All’inizio del nostro progetto Euramérica abbiamo parlato delle similitudini e differenze tra due grandi blocchi continentali: l’Unione europea e l’America latina, con le sue molteplici organizzazioni. In questo articolo, approfondiremo le relazioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.
Una rete frammentata
I rapporti commerciali tra UE e America latina presentano due caratteristiche già emerse parlando d’integrazione regionale: differenziazione e frammentazione.
L’UE ha concluso accordi con 27 dei 33 Paesi nell’area LAC (Caraibi e America latina) e con alcuni gruppi regionali, il più importante tra i quali è il Mercosur. Il livello d’integrazione e cooperazione previsto in questi accordi varia di molto a seconda degli interessi perseguiti dalle parti, ma anche degli orientamenti dei governi susseguitisi negli anni nei Paesi latinoamericani.
Un esempio tra tanti è il progetto di accordo tra Ue e Comunità Andina (CAN). Inizialmente concepito come accordo tra le due organizzazioni, si è poi trasformato in un accordo plurilaterale tra Ue, Colombia, Ecuador e Perù quando il presidente bolivariano Evo Morales ha ritirato il Paese dalle trattative. La Bolivia ha poi perseguito progetti d’integrazione alternativi tra cui l’Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA).
Gli stessi negoziati con il Mercosur proseguono, con vicende alterne, da quasi vent’anni, anche per le vicende politiche che hanno coinvolto i suoi Stati membri e ne hanno influenzato gli orientamenti e gli interessi economici.
Interessi condivisi e contrastanti
In generale, la politica commerciale dell’Ue segue tre direttive, che influenzano anche la sua strategia in America latina:
- Garantire e ampliare l’accesso ai mercati per i produttori europei;
- Contrastare la concorrenza di altre potenze commerciali globali;
- Negoziare accordi – ad esempio gli accordi di associazione o gli Accordi Globali – che vadano oltre l’aspetto esclusivamente commerciale, includendo temi come la cooperazione politica o l’integrazione regionale.
Passando specificamente al Sud America, la Commissione ha stabilito tre obiettivi nella sua comunicazione Trade for all del 2015 sulla politica commerciale dell’Ue. Oltre alla conclusione di un accordo di libero scambio con il Mercosur, la Commissione si è proposta di rinegoziare e aggiornare gli accordi con Messico e Cile (risalenti rispettivamente al 2001 e al 2002) e di concludere nuovi accordi sugli investimenti con i Paesi latinoamericani.
Sulla carta, la Commissione Juncker ha compiuto progressi notevoli, raggiungendo accordi politici sia con il Mercosur, sia con il Messico.
Tradurre questi impegni in documenti legalmente vincolanti richiederà però del tempo. Gli accordi devono passare per il Consiglio europeo e il Parlamento europeo; le assemblee nazionali dei 28 Stati membri Ue e le omologhe sudamericane dovranno ratificare qualsiasi accordo.
Il percorso non si preannuncia semplice, soprattutto per quanto riguarda il Mercosur, che è anche l’accordo più importante tra quelli in discussione, come di seguito illustrato.
Mercosur: tra concorrenti vecchi e nuovi
Con un PIL combinato di 2,2 triliardi di euro nel 2017, il Mercosur è il blocco commerciale più esteso dell’America latina. L’organizzazione, fondata nel 1991, include quattro Stati membri – Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay (il Venezuela è sospeso). Il Mercosur si ispira per certi versi all’Unione europea, soprattutto nell’obiettivo di creare un mercato comune. Il livello d’integrazione, tuttavia, non è comparabile a quello europeo.
Ad oggi, il Mercosur rimane principalmente un forum intergovernativo dove le decisioni sono prese per consensus. Gli equilibri politici dell’organizzazione sono inoltre influenzati dalla presenza del Brasile, che da solo contribuisce al 70% del PIL del Mercosur (Argentina e Brasile insieme arrivano al 95%). Il progetto di unione doganale, da realizzarsi con l’istituzione di un sistema tariffario comune, stenta a decollare per le resistenze degli Stati membri. Anche le riforme per rimuovere gli ostacoli normativi al commercio interno non hanno registrato progressi significativi.
In politica commerciale, tuttavia, gli Stati del Mercosur sono vincolati ad agire congiuntamente: in particolare, non possono concludere accordi bilaterali con Paesi terzi. In questo quadro rientra il tentativo di negoziare un accordo di libero scambio con l’Unione europea.
Un primo accordo interregionale, siglato nel 1995 ed entrato in vigore nel 1999, avrebbe dovuto costituire la base per un ben più ambizioso accordo di associazione tra i due blocchi. Questo, oltre alla liberalizzazione degli scambi commerciali, includerebbe un pilastro politico e uno sulla cooperazione.
Nel 2004, tuttavia, le trattative si arenarono su una serie di questioni, tra cui quella del commercio di prodotti agricoli, che ancora oggi ostacolano il raggiungimento di un’intesa. I negoziati, ripresi nel 2010 e di nuovo bloccati nel 2012 (anno in cui il Venezuela è entrato nel Mercosur), sono stati rivitalizzati nel 2016.
Primi traguardi: l’accordo politico
Il rilancio si è accompagnato a nuove concessioni sui dazi, fino ad arrivare a un accordo politico di massima annunciato il 28 giugno 2019.
L’accordo liberalizza quasi del tutto gli scambi di beni industriali, mentre sui beni agricoli permangono restrizioni. In particolare, circa l’80% delle esportazioni agroalimentari del Mercosur non sarà più soggetto ai dazi, ma rimarranno tariffe e quote per alcuni prodotti sensibili, come la carne bovina. Circa 100 prodotti sono poi esclusi dall’accordo.
Una serie disposizioni mira, inoltre, a ridurre le barriere non tariffarie, come quelle di natura regolamentare. Abbiamo, ad esempio, diversi protocolli sanitari e fitosanitari e processi di certificazione dell’origine.
I punti critici
Da parte dell’Ue, l’andamento delle trattative riflette un’ambiguità ricorrente nella sua politica commerciale. Da un lato l’interesse a espandere la propria presenza commerciale, garantendosi l’accesso – preferibilmente senza barriere – a nuovi mercati globali, soprattutto emergenti; dall’altro lato la protezione del mercato interno (europeo e degli Stati membri), soprattutto in alcune categorie sensibili, come quella dei prodotti agricoli.
Una delle questioni più dibattute è stata infatti proprio la liberalizzazione delle importazioni agroalimentari. Le lobby agricole europee sostengono che il nuovo accordo svenda i loro interessi per favorire i gruppi industriali europei, tra i grandi vincitori in queste trattative.
Anche diversi Stati membri, storici sostenitori della Politica Agricola Comune (PAC), hanno espresso scetticismo. La Francia minaccia il veto, ma non è l’unica: a settembre, una commissione parlamentare austriaca ha respinto il testo. La protezione dei produttori agricoli è stata un tema scottante, ma anche l’ambiente suscita preoccupazioni.
La tutela ambientale e della salute minaccia di far crollare l’accordo faticosamente costruito negli ultimi vent’anni. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro vorrebbe portare il Brasile fuori dagli accordi di Parigi sul clima ed è favorevole a sacrificare il patrimonio ambientale per gli interessi economici. L’Ue ha minacciato di ritirarsi dall’accordo qualora gli Stati Mercosur, e il Brasile in particolare, non rispettassero gli standard ambientali. L’Unione e i governi europei, inoltre, subiscono la pressione dei gruppi ambientalisti, che chiedono all’Ue di essere intransigente.
Il significato dell’accordo
Ma quale sarebbe, in concreto, l’impatto di quest’accordo? I benefici non sono chiari.
Anche se l’Ue è tra i principali partner del Mercosur, la concorrenza – soprattutto asiatica – sta gradualmente erodendo la sua posizione. Nel 2017 la Cina ha superato l’Ue, diventando il primo partner commerciale del Mercosur. Il 22,9% del commercio estero del Mercosur avviene ora con Pechino, contro il 21,3% dell’Ue e il 17% degli USA. Il commercio dei servizi è stagnante, mentre gli investimenti diretti esteri sono in lieve crescita.
L’andamento dei negoziati, peraltro, ha avuto un impatto notevole sul volume degli scambi tra i due blocchi. Dopo un periodo di espansione tra 2006 e 2012, in cui il valore del commercio di beni ha superato i 100 milioni di euro, gli scambi si sono contratti notevolmente, scendendo ben al di sotto dei 90 milioni (87 milioni nel 2018 secondo il FMI).
Per le parti coinvolte, tuttavia, l’importanza dell’accordo va oltre i dati economici concreti. Se il progetto andasse in porto, l’Ue sarebbe il primo grande blocco commerciale a concludere un accordo di libero scambio con il Mercosur, assicurandosi un vantaggio competitivo rilevante rispetto ad altri grandi attori globali.
I due partner, inoltre, lancerebbero un messaggio importante: la forza della cooperazione internazionale contro le tendenze isolazioniste e protezioniste, in una – non tanto velata – critica agli Stati Uniti di Donald Trump.
Oltre a consolidare la propria presenza in Sud America, l’Ue punta a utilizzare la politica commerciale come strumento di soft power per promuovere i suoi obiettivi e valori fondanti: incentivare la cooperazione regionale sul modello Europa; stabilire i rapporti con organizzazioni “sorelle” fondate su principi e obiettivi simili; infine, difendere gli standard di protezione ambientale, dei lavoratori e dei consumatori.
Sviluppi futuri
Dall’analisi dei rapporti commerciali tra Ue e America latina emergono una serie di problematiche, ma anche di opportunità inesplorate. L’approfondimento delle relazioni tra le due aree è ostacolato da barriere tariffarie e legislative, ma anche e non di rado, dalle politiche interne delle organizzazioni regionali e dei singoli Paesi.
Come abbiamo visto, una decisione politica presa in una capitale europea o sudamericana può determinare il successo o il fallimento di un accordo. Nel caso del trattato Ue-Mercosur, l’elezione di governi pro-business in Argentina e Brasile ha consentito il rilancio delle trattative, ma proprio il cambio di leadership a Buenos Aires, con la sconfitta di Mauricio Macri, potrebbe affondare il progetto.
Dalla parte dell’Ue, le sue politiche interne, prima fra tutte la Politica Agricola Comune, diventano spesso un ostacolo allo sviluppo di relazioni commerciali di più ampio respiro.
In questo contesto, l’Ue si trova spesso a tamponare i danni e a cercare di mantenere la posizione di fronte ad altri attori storici, come gli USA, o a nuovi protagonisti in ascesa, tra cui la Cina. Proprio agli altri partner commerciali dell’America latina sarà dedicato il prossimo articolo di Euramérica.
Fonti e approfondimenti
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Immagine di copertina: Sergio Souza su Unsplash