Taiwan è sempre più isolata dal mondo

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La Repubblica di Cina, ovvero Taiwan, è sempre più isolata dal mondo. Il 12 giugno il suo più grande alleato diplomatico e strategico, Panama, ha deciso di rompere le relazioni con Taipei e, allo stesso tempo, riconoscere la Repubblica Popolare Cinese come legittima rappresentante della Cina. Questo evento però non è isolato, anzi. Dall’inizio del XXI secolo il numero di alleati di Taiwan sta crollando vertiginosamente. Nel 2001 gli Stati che avevano relazioni diplomatiche con la Repubblica di Cina erano 29, oggi sono solo 20.

Dal 20 maggio 2016 il presidente della Repubblica di Cina è la leader del Partito Progressista Democratico Tsai Ing-wen. La sua campagna elettorale è si è basata su una fortissima critica nei confronti del partito opposto, lo storico Kuomintang, e dell’allora presidente della Repubblica di Cina Ma Ying-jeou (2008-2016) per la sua vicinanza con Pechino. Infatti, l’era Ma è stata caratterizzata da una vicinanza sempre crescente tra le due sponde dello stretto di Taiwan. Negli ultimi 8 anni il “Consensus” del 1992 non è mai stato messo in discussione e, anzi, è stato affiancato a una politica di apertura economica e politica senza precedenti.

Tsai Ing-wen invece ha vinto affermando di non voler riconoscere il Consensus del 1992 e di volere una completa indipendenza da Pechino. L’interconnessione tra i due Stati che ambiscono ad essere la legittima Cina però è talmente alta che la retorica della leader progressista sembra avere più un connotato utopista che reale.

Non riconoscere il Consensus significa non voler avere rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, che in un mondo in perenne cambiamento (un cambiamento che non ha ancora definito sé stesso in una direzione precisa) è molto pericoloso. E proprio dal punto di vista degli alleati diplomatici ed economici di Taiwan l’indipendentismo di Tsai è visto come una fonte di minaccia più che di opportunità. Nell’arco di sette mesi (dicembre 2016 – giugno 2017) sono già due gli Stati che hanno abbandonato Taiwan: Sao Tome e Principe, Panama.

Il primo ha abbandonato Taiwan dopo che Taipei aveva rifiutato di dare $200 milioni in aiuti allo Stato africano. Dopo qualche giorno, il 26 dicembre 2016, Sao Tome e Principe hanno ristabilito relazioni diplomatiche con Pechino. Il secondo Stato, Panama, è un colpo ancora più grave per Taiwan. Per prima cosa il piccolo Stato del Centro America era il più grande alleato di Taipei. Secondo, ricopriva una posizione strategica necessaria per Taiwan. Abbiamo già parlato ampiamente dell’importanza di Panama e del suo stretto (clicca qui) e quindi risulta logico comprendere quanta importanza possa avere uno Stato geopoliticamente fondamentale per uno Stato che invece ha difficoltà a guadagnare riconoscimenti a livello internazionale. Il comunicato che Panama City ha diffuso riafferma ancora questo senso di isolamento: “Alla luce degli interessi e delle aspettative di entrambi i popoli, la Repubblica di Panama e la Repubblica popolare cinese decidono con la firma di questo documento il riconoscimento reciproco e di stabilire rapporti diplomatici, istituendo le rispettive ambasciate”.

Questa “aggressione” di Pechino dei confronti di Taipei è stata definita dalla Repubblica di Cina “diplomazia del libretto degli assegni”. Probabilmente non è del tutto sbagliato ma non è neanche del tutto vero. Dopo 8 anni di apertura e sviluppo positivo delle relazioni tra i due rappresentanti della Cina, la decisione indipendentista di Tsai deve essere vista come un attacco nei confronti di Pechino e la reazione di quest’ultimo non è stata violenta, come le precedenti tre crisi tra i due Stati (1954-55, 1958, 1995-96), ma altrettanto forte. La diplomazia del soft power a cui la Cina ci ha abituati è stata messa in pratica anche in questo scenario: usare l’economia per isolare Taiwan.

All’interno di questo contrasto tra Pechino e Taipei è poi facile capire come la Cina di Xi Jinping sia riuscita a ottimizzare lo slittamento degli Stati che da Taiwan passano ad aprire ambasciate a Pechino. Panama in questo senso rientra proprio in un progetto di ampliamento e modernizzazione della flotta e dell’utilizzo dei mari da parte della Repubblica Popolare Cinese. Nel maggio del 2016 il gruppo Landbridge, cinese, ha comprato il porto dell’Isola Margarita, il più grande porto di Panama, investendo $900 milioni. Questo porto ha la possibilità di far attraccare anche le più grandi navi sul mercato grazie alle sue acque profonde. Panama quindi diventerebbe un hub (ovvero una sorta di centro del commercio di un’intera zona da cui parte tutto il commercio marittimo verso le aree limitrofe) perfetto per Pechino per commerciare con tutto il Centro e Sud America.

Il governo progressista di Taiwan, se vuole mantenere il potere all’interno del proprio Stato, ha necessità di riflettere su come riuscire a mantenere unite il proprio indice di gradimento all’interno della società e la sua stabilità a livello internazionale. Oggi sembra che la scelta di Tsai sia stata improntata unicamente verso l’indice di gradimento all’interno della società, ma questo ha portato a contrastare il processo di stabilizzazione delle relazioni diplomatiche tra Repubblica di Cina e Repubblica Popolare Cinese. Nel breve periodo questa strada ha portato alla vittoria del Partito Progressista Democratico. Guardando poco più in là, però, ha portato anche alla rottura diplomatica con due partner molto importanti per Taiwan.

Oggi gli Stati che hanno relazioni diplomatiche con Taiwan sono 20: 6 isole del Pacifico (Kiribati, Nauru, Isole Marshall, Solomon, Palau, Tuvalu), 11 Stati in America (Belize, el Salvador, Haiti, Nicaragua, St. Kitts and Nevis, St. Vincent and the Grenadines, Repubblica Domenicana, Guatemala, Honduras, Paraguay, Santa Lucia), 2 Stati in Africa (Swaziland, Burkina Faso), 1 Stato in Europa (Santa Sede).

Tra questi Stati però è importante ricordare che la lunga trattativa intavolata tra Papa Francesco e Xi Jinping (vedi “Il passo di Papa Francesco verso la Cina di Xi Jinping“) potrebbe far scendere ulteriormente il numero di Stati che hanno relazioni diplomatiche con la sempre più piccola (a livello internazionale) Repubblica di Cina.

 

 

Fonti e Approfondimenti

http://www.cinaforum.net/taiwan-sao-tome-e-principe-ritira-riconoscimento-rotte-relazioni-diplomatiche-reazione-cina/

http://www.cinaforum.net/panama-stop-relazioni-con-taiwan-riconoscimento-reciproco-con-cina-repubblica-popolare/#.WT-EaWfN6fo.facebook

http://thediplomat.com/2017/06/panama-switch-marks-chinas-return-to-checkbook-diplomacy/

http://www.eluniverso.com/noticias/2017/06/13/nota/6230017/panama-establece-lazos-diplomaticos-china-rompe-taiwan

Fai clic per accedere a Status_for_Sale_Taiwan_Recognition.pdf

http://www.scmp.com/week-asia/opinion/article/2058275/african-diplomatic-ripple-could-stir-tsunami-taiwan

http://www.mofa.gov.tw/en/AlliesIndex.aspx?n=DF6F8F246049F8D6&sms=A76B7230ADF29736

http://www.chinadaily.com.cn/china/2016-12/26/content_27776117.htm

https://www.voanews.com/a/taiwan-loss-of-diplomatic-ally-points-to-growing-anger-in-china/3644893.html

http://www.globalconstructionreview.com/news/chinese-firm-starts-w7rk-1bn-panama7nian-meg7aport/

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