Midterm Elections 2022: come arrivano i democratici

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il prossimo 8 novembre gli statunitensi torneranno alle urne per le midterm election. Un voto in cui ci sarà in gioco buona parte del destino di questo quadriennio presidenziale, ormai arrivato quasi a metà. Gli elettori contribuiranno quindi a delineare, con il rinnovamento della Camera e di un terzo del Senato, il futuro prossimo del Paese, scegliendo o di rinnovare la fiducia ai democratici o di rilanciare il progetto repubblicano dopo la pesante sconfitta subìta nel 2020. 

Un momento cruciale quindi per il Paese, ma anche e soprattutto per l’amministrazione Biden. Perdere il controllo di anche una delle due ali del Congresso significherebbe per il presidente essere condannato a essere un’”anatra zoppa”, rendendo di fatto sempre più complicato, se non impossibile, far passare i provvedimenti provenienti dalla Casa Bianca.

Sondaggi e prospettive

Tradizionalmente le elezioni di metà mandato sono considerate come un referendum sull’attività svolta dal presidente nei primi due anni di quadriennio presidenziale. Un passaggio importante quindi, che rende la Casa Bianca quanto mai vulnerabile. Una vulnerabilità che si percepisce al 1600 di Pennsylvania Avenue a Washington, dove Joe Biden deve fare i conti principalmente con due fattori: i precedenti storici, sfavorevoli al partito di governo, e i sondaggi riguardanti la Camera e la sua popolarità, inevitabilmente collegata al tasso di approvazione sul suo operato. 

Il partito di opposizione – in questo caso i repubblicani – può contare su una lunga storia di buoni risultati alle midterm. Questa è infatti una delle tendenze elettorali più solide della politica a stelle e strisce. Inoltre, sebbene i suoi numeri siano recentemente migliorati, il presidente Biden rimane abbastanza impopolare, con un indice di gradimento fermo al 42%. Tutti fattori che tendono a danneggiare il partito che attualmente esprime l’esecutivo.

Al Congresso la battaglia appare poi dura e complicata per i democratici, con non molte chance di mantenere entrambi i rami congressuali sotto il loro controllo. Secondo il modello statistico basato sui sondaggi di FiveThirtyEight, per i democratici le possibilità di mantenere la maggioranza al Senato sono 66 su 100. Una maggioranza che è al momento già sul filo, avendo i democratici dalla loro parte il voto della vicepresidente Kamala Harris a far segnare i 51 voti necessari. Un voto in più che non può essere fatto valere in ogni caso in tutte le occasioni. 

Da non sottovalutare poi il fatto che i repubblicani hanno un grande vantaggio strutturale al Senato data la loro presa sugli elettori bianchi e rurali. Una categoria di elettori notevolmente sovra-rappresentata rispetto alla sua quota complessiva nella popolazione totale degli Stati Uniti, grazie al sistema elettorale. Alla Camera invece i Dem sono dati perdenti con appena 30 possibilità su 100 di vincere, in uno scenario leggermente in calo rispetto a qualche giorno fa.

 

L’aria che tira

Altro tema è invece quello del sentiment dell’elettorato democratico con cui il Partito democratico deve fare i conti. Qui le cose cambiano, poiché se fino a qualche mese fa l’elettorato del partito blu sembrava assopito, quasi stordito dalla difficoltà di portare avanti l’agenda legislativa, l’estate ha portato invece una svolta dal basso con diversi sviluppi che potrebbero essere favorevoli a livello elettorale. Il 14 giugno i prezzi del gas hanno raggiunto il picco e sono poi iniziati a diminuire a un ritmo ormai costante da tre mesi a questa parte. Dieci giorni dopo, la Corte Suprema ha emesso la sua sentenza in Dobbs v. Jackson, rimuovendo di fatto la garanzia federale del diritto all’aborto, dando così la possibilità alle legislazioni statali di vietarlo.

Inoltre, le manovre che Donald Trump aveva fatto alle primarie (intervenendo spesso per sostenere candidature a lui leali) hanno lasciato i repubblicani con diversi candidati in corse importanti al Senato in posizioni scomode e in svantaggio nei sondaggi. Fra tutti: Mehmet Oz in Pennsylvania, Herschel Walker in Georgia e Blake Masters in Arizona. 

Ad agosto poi, il Senato ha approvato l’Inflation Reduction Act, un disegno di legge da più di 700 miliardi di dollari fortemente voluto da Biden che ha rivisto la politica tributaria nei confronti delle grandi aziende, garantito maggiori investimenti sulle energie rinnovabili e abbassato i costi dei farmaci da prescrizione. Da ricordare anche l’annuncio di fine agosto sulla riduzione del debito studentesco fino a 10.000 dollari per tutti coloro i quali guadagnino meno di 125.000 dollari l’anno, con la pausa sul rimborso del prestito studentesco federale iniziata con la pandemia che sarà prorogata fino al 31 dicembre 2022.

L’impopolare cancellazione della garanzia federale all’aborto da parte di una Corte Suprema a maggioranza conservatrice, potrebbe quindi porre, agli occhi dell’opinione pubblica, i repubblicani come estremisti. Mentre dall’altra parte i democratici appaiono affidabili e in grado di poter governare, in una dinamica simile a quella delle ultime presidenziali. Alcuni candidati repubblicani hanno infatti deciso strategicamente di cancellare dai loro siti web e dalle loro pagine social i riferimenti alle loro posizioni sull’aborto o la loro vicinanza a Donald Trump. Una dinamica che alla Casa Bianca non dispiace affatto ma che non si è in grado di dire quanto potrà essere loro di vantaggio. In tutto, sempre per FiveThirtyEight, le possibilità che i democratici possano mantenere il controllo su entrambe le camere sono 29 su 100.

 

Un passaggio delicato

Come già detto, lo sguardo della Casa Bianca è molto focalizzato sulla battaglia elettorale, vista l’importanza di questo passaggio. Il presidente Biden sta raccogliendo fondi e facendo quel tanto che basta per rimanere visibile, senza diventare troppo ingombrante nell’attuale spettro politico del Paese in un passaggio molto delicato. 

Lo stesso presidente non è fortemente menzionato dai candidati democratici, i quali, specialmente nei distretti più in bilico e nelle corse al Senato, seguono una linea di distanziamento dalle narrazioni nazionali per rimanere più su un piano locale. Tattica che sembra essere stata introiettata anche dal suo staff, con viaggi e discorsi organizzati non lontani da Washington, cercando di sfruttare il pulpito presidenziale per rispondere agli attacchi dei repubblicani. 

Strategia opposta rispetto a quella della sua controparte incarnata da un sempre attivo Donald Trump. Ma non per forza più leggera, come quando in un discorso tenutosi nel Maryland a fine agosto, Biden ha definito la “filosofia estrema MAGA (Make America Great Again, lo slogan di Donald Trump)” come un “semi-fascismo”, polarizzando lo scontro. 

Per mesi inoltre, la presidenza di Joe Biden ha sofferto di indici di approvazione deboli, dubbi su un’eventuale ricandidatura nel 2024 e le difficoltà riscontrate nel mandare avanti l’agenda legislativa. Ma l’Inflation Reduction Act, già citato in precedenza, ha dato un grande successo a Biden, gettando le basi per una possibile ripresa politica. Gli stessi candidati democratici a queste elezioni, nonostante il ricercato distanziamento, hanno accolto con grande favore ed entusiasmo il provvedimento, rilanciandolo costantemente.

Nelle ultime settimane poi, il Congresso ha anche approvato una legislazione bipartisan per aumentare la produzione di semiconduttori negli Stati Uniti e una – per quanto leggera – sul controllo delle armi. Tuttavia, la preoccupazione interna ai democratici è che questi risultati potrebbero essere ancora insufficienti o essere arrivati ​​troppo tardi per alterare la dinamica politica prevalente in vista delle midterm. Inoltre, le vittorie a Washington non si traducono necessariamente in un successo alle urne: Barack Obama ad esempio nel 2010 subì una grande sconfitta alle sue prime elezioni di medio termine, dopo i provvedimenti economici per rispondere alla crisi del 2008 e il suo pacchetto di riforma sanitaria. Stesso destino che toccò anche a Bill Clinton.

Resta il fatto che queste elezioni rappresentano un passaggio fondamentale, dal quale dipenderà il futuro prossimo degli Stati Uniti. Una sconfitta democratica renderebbe il presidente un’”anatra zoppa” e l’eventuale ostruzionismo repubblicano potrebbe trasformare i prossimi due anni in un incubo legislativo per Biden. Eventualità da scongiurare per la Casa Bianca, cercando di mantenere il controllo del Senato e, in caso di sconfitta alla camera bassa, di mantenere quanto il più possibile ristretto uno svantaggio alla Camera.

 

 

Fonti e approfondimenti

Cadelago, C., Lemire, J., “Biden’s delicate midterm dance”, Politico, 28/09/2022.

Forecast model, FiveThirtyEight.

Itkowitz, C., “Republicans in key races scrap online references to Trump, abortion”, The Washinton Post, 30/08/2022.

Politi, J., “String of legislative wins offers glimmer of hope for Joe Biden”, Financial Times, 08/08/2022.

Siders, D., “‘The environment is upside down’: Why Dems are winning the culture wars”, Politico, 09/09/2022.

Silver, N., “5 Reasons For Democrats To Still Be Concerned About The Midterms”, FiveThirtyEight, 30/09/2022.

Simon, S., “Voter sentiment towards Democrats is shifting in the run-up to the midterm election”, NPR, 10/09/2022.

Smith, D., “Help or hindrance? Biden takes a back seat as Trump goes all in on midterms”, The Guardian, 08/10/2022.

Stacey, K., Gilbert, C., “Joe Biden comes out swinging as Democrats sense midterms momentum shift”, Financial Times, 26/08/2022.

Wallace-Wells, B., “How Hopeful Should Democrats Be About the Midterms?”, The New Yorker, 15/09/2022.

 

Editing a cura di Cecilia Coletti

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