Corridoio meridionale del gas: L’Unione Europea alla ricerca di nuovi partner energetici

pipeline
@GerdFahrenhorst, Wikimedia Commons (CC-BY 4.0)

Sul tavolo della Commissione europea dal 2008, il corridoio meridionale del gas rappresenta il progetto faro della politica di diversificazione energetica dell’Unione europea per quanto riguarda gli approvvigionamenti di gas naturale. Oltre a creare un collegamento infrastrutturale tra il vecchio continente e le risorse naturali del Mar Caspio, lo scopo principale di questa serie di gasdotti è infatti quello di diminuire la dipendenza europea dalle importazioni di gas russo. Il mega-progetto infrastrutturale ci permette di continuare il nostro viaggio lungo “le nuove vie del gas“.

Alle origini del progetto: la diversificazione degli approvvigionamenti

L’idea di creare un “corridoio del sud” emerge per la prima volta in una comunicazione della Commissione europea del 2008 sulla sicurezza e la solidarietà energetica all’interno dell’Unione. Colta di sorpresa dall’interruzione degli approvvigionamenti attraverso l’Ucraina in un momento in cui la produzione domestica di gas si trova in diminuzione, a partire dal 2006 l’UE realizza la sua situazione di dipendenza dalle importazioni di gas russo.  In seguito alla cosiddetta prima “crisi del transito”, la Commissione comincia a sottolineare il bisogno di diversificare le proprie vie di importazione, e la ricerca di partner internazionali diversi da Mosca diventa il nuovo fulcro dell’energy diplomacy di Bruxelles.

Data la ricchezza di risorse naturali, l’UE ha individuato in Asia Centrale una serie di Stati con cui collaborare in campo energetico, in particolare Azerbaijan, Turchia, Georgia, Turkmenistan e Kazakistan. Tuttavia, sia l’instabilità politica sia le condizioni di mercato svantaggiose hanno spesso ostacolato i tentativi europei di accesso al gas centrasiatico. Il corridoio meridionale come si configura oggi segue, infatti, al fallimento nel 2013 di un precedente progetto chiamato Nabucco, volto a collegare la Turchia con l’Austria per il trasporto di gas caspico verso l’Europa. Tuttavia, in seguito all’ulteriore crisi politica ed energetica in Ucraina nel 2014, la Commissione europea ha prontamente reinserito il corridoio meridionale del gas tra le priorità della Strategia per la sicurezza energetica (2014) e nel pacchetto sull’Unione dell’energia (2015).

Molto più di un gasdotto: una complessa catena del valore del gas

Il termine “corridoio del sud” non indica soltanto un gasdotto, ma piuttosto una complessa rete di infrastrutture che si estende per circa 3.500 km su sette Stati. La catena del valore del gas comincia naturalmente con l’estrazione che avviene nel Mar Caspio, dai giacimenti azeri di Shah Deniz 2, operati da un consorzio che raggruppa la multinazionale BP, la francese Total e l’azera SOCAR. Si prosegue, poi, con la sua lavorazione presso il terminal Sangachal sempre in Azerbaijan, mentre il trasporto verso l’Europa viene affidato a una serie di tre gasdotti: il Caucaso meridionale (da Baku alla turca Erzurum), trans-anatolico (con cui il gas raggiunge il confine turco-greco) e trans-adriatico, ovvero la pipeline trans-adriatica che arriva all’Italia, sulle coste pugliesi.  

La rete infrastrutturale, che dovrebbe essere completata nel 2020, avrà una capacità di circa 16-20 miliardi di metri cubi all’anno, di cui 6 destinanti alla Turchia e i restanti all’Europa, mentre il Nord Stream 2 – guidato dal gigante russo Gazprom – ne porterà circa 55. Pertanto, a discapito della sua estensione territoriale, il progetto non porterà a uno sconvolgimento dei mercati europei del gas. Per aumentarne la capacità sarebbe necessario o sviluppare maggiormente l’estrazione di risorse in Azerbaijan, o attingere dalle risorse di Turkmenistan e Iran. Al momento, le prospettive sulla costruzione di un gasdotto trans-caspico che permetterebbe di includere Ashgabat nel progetto rimangono, tuttavia, incerte.

Molto più chiaro è, invece, il sostegno dell’UE al progetto. La Commissione ha incluso sia la TANAP che la TAP tra i cosiddetti “progetti di interesse comune”, ovvero uno status tramite il quale i gasdotti possono ricevere un trattamento più favorevole a livello sia economico che regolamentare. I PCIs (projects of common interest) hanno infatti un accesso facilitato ai fondi del “Connecting Europe Facility” e possono giovare di tempi più brevi per il rilascio di permessi di costruzione.

I Balcani al centro della partita economica e geopolitica

Lo scopo principale del SGC è quello di diversificare le fonti e i fornitori di gas naturale per l’Europa centro e sudorientale, dove molti stati sono ancora dipendenti dalle importazioni russe. Tuttavia, oltre a Bulgaria, Romania e Croazia, anche altri Stati non-UE hanno manifestato il proprio interesse a partecipare al progetto, mettendo sul tavolo politico la possibilità di creare diramazioni verso i Balcani. Albania, Bosnia-Erzegovina e Montenegro sono, infatti, tra i potenziali mercati per il gas centrasiatico del corridoio meridionale, il cui ampliamento andrebbe facilmente a godere dell’appoggio strategico degli Stati Uniti. In effetti, il partner transatlantico ha sempre sostenuto la politica di diversificazione delle forniture del gas in Europa, proprio perché basata su una diminuzione del peso delle forniture nel paradigma energetico securitario europeo.

Nel caso del corridoio meridionale del gas, la componente geostrategica sta soprattutto nella concorrenza con un altro progetto internazionale, ovvero il Turkish Stream – un gasdotto recentemente rilanciato da Russia e Turchia che, oltre ad Ankara, punterebbe ai mercati europei. E per quanto riguarda le diramazioni verso i Balcani, a giocare un ruolo fondamentale in questa partita sono Bulgaria e Romania. Ad oggi, Bucarest si è mostrata interessata a un allacciamento al corridoio, quando a febbraio la società nazionale Romgaz ha firmato una lettera di intenti per l’uso del SGC. Dall’altra parte, la Bulgaria sta invece pianificando il Balkan Stream che allaccerebbe sia Sofia che Belgrado alla pipeline russo-turca.  

TAP: il tassello mancante e l’indecisione del governo gialloverde

Ma le difficoltà per il progetto bandiera dell’UE non arrivano soltanto dall’esterno. Il tratto europeo del corridoio, che attraverserà Grecia, Albania e mare adriatico per poi approdare in Puglia, è l’ultimo tassello mancante per completare l’opera e dovrebbe essere ultimato nel 2020.

Negli ultimi tempi i lavori hanno subito qualche battura d’arresto, in quanto il gasdotto è diventato oggetto di disputa del dibattito politico italiano, avviando una lotta intestina all’interno del governo gialloverde. Per anni, il Movimento Cinque Stelle si è battuto per contrastare e, una volta salito al potere, fermare la grande opera energetica, mentre la Lega di Salvini si è sempre mostrata più favorevole alle grandi opere infrastrutturali.  A convincere il governo Conte – messo sotto pressione soprattutto dalla popolazione locale – è stata, tuttavia, l’analisi costi-benefici che ha stimato una ventina di miliardi di euro per l’interruzione dell’opera.

Infine, le critiche non sono mancate nemmeno nei confronti dell’Unione europea che, nonostante l’impegno climatico sul fronte dell’abbattimento delle emissioni e delle energie rinnovabili, ancora non riesce a eliminare i combustibili fossili dal mix energetico dei propri Stati membri. Un aspetto che, alla luce della proposta della Commissione europea di guidare il sistema economico del continente verso la decarbonizzazione entro il 2050, rende il corridoio meridionale del gas un progetto ancora molto controverso e destinato a rimanere al centro del dibattito energetico, geopolitico ed economico.

Fonti e Approfondimenti:

Commission of the European Communities. 2008. Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions – Second Strategic Energy Review: an EU Energy Security and Solidarity Action Plan, COM (2008), 781 Final. 

European External Action Service (EEAS). 2016. Remarks by the High Representative/Vice-President Federica Mogherini at the Southern Gas Corridor Advisory Council. Baku, Azerbaijan, 29 February 2016

Gotev, Georgi, “Commission eager to see the capacity of Southern gas corridor doubled“, Euractiv, 26/02/2019.

Metzel, Mikhail. “Bulgaria to complete Turkstream branch before end of 2020“, TASS, 26/06/2019.

Palombaro, Valerio. “La “fase due” del Corridoio meridionale del gas”, About Energy, 12/02/2019.

Siddi, Marco. 2017. “The Southern Gas Corridor: Challenges to a geopolitical approach in the EU’s external energy policy Challenges to a geopolitical approach in the EU’s external energy policy”. FIIA Briefing Paper 216 (3).

Siddi, Marco. 2017. “The EU’s botched geopolitical approach to external energy policy: The case of the Southern Gas Corridor”. Geopolitics: 1-21.

“Tap, il governo ha deciso: Il gasdotto si deve fare”. Conte: “Con stop costi insostenibili”. I comitati per il No: “Dimissioni””, Il Fatto Quotidiano, 26/10/2018.

Tap e Tav, scontro nel governo M5S-Lega. Salvini per il sì ma insorge la ministra Lezzi”, Il Sole 24 ore, 05/08/2018.

 

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