La Via tra Cina e UE: dagli occhi di Bruxelles

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Al concludersi di uno dei periodi più pieni degli ultimi anni delle relazioni sino-europee, in questo articolo spostiamo i riflettori sulla politica europea nei confronti della Cina. A oggi, la Cina rappresenta il secondo partner commerciale dell’UE dopo gli Stati Uniti e l’UE il maggior partner commerciale della Cina. Ciò nonostante, in Europa è sempre più diffusa la sensazione che si sia creato un disequilibrio tra sfide e opportunità.

Il quadro strategico dell’UE per le relazioni con la Cina riconosce che il suo ruolo sempre più importante nel mondo dovrebbe tradursi in una maggiore responsabilità nella promozione di un ordine internazionale basato su regole, così come in una maggiore reciprocità, non discriminazione e apertura. Questi obiettivi si riflettono ugualmente nel nostro contesto di analisi della Belt and Road Initiative (BRI), in cui si richiede di ripristinare la parità di condizioni attraverso accesso reciproco al mercato, trattamento equo e concorrenza leale.

 

La nuova strategia dell’UE sulla Cina

Bruxelles e Pechino hanno stabilito legami diplomatici formali nel 1975 e oggi le relazioni UE-Cina comprendono un vertice annuale, riunioni ministeriali regolari e oltre 60 dialoghi settoriali. Dal 2003 entrambe le parti si sono impegnate a costruire un partenariato strategico globale conformemente all’Agenda strategica 2020 UE-Cina per la cooperazione.

Nel luglio 2016 è stata adottata la comunicazione congiunta sulla nuova strategia dell’UE sulla Cina, pietra miliare dell’impegno dell’Unione. Essa rappresenta il punto di partenza per rendere la politica europea più “realistica, assertiva e pluridimensionale”, affinché le relazioni col “rivale sistemico” cinese siano eque, equilibrate e reciprocamente vantaggiose.

La strategia riconosce il potenziale dell’economia cinese, la sua crescita annuale del 6%, i suoi 1,2 miliardi di consumatori e il suo impatto negli affari globali. Il Dragone è la principale fonte di importazioni dell’UE e il suo secondo più grande mercato di esportazione dopo gli Stati Uniti, con scambi di più di 1 miliardo di euro al giorno.

L’espansione del peso economico della Cina offre opportunità importanti alle compagnie europee; tuttavia Pechino non concede un accesso reciproco al mercato e non mantiene condizioni di parità. Bruxelles si aspetta che il Paese asiatico si assuma delle responsabilità in linea con il suo impatto globale attuale per sostenere l’ordine internazionale basato su regole, di cui essa stessa beneficia.

 

Fine dell’ingenuità

La nuova strategia del 2016 ha dato seguito a una valutazione strategica delle relazioni UE-Cina da parte della Commissione Europea e dell’Alta rappresentante Federica Mogherini, che ha visto la pubblicazione, lo scorso 12 marzo, di in una comunicazione che propone 10 azioni per equilibrare la relazione sino-europea. Secondo il recente documento, “EU-China strategic outlook”, la Cina da “partner strategico” (come delineato per più di 15 anni nel gergo dell’Unione) è diventato un “partner negoziale“.

Dopo vent’anni di educate conversazioni, l’UE alza la voce: è necessario trovare un equilibrio di interessi con la Cina come un “concorrente economico” nel perseguimento della leadership tecnologica, e come un “concorrente sistemico” che promuove modelli di governance alternativi.

Una delle principali sfide nelle relazioni sino-europee è rappresentata dall’Iniziativa di vasta portata della Cina, la Belt and Road Initiative (BRI). Se al momento del lancio la BRI era vista come un’opportunità, per quanto indefinita, per la ripresa economica europea dopo le crisi dell’Eurozona, recentemente ha suscitato nuove preoccupazioni. Seguendo un approccio “wait and see”, l’Unione ha capito che, malgrado le promesse di sviluppo globale, allo stesso tempo la BRI comporta sfide scoraggianti, in contrasto con l’agenda dell’UE che favorisce la liberalizzazione del commercio.

 

Reciprocità

Tra le principali priorità dell’UE rimangono la realizzazione dell’accordo globale UE-Cina sugli investimenti, che garantirebbe una corretta reciprocità in termini di accesso al mercato (ad esempio in settori ristretti come gli appalti pubblici, i servizi digitali, le telecomunicazioni, i servizi finanziari), parità di condizioni e un contesto normativo affidabile e più trasparente per gli investitori e investimenti nel quadro BRI (e non).

Anche se il 2018 ha visto gli investimenti esteri diretti (IDE) dalla Cina in Europa ridursi del 70% rispetto all’anno precedente, i capitali cinesi in Europa sono più che presenti: oltre 17 miliardi di transazioni in sospeso all’inizio del 2019 confermano questa tendenza. Un robusto settore di ricerca e sviluppo, industrie avanzate ad alta tecnologia e un vasto know-how industriale per tecnologie chiave hanno fatto sì che Germania, Francia, Italia e Regno Unito fossero i principali destinatari di investimenti esteri diretti cinesi nel 21° secolo. Inoltre, nel 2017 il 68% degli investimenti è stato intrapreso da imprese statali (SOEs), il cui collegamento con il Partito comunista (PCC) è spesso inestricabile.

Un accordo di libero scambio bilaterale approfondito e globale sarebbe soggetto a riforme più ambiziose, come la liberalizzazione dell’economia cinese e la riduzione del ruolo delle imprese di proprietà statale, livellando così il campo per le compagnie nazionali e straniere.

In questo contesto, sono stati compiuti alcuni passi a favore dell’UE e delle imprese europee. Il 5 marzo il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato, con l’astensione dell’Italia gialloverde “amica” di Xi (malgrado il governo Gentiloni ne fosse stato promotore), un nuovo meccanismo di screening per gli investimenti esteri (IDE) nell’Unione Europea, entrato in vigore dal corrente mese di aprile. Il nuovo quadro, che si basa su una proposta della Commissione presentata dal presidente Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2017, contribuisce a salvaguardare la sicurezza, l’ordine pubblico e gli interessi strategici dell’Europa nel contesto degli investimenti esteri nell’Unione.

Parallelamente, il 15 marzo è stata adottata la Legge cinese sugli investimenti esteri (FIL), che entrerà in vigore nel 2020. Questa normativa dovrebbe aprire settori dell’economia fino a ora vietati alle imprese straniere, alleggerire i requisiti per i partner locali e garantire più protezione sia per i diritti di proprietà che per la proprietà intellettuale. Tuttavia, resta da vedere fino a che punto la Cina implementerà la nuova normativa.

 

Un fronte unito

Lo scorso 9 aprile l’Unione Europea e la Cina si sono incontrate a Bruxelles in occasione del 21° vertice annuale. Il vertice ha visto negoziati difficili. Gli europei hanno avuto difficoltà a trovare un accordo su una dichiarazione congiunta con i cinesi che fosse il più concreta e sostanziosa possibile.

“Nel mondo di oggi il nostro partenariato è più importante che mai. È nostra convinzione che lavorando insieme possiamo rendere il mondo un luogo più forte, più sicuro e più prospero. Da buoni amici, dovremmo però ammettere con onestà che non è stato fatto abbastanza per sviluppare relazioni economiche più equilibrate e reciproche o per rispettare gli impegni assunti nel corso del vertice di Pechino dello scorso anno, in particolare per quanto riguarda gli scambi e gli investimenti. L’Europa vuole investire di più in Cina e incrementare gli scambi con il Paese. A tal fine, però, occorrono regole che consentano di sviluppare gli scambi e gli investimenti.” ha dichiarato il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.

Al termine del vertice, oltre alla dichiarazione congiunta, con la pressione dell’UE sono stati raggiunti risultati che potenzialmente possono contribuire a regolarizzare ed equilibrare i rapporti con la Cina nel contesto BRI, tra cui:

  • Un memorandum d’intesa relativo al dialogo sul controllo degli aiuti di Stato e sul sistema di analisi dell’equità delle condizioni di concorrenza;
  • Un accordo sul mandato per il dialogo UE-Cina in materia di politica di concorrenza;
  • Una dichiarazione congiunta sull’attuazione della cooperazione UE-Cina in materia di energia;
  • Un mandato per uno studio congiunto volto a identificare i corridoi di trasporto ferroviario più sostenibili tra l’Europa e la Cina.

La sfida per l’Europa è creare un fronte unito di fronte a una Cina che può danneggiare l’Unione Europea attraverso una vera e propria politica di divide et impera. Oggi l’atmosfera è più complicata, visti gli approcci discordanti degli Stati membri nei confronti della BRI e soprattutto dopo l’adesione ufficiale dell’Italia.

 

 

Fonti ed approfondimenti

Commissione Europea, “La Commissione esamina le relazioni con la Cina e propone 10 azioni”, 12 marzo 2019, http://europa.eu/rapid/press-release_IP-19-1605_it.htm

Commissione Europea, “EU-China – A strategic outlook”, 13 marzo 2019, https://ec.europa.eu/commission/sites/beta-political/files/communication-eu-china-a-strategic-outlook.pdf

Commissione Europea, “Vertice UE-Cina: riequilibrare il partenariato strategico”, 9 aprile 2019, http://europa.eu/rapid/press-release_IP-19-2055_it.htm

EEAS, “Joint statement of the 21st EU-China summit”, 10 aprile 2019, https://eeas.europa.eu/delegations/china_en/60836/Joint%20statement%20of%20the%2021st%20EU-China%20summit

Commissione Europea, “Controllo degli investimenti esteri: nuovo quadro europeo in vigore da aprile 2019”, 5 marzo 2019, http://europa.eu/rapid/press-release_IP-19-1532_it.htm

Commissione Europea, “JOINT COMMUNICATION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT AND THE COUNCIL Elements for a new EU strategy on China”, 22 giugno 2016, http://eeas.europa.eu/archives/docs/china/docs/joint_communication_to_the_european_parliament_and_the_council_-_elements_for_a_new_eu_strategy_on_china.pdf

Steven Erlanger, “Europe Holds Summit With China, More Skeptically This Time”, NYT, 9 aprile 2019, https://www.nytimes.com/2019/04/09/world/europe/eu-china-summit.html

Elmer, “Europe wakes: why Beijing is on a mission to quell Brussels’ fears about China”, South China Morning Post, 22 marzo 2019, https://www.scmp.com/news/china/diplomacy/article/3002725/europe-wakes-why-beijing-mission-quell-brussels-fears-about

Zhou Xin, “China approves new foreign investment law designed to level domestic playing field for overseas investors”, South China Morning Post, 15 marzo 2019, https://www.scmp.com/economy/china-economy/article/3001780/china-approves-new-foreign-investment-law-designed-level

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