhhab nell’855 D.C., portarono fin da subito allo scontro ideologico con il hanafismo, accusato invece di screditare gli hadith del Profeta.

Tra gli appartenenti alla tradizione hanbalista si possono citare Muḥammad b. ʿAbd al-Wahhāb, fondatore del wahhabismo (confessione fondamentale nella costruzione della moderna Arabia Saudita) e Ibn Taymiyya, giurista siriano, tra i principali teorici del concetto di jihad, e per questo idolatrato dai moderni fondamentalisti islamici.

Anni di rigorismo ideologico hanno portato il Hanbalismo a distaccarsi molto dagli altri madhahib e soprattutto dalle altre confessioni musulmane, considerate dal Hanbalismo eretiche (si pensi al kharigismo, al sufismo e allo sciismo).

Hanafismo e Hanbalismo nel mondo moderno

Nonostante i madhahib continuino a influenzare i sistemi giuridici dei moderni Paesi musulmani, l’avvento dello Stato-Nazione ha marginalizzato la Shari’a e le scuole annesse come base della legge, trasferendo lo svolgimento della funzione giuridica dai religiosi agli specialisti del settore. Gran parte delle Nazioni appartenenti al mondo musulmano godono oggi di sistemi giuridici ibridi tra Shari’a e leggi occidentali: è il caso, ad esempio, della Turchia e dei Paesi Balcanici.

Per quanto riguarda la scuola hanbalita, wahhabismo e correnti salafite hanno preservato la rigida interpretazione medioevale delle scritture e sono ancora oggi alla base di codici – soprattutto penali – di Paesi come Afghanistan, Pakistan e Arabia Saudita. La scuola hanafita invece, di gran lunga più diffusa, è presente in Turchia e gran parte del Medio Oriente, ma anche in Bangladesh, negli Stati Centro-asiatici e nelle comunità islamiche nel Nord dell’India.

Fonti e approfondimenti:

المطرودي‬ ‮عبد الحکيم بن ٳبراهيم‬, Abdul-Hakim Al-Matroudi, “‮المذهب الحنبلي في ضوء دراسات استشراقية معاصرة‬ / The Ḥanbalī School of Law in the Light of Contemporary Western Studies”, Journal of Qur’anic Studies, vol. 8, no. 2, 2006, pp. 260–203. JSTOR, http://www.jstor.org/stable/25728228

Ahmad, Muhammad Mushtaq, “The Notions of Dār Al-Ḥarb and Dār Al-Islām in Islamic Jurisprudence with Special Reference to the Ḥanafī School”, Islamic Studies, vol. 47, no. 1, 2008, pp. 5–37. JSTOR, http://www.jstor.org/stable/20839104

Muhammad ibn al-Hasan al-Shaybani, Kitab al-Siyar al-Saghir, Islamic research institute of Islamabad,1998

Robert W. Hefner, Shari’a politics. Islamic law and society in modern world, Indiana University Press, 2011.

Wael B. Hallaq, An introduction to Islamic law, Cambridge University Press, 2009.

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