Guyana e Suriname: tra Caraibi e America del Sud

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Completiamo oggi la nostra serie di introduzioni ai paesi sudamericani con Guyana e Suriname. I due stati di dimensioni modeste, se comparati con altri giganti della regione, sono accomunati non solo dalla grandezza ma anche dalla storia coloniale.

Entrambi i paesi, ai quali potremmo aggiungere il territorio d’oltremare della Guyana francese, hanno raggiunto l’indipendenza tardivamente rispetto ai loro vicini. Ciò è dovuto al fatto che essi non facevano parte degli imperi coloniali iberici ma rispettivamente di quello britannico e olandese.

Mentre l’indipendenza della maggioranza delle colonie spagnole e portoghesi avvenne durante il XIX secolo, quella dei due paesi fu raggiunta solo nel 1966 per la Guyana e nel 1975 per il Suriname.

I primi insediamenti coloniali dai quali sorse l’attuale Guyana erano olandesi, tuttavia dal 1746 vennero aperte le porte ad agricoltori inglesi per far fronte alla scarsa popolazione della colonia. In breve tempo questi costituirono la nazionalità maggioritaria della Guyana. In seguito all’invasione napoleonica dei Paesi Bassi, i territori della Guyana olandese vennero occupati dai britannici, con la convenzione di Londra del 1814 questi venivano definitivamente ceduti all’Impero britannico da parte olandese.

Il passaggio dei territori portò con sé anche alcune dispute: il Venezuela infatti reclama sin dal 1814 la sponda ovest del fiume Essequibo, nonostante un arbitrato internazionale nel 1899 si sia espresso a favore della posizione britannica. La disputa, aperta da parte venezuelana poggiando su diritti territoriali dell’impero spagnolo, nacque soprattutto a causa della presenza d’oro nella zona contestata, attualmente ancora sfruttata.

Il dominio diretto britannico durò fino al 1966, pochi anni dopo l’indipendenza la Guyana si dichiarò repubblica e scelse di rimanere membro del Commonwealth. L’influenza congiunta di Stati Uniti e Regno Unito ha giocato un ruolo fondamentale nell’influenzare il panorama politico del paese sin dall’indipendenza.

Anche la colonia del Suriname fu fondata dagli olandesi: essi videro consolidato il loro dominio con il trattato di Breda, lo stesso che permise agli inglesi di accaparrarsi New Amsterdam, in seguito chiamata New York.

Durante la seconda guerra mondiale, in accordo con il governo olandese in esilio, gli Stati Uniti occuparono il Suriname per garantire l’afflusso di bauxite necessario all’industria bellica alleata. Il governo in esilio iniziò inoltre le trattative con i suoi governi coloniali per definire i rapporti post bellici. Nonostante nel 1954 il Suriname fosse parte costituente del Regno dei Paesi Bassi, già da quella data solo la politica estera e di difesa erano in mano alla madrepatria.

Nel 1974 il governo locale iniziò le trattative per l’indipendenza raggiunta l’anno seguente. Buona parte dell’economia del paese per il decennio successivo fu sorretta da aiuti ed investimenti olandesi.

Il potere esecutivo nella Guyana è retto da un presidente eletto indirettamente, il quale designa il primo ministro. Il primo non può essere sfiduciato dalle camere se non per infermità o per palese violazione della costituzione e può invece sciogliere l’assemblea. Il secondo è il capo del governo ed attua la politica di questo sotto controllo e coordinamento del presidente. L’assemblea è unicamerale e detiene insieme al presidente la potestà legislativa. I rappresentanti sono eletti con un sistema proporzionale in parte a preferenze (25 seggi) e in parte a listino bloccato (40 seggi).

Con un PIL pro capite di circa $5000 dollari il paese è uno dei più poveri dell’emisfero occidentale. La Guyana vive contrasti profondi e constatabili nelle ineguaglianze tra favelas e ricchi centri finanziari, spesso posti l’uno affianco all’altro.
Un primo piano di ricovero economico fu varato negli anni ’90 risolvendo solo alcuni problemi e inaugurando nuovi settori economici. La crescita dell’economia arrivò fino al 7% nel periodo che va dal 1991 al 1997, per poi entrare in una fase di recessione che si è prolungata fino ad oggi. I settori principali sono volti all’esportazione, infatti il paese esporta oro, bauxite, legni pregiati, zucchero riso e tessuti.

Il sistema di governo del Suriname differisce da quello della Guyana, infatti siamo davanti a un sistema parlamentare in cui il governo del presidente è legato da un voto di fiducia al parlamento con il quale condivide il potere legislativo. Il presidente è eletto da una maggioranza dei due terzi dell’assemblea.

Il governo del presidente si articola attraverso un consiglio di stato nel quale sono presenti tutti i ministri e il vicepresidente. L’assemblea è unicamerale ed è eletta con un metodo proporzionale.

Con un PIL pro capite di $12000 il paese si trova in una condizione economica sicuramente più favorevole rispetto a quella del vicino. Tuttavia I due paesi seguono un modello di sviluppo simile, infatti anche il Suriname punta ad una grande quantità di export di alluminio, oro, petrolio, legname e prodotti ittici.

La situazione economica più favorevole rispetto alla Guyana è in parte dovuta a quanto detto precedentemente rispetto ai rapporti post indipendenza con i Paesi Bassi che hanno investito nel paese garantendogli infrastrutture ferroviarie, petrolifere ed energetiche che altrimenti non sarebbe mai riuscito a sostenere.

L’afflusso di investimenti olandesi è stato bloccato dopo l’elezione di Dési Bouterse a presidente. L’attuale presidente oltre ad essere stato eletto nel 2010 ha già “servito il paese” dopo il golpe del 1980 divenendo di fatto leader della giunta militare fino al 1987. Dopo il ritiro olandese la maggior parte dei finanziamenti esteri provengono dalla Cina.

Nonostante entrambi gli stati abbiano avuto un “passato glorioso” come partigiani della causa dei non allineati, ad oggi il loro peso nelle varie organizzazioni a cui aderiscono è scarso. Entrambi mantengono una politica favorevole alle decisioni maggioritarie in seno alle varie organizzazioni regionali.

A livello regionale fanno entrambe parte della convenzione di Lomè con l’Unione Europea, del CARICOM e di UNASUR. Entrambi gli stati hanno ratificato lo statuto della Corte Penale Internazionale.

 

Fonti ed Approfondimenti:

http://www.bbc.co.uk/news/world-latin-america-19997673

http://www.bbc.co.uk/news/world-latin-america-19546909

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