La Via tra Cina e UE: la nuova richiesta della Cina all’UE

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Per il 15° anniversario del partenariato strategico globale tra la Cina e l’Unione Europea (UE), il 18 dicembre 2018, il governo cinese ha presentato il suo terzo e ultimo documento politico sull’UE. Lo scopo di questo documento è di stabilire la direzione e i principi delle relazioni tra le due potenze globali, dimostrando la massima priorità di Pechino di cooperare con Bruxelles. Dopo 11 anni tra la pubblicazione dei primi due policy paper (2003- 2014), quest’ultima edizione è stata prodotta dopo soli 4 anni, in un momento di grande interesse per le dinamiche politiche globali e l’aumento della divergenza politica tra le due potenze globali.

Nel documento del 2018, Pechino sostiene tutte le azioni per promuovere una migliore comprensione reciproca tra Cina ed Europa. Cita esplicitamente la Belt and Road Initiative (BRI) invitando tutti gli europei ad aderirvi, ma allo stesso tempo rafforza duramente le sue richieste verso l’UE – chiedendole di rispettare i suoi interessi principali e di non intromettersi nei suoi affari interni.

 

La Cina rigida su questioni sensibili

La premessa dei documenti politici è rimasta sostanzialmente la stessa: la tendenza globale è verso il multipolarismo e la globalizzazione economica, e sia la Cina che l’UE vi contribuiscono. Tutti i tre documenti del governo cinese sottolineano l’importanza dell’ONU, del regime di non proliferazione, dell’ASEM, della lotta al cambiamento climatico e della cooperazione antiterrorismo. L’importanza dell’UE come partner di cooperazione economica e tecnologica per la Cina è aumentata nel corso degli anni. Le aree di cooperazione sono costantemente cresciute tra la Cina e l’UE. L’ultimo documento contiene un vasto elenco di meccanismi e dialoghi di cooperazione, anche in nuovi settori come lo spazio e gli oceani.

Tutti i documenti condividono inoltre l’opinione che “la Cina e l’UE non hanno conflitti di interessi fondamentali e hanno più accordi che differenze“. Tuttavia, la situazione sembra essere peggiorata dal 2003, quando il primo documento politico affermava che “le relazioni Cina-UE sono migliori rispetto qualsiasi momento della storia“.

 

Il fronte politico

Una sezione che merita di essere sottolineata, in questo nuovo documento sulla politica della Cina in UE, è il notevole rafforzamento della posizione della Cina nei confronti dell’UE sul fronte politico. Fin dall’inizio, il documento ha evidenziato (in sostanza, richiesto) il rispetto reciproco, l’uguaglianza e il rispetto del principio di una sola Cina da parte dell’UE. I policy paper della Cina sull’UE del 2003 e 2014 hanno, in gran parte, scelto parole come “chiedere” all’UE di seguire le linee della Cina su questo tema.

Al contrario, nel documento del 2018, Pechino afferma che l’UE “dovrebbe opporsi esplicitamente” a una lunga lista di severi avvertimenti o insegnamenti di come l’UE dovrebbe comportarsi e agire nei confronti della Cina. Il tono e il linguaggio sono diretti, senza sottigliezze e non lasciano spazio a dubbi o trattative. Tali linee rosse sono diventate sempre più evidenti e chiare in riferimento a Hong Kong e Taiwan, che la Cina considera una questione centrale di sicurezza nazionale.

 

I diritti umani

Inoltre, solleva ulteriori dubbi sull’approccio cinese ai diritti umani e al trattamento delle minoranze etniche nelle regioni che Pechino considera “problematiche”. In questo contesto, il dialogo UE-Cina sui diritti umani, lanciato nel 1994, per la prima volta è stato completamente omesso in questo nuovo documento politico. La mancanza di menzione suggerisce come la Cina non veda più il dialogo sui diritti umani come uno strumento utile o rilevante nel coinvolgere l’Europa, rendendolo puramente cerimoniale e di valore trascurabile.

Un linguaggio e un tono così solidi confermano la convinzione, in Europa, che la Cina sia sempre più assertiva, non solo a livello nazionale ma anche cercando di modellare il comportamento degli attori esterni.

 

Invito alla BRI

La preoccupazione della Cina per la BRI emerge dalla richiesta, in questo documento politico, di “partecipazione attiva dell’UE e di altri Paesi europei in uno sforzo congiunto” – segno del fatto che l’iniziativa deve ancora trovare una direzione concreta in Europa.

Dal 2015, la Cina aspetta reazioni da parte delle sue controparti europee per far avanzare ulteriormente la BRI; tuttavia, in Europa è sempre più diffusa la sensazione che si sia creato un disequilibrio tra sfide e opportunità. Alcuni progetti sono stati realizzati in Europa e nel suo vicinato, ma questi non sono necessariamente esempi di successo agli occhi dell’UE. Piuttosto, sono serviti come conferma di ciò che Bruxelles ritiene essere i veri motivi della Cina nella regione.

La strategia dell’UE in Cina rappresenta una risposta diretta alla BRI. E’ perciò importante che Pechino rifletta su di essa con attenzione, poiché il successo del progetto infrastrutturale nei prossimi anni dipenderà molto dagli sforzi e dalla preparazione del Paese per comprendere e adeguarsi alle norme, alle culture, e alle pratiche locali nei Paesi in cui vuole collaborare (piuttosto che esportare semplicemente il proprio modello di sviluppo all’estero).

 

Il nodo dello sviluppo

Secondo il policy paper del 2018, Pechino spera in nuove sinergie per incrementare il commercio tra Europa e Asia. Non vede il progetto di connettività tra Europa e Asia (TEN-T) come un possibile concorrente del BRI, ma considera il progetto un’opportunità per sviluppare la cooperazione tra le due potenze.

Rimane, tuttavia, una grande divergenza, in particolare in merito al modo in cui Cina e UE comprendono lo sviluppo: la Cina vede ancora lo sviluppo in termini puramente economici, e chiede addirittura all’UE di

evitare di politicizzare le questioni economiche e commerciali e di garantire la sostenibilità, la stabilità e il progresso delle relazioni economiche e commerciali Cina-UE”.

Valutazione dell’agenda Cina-UE 2020

Rispetto al 2014, alcuni fattori chiave possono aiutare a spiegare perché la Cina abbia sentito l’urgente necessità di rinnovare la sua posizione e le relazioni con l’UE nel breve arco di tempo di 4 anni.

Innanzitutto, il tentativo di Pechino di fare pressione sull’UE per far riconoscere alla Cina lo status di economia di mercato nel 2017 non ha più avuto seguito; l’UE ha scelto di firmare un accordo di partenariato economico con il Giappone subito dopo il vertice UE-Cina del 2018, senza concludere alcun accordo commerciale con la Cina. A 5 anni dal lancio della BRI, l’Unione europea ha dimostrato più sospetto che entusiasmo.

In questo contesto, la Cina propone un riorientamento delle priorità economiche tra Pechino e Bruxelles, più determinata che mai a mostrarsi come un giocatore reale e impegnato nel gioco della globalizzazione e dell’ordine commerciale multilaterale.

In termini di scambi commerciali, la Cina ha per la prima volta manifestato chiaramente il suo desiderio di lanciare uno studio congiunto di fattibilità sulla zona di libero scambio tra Cina e UE. Tuttavia, dal punto di vista dell’UE, le condizioni per farlo sono ancora lontane dall’essere mature.

Nel documento, si afferma che la Cina mira a rafforzare gli scambi con l’Unione Europea e sostiene gli investimenti europei nel suo Paese. Tuttavia, il trattato di investimenti bilaterali UE-Cina in corso continua a inciampare in problemi, segno di differenze significative e fondamentali da risolvere – in particolare in relazione a questioni importanti come la reciprocità, l’accesso al mercato e la garanzia di condizioni di parità.

 

Un rapporto tra frizioni e aperture

Nei mesi più recenti, le esportazioni ad alta tecnologia sono state fonte di notevole difficoltà per l’UE, in particolare con le imprese tecnologiche cinesi che ricevono un forte sostegno statale o aiuti di Stato. Mentre perde il suo vantaggio comparativo come Paese manifatturiero a basso costo, sta tentando di spostarsi verso un’economia basata sul consumo e sull’innovazione, in particolare attraverso il programma “Made in China 2025”. Quest’ultima, non solo mira a raggiungere i livelli europei, ma ha obiettivi e benchmark specifici per superare i poteri tecnologici avanzati.

Un elemento positivo è stato evidenziato dal piano, per le società cinesi in Europa, di istituire la Camera di commercio cinese per l’UE. Questo, se operasse secondo i reciproci interessi, fornirebbe un passo avanti nel rafforzamento della fiducia reciproca e della comprensione per entrambe le parti, a partire dai dialoghi commerciali, e riducendo le tensioni e le differenze.

 

 

Fonti e approfondimenti

Mission of the People’s Republic of China in the EUChina’s Policy Paper on the European Union”, dicembre 2018.

China Daily, “China’s policy paper on EU”, aprile 2014.

Information Office of the State Council of the People’s Republic of China, “China’s EU Policy Paper”, ottobre 2003.

Jyrki Kallio, “CHINA’S NEW POLICY ON THE EUROPEAN UNION A TOUGHENING LINE ON POLITICAL ISSUES”, FIIA Finnish Institute for International Affairs, gennaio 2019.

Andrei LunguJapan and Europe’s Triple Partnership”, The diplomat, 14 febbraio 2019.

Steven Erlanger, “Europe Holds Summit With China, More Skeptically This Time”,NYT, 9 aprile 2019.

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