Quando si riflette a proposito della società, la domanda che sorge spontanea più spesso è: sarebbe possibile organizzarla diversamente? Un mondo più equo per tutte e tutti, senza divisioni di ceto o ricchezza e, soprattutto, senza sopraffazione. È possibile? Secondo gli studi matriarcali moderni, la risposta è sì. E sarebbe possibile rintracciarne un esempio in alcuni popoli indigeni matriarcali che vivono nei più remoti angoli del pianeta.
Dopo esserci soffermati sul femminismo cinese e sui movimenti indiani della Gulabi Gang e di Happy To Bleed, il nostro approfondimento sulla condizione femminile in Asia continua. In questo articolo, introdurremo il concetto di “matriarcato”, che ultimamente è stato investito da una nuova ondata di interesse popolare e accademico. Recuperare questo termine, oggi, è fondamentale per rivendicare il sapere economico, politico, sociale e culturale delle società create dalle donne – una realtà con la quale il continente asiatico si trova tuttora a fare i conti.
Matriarcato vs patriarcato: una sfida ancora aperta
Negli ultimi anni, sono stati coniati diversi nuovi termini per definire i modelli sociali non patriarcali. Tuttavia, secondo la studiosa tedesca Heide Goettner-Abendroth, oggi è necessario più che mai insistere sulla definizione di matriarcato, “per cercare di navigare nel mare di malintesi che circonda questa parola”.
“Matriarcato” e “patriarcato” appaiono, a prima vista, come due termini dal significato parallelo: da qui, il preconcetto corrente che debbano essere simili anche i due modelli sociali che descrivono. L’interpretazione della parola “matriarcato” come mero “governo o dominio delle donne”, ossia un sistema sostanzialmente uguale a quello del patriarcato con a capo solo un genere diverso, può essere contestato. Innanzitutto, da un punto di vista linguistico: in greco, il significato più antico di arché non è “dominio”, ma bensì “inizio”. Se ci si basa su questo, “matriarcato” significa “all’inizio le madri”, in un’allusione sia al dato biologico (le donne generano l’inizio della vita tramite il parto) che al dato culturale (l’inizio della civiltà viene dalle madri).
Inoltre, chi crede nel mito del patriarcato universale tende a presentarlo come una forma sociale che è sempre esistita, in tutto il mondo, fin dall’inizio della storia umana. Invece, dal punto di vista storico, questa struttura di potere ha avuto uno sviluppo relativamente recente, facendo la sua comparsa in alcune parti del mondo intorno al 4000-3000 a.C. Il dominio patriarcale è stato, all’inizio, solo una minoranza emersa dalle guerre di conquista che si è sostituita progressivamente a un’intera cultura. Purtroppo, i modelli sociali e mitologici delle culture pre-patriarcali europee, mediterranee e mediorientali sono stati distrutti da tempo, e ci sono arrivati solo frammenti distorti da strati di interpretazione recente.
Centinaia di falsità sono state propagate dai teorici dell’orientamento patriarcale, in grado di inquadrare il matriarcato solo attraverso le lenti del modello dominante. Quando non riescono a trovare testimonianza di una cultura conforme alla loro ipotesi di un “dominio delle donne”, questi studiosi asseriscono che i matriarcati non esistono e non sono mai esistiti – sostiene Goettner-Abendroth.
Origine e sviluppo degli studi matriarcali moderni
Dal XVIII secolo, la storia della ricerca sul matriarcato è stata una serie di avvii e di arresti nella scienza occidentale. Ne è la prova il fatto che l’esistenza di circa 150 anni di studio e discussione sul tema è, ancora oggi, sostanzialmente sconosciuta. Prima del lavoro pionieristico di Johann Jacob Bachofen, nella seconda metà dell’Ottocento, l’idea del matriarcato come forma sociale indipendente dal patriarcato non esisteva, così come non esisteva nemmeno il termine “matriarcato” per definirla.
Gli studi matriarcali moderni veri e propri hanno fatto la propria comparsa solo nel 1978, quando Goettner-Abendroth ha iniziato ad approntarne la metodologia per dare una definizione strutturale e scientifica del matriarcato. Gli studi matriarcali sono diventati, così, una forma di ricerca socio-culturale critica, un nuovo e preciso “campo minato che ruota intorno a un concetto screditato e incompreso”. Nel 1986, in Germania, Goettner-Abendroth ha anche fondato l’Accademia Internazionale HAGIA per gli studi matriarcali moderni, di cui è tuttora direttrice.
Il paradigma del matriarcato riportato dalla studiosa tedesca vuole essere una prospettiva completamente differente della società e della storia. Sviluppatosi all’interno del recente movimento per i diritti delle donne va oltre i vari femminismi e studi di genere dell’Occidente, spesso prigionieri del proprio modo di pensare. Il paradigma matriarcale, invece, non è circoscritto alla condizione femminile e non mira ad alimentare antagonismi tra donne e uomini, al contrario.
Gli studi matriarcali si intrecciano alle lotte del femminismo internazionale, occidentale e non (come quello della “Quarta Ondata” intersezionale); ci sono anche delle significative intersezioni con gli obiettivi dei movimenti alternativi degli uomini, nella misura in cui essi riconoscono che la loro battaglia non è solo contro le strutture capitaliste o colonialiste, ma anche contro quelle patriarcali. Un ulteriore punto di svolta, negli ultimi decenni, è stata poi l’appropriazione della ricerca sulle forme matriarcali da parte di ricercatori e ricercatrici appartenenti alle popolazioni indigene, come ha fatto Lamu Gatusa con il proprio gruppo etnico dei Moso della Cina sudoccidentale. Queste popolazioni indigene dotate di un’organizzazione matriarcale corrono il rischio di scomparire, quindi possono trarre grande vantaggio dall’autoconsapevolezza e dalla connessione con altre culture simili del mondo.
Femministe, uomini “alternativi” delle società occidentali e popoli indigeni potrebbero vedersi fornire, grazie agli studi matriarcali moderni, gli strumenti di emancipazione necessari per formare alleanze politiche contro il dominio locale e globale del patriarcato.
La definizione strutturale delle società matriarcali
Secondo Goettner-Abendroth, la struttura profonda del matriarcato si articola su quattro livelli:
- A livello economico, è una società di mutualità economica basata sulla circolazione dei doni, dove le donne distribuiscono i beni;
- A livello sociale, è una società orizzontale, non gerarchica, di discendenza matrilineare, in un contesto di uguaglianza di genere;
- A livello politico, è una società egualitaria di consenso, in cui la casa del clan è il nodo di connessione del processo decisionale;
- A livello religioso e culturale, è una società di culture sacre del divino femminile, con una profonda attitudine spirituale che permea ogni aspetto della vita.
È proprio la centralità del ruolo economico e spirituale delle donne che dà loro, nelle società matriarcali, grande potere locale e influenza sull’attività degli uomini. L’autorità femminile mette in atto dei modelli diversi rispetto alla leadership maschile, spesso non supportati da nessuna struttura di rinforzo (come guerrieri, polizia o istituzioni di controllo). I matriarcati sono autentiche società egualitarie di genere, basate su un’equa collaborazione fra i due sessi: la centralità delle donne serve a regolare il funzionamento generale della società e la libertà di uomini e donne, senza le strutture gerarchiche del patriarcato.
La matrilinearità struttura le relazioni di tutta la società, sia attraverso la trasmissione ereditaria per via femminile che attraverso il processo decisionale politico. L’uguaglianza di genere, ottenuta tramite una politica rigorosa di ricerca del consenso fra uomini e donne del clan, impedisce che si formi una gerarchia, nonostante il ruolo di centralità delle donne. Anche la matrilocalità (ossia, la prole di discendenza diretta che continua ad abitare per tutta la vita presso la casa del clan della madre) può essere un indicatore di matriarcato.
Tuttavia, da sole, queste non sono condizioni sufficienti per definire una società come un matriarcato, se non sono accompagnate anche dalla distribuzione economica in mano alle donne. Secondo il filosofo marxista Friedrich Engels, infatti, è stato il controllo della proprietà privata che ha permesso agli uomini di invalidare il matriarcato e di imporre il proprio dominio: il passaggio al patriarcato è stato non solo la prima rivoluzione in senso cronologico, ma è stato anche il primo sconvolgimento fondamentale della storia umana. La stessa monogamia – secondo Engels “ignobile condizione di subalternità della donna” imposta con la forza – affonderebbe quindi le proprie radici nella vittoria della proprietà privata patriarcale sulla proprietà collettiva matriarcale.
Un modello sociale tuttora esistente
Nel mondo esistono ancora delle società tribali libere dal dominio patriarcale in Asia, Africa, America e Oceania, fondate su dei principi sociali sviluppati in modo estremamente consapevole. Popoli indigeni come i Khasi dell’India nordorientale e i Moso della Cina sudoccidentale concepiscono l’uguaglianza come una qualità necessaria che va mantenuta intenzionalmente attraverso delle tecniche sociali. Come ci spiega Goettner-Abendroth, da questi modelli sociali semi-sconosciuti si potrebbero trarre nuove soluzioni per problemi di lungo corso.
Fonti e approfondimenti
Goettner-Abendroth, H., “Le società matriarcali. Studi sulle culture indigene del mondo.”, Venexia, Roma, 2013
Capone F., “La civiltà delle donne”, Focus, 1 marzo 2017