Gli insediamenti nella West Bank: la storia

west bank barrier
@Minamie's Photo-CC BY 2.0

In queste ultime settimane si è molto parlato dei territori occupati della West Bank, degli insediamenti e della risoluzione ONU che ha creato grande scompiglio nei rapporti tra gli Usa e Israele. Cerchiamo per prima cosa di spiegare cos’è la West Bank e cosa sono gli insediamenti.

 

La questione di Israele e della Palestina nasce durante la prima guerra mondiale quando l’Impero britannico, per destabilizzare l’Impero Ottomano, abbracciò l’irredentismo sionista e arabo sullo stesso territorio: la Palestina. Qui si aprirono i primi problemi perché infatti mentre il Ministro degli esteri britannico Balfour, con la famosa dichiarazione Balfour del 1917, promise a Rothschild, leader degli ebrei sionisti inglesi, che il governo britannico si sarebbe impegnato a garantire l’esistenza di una nazione israeliana, agognata dalla comunità ebraica europea dall’800, dall’altra parte si schierò con vari leader arabi della regione garantendo anche ad essi l’indipendenza, con Lawrence D’arabia, così da avere truppe fresche sul campo.

 


La pratica della Palestina rimase sovrastata da altre questioni sul tavolo dei primi ministri britannici fino quasi alla fine della seconda guerra mondiale, quando i due protagonisti del territorio, la comunità ebraica e gli arabi palestinesi, chiesero la ricompensa per gli sforzi fatti.
La prima dopo la Shoah e il sostegno economico fornito agli alleati doveva ricevere una compensazione mentre dall’altra parte gli arabi che avevano combattuto con gli inglesi dovevano essere ricompensati.

 


Alla Gran Bretagna fu affidato il mandato, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, sulla Palestina con il compito di garantire lo sviluppo della zona secondo la Carta dell’ONU.
La corona britannica decise di spartire la zona, una governata da Israele e una governata dalle popolazioni palestinesi, ma questa decisione non fu accettata né da Israele né dai neonati Stati arabi, che hanno sempre visto l’esistenza di Israele come un insulto. Furono questi ultimi a far scoppiare la prima guerra arabo-israeliana che vide uscire vincitore lo Stato di Israele.

Il cessate il fuoco sancì la Green Line. Questa linea, che deve essere intesa come un accordo di pace e non come un confine, conteneva al suo interno dei territori che furono affidati al regno Hashemita di Giordania. Vi si trovavano la striscia di Gaza e la riva Ovest del fiume Giordano, che da qui prese il nome di West Bank.

 


La situazione rimase congelata e bloccata fino al 1967, quando scoppiò la Guerra dei Sei Giorni.
Dopo la Crisi di Suez del 1956, l’Egitto e gli Stati arabi guidati dal Panarabismo nazionalista, con la leadership di Nasser, cercarono di cambiare la situazione palestinese. Giordania, Siria, Iraq ed Egitto fecero in modo di aprire le ostilità, ma l’esercito israeliano( più motivato, più avanzato dato l’enorme supporto americano) in soli sei giorni riuscì a conquistare tutti i territori palestinesi, la penisola del Sinai e le alture del Golan.

Una volta catturata la West Bank si impose il problema di come considerarla giuridicamente, con la sua popolazione a maggioranza araba islamica ma con alcuni dei luoghi più importanti per la tradizione e la cultura giudaica come la Samaria e la Giudea. Le opzioni erano tre e furono valutate dal governo:

  1. Rendere la West Bank territorio israeliano dando ai cittadini, anche al milione di arabi, la cittadinanza israeliana e il diritto di voto( con la conseguenza di una maggiore influenza palestinese nella politica israeliana).
  2. Creare uno stato Palestinese a sé stante.
  3. Ridare il territorio alla Giordania, precedente titolare del territorio.

Questa decisione sarebbe stata possibile se non si fosse aggiunto il problema degli insediamenti. Negli anni successivi alla guerra la West Bank divenne una meta prediletta per i privati israeliani desiderosi di tornare nei luoghi degli antichi padri. Vennero creati i primi villaggi e il grande numero di ebrei garantì a questo nuovo movimento un enorme peso, che continua a salire dato il grande tasso di crescita demografica che si nota in questi territori.

 


Molti partiti di estrema destra israeliana si schierarono con i nuovi arrivati, portando avanti una particolare narrazione che descriveva la West Bank come la terra promessa che il popolo ebraico doveva andare a riprendersi.
Dall’altra parte i partiti di sinistra e i partiti arabi descrivevano la situazione come una vera e propria colonizzazione, arrivando fino a definirla occupazione militare.

Bisogna vedere bene la zona in cui gli insediamenti si sono sviluppati. Non è un caso che questi villaggi siano cresciuti sulle uniche risorse della West Bank, monopolizzando le risorse idriche e i territori fertili di questa regione molto arida e lasciando ai popoli arabi i territori più poveri e aridi.

 


La situazione non cambiò né dopo la guerra del Kippur del 1973 né con gli accordi di Camp David del 1979 e i coloni continuarono ad aumentare.
I villaggi palestinesi si trovarono circondati dai nuovi insediamenti che costruirono strade e infrastrutture che potevano essere percorse solo da cittadini ebrei e altre che potevano essere utilizzate da tutti.

Con gli accordi di Oslo del 1993 arrivò la svolta e si arrivò ad una divisione in tre parti della West Bank che è ancora l’attuale situazione. Dopo il riconoscimento dell’Autorità Palestinese una parte del territorio fu affidato a questa nuova entità sia dal punto di vista del controllo di sicurezza sia dal punto di vista politico. Una seconda parte venne divisa tra potere politico palestinese e controllo di sicurezza israeliano, mentre la terza e ultima zona è sotto l’esclusivo controllo israeliano.

 


Come si può notare dalla mappa la maggior parte della West Bank è compresa nella terza zona e le infrastrutture in questa zona sono state molto sviluppate rispetto alle altre, che sono poco al centro dell’attenzione israeliana.
La popolazione palestinese adesso può muoversi su quasi tutte le strade ma con grandi difficoltà, date dagli stringenti controlli, mentre alle imprese palestinesi è proibito, tranne in alcuni casi, l’uso delle risorse del territorio.

La questione dei coloni è sempre stata al centro della politica israeliana e della politica mondiale, proprio in questi giorni è arrivata la risoluzione ONU che condanna definitivamente le colonie israeliane nella West Bank, ma questo argomento sarà affrontato nel prossimo articolo.

 

 

 

 

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