L’Albania, dopo aver faticosamente conquistato l’indipendenza dall’Impero Ottomano, ha visto susseguirsi l’invasione fascista e nazista, un regime comunista feroce e una lunga fase di instabilità politica. La sua storia ha fortemente inciso sulle sue condizioni economiche e sulle prospettive di crescita, senza però impedire un progressivo avvicinamento all’Unione Europea.
Popolazione: 3,047,987 abitanti
Superficie: 28,748 kmq
Densità di popolazione: 105 ab./km
Capitale: Tirana
Forma di governo: Repubblica parlamentare
Gruppi nazionali: albanesi 83%; greci 1%; altri (macedoni, serbi, montenegrini, valacchi) 1%; non specificati 15%
Religioni diffuse: musulmani 57%; ortodossi 7%; cattolici 10%; Bektashi 2%; altri 6%; non specificato 16%
Lingua ufficiale: albanese
Posizione rispetto all’UE: Paese candidato dal 2014
Storia politica
La nascita dell’Albania come stato indipendente risale al 1912, quando nella prima guerra balcanica la Lega Balcanica ebbe la meglio sull’Impero Ottomano. Il nuovo Stato era guardato favorevolmente dalle potenze europee, che miravano ad equilibrare i paesi slavi della regione. Nonostante l’indipendenza dall’Impero, il Paese si trovò privo di gran parte del territorio popolato da albanesi: a nord il Kosovo e la Macedonia sud-occidentale, a sud l’Epiro meridionale.
Durante la prima guerra mondiale, l’Albania si trasformò in un grande campo di battaglia tra gli eserciti coinvolti nel conflitto. L’indipendenza fu confermata nel 1920 e fino al 1939, anno dell’invasione da parte dell’Italia fascista, l’identità nazionale albanese attraversò un periodo di faticosa crescita. Dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia annesse all’Albania il Kosovo e l’Epiro, creando la cosiddetta Grande Albania e guadagnandosi il sostegno di molti albanesi.
Nel 1943, anche la Germania occupò il suolo albanese e la resistenza cominciò a farsi più strutturata. Con l’aiuto del movimento partigiano jugoslavo, i partigiani albanesi riuscirono a liberare il Paese nel 1944, ma si trovarono nuovamente privi dell’Epiro meridionale (annesso ad Atene) e del Kosovo (sotto il controllo di Belgrado).
Dopo la fine della guerra, si instaurò il regime comunista guidato dal capo partigiano Enver Hoxha, dando vita a uno dei regimi più feroci e repressivi d’Europa, con gravi violazioni di diritti umani. Dapprima fortemente legato alla Jugoslavia, nel 1948 Hoxha ruppe con Tito in seguito allo scontro tra Mosca e Belgrado.
Entrato in conflitto con l’Unione Sovietica della destalinizzazione, il leader comunista scelse Pechino come unico protettore internazionale. Quest’ultimo legame fu però reciso nel 1978, facendo sprofondare l’Albania nell’isolazionismo più totale.
Le prime elezioni multipartitiche si tennero nel 1992, dando inizio ad un periodo complesso per il Paese, che si trovava ad affrontare una situazione economica delicata e un conflitto politico interno, di intensità crescente, sia tra democratici e socialisti, sia all’interno dello stesso partito socialista. Negli anni ’90, durante la crisi del Kosovo, l’Albania ha anche dovuto affrontare un flusso di profughi pari al 15% della sua popolazione.
Solo dal 2003 l’Albania ha conosciuto una fase di assestamento, sotto l’incalzare dell’Unione Europea. Il governo ha continuato gli sforzi mirati ad una rapida integrazione europea, cercando di intervenire per promuovere lo sviluppo economico e infrastrutturale e per sconfiggere la criminalità organizzata. Nonostante ciò, le continue tensioni politiche, il cattivo funzionamento del sistema giudiziario e l’insufficiente impegno nella lotta alla corruzione, hanno contribuito al rinvio della firma del patto di Stabilizzazione e Associazione con l’Unione Europea.
Allo stato attuale, il Paese è guidato dal presidente della Repubblica Ilir Meta e dal primo ministro Edi Rama, del partito socialista, e ha ottenuto lo status ufficiale di candidato all’ingresso nell’Unione Europea nel 2014
Prospetto economico
Durante il periodo comunista, l’Albania era uno stato centralizzato e chiuso al mondo esterno, con un’economia pianificata. Negli ultimi dieci anni, ha compiuto notevoli progressi verso una moderna economia di mercato, nonostante la crisi economica e finanziaria internazionale abbia creato grandi squilibri nella regione balcanica. Dal 2009, infatti, la crescita del PIL ha subìto un forte rallentamento, anche dovuto alla dipendenza albanese dall’economia italiana e greca.
Il settore agricolo, che costituisce quasi metà dell’occupazione ma solo un quinto del PIL, è limitato dall’organizzazione in piccole imprese familiari, a causa della mancanza di moderne tecnologie agricole, dei diritti di proprietà poco chiari e dei piccoli e poco produttivi appezzamenti di terra.
Inoltre, il complesso sistema di tassazione, il debole sistema giudiziario, la corruzione diffusa e la scarsa esecuzione dei contratti e dei diritti di proprietà incidono sul fragile contesto economico e finanziario, rendendo difficile attrarre investitori stranieri.
Dal 2015, il governo ha lanciato una serie di riforme riguardanti il sistema di tassazione e il sistema giudiziario, per contrastare fenomeni quali evasione fiscale e corruzione, ma è ancora presto per valutarne gli effetti sull’economia albanese.
Componente etnico-religiosa

Distribuzione etnico-linguistica (Fonte: Wikipedia Commons).
Secondo l’ultimo censimento del 2011, il Paese è etnicamente composto da albanesi, greci, una minoranza di macedoni, serbi, montenegrini e valacchi, e da chi non specifica la propria appartenenza ad un gruppo etnico.
La variegata composizione etnico-religiosa è dovuta al mescolarsi di culture ed etnie che caratterizza storicamente la penisola balcanica. Dal punto di vista religioso, ciò si riflette in una maggioranza di musulmani, seguiti da cristiani cattolici e cristiani ortodossi. Chi non specifica la propria confessione religiosa si attesta intorno al 16%.
Bandiera

Bandiera albanese
La bandiera è uno dei simboli più pervasivi della cultura albanese. Il campo rosso e l’aquila nera a due teste richiamano i simboli dell’eroe quattrocentesco Gjergj Kastrioti Skanderbeg, che aveva guidato la rivolta contro l’impero ottomano che aveva condotto ad una breve indipendenza albanese dal 1443 al 1478. La scelta dell’aquila come simbolo nazionale deriva probabilmente dal fatto che gli albanesi si vedono, dal punto di vista mitologico, come discendenti delle aquile, motivo per cui si riferiscono all’Albania come “Terra delle aquile” (Shqiperia) e agli albanesi come “figli delle aquile” (Shqiptare).
Fonti e approfondimenti
European Commission, “European Neighbourhood Policy And Enlargement Negotiations: Albania“.
Privitera, Francesco (a cura di). Guida ai paesi dell’Europa centrale orientale e balcanica. Annuario politico-economico 2010. Bologna: Il Mulino (2011).